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27 gennaio 2011

Qualunquemente mi ha un po' deluso: peggio la realtà

Ieri ho visto Qualunquemente e sono rimasto piuttosto deluso. Cetto mi è sembrato una macchietta caricaturale del politico gaglioffo e senza scrupoli che riesce, con l'aiuto di un gruppo di sodali e la consulenza di un abietto curatore dell'immagine, a vincere le elezioni a sindaco in un piccolo comune calabro. Impresa per la quale, nella realtà, ci vuole molto meno della macchina elettorale messa in campo. Il film appare come una parodia farsesca, poco credibile, del clima presente nella politica al livello nazionale e, tuttavia, risulta indulgente nella sua volgare ingenuità rispetto a quanto quotidianamente le cronache di stampa ci raccontano sulla realtà politica, di gran lunga peggiore.
Cetto, per esempio, si limita a portare la zoccola brasiliana nel letto coniugale, insieme alla moglie e se deve andare a prostitute o sveltire il figlio, va in una casa d'appuntamento, non si crea un bordello privato in casa. Il povero De Santis viene chiuso in un angolo, sbertucciato e ammutolito in un confronto elettorale in TV con un moderatore (?) alla Minzolini. Ma il confronto, seppur truccato, c'è; non si ricorre ai videomessaggi unilaterali e autogestiti. La canea in studio c'è ma Cetto si presenta per quello che è e la stessa cosa fa il moderatore (si fa per dire). Il comizio in chiesa è una caricatura rispettosa a fronte dei compromessi intercorsi tra governo e Vaticano negli anni del sultano. La distribuzione di denaro agli incerti, la ricerca del voto negli ospizi e nelle corsie fatiscenti degli ospedali sono plateali e, tuttavia, il responso delle urne rimane incerto, addirittura il De Santis appare in testa. Finchè si scopre che nell'urna vi sono tante schede bianche che possono essere colorate ma si dimentica del trucco usato dalla politica vera di distribuire ai votanti davanti alle sezioni elettorali schede già votate da inserire nell'urna in cambio delle bianche ottenute dagli elettori nel seggio, da consegnare all'uscita perchè vengano a loro volta colorate.
Non so perchè il figlio Melo mi ha fatto pensare al Trota e mi ha fatto ridere. Forse per quella battuta - Presto io sarò sindaco per cui tu per legge vicesindaco.

Il Cetto di Albanese mi è apparso grottesco e squallido come l'Italia di oggi, superato anche dalla realtà.

Per tornare alla realtà leggi:




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