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Amo riflettere e ragionare su quanto vedo e sento.

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Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
Consiglio, pertanto, di stare alla larga a quanti hanno la testa imbottita di frasi fatte e di pensieri preconfezionati; costoro cerchino altri lidi, altre fonti cui abbeverarsi.

Se vuoi scrivermi, usa il seguente indirizzo: mieidee@gmail.com

31 ottobre 2012

Il Grillo dialogante

 ... ovvero: le primarie del M5S 

Dietro ad una scrivania, seduto ad una poltrona presidenziale, con alle spalle uno scaffaletto di libri distribuiti un po' alla rinfusa - senza la Treccani ma con in bella vista Processo agli economisti di Roberto Petrini - con un aspetto più curato - più da leader di un movimento che si avvia alla normalizzazione che da capopopolo avventurista e disperato alla Masaniello - nel suo Comunicato Politico 53 Beppe Grillo lancia le primarie di lista online con votanti registrati e candidati da scegliere tra coloro che hanno fatto parte di liste locali ma non siano stati eletti. Loro faranno qualcosa di diverso rispetto a quelli che fanno parte della politica 'normale'
Nel comunicato usa espressioni e termini come straordinario, regole, non sbagliare, garantire, bisogno, iscrizione, documento, dentro e fuori dal parlamento, referendum propositivo, leggi popolari, aiutateci

Un Grillo che, anche alla luce del risultato siciliano, si assume il ruolo e la responsabilità di capo politico del movimento con toni e atteggiamenti inediti. 


30 ottobre 2012

Il cataclisma del voto siciliano

Candidati
Voti
%
Partiti
Voti
%
617.073
30,50
Partito Democratico (Pd)
Unione di centro (Udc)
Movimento politico (Mp)
Unione consumatori
257.274
207.827
118.346
100
13,40
10,80
6,20
-
Sebastiano Musumecii
521.022
25,70
Popolo della libertà (Pdl)
Cantiere Popolare
Musumeci presidente
Alleanza di centro (Adc)
247.351
112.169
107.397
5.017
12,90
5,90
5,60
0,30
368.006
18,20
Movimento 5 stelle - beppegrillo.it
285.202
14,90
312.112
15,40
Partito dei Siciliani - (Mpa)
Grande Sud
Futuro e libertà per l'Italia (Fli)
Ppa - Piazza Pulita
182.737
115.444
83.891
959
9,50
6,00
4,40
0,10
122.633
6,10
Italia dei valori (Idv)
Federazione della Sinistra Verdi
67.738
58.753
3,50
Mariano Ferro
31.390
1,60
Popolo dei forconi
23.965
1,30
25.058
1,20
Rivoluzione Siciliana
22.422
1,20
19.248
1,00
Sturzo presidente
14.929
0,80
4.495
0,20
Partito comunista dei lavoratori (Pcl)
2.031
0,10
3.659
0,20
Voi
2.278
0,10

Adesso, a spoglio ultimato, appare chiaro che la maggioranza dei Siciliani che hanno disertato le urne, assieme a quelli che hanno imbucato la scheda bianca, hanno voluto esprimere tutta la loro contrarietà ad una classe politica che non ha saputo affrontare e dare soluzioni credibili ai problemi che attanagliano l'isola, mostrando anche di non sperare che l'esito di questa tornata elettorale possa produrre concreti cambiamenti. 

Di quanti, invece, hanno espresso il loro voto, il 15% lo ha attribuito al m5s che diventa, di fatto, il primo partito rappresentato nell'assemblea regionale, con 15 consiglieri eletti e con un'affermazione esaltante anche per il suo candidato presidente Cancelleri che, con il 18,20% di preferenze, si colloca in terza posizione, dopo Crocetta e Musumeci. 

L'altro risultato significativo è quello che segna la disfatta del polo di centro-destra guidato da Musumeci, rappresentante di quell'area politica che da sempre è stata maggioranza nell'isola. 

In questo cataclisma di notevoli proporzioni, l'alleanza PD - UDC tiene e riesce ad esprimere oltre alla maggioranza relativa nell'assemblea regionale, anche il presidente nella persona di Rosario Crocetta che, per governare, dovrà ricercare, comunque, voti e sostegno fuori dall'area di riferimento. 


