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Amo riflettere e ragionare su quanto vedo e sento.

Benvenuto nel mio blog

Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
Consiglio, pertanto, di stare alla larga a quanti hanno la testa imbottita di frasi fatte e di pensieri preconfezionati; costoro cerchino altri lidi, altre fonti cui abbeverarsi.

Se vuoi scrivermi, usa il seguente indirizzo: mieidee@gmail.com

31 maggio 2012

Il caro Capezzone! Ma dov'era finito?

Io ne ho perso da gran tempo le tracce. Mi divertiva tanto quando così compito, così a modo appariva dagli schermi nostrani a diffondere il verbo, con quel fare da maestrino precario che vuole accattivarsi la simpatia del preside. 


Malevolmente pensavo che avesse smesso la casacca della casa d'Arcore per cercare opportunamente nuovi lidi per altre avventure.  
Invece no! È ancora in trincea, a straparlare con l'usuale compitezza e l'aggiunta di qualche dose di sobrietà che, dati i tempi, non guasta. 

Ringrazio Michele Serra che l'ha scovato e ne offre questo delizioso quadretto nella sua rubrica su Repubblica.   
Da L’AMACA di MICHELE SERRA 
È solo un dettaglio. Ma vedere e sentire il redivivo Capezzone sbucare in un tigì per dire che «la vera grande opera è mettere in sicurezza tutto il Paese» desta totale sbalordimento. Neanche rabbia: puro sbalordimento. Ma come? Non era e non è, Capezzone, portavoce del partito di Berlusconi o di quel poco che ne rimane? E quando mai, nei lunghi anni di potere dell’uomo del ponte sullo Stretto, della New Aquila (!?), della cementificazione allegra, la messa in sicurezza di qualcosa è stata una priorità, o anche semplicemente un’urgenza? Non erano forse gli ambientalisti menagramo e nemici dello sviluppo a sostenere che bisognava usare tutti i quattrini a disposizione per aggiustare l’esistente, piuttosto che speculare sull’inesistente? Non erano forse gli intellettuali rompiballe, i geologi squattrinati, i vetero di ogni risma, quelli che remavano contro, a ripetere che è assurdo vaneggiare di grandi opere straordinarie in un Paese che, ordinariamente, si sgretola e cigola in ogni sua giuntura, strutturale e infrastrutturale? E adesso sbuca questo qui, verso l’ora di pranzo, a spiegarci che «la vera grande opera» è aggiustare quello che è rotto? Ma con che faccia? Con che coerenza? Con che curriculum? Con quali parole e quali atti alle spalle, che lo autorizzino a qualcosa di diverso da un doveroso silenzio? 
Salto mortale carpiato

30 maggio 2012

Monti e il Calcio da sospendere

Non sono stato particolarmente tenero con Monti, con il suo governo e con le scelte di politica economica che hanno finito per colpire a morte il ceto medio, i lavoratori e i pensionati del nostro Paese, ma la sua uscita sul mondo del calcio, i suoi scandali e malefatte la condivido in pieno. 


Quello del Calcio, infatti, è diventato un mondo in cui circola troppo denaro, alimentando la facile illusione di poterne fare a palate senza ritegno. Risulta, perciò, assai diseducativo per i più giovani che lo percepiscono non come palestra di vita e di crescita personale ma come mezzo per il raggiungimento della notorietà e di enormi guadagni, mai bastevoli. 

La frase del Presidente del Consiglio ha fatto inferocire tifosi, club e dirigenze che avrebbero poco da obiettare se considerassero responsabilmente lo spettacolo indegno e vergognoso offerto da alcuni anni a questa parte, da calciopoli al calcio-scommesse.  Ne riproduco, pertanto, la parte più significativa per un'attenta riflessione. 

Bisogna riflettere e valutare se non gioverebbe per due-tre anni una totale sospensione di questo gioco. È particolarmente triste e fa rabbrividire quando il mondo dello sport, che dovrebbe esprimere i valori più alti, si rivela un concentrato di fattori deprecabili. In questi anni abbiamo assistito a fenomeni indegni. 

29 maggio 2012

L'ULTIMA PATACCA DI ALFANO

...venduta porta a porta  

Anche lui, l'Angiolino, sembra diventato un venditore di piazza, con tutto il rispetto per i venditori che in questi tempi di magra sono costretti alle offerte straordinarie per vendere le patacche. Il padrone di casa - si fa per dire - il maggiordomo con cravatta a pois introduce l'ospite d'onore, con pois più piccoli sempre su fondo azzurro, dicendosi obbligato a disturbarlo ancora, dopo l'ospitata sull'esito delle amministrative, per spiegare la nuova proposta sul presidenzialismo. 

Traduco l'offerta Alfano in linguaggio mercantile: dateci l'elezione diretta del presidente della repubblica (Potrebbe essere Berlusconi? Da vedersi; credete sia questo il loro pensiero? Essi hanno a cuore, come sempre, l'interesse del paese) e noi siamo disposti a votare per una legge elettorale a doppio turno e, toh, mi voglio rovinare, nell'ipotesi di un'intesa sul primo punto potremmo anche votare una legge sul conflitto di interessi. Anche Sechi e l'insetto scoprono il conflitto di interessi e la portata della proposta. 
Ma guarda te! Ci darebbero anche una legge sul conflitto di interessi dopo averlo negato per 20 anni, ma con il loro eroe sul colle più alto. 

