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Amo riflettere e ragionare su quanto vedo e sento.

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Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
Consiglio, pertanto, di stare alla larga a quanti hanno la testa imbottita di frasi fatte e di pensieri preconfezionati; costoro cerchino altri lidi, altre fonti cui abbeverarsi.

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14 novembre 2006

Per non dimenticare

Pensieri e parole di Silvio Berlusconi
(1936 – vivente), imprenditore e politico italiano.

L'Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare. [...] Mai come in questo momento l'Italia, che giustamente diffida di profeti e salvatori, ha bisogno di persone con la testa sulle spalle e di esperienza consolidata, creative ed innovative, capaci di darle una mano, di far funzionare lo Stato. (26 gennaio 1994)
  • Se i giornalisti facessero l'esegesi di quello che dice il signor Berlusconi, vedrebbero che ha sempre ragione. (da L'Espresso, 11 novembre 1994)
  • Mi spiace, non voglio parlare di me in terza persona ma molto spesso mi viene comodo. Questo però non significa nessuna aumentata considerazione di me stesso, anche perché più alta di così non potrebbe essere. (da la Repubblica, 6 dicembre 1994)
  • Se c'è qualcuno che mi ricorda la mitezza di Gandhi, quello è il signor Berlusconi. (da La Stampa, 24 dicembre 1994)
  • Prima ero critico, ma adesso comincio ad apprezzarlo. È un baluardo per la democrazia e per l'informazione. (Emilio Fede, in la Repubblica, 4 gennaio 1995)
  • Voi dovete diventare dei missionari, anzi degli apostoli, vi spiegherò il Vangelo di Forza Italia, il Vangelo secondo Silvio. (da Il Messaggero, 4 aprile 1995)
  • Veltroni è un coglione. (1° settembre 1995)
  • Lo ammetto, la mattina quando mi guardo allo specchio ho un'alta considerazione di me. (dal Corriere della Sera, 28 ottobre 1995)
  • Mi sento sprecato in mezzo a tanti omettini che fanno politica. (da la Repubblica, 18 dicembre 1995)
  • Ho riletto il mio intervento del 2 agosto '95 alla Camera. Beh, mi sono fatto i complimenti: un intervento mirabile. (da la Repubblica, 31 maggio 1998)
  • Non è un complesso di superiorità, è un fatto oggettivo. Berlusconi ha una caratura imparagonabile. (ANSA, 5 aprile 2000, ore 21.12)
  • Non sono un maniaco dell'immagine, cerco solo di essere professionale. (ANSA, 26 dicembre 2000, ore 15.46)
  • Non c'è nessuno sulla scena mondiale che può pretendere di confrontarsi con me, nessuno dei protagonisti della politica che ha il mio passato, che ha la storia che ho io. Da un punto di vista personale se c'è qualcuno che ha una posizione di vantaggio questo qualcuno sono io. Quando mi siedo a fianco di questo o quel premier o capo di stato, c'è sempre qualcuno che vuole dimostrare di essere il più bravo, e questo qualcuno non sono io. La mia bravura è fuori discussione. La mia sostanza umana, la mia storia, gli altri se la sognano. (ANSA, 7 marzo 2001, ore 15:48; su tutti i giornali, 8 marzo 2001)
  • Lei è un dipendente del servizio pubblico. Si contenga, Santoro! [In una telefonata a Michele Santoro nella trasmissione La linea verde, nel 2001, poco prima del cosiddetto editto bulgaro.]
  • Gli altri leader europei sanno che io vengo da un altro mondo, vengo considerato un tycoon, sono in una situazione di forza e di prestigio indiscutibile. (Roma, conferenza stampa, 21 dicembre 2001)
  • Dimostrerò nero su bianco di essere eticamente superiore agli altri protagonisti della politica europea. (ANSA, 11 gennaio 2002)
  • Io sono assolutamente certo di essere l'uomo più democratico che sia mai giunto ad essere primo ministro d'Italia. (ASCA, 25 gennaio 2002)
  • Ho già avuto modo di dire che Santoro, Biagi e Luttazzi, hanno fatto un uso della televisione pubblica, pagata con i soldi di tutti, criminoso; credo sia un preciso dovere della nuova dirigenza Rai di non permettere più che questo avvenga.
    [Ai cronisti presenti che chiedono se ciò significa un allontanamento dei tre dalla RAI]
    Ove cambiassero, nulla ad personam, ma siccome non cambieranno... (da la Repubblica, 18 aprile 2002)