..........................................

Approfitto per complimentarmi con Matteo Mangiacavallo, giovane serio, impegnato nel sociale e attivo nel movimento per la salvaguardia dei beni comuni. Non l'ho votato ma se gli altri eletti nel m5s gli somigliano, sono convinto che sapranno produrre novità importanti nell'ambito dell'assemblea regionale e nella situazione asfittica della politica locale. I più sinceri auguri di buon lavoro.  

29 ottobre 2012

Il Day After in Sicilia, un giorno amaro per la politica tradizionale

Non ci credono neanche loro, i cosiddetti grillini, cui la gioiosa speranza fa tremare anche i polsi per l'eredità che i Siciliani potrebbero avere affidato loro: governare un'isola sull'orlo del baratro! 

I dati arrivati a chiusura dei seggi li vedono favoriti, sia per l'alta percentuale degli astenuti (ha votato soltanto il 47,42 per cento degli aventi diritto), sia per l'unico exit poll circolante in serata che vede il M5S primo partito a Palermo con il 26% e Giancarlo Cancelleri al 27%, davanti a Musumeci, Crocetta, Miccichè e Marano. 

Comunque vada - lo vedremo oggi nello spoglio più atteso della storia repubblicana - la disfatta politica delle forze che negli anni hanno portato l'isola al default è lampante. Il 53% dei Siciliani ha fatto ricorso all'astensione (conteremo anche le schede bianche) e una percentuale ancora imprecisata al voto di protesta (ultima spiaggia) per dire chiaro e forte: ORA BASTA
Ne uscirà male anche la sinistra che non ha saputo costruire alleanze convincenti e programmi credibili e porta la responsabilità delle scelte fatte nelle precedenti legislature. 

Temo che vivremo giorni neri! 


P.s: Considerato il dato allarmante dell'astensione al 53% e quello delle schede bianche da valutare,  chiunque vinca tenterà di governare la Sicilia col voto del 10% circa dei cittadini e senza la maggioranza nell'assemblea regionale. Di fatto l'isola risulterà ingovernabile e il trasformismo imperante. Non c'è da stare allegri!  

28 ottobre 2012

Un funambolo da 20 anni pretende di piegare gli interessi di un Paese occidentale come l'Italia ai suoi personali problemi giudiziari e finanziari

Non so cosa ne pensano i miei connazionali ma io non riesco più a seguirlo, mi fa venire le vertigini. Non riesco più a trovare le parole per scrivere di questo funambolo che da vent'anni pretende di piegare gli interessi di un Paese occidentale come l'Italia ai suoi personali problemi giudiziari e finanziari. 
Non è più possibile sopportare che un personaggio di tal fatta possa portare in Parlamento i suoi avvocati, quelli che lo difendono nei tribunali, per fare le leggi che gli servono per evitare, allungare, prescrivere, svuotare i processi che lo riguardano. E poi chieda la separazione - anche fisica - delle carriere nella magistratura. 
Utilizzo, perciò, per l'ultima sua conferenza stampa. la scheda di rainews24.it e le considerazioni di Luca Telese su Pubblico. 

Oggi Europa apre con il titolo: Non si libera delle sentenze e noi non ci liberiamo di lui. 
Io sono convinto invece che ce ne libereremo: prima lo faremo, meglio sarà per questo Paese, rincoglionito  dalle sue TV e dalla sua protervia, ormai intollerabile ai più. 