Bravi, bravi, bravi davvero! 
Per il bene dell'Italia questo ed altro! 




Alfano: Se c'è l'ok al presidenzialismo il Pdl darà quello al conflitto di interessi 

26 maggio 2012

La grande novità di Angelino e Silvio (video integrale della conferenza stampa)

Ma sentilo come parla! Sembra davvero il candidato ideale alla presidenza della repubblica riformata. Com'è pacato quando ripete le cazzate di sempre. E poi Alfano, con i suoi lapsus che sembrano calcolati. 


Quanta ipocrisia! Quante falsità! Quanta inadeguatezza a pochi mesi dalla scadenza della legislatura! 





L’INCOSCIENZA DI CANDIDARSI AL QUIRINALE (Una lettera ad Augias e il suo commento) 
Caro Augias, dev’esserci qualcosa che in Italia non funziona se Berlusconi propone l’elezione diretta del Capo dello Stato svelando chiaramente un’ambizione fin qui solamente accennata: andare lui stesso a coprire quella carica. Invece di una sollevazione generale, questo annuncio ha suscitato nelle opposizioni (opposizione in Italia!?) curiosità ed un principio di dibattito. Berlusconi, oltre ad essere al centro di un clamoroso conflitto di interessi, è tra l’altro il presidente del Consiglio che, va ricordato, ha portato il paese al collasso ed ancora, un pluri — inquisito con vari procedimenti pendenti, uno dei quali per prostituzione minorile. Ecco, mi pare che visti i fatti sia impensabile anche solo provare a discutere di riforme con una persona che, lungi dall’essere un politico, venne definito tra l’altro dall’Economist«Unfit to lead Italy». Com’è possibile che ancora oggi un uomo del genere non sia stato accompagnato verso una sorta di pensionamento dorato, magari in una delle sue residenze da sogno. Berlusconi al Quirinale sarebbe francamente troppo anche per un popolo abituato a considerare la politica un teatrino. (lettera firmata) 
Anch’io ho fatto un balzo sulla sedia quando la provvidenziale gaffe di Angelino Alfano (a meno che non fosse voluta) ha reso evidente anche a chi come il sottoscritto capisce poco di politica, qual era l’aculeo velenoso nascosto in una proposta di modifica all’apparenza ragionevole. L’uomo punta ancora lì: sette anni di impunità sono un’offa troppo ghiotta per chi si trova nelle sue condizioni. Chissà quante ‘cene eleganti’ al Quirinale. Non voglio ricordare il pessimo governo che ha presieduto, l’incoscienza di aver negato l’esistenza della crisi quando si era ancora in tempo per meglio tamponarla, le ripetute affermazioni che il peggio era alle nostre spalle, che i ristoranti che gli aerei, mentre stavamo scivolando laggiù dove oggi ci troviamo. Non voglio ricordare nemmeno le imputazioni allo stesso tempo gravi e ridicole di cui deve rispondere. Non cito nemmeno il conflitto d’interessi per cui, nella sciagurata ipotesi, siederebbe al Quirinale per la prima volta un uomo con le mani in pasta in numerosi affari non tutti non sempre trasparenti. Mi soffermo invece su un altro elemento: quest’uomo ha avvilito la nostra immagine nel mondo come nessun altro prima di lui. Il discredito di cui era circondato nelle sedi internazionali è testimoniato da innumerevoli filmati tutti reperibili in rete. Il ruolo assegnato al presidente della Repubblica dalla Costituzione è, tra l’altro, quello di alta rappresentanza del paese all’estero. C’è qualcuno, anche di quella parte politica, che potrebbe davvero tollerare di essere rappresentato nel mondo da questo ‘clown triste’? (Il commento di Corrado Augias)

24 maggio 2012

LA FINE DI UN SOGNO

Il Boss non si capacita: si è visto squagliare il partito tra le mani e vuole correre subito ai ripari. Ma non sa come fare. L'idea più condivisa fra i suoi gregari è quella di cambiare nome al partito per farlo diventare il movimento dei moderati con un programma alla Grillo e con il vecchio leader alla guida. 
Ma i moderati aspettano tutti di suicidarsi con lui? E poi, basta cambiare l'astuccio per rendere più appetibile il prodotto? Dopo l'esploit del M5S, il Boss dei boss sembra affascinato dal comico diventato profeta del cambiamento e vorrebbe attrarlo nella sua orbita o tentare di emularlo. Ma come fare?