  • Hanno fatto una prova anche su di me, sulla mia funzionalità cerebrale e fisica e hanno deciso che sono un miracolo che cammina. (ANSA, 5 ottobre 2002, ore 19:33)
  • Mi sta venendo un complesso di superiorità tanto che dico: "Meno male che ci sono io". Non so un altro che cosa avrebbe fatto. Nessuno avrebbe potuto fare meglio di quello che abbiamo fatto noi. (Roma, presentazione del libro La grande muraglia di Bruno Vespa, Adnkronos, 3 dicembre 2002)
  • Quando sono entrato in carica ho trovato un Paese che non contava niente sulla scena internazionale oggi l'Italia ha uno smalto che non aveva mai avuto, ed è anche accresciuto il suo peso specifico. (da la Repubblica, 30 dicembre 2002)
  • Io vinco sempre, sono condannato a vincere. (ANSA, 24 maggio 2003)
  • [Rivolto all'esponente socialdemocratico all'Europarlamento di Strasburgo] Signor Schultz, in Italia c'è un produttore che sta preparando un film sui campi di concentramento nazisti: la proporrò per il ruolo di kapò. (ANSA, 2 luglio 2003)
  • Sono un galantuomo, una persona perbene, un signore dalla moralità assoluta. (da la Repubblica, 13 luglio 2003)
  • Mussolini non ha mai ucciso nessuno: gli oppositori li mandava in vacanza al confino. (Intervista al The Spectator, 4 settembre 2003)
  • Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perché lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana. (da la Repubblica, 5 settembre 2003)
  • La stampa straniera è normalmente di sinistra e ci presenta in modo diverso dalla realtà. Credo che anche rilasciando interviste ai giornali e ai media dei Paesi dove vivete, creando amicizie con direttori e giornalisti, si possa far raccontare qual è la realtà vera del nostro Paese e della nostra azione di governo. (collegamento telefonico col convegno Azzurri nel mondo, Lugano, 24 ottobre 2004)
  • C'è una norma di diritto naturale, che dice che se lo Stato ti chiede un terzo di quello che con tanta fatica hai guadagnato, questa ti sembra una richiesta giusta, e glielo dai in cambio di servizi che lo Stato ti dà. Se lo Stato ti chiede di più, o molto di più, c'è una sopraffazione nei tuoi confronti e allora ti ingegni per trovare dei sistemi elusivi o addirittura evasivi, che senti in sintonia con il tuo intimo sentimento di moralità, e che non ti fanno sentire intimamente colpevole. (da la Repubblica, visita al comando generale della Guardia di Finanza, 11 novembre 2004)
  • La media degli Italiani è un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco... È a loro che devo parlare. (dal Corriere della Sera, 10 dicembre 2004)
  • I giudici di Palermo scherzano con il fuoco. (Riguardo alla condanna di Marcello Dell'Utri a 9 anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, 11 dicembre 2004)
  • Se la sinistra andasse al governo il risultato sarebbe miseria, terrore e morte, come accade in tutti i posti dove governa il comunismo. (dal Corriere della Sera, 17 gennaio 2005)
  • La sinistra sta sempre dalla parte sbagliata. È stata contro Hitler, ma non contro Stalin. Certo, non sono così cieco da non saper distinguere Stalin da Fassino... Fassino poi è così magro e non ha i baffi. (da la Repubblica, 3 febbraio 2005)
  • [Replicando alle accuse di crisi economica dell'Italia mosse dal giornale britannico Economist] Abbiamo come ricchezza delle famiglie otto volte il nostro prodotto nazionale annuale, il più alto numero di automobili al mondo rispetto alla popolazione, il più alto numero di telefonini, siamo dei grandi playboy, quindi tutti i nostri ragazzi mandano almeno dieci messaggi al giorno alle loro tante ragazze, e siamo anche il Paese che ha il maggior numero di case di proprietà nelle singole famiglie. (Adnkronos, 27 maggio 2005)
  • [Commentando la procedura avviata dalla Commissione UE contro l'Italia per aver superato i parametri del patto di stabilità] Smettiamola di preoccuparci così tanto per l'economia: abbiamo un sommerso del 40%, ma vi sembra che la nostra economia non tenga? Ma andiamo... (dal Corriere della Sera, 16 giugno 2005)