Con un triplo salto mortale carpiato con avvitamento Silvio Berlusconi ribalta tutto e, il giorno dopo la sentenza Mediaset, torna in campo con la forza di un carro armato. Contro Monti, a cui minaccia di togliere la fiducia, contro la deriva verso la 'magistratocrazia' e brandendo ancora una volta il vessillo della lotta alla pressione delle tasse, a quella che chiama l'"estorsione fiscale". 
Un attacco inaspettato, per tutti. Probabilmente anche per lo stesso Monti. Da Palazzo Chigi non trapela a caldo nessuna reazione. Probabilmente in attesa di comprendere la portata dell'affondo del Cavaliere. La veemenza con la quale riprende in mano lo scettro del centrodestra per guidarlo verso il voto ("ma - assicura - senza candidarmi premier") porta molti a parlare di un nuovo 'Predellino'.
É scatenato l'ex premier, confessa di essere stato in disparte per un anno sperando di fare il bene dell'Italia: ma ora che la spirale della recessione, provocata dalla politica di Monti, minaccia seriamente la ripresa, dice basta e minaccia di far cadere il governo. "Nei prossimi giorni esamineremo la situazione e decideremo se sia meglio togliere immediatamente la fiducia a questo governo o conservarla dato l'arrivo delle elezioni". C'è, spiega, il timore di un rialzo dello spread. Ma l'impressione è che il Cavaliere sia fortemente tentato di arrivare subito allo show down e che a frenarlo siano le solite 'colombe'. Comunque, la mossa di Berlusconi scatena una sorta di reazione a catena.
Mina il senso e la portata delle primarie del Pdl, a cui il centrodestra guardava con sollievo come l'unica possibilità di rifondare e rilanciare il partito. Chiude, nonostante un appello rivolti ancora oggi a Udc e Montezemolo ("devono considerarsi parte del centrodestra") alla possibilita' di un'alleanza tra Alfano e Casini, ipotizzabile solo in presenza di un suo effettivo passo indietro. E, allo stesso tempo, rafforza il nascente rassemblement dei moderati e dà una mano alla campagna elettorale di Bersani e Vendola che ora hanno gioco facile ad unirsi nella battaglia contro il ritorno del 'caimano'.
"Altro che unione dei moderati nel nome del Ppe! Le parole di Berlusconi sono il manifesto politico del populismo antieuropeo e autoritario", commenta Gianfranco Fini. Casini tace ma il segretario Udc Cesa è sulla stessa onda del leader di Fli. Plaude invece Maroni, rafforzando l'ipotesi di una nuova ripresa dell'alleanza con la Lega. Il Berlusconi di oggi si togli parecchi sassolini dalla scarpa. A partire dal rapporto con tedeschi e francesi nel pieno della bufera economica.
"Con quei sorrisi la Merkel e Sarkozy tentarono l'assassinio politico della mia credibilità internazionale", si sfoga l'ex premier che si scaglia contro l'egemonia tedesca, contro le misure imposte all'Italia e contro quel rigore che, unito al trattamento usato dalla Guardia di Finanza con i suoi blitz nei negozi e nelle località di grido, deprime l'economia. "Gli italiani sono spaventati, c'è un trattamento violento del contribuente", dice Berlusconi che lancia cosi' il 'suo' programma per vincere le elezioni. Con i punti nodali tante volte declinati negli anni: le riforme costituzionali che devono dare più potere al governo, la riforma della giustizia, il taglio delle tasse, a partire da quelle sulla casa, suo cavallo di battaglia.
"Le sue intemerate odierne vanno considerate per quello che sono: uno sfogo, legittimo seppur tardivo, di uno statista che ha dovuto mandar giù qualche rospo per il bene dell'Italia" spiega Osvaldo Napoli, il primo a scommettere che Berlusconi non intendeva ricandidarsi premier, come sembrava invece da alcune sue dichiarazioni della mattina. "Dopo quello che è successo mi sento obbligato a restare in campo", aveva detto il Cavaliere. Lasciando tutti di stucco. Poi il chiarimento. "Confermo la mia decisione di non presentarmi a candidato premier". Le primarie ci saranno, ma senza di lui. Ma è l'unico posto, promette, nel quale non farà sentire il suo peso. Da rainews24.it