Io avrei un consiglio disinteressato da dargli, se volesse ascoltarmi. Il miglior presidente del consiglio degli ultimi 150 anni ha dato ormai il meglio di sè al governo del paese, e i risultati si vedono tutti. Tornare in campo in quel ruolo non gli consentirebbe di fare di più e meglio. Non gli resta che giocarsi l'ultima carta: creare le intese e le alleanze a vasto raggio - lui ne è maestro - per farsi eleggere presidente della repubblica prima della fine della legislatura, grazie alle dimissioni pilotate di Napolitano.
Trasformato il Quirinale nella nuova sede per il bunga bunga e le gare di burlesque, potrebbe convocare tutti i leaders dei partiti, presenti in parlamento e non, e creare i travestimenti necessari per il governo della prossima legislatura. 
Tolta a Monti la fiducia e convinto Grillo a candidarsi, potrebbe dare a quest'ultimo l'incarico per la formazione del nuovo governo di unità nazionale. Bossi potrebbe uscire dall'angolo e diventare presidente del senato, alla camera la presidenza potrebbe andare a D'Alema per i suoi alti meriti di tessitore. Lusi e Belsito dovrebbero essere nominati d'ufficio, per meriti speciali, uno alla presidenza della corte dei conti e l'altro alla ragioneria dello stato. Anche a Bersani che ha vinto le elezioni amministrative occorre dare un premio: assaggiatore ufficiale della birra alle cene di gala del Quirinale.
Dopo queste operazioni chirurgiche, il presidente potrà liberarsi della zavorra che appesantisce il suo PDL e avviare le riforme necessarie e urgenti per un vero cambiamento: pdl e pd convergono in un'unica formazione dei moderati grazie ai buoni servigi di m5s, presidenza della repubblica e presidenza mediaset coincidono e concorrono alla rinascita del paese, la rai viene venduta al miglior offerente, sky viene bandita dal territorio nazionale, la legge elettorale viene modificata alla fine di ogni legislatura per adattarla alla situazione, il parlamento legifera sulle bozze ricevute dal presidente, il governo esegue e giornali e telegiornali diffondono. Il presidente, infine, nomina i vertici delle forze armate, dei media, degli enti locali, degli organismi di controllo, e si riserva di indicare i suoi delegati al concistoro per la nomina dei nuovi cardinali e per l'elezione del nuovo pontefice. Solo allora anche la presidnza della repubblica potrà diventare una carica ereditaria.
Questo è quanto gli italiani desiderano che venga realizzato al più presto. 

Berlusconi: Il Pdl è finito, guiderò io il nuovo partito 

23 maggio 2012

Per ricordare Giovanni Falcone venti anni dopo

con il pensiero rivolto alla piccola, povera Melissa e alle sue compagne. 

La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. (Giovanni Falcone)                                                                             