  • Per ottenere la presidenza italiana ho rispolverato tutte le mie arti da playboy, per utilizzare tutta una serie di sollecitazioni amorevoli nei confronti della signora presidente [finlandese]. (da la Repubblica, all'inaugurazione della sede per l'Authority alimentare dell'Unione Europea a Parma, 22 giugno 2005)
  • [Annuncio del raggiungimento dell'accordo all'interno della CdL sulla riforma delle norme che regolano la Banca d'Italia] San Silvio da Arcore ha fatto un altro miracolo. (ANSA, 30 agosto 2005)
  • Soffro a pensare a qualcuno dell'Unione che partecipa a un vertice del G8. Se penso a qualcuno dell'altra parte seduto al tavolo nei miei panni con Putin, Bush e Blair francamente mi sento male. (dal Corriere della Sera, 30 agosto 2005)
  • [Riferendosi alle primarie del centrosinistra] Domenica con le primarie si è visto che tutto il sistema delle banche è in mano a loro. (dal Corriere della Sera, 19 ottobre 2005)
  • [Rispondendo alle critiche mosse dalla vedova di Francesco Fortugno, vice presidente del Consiglio regionale della Calabria] Ho inviato un messaggio del governo, il ministro Pisanu è andato fisicamente a Reggio Calabria. Il governo cosa deve fare di più? (ANSA, 19 ottobre 2005)
  • Io non sono mai stato convinto che la guerra fosse il sistema migliore per arrivare a rendere democratico un paese e a farlo uscire da una dittatura anche sanguinosa. [...] Io ho tentato a più riprese di convincere il presidente americano a non fare la guerra. [...] Ho tentato di trovare altre vie e altre soluzioni anche attraverso un'attività congiunta con il leader africano Gheddafi. Non ci siamo riusciti e c'è stata l'operazione militare. [...] Io ritenevo che si sarebbe dovuta evitare un'azione militare. (Intervista a Omnibus, La7, da Il Resto del Carlino, 29 ottobre 2005)
  • Certamente si deve pensare a rispolverare la possibilità di costruire in ogni paese [Europeo] centrali nucleari. (dalla conferenza stampa all'ambasciata italiana negli Stati Uniti: citato in la repubblica, 31 ottobre 2005)
  • Lavoriamo 1600 ore all'anno contro le 1700 in Usa, potremmo lavorare più a lungo, anche perché grazie alla medicina, all'alimentazione e al rigore del sistema di vita che ormai tutti abbiamo imparato, dà la possibilità di lavorare a lungo e bene anche a 70 anni. E parlo anche di me... [...] Se c'è qualcuno che anche a questa età può lavorare 13-14 ore al giorno, non vedo perché non si possa spostare l'età lavorativa verso anni maggiori. (al convegno della Federazione italiana tabaccai, dal Corriere della Sera, 5 novembre 2005)
  • Non ho mai fatto affari con la politica, anzi ci ho perso e basta. (dal Corriere della Sera, 6 gennaio 2006)
  • È inaccettabile il fatto che ci siano delle giunte rosse che danno appalti alle cooperative che non pagano le imposte e danno gli utili ai partiti rossi. Questo è veramente inaccettabile. (ibidem)
  • [Commentando l'invito di Ciampi a rispettare la par condicio in televisione] Non vedo proprio come possa essere rivolto a me. Guardando a tutte le partecipazioni dei principali leader della sinistra nelle varie trasmissioni televisive si vede che il presidente del Consiglio ha lavorato e quando si porta la croce non si ha tempo per cantare. Io sono colui che ha partecipato meno alle trasmissioni televisive rispetto ai leader della sinistra. (Adnkronos/Ign, 19 gennaio 2006)
  • [Commentando ancora l'invito di Ciampi a rispettare la par condicio in televisione] credo che abbia aiutato il sottoscritto a chiedere di poter avere gli stessi accessi che hanno gli altri protagonisti della politica. Io sono in credito di almeno una trentina di puntate. (da Porta a Porta, Rai Uno, 31 gennaio 2006)
  • La Dc aveva le partecipazioni statali e guarda caso uno dei protagonisti era Prodi, che è stato salvato quando doveva andare a riferire a un gup o a un gip che fosse, un suo comportamento legato al finanziamento del partito: c’è stata subito un'amnistia e la modifica della legge sull'abuso d'ufficio. (Firenze, da La Stampa, 22 gennaio 2006)
  • Se gli addetti dell'Alitalia si comportassero come quelli dell'Air France e non facessero decine e decine di scioperi, l'Alitalia andrebbe molto meglio. (ai microfoni di Radio 24, Roma, 23 gennaio 2006)