TELE-DISFATTA CREPUSCOLARE
Una conferenza in «stile Mubarak» di Luca Telese su Pubblico
Eh-em, ehem... Anche la voce non è più salda. Ci sono il fiatone - pant, pant - e le parole che non arrivano come dovrebbero, sulla punta della lingua. È una conferenza stampa - Eh-em, ehem.. - satrapico-crepuscolare, una esibizione in “stile Mubarak” che ricorda gli addii degli sfrattati della primavera araba, le dichiarazioni improvvisate nelle salette di albergo quando le sedi ufficiali sono inibite, con lo sfondo della tappezzeria damascata rossosangue e con i fedelissimi che applaudono freneticamente, nel tentativo (vano) di dissipare l’atmosfera decadente. Non ci sono più i fondali azzurrini, non c’è più «il credo» di Silvio recitato dalle voci bianche, non ci sono più le hostess, non ci sono le folle, le riprese con il dolly, non c’è la regia mainstream del maestro Giuseppe Sciacca, il regista che fece grande la rappresentazione del tele-berlusconismo, non ci sono più (a ben vedere) nemmeno le notizie. Qui purtroppo c’è solo una camera fissa.
Da villa Gernetto, in una cornice che sembra molto più casa di riposo che una fastosa tribuna catodica, Silvio Berlusconi chiude la telenovela azzurra della settimana con tre mezze minacce, con tre petardi (leggete qui a fianco la cronaca analitica di Tommaso Ciriaco) che scoppiano male, con una aspettativa pirotecnica suggellata da un retrogusto amaro di polveri bagnate. Il padre di Forza Italia si presenta con i capelli così ben profilati che ricordano quelli dei Playmobil, il volto aggrinzito, il trucco incipriato che esalta il disegno acuminato delle sopracciglia, il sorriso che lo rese leggendario che non si illumina (fateci caso) nemmeno una volta. Berlusconi lascia intendere che potrebbe fondare una sua lista, come si paventava (ma non dice mezza parola che trasformi questa chiacchiera in eventualità concreta). Dice che deciderà insieme ai suoi colleghi nei prossimi giorni «se è meglio togliere immediatamente la fiducia al governo». Aggiunge, in un crescendo: «Non credo che dopo questa soppressione della democrazia ci sia ancora il posto e il tempo» (per Monti). Preannuncia, come se fosse una bomba atomica, la rivelazione di un retroscena sulla speculazione tedesca: «Venne dato ordine di vendere i titoli italiani...». Dice che vuole abolire l’Imu (quella stessa tassa che lui e i suoi parlamentari hanno votato, difeso, sostenuto in televisione in questi mesi!).
Inizia con immagini sublimi: gli ospedali per i bambini in giro per il mondo da far costruire a Guido Bertolaso (una garanzia) spiega che le primarie ci saranno. Oppure che non ci saranno se dovesse candidarsi lui («Ma ho deciso di non candidarmi»). Oppure che non ci saranno se cambia la legge elettorale (quindi si deve dedurre che la vuole cambiare e che non vuole le primarie). E in mezzo a tutto questo, quell’ansimare - pant pant - che mai gli aveva tagliato il fiato, quei sospiri, quel perdere il filo: «Mi può ricordare la prima parte della sua domanda?».
In questi 50 minuti di televisione araba, in questa diretta boomerang vagamente claustrale, tutto parlava di Berlusconi più di Berlusconi.
La prima fila apprensiva dei supporter, con in primo piano il corrucciamento scolpito, e amicalmente turbato di Paolo Bonaiuti. Oppure la faccia spaurita di Mariastella Gelmini, con il dito poggiato sul labbro, e una maschera su cui si dipinge una espressione interdetta: come se Berlusconi sesse dicendo troppo, o troppo poco, ma comunque qualcosa che non le torna, e che le turba i pensieri. Anche Daniela Santanché, poco più indietro, viene sorpresa dall’operatore mentre annuisce, più per fare coraggio a se stessa che a Silvio. La Santanché aveva preannunciato questo ritorno con le sue interviste di ieri, è l’ultima partigiana della resurrezione del Cavaliere, ma stasera, davvero, non c’è trippa per gatti.
I primi boatos e i retroscena che vengono consegnati in rigoroso off the records raccontano senza filtri che dietro le quinte è andato in onda un mezzo psicodramma. Da una lato il Cavaliere, dall’altro i colonnelli: Angelino Alfano, Gianni Letta, lo stesso Bonaiuti, tutti perlessi di fronte all’idea che fosse possibile tornare in campo armando la crociata: «Non torno in campo - ha detto il Cavaliere - non sono mai andato via». Eppure le ultime ore ci avevano regalato una lettera di commiato e persino un video che spiegava il ritiro. Eppure sono mesi che il leader non c’è più, si frattura, si ammala, cancella gli impegni, salta persino le partite del Milan, si ritira nella dacia di Putin, si confina sulla nave da crociera de Il Giornale (senza giornalisti), compulsa i sondaggi della Ghisleri, prepara liste che vengono smantellate prima ancora di essere testate. Insomma, non c’è.
Forse per sfuggire a questa trappola di impotenza e di rassegnazione Berlusconi aveva pronto l’ennesimo colpo di scena della sua carriera, e una congiura degli innocenti (si fa per dire) gli ha impedito il coup de theatre. È rimasto solo, isolato, dilaniato fra le spinte divergenti dei colonnelli, e i segnali di sfilacciamento. Non è un mistero che ieri Angelino Alfano fosse pronto a corrergli contro, se avesse annunciato di correre alle primarie. La recita è finita, ma il Cavaliere non se ne accorge. Oppure finge di non accorgersene, che è lo stesso.
Al fianco c’è il volto pallido di Niccolò Ghedini, che incastonato in questa cornice sembra un caratterista di qualche serie orrorifica in bianco e nero. Sì, è davvero scattata l’ora surreale del berlusconismo. Chiusa questa pagina di storia del ventennio breve di Arcore con le ultime cronache della decadenza, bisogna davvero pensare al futuro.