I video di RaiNews24 e una riflessione di Loris Mazzetti  

Capaci e via D’Amelio. Vent’anni dopo - di Loris Mazzetti su articolo21 
Sono trascorsi vent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio. Il 23 maggio 1992 sull’autostrada che va dall’aeroporto di Punta Raisi a Palermo 500 chili di tritolo esplodono alle 17,56 al passaggio del giudice Giovanni Falcone. Muoiono con lui la moglie Francesca Morvillo, magistrato, gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani. Trascorrono solo 57 giorni, il 19 luglio, sempre a Palermo, Paolo Borsellino sta entrando nell’abitazione della madre… un telecomando fa esplodere una Fiat 126 imbottita con 100 chili di tritolo. Con il giudice muoiono gli agenti Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. Erano stragi annunciate. Nei giorni successivi esplose una rabbia generale nei confronti di uno Stato che non era riuscito a evitarle. 
Con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino muore il riscatto, non solo di una regione, la Sicilia, ma di un Paese intero. Da servitori dello Stato, da magistrati che svolgevano semplicemente il loro lavoro i due giudici sono stati elevati a simbolo, a eroi. Stava scritto su un lenzuolo durante una manifestazione organizzata a Palermo subito dopo la seconda strage: “Non li avete uccisi, le loro idee camminano con le nostre gambe”.                                                                                                                 
In questi vent’anni altri magistrati hanno continuato il lavoro di Falcone e Borsellino: Gian Carlo Caselli, Antonio Ingroia, Nino Di Matteo, Roberto Scarpinato, Ilda Boccassini, Luca Tescaroli e altri ancora. Con le loro indagini ci hanno fatto comprendere che la mafia non è solo violenza e sopraffazione, ma è capacità di insinuarsi nella vita quotidiana. Oggi la criminalità organizzata è meno visibile, si è vestita in giacca e cravatta. I fatti ci dicono che tra mafia, politica e istituzioni vi è collusione. La condanna definitiva di Totò Cuffaro; il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri che avrebbe preso, secondo il pentito Stefano Lo Verso (il boss di Ficarazzi), il posto di Salvo Lima; le indagini sul presidente del Senato Renato Schifani; l’ex ministro del governo Berlusconi Saverio Romano; per non parlare di esponenti della magistratura e delle forze dell’ordine condannati in via definitiva. Cosa nostra ammicca al potere e il potere risponde. Tommaso Buscetta disse a Falcone, quando questi aveva iniziato ad indagare sul rapporto mafia e politica: “Decidiamo chi di noi deve morire per primo”.  Il pentito avvisò il giudice del rischio che stava correndo. Falcone aveva intuito che lì stava il cuore del problema. 
Per sconfiggere la criminalità organizzata bisogna recidere il suo rapporto con la politica. Il pm antimafia di Palermo Nino Di Matteo ha recentemente affermato: “Quando si incomincia ad indagare iniziano le polemiche, si mette in moto la delegittimazione e l’isolamento dei magistrati”. E’ esattamente quello che accadde a Falcone e Borsellino che, prima di essere uccisi, furono lasciati soli e traditi. 
Le stragi hanno travolto la politica da Giulio Andreotti a Oscar Luigi Scalfaro, che diventa presidente tra i due fatti criminali, il 25 maggio 1992; non a caso nel febbraio 1993, poco prima degli attentati di Firenze, Milano e Roma, a lui fu indirizzata una lettera arrogante, violenta, minacciosa, scritta dai famigliari di alcuni mafiosi detenuti in regime di 41 bis nelle carceri di Pianosa e dell’Asinara. Quello che i magistrati oggi si chiedono è se quelle minacce sortirono gli effetti desiderati. Sempre il 41 bis era uno dei punti contenuti nel papello di Totò Riina all’inizio della trattativa tra mafia e Stato. In Italia quante persone sanno che in una sentenza definitiva è sancito che Andreotti “ha avuto piena consapevolezza che i suoi sodali siciliani intrattenevano amichevoli rapporti con alcuni boss mafiosi (…) Che a sua volta ha coltivato amichevoli relazioni con gli stessi boss (…) ha chiesto favori, li ha incontrati, ha interagito con essi, ha indotto i medesimi a fidarsi di lui e a parlargli anche di fatti gravissimi come l’assassinio del presidente della regione Piersanti Mattarella, nella sicura consapevolezza di non correre il rischio di essere denunciati”? 
Falcone è esasperato e decide di abbandonare Palermo e quel Palazzo definito dei corvi e dei veleni. Lascia da sconfitto per mano dei colleghi e soprattutto dalla politica, ma non da vinto, arriva a Roma, al ministero della Giustizia con Claudio Martelli. Il 1992 è l’anno in cui la Cassazione conferma le condanna alla galera a vita per la cupola della mafia grazie al maxiprocesso. Le promesse fatte a Totò Rina di un “aggiustamento” non vengono mantenute. Prima ancora il Parlamento aveva approvato il decreto sulla creazione della Direzione nazionale antimafia, voluta e pensata da Falcone. Il suo lavoro a Roma comincia a produrre risultati importanti. La mafia reagisce, il sangue comincia a scorrere. Il 12 marzo viene ucciso Salvo Lima, il braccio destro di Andreotti in Sicilia. 
Paolo Borsellino pochi giorni dopo la strage di Capaci interviene alla fiaccolata dei boys scout  dell’Agesci: “La lotta alla mafia, il primo problema nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata lotta di repressione ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte nel sentire subito le bellezze del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale dell’indifferenza, della contiguità e quindi dello complicità”. E’ un atto d’accusa forte, drammatico ma ancora un volta inutile perché inascoltato. 
Dopo la morte di Falcone gli obiettivi della mafia sono i politici che non hanno mantenuto le promesse, che l’avevano tradita: Calogero Mannino, ministro per gli Interventi straordinari per il mezzogiorno, Carlo Vizzini ministro delle Poste e telecomunicazioni, Salvo Andò ministro della Difesa e Sebastiano Purpura, fedelissimo di Lima e anche il ministro Martelli ma per motivazioni diverse: aveva la responsabilità di aver chiamato Falcone al ministero. Borsellino decide di continuare la strada del suo amico Giovanni. Il suo impegno diventa frenetico. Era tornato a Palermo nel dicembre 1991 come procuratore aggiunto e nonostante l’ostracismo del procuratore capo Giammanco che gli vieta indagini nel capoluogo siciliano, diventa il punto di riferimento dei colleghi. Dopo la morte di Falcone anche dei colleghi di Caltanissetta che ha la competenza delle indagini sulla strage di Capaci. 
Borsellino aveva capito che la causa della morte dell’amico era il rapporto tra mafia, politica e istituzioni, aveva scoperto qualche cosa che lo ha fatto condannare a morte. In una intervista di Giuseppe D’Avanzo sulla deposizione che farà ai magistrati di Caltanissetta: “Fornirò ai colleghi notizie su fatti e circostanze di cui sono a conoscenza”. Purtroppo Borsellino verrà ucciso prima della deposizione. Lo dimostrano anche le parole della moglie Agnese contenute nei verbali degli interrogatori (agosto 2009 e gennaio 2010). Il giudice le aveva confidato qualche giorno prima della morte che il generale dei carabinieri Antonino Subrani (all’epoca comandante dei Ros) era pungiuto (apparteneva a Cosa nostra). Fu lui ad avallare la falsa ipotesi che Peppino Impastato morì mentre stava collocando una bomba per un attentato alla ferrovia. Impastato fu ucciso per ordine del boss Tano Badalamenti. Nell’ultimo incontro con la moglie Borsellino le confidò che la mafia lo avrebbe ucciso ma a permetterlo sarebbero stati i suoi colleghi. Il giudice era a conoscenza dei contatti tra gli ufficiali dei carabinieri Mori e De Donno con Vito Ciancimino. Nei giorni precedenti in un incontro casuale all’aeroporto di Fiumicino aveva saputo da Liliana Ferraro, direttore generale del ministero della Giustizia, che era arrivata una notizia da fonte confidenziale che era stata programmata una strage per ucciderlo e che la nota era stata inviata al procuratore Giammanco. Paolo Borsellino non ne sapeva nulla. 
Il vero potere è la mafia, e lo ha sempre dimostrato: ammazzando, mandando politici a Roma, trattando con lo Stato. Cosa nostra ha delle regole e le fa rispettare. Se decide di eliminare qualcuno, esegue. Lo disse Buscetta a Enzo Biagi, a proposito di Totò Riina quando era ancora latitante e capo dei capi: “Pare che faccia un vita nomale, partecipa ai vertici, stabilisce alleanze, è impietoso, astuto, pronto a capovolgere rapporti e a decretare sentenze di morte”.   
Perché Riina ha potuto starsene tranquillamente a Palermo?  Perché Bernardo Provenzano ha potuto fare il latitante per quarantatre anni nonostante che i carabinieri del Ros conoscessero la cascina in cui si nascondeva sin dal 1995 mentre l’arresto è avvenuto solo nel 2006? 
Cosa nostra, la criminalità organizzata in generale, continua ad essere un dramma che perseguita l’Italia e gli italiani che hanno il diritto di conoscere la verità. 