  • Andare in tv non mi piace, semplicemente lo odio. (Intervista a Sky Tg24, 25 gennaio 2006)
  • La terza rete Rai è una macchina da guerra contro di me e anche le mie televisioni remano contro. Per quanto riguarda i telegiornali c'è solo un tg, che fa l'8%, quello di Emilio Fede, che sostiene apertamente il Governo, ma lo fa in maniera piana, senza attaccare e insolentire gli altri [...] [La televisione italiana] è stipata da tutti quelli che sono stati inseriti dai vecchi governi, è infarcita di persone che non possono cambiare il modo di fare giornalismo. (da L'Incudine su Italia 1, 27 gennaio 2006)
  • [Riferendosi ai magistrati] Ahimè, sono sicuro che hanno idee radicate nel passato, nella scuola di Mosca e se andassero a Cuba sono sicuro che tornerebbero solo dopo aver fatto turismo sessuale e senza avere imparato niente. (da la Repubblica, Modena, 4 febbraio 2006)
  • [Riferendosi al numero di riforme] Solo Napoleone aveva fatto di più. (dalla trasmissione televisiva Matrix, Canale 5, 10 febbraio 2006)
  • Combatto il comunismo come Churchill combatteva il nazismo. (ANSA, 11 febbraio 2006)
  • Su Napoleone ovviamente scherzavo: io sono il Gesù Cristo della politica, una vittima, paziente, sopporto tutto, mi sacrifico per tutti. (ANSA, Ancona, 12 febbraio 2006)
  • La magistratura è una malattia della nostra democrazia, dobbiamo assolutamente cambiare l'ordine giudiziario, non lascerò la politica finché un cittadino non potrà andare davanti a un giudice che sia veramente imparziale. (da Matrix, Canale 5, 10 marzo 2006)
  • E poi dicono che la Rai è controllata da me. [Andando via dalla trasmissione di Rai Tre In 1/2 ora condotta da Lucia Annunziata, 13 marzo 2006.]
  • La crisi sta solo nella volontà della sinistra con i suoi giornali di inventarsi un declino per andare al potere. Ma sappiate che quando andranno al potere per loro le imprese sono macchine che consentono lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che il profitto è lo sterco del diavolo e che il risparmio non è una virtù come per noi, ma qualcosa da tassare e da penalizzare. E ve lo dico con il cuore perché sono stufo, stufo di vedere qualcuno che si sta distruggendo con le proprie mani e con i propri giornali. (dal convegno di Confindustria, Vicenza, 18 marzo 2006)
  • Insistono ancora nel dire che io ho affermato che i comunisti mangiavano o mangiano i bambini. Continuano a ripeterlo. Allora, leggetevi il libro nero del comunismo: troverete che sotto la Cina di Mao non li mangiavano, ma li facevano bollire per concimare i campi. È una cosa orrenda... ma purtroppo è vera. (alla manifestazione di Napoli alla Mostra d'Oltremare, 26 Marzo 2006 [2])
  • Ho troppa stima dell'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare facendo il proprio disinteresse. (Roma, assemblea degli associati di Confcommercio, 4 aprile 2006)
  • Saremo rimpianti, saremo ricordati come il migliore governo della Repubblica. (RaiNews24, Roma, all'ultimo Consiglio dei ministri della sua legislatura, 2 maggio 2006)
  • [Sono] condannato a continuare e ad andare avanti anche per un fatto di orgoglio e storia personale. La metà del Paese mi detesta, l'altra metà mi sostiene e forse in parte mi ama. (Rimini, Meeting di CL 2006 – Repubblica.it, 25 agosto 2006)
  • Cercai Don Giussani nel '93, per averlo accanto nelle decisioni di scendere in politica e ho tentato di averlo sempre accanto. Ricordo con commozione gli ultimi incontri e ho ancora i brividi ripensandoci. Lui mi disse che il destino mi aveva fatto diventare l'uomo della provvidenza. (Rimini, Meeting di CL 2006 – Repubblica.it, 25 agosto 2006)
  • La relazione tra la mia esperienza di imprenditore e quella di politico risiede in un'unica parola: libertà. (ANSA)
  • Le tasse non sono un diritto divino dello stato, ma qualcosa che il cittadino paga per avere un servizio indietro. (Faccia a faccia Prodi-Berlusconi, Rai Uno, 3 aprile 2006)
  • Bertinotti è uno dei miei pochi avversari ad aver dimostrato rispetto nei miei confronti.