27 ottobre 2012

Ancora sulla scena!

Come si fa a non parlare di lui? Di diritto o di rovescio, è sempre presente sulla scena, come un'ombra, un'anima nera, un incubo! 
Un giorno annuncia alle agenzie che si ritira, l'altro con un video incita i giovani a proseguirne l'opera (speriamo che nessuno lo prenda sul serio). Adesso, nel giorno dell'ergastolo a Parolisi in un processo indiziario passato in sordina, peste e corna sui giudici che hanno emesso una sentenza esemplare sulla sua truffa milionaria ai danni del fisco ma anche dell'azienda e degli azionisti.  

"Sentenza politica", "accanimento giudiziario intollerabile", condannato senza prove", "ferita alla democrazia", "caccia all’uomo", "tentativo di omicidio politico" - questo il solito piagnisteo da parte del PDL, dimenticando che il processo arriva finalmente a conclusione dopo "10 anni di indagini, 6 anni di cammino accidentato in aula per i “mostri disseminati nei codici e nelle procedure” (come diceva Giuseppe D’Avanzo), con il Lodo Alfano, le ricusazioni, i ricorsi, i “legittimi” impedimenti, le prescrizioni brevi e i processi lunghi" (dal commento di Ezio Mauro su Repubblica). 

Se volesse davvero fare il bene dell'Italia - che dice di amare - ma anche della parte politica che per troppo tempo si è identificata con lui, dovrebbe mollare tutto e andare in pensione, magari in un'isola caraibica, a godersi il sole e il mare. Per consentire a questo Paese tormentato di ricominciare e a se stesso di trovare qualche momento di pace e serenità. 

Ma non lo farà, ha già dichiarato: mi sento obbligato a restare in campo per riformare il pianeta giustizia perché ad altri cittadini non capiti ciò che è capitato a me

Berlusconi, game over (Prima pagina di Famiglia Cristiana) 

25 ottobre 2012

SILVIO SE NE VA - ERA ORA!

Scese in campo il 26 gennaio 1994 attraverso questo messaggio televisivo registrato e inviato a tutti i telegiornali. 


Esce di scena - o, almeno, dice di volerlo fare - il 24 ottobre 2012 con questo testo inviato a tutte le agenzie:
"Per amore dell’Italia si possono fare pazzie e cose sagge. Diciotto anni fa sono entrato in campo, una follia non priva di saggezza: ora preferisco fare un passo indietro per le stesse ragioni d’amore che mi spinsero a muovermi allora. Non ripresenterò la mia candidatura a Premier ma rimango a fianco dei più giovani che debbono giocare e fare gol. Ho ancora buoni muscoli e un po’ di testa, ma quel che mi spetta è dare consigli, offrire memoria, raccontare e giudicare senza intrusività. Con elezioni primarie aperte nel Pdl, sapremo entro dicembre chi sarà il mio successore, dopo una competizione serena e libera tra personalità diverse e idee diverse cementate da valori comuni.
La continuità con lo sforzo riformatore cominciato diciotto anni fa è in pericolo serio. Una coalizione di sinistra che vuole tornare indietro alle logiche di centralizzazione pianificatrice che hanno prodotto la montagna del debito pubblico e l'esplosione del paese corporativo e pigro che conosciamo, chiede di governare con uno stuolo di professionisti di partito educati e formati nelle vecchie ideologie egualitarie, solidariste e collettiviste del Novecento.
Sta al Popolo della Libertà, al segretario Angelino Alfano, e a una generazione giovane che riproduca il miracolo del 1994, dare una seria e impegnativa battaglia per fermare questa deriva". 