22 maggio 2012

La terra trema, le bombe esplodono e la politica gioca a rimpiattino

A Brindisi, il tentativo di inseguire la pista del folle crolla miseramente e appare sempre più chiaro che può essersi trattato di un attentato terroristico di matrice mafiosa. 

Nei ballottaggi Beppe Grillo fa il boom a Parma con il sostegno del PDL, a Palermo Leoluca Orlando dà uno schiaffo sonoro ad un PD inquinato e ad un centrosinistra in cerca d'autore; a Genova ce la fa Doria. 

Il terremoto in Emilia ci mostra la capacità di reagire e darsi da fare di una popolazione coraggiosa e solidale.


Il risultato importante del PD, che fa cantare vittoria all'accoppiata Bersani - Bindi, è il frutto indiretto e malato della débâcle in casa PDL. 
Un PDL che non tralascerà occasione per trascinare nella sua rovina il rivale più forte, come ha fatto a Parma riversando i propri voti sul grillino Pizzarotti. 

Se vuole che il suo partito sopravviva alla tempesta perfetta che si annuncia, Bersani prenda le distanze dalla strategia rovinosa che la destra allo sbando sta cercando di attuare. Non consideri un riparo il rimanere all'ombra del governo Monti, intercetti e interpreti le ineludibili richieste che provengono dai giovani, dai lavoratori, dai pensionati, dalle imprese, non tiri a campare nella convinzione che la disfatta non lo tocchi, si faccia alfiere - se ci riesce - del cambiamento possibile senza salti nel buio, snellisca gli apparati che appesantiscono il partito e proponga con vigore quelle riforme realizzabili nei pochi mesi che restano alla fine della legislatura, legge elettorale in primis. Non partecipi al gioco al massacro avviato da una destra sconsiderata e ferita che vive ancora all'ombra del padre-padrone ormai k.o., proponga un progetto credibile e costruisca le intese necessarie per avviare una fase nuova. 

Se ha stoffa tessa la tela: il tempo del BLA BLA BLA è ormai scaduto! 

20 maggio 2012

All'indomani dell'assurda atrocità di Brindisi...

"noi ci siamo, siamo ancora qui e ci attendiamo ancora molto da voi"
Anche a me sembra questo il messaggio. Perciò lo ripropongo. 


Il messaggio, di Sandra Bonsanti su Libertà e Giustizia 

Questo non l’aveva mai fatto nessuno nel nostro paese martoriato da sempre da stragi e assassini. Nessuno aveva mai attaccato una scuola. I ragazzi erano sacri, eccetto soltanto per i figli dei pentiti. Ma ora, oggi, non ci sono confini. Oggi serviva mandare un messaggio ultimativo: "Noi ci siamo, siamo ancora qui e ci attendiamo ancora molto da voi". 

Da chi? Chi sono gli interlocutori dell’ esplosivo di Brindisi? Intanto c’è chi apertamente, testardamente e sempre si dichiara per la legalità. E chi invece si batte nelle aule del Parlamento contro la legge sulla corruzione. C’è chi sostiene i giudici e chi li vuole asservire con una legge che li renda personalmente e direttamente responsabili di ogni errore o presunto tale… il catalogo è lungo e troppo doloroso da fare così all'improvviso mentre il nostro cuore è triste e si ribella per il sangue versato. 
Per favore risparmiateci parole di circostanza. Non è una circostanza. È la fine di tutto. 

19 maggio 2012

Perché a Brindisi un ordigno uccide davanti a scuola?

Oggi, nel clima politico arroventato delle elezioni amministrative, alla vigilia dei ballottaggi, mentre tace la campagna elettorale, in una fase di grave discredito della politica e in una condizione sociale assai pesante, a 4 giorni dal ventennale della strage di Capaci, in coincidenza con la Carovana della legalità organizzata in città, una bomba potente ma rudimentale esplode davanti ad una scuola di Brindisi, l'Istituto "Morvillo Falcone", uccide una ragazza innocente e ne ferisce altre; avrebbe potuto essere una strage. Perché? 
 
L'Istituto "Morvillo Falcone" aveva vinto il Primo premio della prima edizione del concorso sulla Legalità con la foto allegata. 


In questi occhi aperti e vigili che vogliono scrutarci nel profondo, ci sembra di ritrovare quelli di Melissa Bassi, la 16enne morta,  quelli di Veronica Capodieci, che lotta tra la vita e la morte e quelli di milioni di giovani che chiedono da troppo tempo VERITÀ e GIUSTIZIA. 

VOGLIAMO CONOSCERE LA VERITÀ VERA. 
TEMO CHE AVREMO, COME ALTRE VOLTE, FORSE I NOMI DEGLI ESECUTORI. 

18 maggio 2012

Servizio Pubblico del 17 maggio 2012 - Puntata completa

A partire dallo stesso editoriale di Michele Santoro e ascoltando gli ospiti della puntata, appare chiaro a tutti e di buonsenso che in tempo di crisi i soldi bisogna andarli a prendere dove ci sono, cioè dove si sono accumulati più o meno lecitamente, e farli arrivare dove mancano. Questo per evitare la recessione e favorire la ripresa e quella che chiamano crescita. Non occorre essere economisti per capirlo. 

I tecnici, invece, sembrano seguire la strada inversa, quella sola che ci porterà alla disperazione e al default. E i politici, cos'hanno in testa? Se hanno ancora una testa e non un ammasso inerte di materia grigia! 

Una puntata da vedere qui, se non l'hai seguita in diretta. O da rivedere analizzandola nei passaggi più interessanti. 

12 maggio 2012

Maturità: la mia parola per QUELLO CHE (NON) HO


La parola che vorrei salvare nel suo significato più profondo è Maturità perché mi ricorda l'impegno e la serietà con cui la mia generazione ne preparava l'esame. 

All'epoca l'esame di maturità era una prova assai impegnativa. Oltre all'intero programma dell'ultimo anno, erano argomento d'esame anche i corposi riferimenti dei due anni precedenti. 
Sin dagli anni del ginnasio si pensava agli esami di terza liceo con paura e ansietà. Oltretutto si svolgevano con commissari esterni e sconosciuti. 

Ricordo le notti d'estate trascorse sui libri (non c'era ancora l'e-book, non c'era il telefonino, non c'era internet) in compagnia di qualche collega, con la moka vicina che esalava nella stanza il profumo del buon caffè, necessario a tenerci svegli. E le mamme, che non riuscivano a prendere sonno finché non ci sapevano a letto. Superata quella prova, il corso universitario sembrava una passeggiata: avevamo conquistato la maturità e, con essa, l'autonomia. 

Solo in seguito, purtroppo, mi sono accorto che la Maturità non era stata affatto raggiunta e che andava accostata giorno per giorno, fino alla fine. E ancora oggi, di fronte alle prove della vita, non mi sento del tutto maturo. 

Il programma condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano coinvolge anche noi spettatori: possiamo inviare a QUELLO CHE (NON) HO la parola alla quale vogliamo bene e spiegare perché. Il programma andrà in onda nei giorni 14, 15 e 16 maggio alle 21:10 su LA7. 

10 maggio 2012

Perché la ricetta Monti non poteva funzionare

Quello di Monti è un governo anomalo di tecnici che si regge su una maggioranza anch'essa anomala, entrato in campo per volontà del Capo dello Stato nel momento in cui il legittimo governo e la maggioranza parlamentare indicati dagli elettori hanno dato forfait dopo aver trascinato il Paese sull'orlo del baratro. 

Quello di Monti è un governo che avrebbe avuto, forse, tutti gli strumenti non solo per rimettere in sesto i conti pubblici, ma anche per combattere la corruzione, rendere efficiente la pubblica amministrazione, sconfiggere la criminalità organizzata, eliminare gli sprechi e l'evasione. Ma non avrebbe dovuto dipendere nel suo operato dal voto di un Parlamento screditato, condizionato fortemente da una parte preponderante dell'ex maggioranza. Non avrebbe dovuto, inoltre, avere un limite temporale tanto ristretto, coincidente con la scadenza della legislatura. 

Sono sempre convinto che il governo tecnico guidato da Mario Monti avrebbe avuto buone chances di riuscita se avesse potuto operare senza la palla al piede del voto parlamentare e del compromesso sempre da ricercare. 

Qualcuno potrebbe obiettare che si sarebbe trattato di un'ipotesi improponibile che giustificherebbe la sospensione della democrazia. Io sostengo che la democrazia è stata già sospesa dal momento che Monti ha governato senza mandato popolare e, per di più, controllato da un Parlamento che gli ha impedito, non solo di attuare tutte quelle riforme necessarie al Paese che le forze politiche e le precedenti maggioranze non avevano saputo proporre e approvare, ma anche di esprimere qualche giudizio negativo sull'operato dei governi precedenti; giudizi che gli Italiani esprimono liberamente senza peli sulla lingua. 