Ciò che sta tra queste due date lo sappiamo tutti per averlo vissuto sulla nostra pelle e fa parte del dibattito culturale e politico in Italia e all'estero. 
Il miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni, sceso in campo 18 anni fa con l'obiettivo di salvare le sue aziende, esce di scena stimolato dalla medesima preoccupazione, dopo aver portato al fondo l'Italia, il Paese che ama

Io voglio festeggiare l'evento come meglio non si potrebbe! Con la bella canzone di Antonello Venditti a lui dedicata. 

24 ottobre 2012

La Fornero sui giovani "choosy" fa il paio con l'aggressione del Prefetto di Napoli a Don Maurizio Patriciello

... il prete colpevole di essersi rivolto a S.E. la Signora Prefetto di Caserta con il semplice appellativo "signora". 

Ma si sono bevuti il cervello o provocano per la grande disperazione che li prende quando pensano che il loro tempo è scaduto? 

Di don Maurizio mi è piaciuta la reazione serena, la capacità di subire la provocazione per potere andare oltre ed arrivare all'esposizione di quanto gli stava a cuore (mi ha fatto ripensare al confronto manzoniano tra don Rodrigo e fra' Cristoforo). 
Della ministra Fornero è sempre più insopportabile la spocchia
Del prefetto di Napoli è intollerabile la miscela esplosiva di arroganza, maleducazione e ignoranza (una chicca quel condizionale fuori posto che il signor Prefetto scarica sul povero prete che gli farebbe perdere la conoscenza dell'italiano). 


I commenti non sono riproducibili, puoi ricercarteli in rete


Solo due commenti tratti da youtube:
Ma da quando il termine SIGNORE e SIGNORA è un termine offensivo? Signor Prefetto, Lei potrà essere CAFONE, COGLIONE e VERGOGNOSO, ma penso proprio che non potrà essere mai un SIGNORE. Sono stato Sindaco e sono tuttora Assessore, ma MAI mi sono sentito offeso di un cittadino che mi chiama Signore. Mi sento offeso come cittadino e come Amministratore che ci siano ancora Prefetti come lei in giro!

Questo è l'esempio di come certi individui si danno tante arie per il "titolo" che portano, e dimenticano le enormi  responsabilità e i grandi doveri che hanno nei confronti dei cittadini.

Ministro (Choosy) Fornero, mi consenta, di Federica Colonna

- da L’AMACA di oggi, di Michele Serra
Il prefetto di Napoli è stato subissato da una tale quantità di critiche e sberleffi (meritati) che si esita a infierire. Ma c'è un punto, potentemente politico, che merita una ulteriore riflessione. Il prefetto non sa che “signore” (e ovviamente “signora”) è molto di più di prefetto, eccellenza, commendatore, cavaliere, dottore. Più di signore - che vuol dire Sire, ed è il titolo onorifico di Dio - non esiste nulla. E mano a mano che un appellativo così assoluto diventa appellativo di tutti, finalmente ciascuno diventa signore di se stesso: è la democrazia. Il prefetto De Martino ha parlato nel nome di quell'inguaribile notabilato meridionale - e più in generale di quella inguaribile piccola borghesia italiana - che vive di titoli, onoreficenze, diplomi da appendere dietro la scrivania, perché non è mai stata contagiata dal virus liberatorio della con-cittadinanza.
Quel virus, che la Rivoluzione Francese tentò di esportare quasi ovunque, nel nostro povero Sud morì infilzato sui forconi della Santa Fede, ferale alleanza tra plebi servili e baronie neghittose, con la benedizione del Papato. Le conseguenze le paghiamo ancora: abbiamo molti parrucconi, pochissimi signori.