Si direbbe che questi politici - mi riferisco soprattutto agli esponenti della maggioranza decomposta - mostrino una lunga coda di paglia quando chiedono a Monti di smentire le sue frasi riguardo alle responsabilità di chi lo ha preceduto. 

Non è chiaro a tutti che egli si trova ancora lì per l'inefficienza del miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni? Non sanno tutti benissimo che a quest'ultimo gli elettori e gli alleati hanno voltato le spalle costringendolo a fare il maquillage al partito - come ha cercato di farlo a se stesso - per potersi ripresentare a chiedere il voto, nella speranza che gli Italiani dimentichino? 

Ne parlo, ormai, al passato perché il governo dei tecnici ha fallito, non solo e non sempre per propria responsabilità, e le aspettative che i cittadini avevano riposto in esso appaiono ormai deluse. 

Cosa occorrerebbe a questo punto? 
Io penso che ci serva urgentemente una buona legge elettorale, l'unica cosa che le forze politiche presenti in Parlamento potrebbero lasciare al Paese come eredità positiva per una ripresa della vita politica su basi rinnovate. Anche al costo di segnare con tale atto pubblico la fine dello strapotere di partiti che godono ormai della fiducia del 2% del corpo elettorale (meno dei loro iscritti e simpatizzanti), come cittadini e nell'interesse del Paese non dovrebbero sottrarsi a tale impegno. 

Soltanto un ritorno dei cittadini alle urne attraverso libere elezioni potrebbe assicurare un governo legittimo e una ripartenza assai difficile ma non impossibile. 

08 maggio 2012

La catastrofe vista al cannocchiale e al rallenty

Alfano registra la sconfitta ma la rivedrà con calma al rallentatore per farsene un'idea più precisa. Allora si accorgerà, per esempio, che a Sciacca, non ad Agrigento, il partito ha retto; che a Verona, al successo di Tosi hanno contribuito i fuoriusciti del PDL. 

Berlusconi da Mosca, dove è in visita - come al solito - all'amico Putin, dichiara che per il PDL è andata meglio rispetto alle previsioni. Ma cosa aveva previsto, i forconi? 

Certo, Alfano al rallenty vedrà cose che noi non riusciamo a cogliere con le immagini in movimento normale. E Berlusconi con il cannocchiale riuscirà a mettere a fuoco quanto ad occhio nudo non appare. 


AUGURI !

Amministrative 2012 - Spunti di riflessione

I primi risultati valutabili offrono dati sconcertanti anche se, in parte, prevedibili. L'affluenza alle urne è in calo ovunque, e si attesta attorno al 67% degli aventi diritto; un dato basso per consultazioni locali, di solito più vicine ai cittadini. L’altro dato che emerge è la scarsa tenuta dei partiti che sostengono il governo e l’avanzata delle liste 5 Stelle con i loro candidati che a Parma vanno al ballottaggio con il candidato del centrosinistra Bernazzoli e a Genova potrebbe succedere la stessa cosa con Doria. A Palermo, dopo le discusse primarie che assegnarono la vittoria a Ferrandelli su Rita Borsellino, l’ex sindaco Leoluca Orlando sbaraglia il candidato sostenuto dal Pd, e il ballottaggio potrebbe vederli contrapposti in una inedita sfida. Verona riconferma, senza ombra di smentite, il leghista anomalo Tosi che salva la faccia alla Lega. Il Pdl, primo partito in Parlamento, si è liquefatto, il centro di Casini non si materializza, il Pd è in sofferenza. 

Ci sono tutti gli elementi perché Beppe Grillo possa cantar vittoria. Adesso c'è da valutare, se qualche candidato sindaco dele Liste 5 Stelle riuscirà a farcela, come passerà dalla protesta all'azione nel rispetto del Programma del Movimento; se i partiti tradizionali, maggioranza e opposizione in parlamento, sapranno trarre le dovute conseguenze dall'esito del voto rapportandosi seriamente ai cittadini, modificando stile e approccio alla realtà, producendo i cambiamenti tanto attesi, non ultima la riforma elettorale.
Non sono immaginabili, comunque, radicali cambiamenti che metterebbero in discussione la sopravvivenza stessa del personale politico ampiamente screditato. I partiti meno presentabili faranno un po' di lifting di facciata rischiando di venir travolti, alle prossime consultazioni politiche, da un'ondata di rigetto che non riusciranno ad esorcizzare chiamandola antipolitica.

06 maggio 2012

Oggi e domani Sciacca va al voto


... con 370 candidati al Consiglio Comunale in appoggio a 5 candidati a Sindaco, distribuiti in 13 tra liste civiche, liste di partito e raggruppamenti per 30 posti di consiglieri. Fino a poche settimane addietro, la percentuale dei cittadini orientati a disertare le urne era elevatissima perché Sciacca vive da troppo tempo in uno stato penoso di abbandono. Oggi questo numero sembra scemare, considarato il fatto che tanti sono stati inseriti in lista allo scopo di racimolare voti tra parenti, amici, colleghi di lavoro. Tra i candidati a sindaco troviamo qualche vecchio politicante riciclato, qualche personalità locale che da sempre ha avuto le mani in pasta o ex candidato trombato in cerca di rivincita, alcuni professionisti che appaiono per la prima volta ma senza grandi possibilità. L'unica novità di rilievo sembra rappresentata dai giovani della lista 5 stelle che hanno mostrato voglia di impegnarsi, capacità di rottura con i riti logori della vecchia politica e desiderio di cambiamento. 