23 ottobre 2012

1600 candidati aspirano ad occupare i 90 scranni di Sala d'Ercole

Mai, come in questa tornata elettorale siciliana, la mia difficoltà è stata non tanto di individuare il partito e gli uomini cui affidare il mio voto, quanto, invece, quella sofferta di rinunciare ad esprimerlo.   
1600 sono i candidati che si contendono gli scranni di Sala d'Ercole, ben sapendo che giunti lì la loro vita e il loro futuro avranno garanzie e privilegi impensabili per i milioni di cittadini che continueranno a languire nelle difficoltà aggiuntive prodotte dalla crisi che ci attanaglia. Comprensibile, dunque, l'impegno dei 1600 a fregiarsi del titolo di deputato, ancor più quello dell'80% dei deputati uscenti che, avendo già gustato il lardo, non vogliono allontanarsene. 
Forse domenica prossima mi asterrò dal voto perché questa nostra autonomia, per come è stata ed è tuttora interpretata dagli eletti ed eleggendi, non corrisponde alle aspettative della stragrande maggioranza dei siciliani. 

Solo nel degrado politico e morale degli uomini che si sono susseguiti negli ultimi decenni alla guida della regione - dediti esclusivamente al loro tornaconto personale - e nella loro incapacità di promuovere il rilancio socio-economico dell'isola, può trovare giustificazione l'exploit di Beppe Grillo che, attraversando lo Stretto a nuoto, si è presentato con l'estro del liberatore affascinando tanti siciliani che lo considerano ormai l'ultima spiaggia. 
A questo siamo ridotti! 

Qualcuno potrebbe obiettare che, rinunciando ad esprimere il mio voto, lascerei ad altri la possibilità di decidere anche per conto mio. Ho considerato tale obiezione e rispondo che nutro la precisa convinzione che chiunque vinca - se potrà parlarsi di vittoria - nulla cambierà nel destino della nostra martoriata isola. 
Faccio, tuttavia, i miei personali auguri ai giovani volenterosi e socialmente impegnati che si sono candidati nelle liste del M5S e a quanti, animati da sincero desiderio di rinnovamento, sono presenti nelle altre formazioni perché non vengano fagocitati dal sistema duro a morire e le loro e nostre speranze non vengano tradite. 

  

16 ottobre 2012

Una meteora ha attraversato i nostri cieli per vent'anni

Che fosse un'anomalia, era evidente anche a quanti lo votavano; che avrebbe dato un colpo fatale alla destra italiana, era nelle cose: un uomo che scende in campo al solo fine di proteggere i propri interessi ma con la motivazione di unire il centro-destra contro i rossi comunisti, non può che impantanare il sistema fino al collasso. 

Ma quel che è più grave è che ha esaltato nei suoi emuli e seguaci gli istinti più bestiali, fino all'inverosimile, e trascinato nel tracollo anche una parte dell'opposizione,  sopravvissuta traccheggiando all'ombra dei suoi ne-fasti

Mentre riconosciamo con Montanelli che gli italiani, forse, dopo ampie e ripetute dosi di vaccino, hanno riacquistato la capacità d'intendere, rendiamo l'onore delle armi ad un Veltroni che se ne va, troviamo sempre più antipatico un D'Alema disposto a restare su richiesta insistita da parte del partito mentre ci appare buffo e incredibile un Formigoni che intende trovare il modo di rimanere a galla. 

Lui assiste in silenzio ala devastante, fragorosa deflagrazione del proprio giocattolo e anche da essa cerca di trarre vantaggio. 


Noi per non piangere, ridiamoci un po' sù con Crozza. 

11 ottobre 2012

Pronto a farsi da parte

 ... l'arte del camaleonte ovvero: il cucciolotto indifeso. 

Di fronte alla crisi che sta affamando mezza Italia, che divora le sue aziende e il suo partito, gli andrebbe bene anche un Monti-bis, purché continui a salassare i poveracci stendendo un cordone di protezione intorno a lui e a ciò che gli appartiene. 

Ma si candidi pure e vediamo quanti sono disposti a dargli ancora credito. 


Sinistra, se ci sei, batti un colpo e parla finalmente la tua lingua! 

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