La città, intanto, langue. Non voglio parlare della crisi economica, dello stato drammatico delle attività commerciali, dell'agricoltura, della marineria. Non faccio cenno alla condizione di tante strade, più simili a mulattiere. Con le foto che seguono, scattate ieri, intendo mostrare in quali condizioni di dissesto si trova Sciacca alla vigilia del voto. 


Questa è la piazzetta S. Vito come si presenta a chi si muove per Via Licata. I lavori di sistemazione sono finiti da mesi ma lo spazio è ancora transennato e non fruibile. 


Questa è una buca apertasi da poco in Via Pietro Gerardi ma non sappiamo quando verrà chiusa. Qualche buontempone ha applicato sulla transenna un cartone con la scritta "ESPRIMETE IL VOSTRO DESIDERIO". 


Questa è una delle tante aiuole in Via Cappuccini. Potrebbe essere piena di fiori, potrebbe anche essere vuota ma pulita; è piena di erbacce che attendono di diventare fieno. 


Cassonetti in bella vista all'ingresso della città, per fortuna svuotati. 


Ecco l'uscita Ovest della città, dove le transenne da parecchi mesi indicano che la strada suburbana che collega con le contrade Capo San Marco e Foggia risulta impraticabile. 

Perché gli abitanti di Sciacca dovrebbero sperare che cambi qualcosa? 
Perché il turista dovrebbe scegliere Sciacca come luogo di soggiorno e non andare altrove? 


Attendo qualche risposta.


Leggi anche La città di Sciacca merita di più? 

05 maggio 2012

Il Corpo delle donne e i maschi arrapati e decerebrati

In quello che la tv mostra della donna c'è una relazione con la condizione della donna-oggetto così diffusa nella percezione di tanti poveri maschi arrapati e decerebrati? 

E con il femminicidio che ha prodotto già 55 vittime nel 2012, c'è qualche rapporto? 

Il video Il Corpo delle donne di Lorella Zanardo, Marco Malfi Chindemi e Cesare Cantù riesce a dare qualche risposta illuminante. Gli autori, partiti dalla constatazione che le donne vere stanno scomparendo dalla tv, sostituite da una rappresentazione grottesca, volgare e umiliante dei loro corpi, hanno deciso di selezionare le immagini televisive che avessero in comune l’utilizzo manipolatorio del corpo delle donne per raccontare quanto sta avvenendo non solo a chi non guarda mai la tv ma specialmente a chi la guarda ma “non vede”.  




Visita il sito: Il Corpo delle donne
Femminicidio in Italia: flash mob davanti a Montecitorio

03 maggio 2012

La capacità parziale e iniqua dei tecnici

... ovvero i Tecnici e i Tecnici Consulenti dei Tecnici  

Per intervenire sulle pensioni e sul mercato del lavoro, il governo dei tecnici ha saputo far da solo, senza consulenze di altri tecnici e senza l'aiuto dei cittadini. Per tagliare  la spesa pubblica, rilanciare la crescita, riformare i partiti e il loro finanziamento, Monti ha nominato tre consulenti supertecnici commissariando, di fatto, i pilastri portanti della sua gestione commissariale. 
Per giunta chiede aiuto ai cittadini perché segnalino gli sprechi scrivendo alla Redazione di Governo.it. Come se non sapessero, i tecnici, dove questi si annidano. Bella trovata, non c'è che dire! 
Basterebbe rileggersi i libri-inchiesta di Rizzo e Stella e avere, poi, la forza di intervenire senza incertezze e paure. Questi partiti sanno bene che non potrebbero opporsi a interventi seri e coraggiosi. Ma il coraggio uno non se lo può dare. Meglio ricorrere ai tecnici, consulenti dei tecnici. O no? 

01 maggio 2012

Un 1° Maggio mesto e dolente...

in cui non c'è proprio nulla da festeggiare! 

Difficile risulta, infatti, celebrare conquiste sociali e diritti riconosciuti in un Paese in cui i lavoratori vedono mortificato il loro diritto al lavoro e ad un salario equo, vedono aumentare la disoccupazione che tocca ormai il 10%, vedono allontanarsi il diritto alla pensione, vedono i loro figli, spesso giovani laureati, ricercatori e professionisti, cercare all'estero contratti di lavoro dignitosi, vedono una minoranza di privilegiati e sfruttatori succhiare insensibili il frutto modesto dei loro sacrifici. 

Oggi è sotto gli occhi di tutti la perdita della dignità e dei diritti dei lavoratori in Italia. 


Ecco, perciò, due canti popolari del 1892/95 ancora attuali e ricchi di suggestioni. 

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