Citazioni su Silvio Berlusconi

  • Berlusconi è un pazzo, pericoloso per la democrazia. (Oliviero Diliberto, da la Repubblica, 4 settembre 2003)
  • Mi aspetto da Berlusconi che vada a fare le telepromozioni. Tra poco venderà tappeti in televisione. (Romano Prodi, dal Corriere della Sera, 28 gennaio 2006)
  • Non odio Berlusconi. Si trucca e mette pure i tacchi. (Vladimir Luxuria, da L'Unità, 23 febbraio 2006)
  • Berlusconi è il più grave e pericoloso fenomeno politico in Europa. Rappresenta la più seria minaccia alla democrazia europea dal 1945. Il suo governo ha esercitato una maligna influenza sulla vita democratica italiana. Come si può tacere un simile argomento. (Martin Jacques, da The Guardian, 16 marzo 2006)
  • Se Berlusconi avesse le tette farebbe anche l'annunciatrice. (Enzo Biagi)
  • Ormai in Italia siamo alla legislazione automatica: ogni reato di cui è accusato Berlusconi viene automaticamente cancellato da una legge apposita. Speriamo che prima o poi Berlusconi si faccia una canna. (Daniele Luttazzi)
  • Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me. (Giorgio Gaber)
  • D'altra parte è giusto, bisogna accettarlo: Berlusconi ha vinto le elezioni, gli italiani le hanno perse. (Sabina Guzzanti)
  • Berlusconi mi ha detto che sono il più grande comico di questo secolo con Sordi e Totò. Gli sono grato per questo... e anche per aver perso le elezioni. (Paolo Villaggio)
  • Berlusconi però è uno che reagisce bene, anche quando c'ha i processi. È uno di carattere, bisogna ammetterlo. Anche questo processo sui fondi neri alle Fiamme Gialle che c'ha ora con Gherardo Colombo farebbe paura a tutti. Ma lui ha dichiarato ai giornali: "No, no, sono tranquillo, sono sereno, la notte dormo come un bambino". Cioè si sveglia ogni tre ore e piange. (Roberto Benigni, da Tuttobenigni 95-96)
  • Ciascun paese ha il governo che si merita. L'Italia si merita Berlusconi. (Mark Bernardini, famoso autore della raccolta di manifesti elettorali di Forza Italia modificati)

Umberto Bossi

  • Silvio Berlusconi era il portaborse di Bettino Craxi. È una costola del vecchio regime. È il più efficace riciclatore dei calcinacci del pentapartito. Mentre la lega faceva cadere il regime, lui stava per il Mulino Bianco, col parrucchino e la plastica facciale. Lui è il tubo vuoto qualunquista. Ma non l'avete visto oggi, tutto impomatato fra le nuvole azzurre?
  • Berlusconi è bollito. È un povero pirla, un traditore del Nord, un poveraccio asservito all'Ulivo, segue anche lui l’esercito di Franceshiello dietro il caporale D'Alema con la sua trombetta. Io ho la memoria lunga. Ma chi è Berlusconi?
  • La trattativa Lega-Forza Italia se l'è inventata lui, poveraccio. Il partito di Berlusconi neo-Caf non potrà mai fare accordi con la Lega. Lui è la bistecca e la Lega il pestacarne.
  • Berlusconi mostra le stesse caratteristiche dei dittatori. È un Kaiser in doppiopetto. Un piccolo tiranno, anzi è il capocomico del teatrino della politica. Un Perón della mutua. È molto peggio di Pinochet. Ha qualcosa di nazistoide, di mafioso. Il piduista è una volpe infida pronta a fare razzia nel mio pollaio.
  • Berlusconi è l'uomo della mafia. È un palermitano che parla meneghino, un palermitano nato nella terra sbagliata e mandato su apposta per fregare il Nord. La Fininvest è nata da Cosa Nostra.
  • La Padania chiede a Berlusconi se è mafioso? Ma è andata fin troppo leggera. Doveva andare più a fondo, con quelle carogne legate a Craxi. Io con Berlusconi sarò il guardiano del baro. Siamo in una situazione pericolosa per la democrazia: se quello va a Palazzo Chigi, vince un partito che non esiste, vince un uomo solo, il Tecnocrate, l'Autocrate. Io dico quel che penso, lui fa quel che incassa. Tratta lo Stato come una società per azioni.

Indro Montanelli

  • Il macigno che paralizza la politica italiana. (dal Corriere della Sera, 14 luglio 1998)
  • Il regime si realizzerà dopo la vittoria del Polo. La prima cosa che farà Berlusconi sarà di spazzare via l'attuale dirigenza Rai per omologarne le tre reti a quelle sue. (27 febbraio 2000)
  • Berlusconi è il più grande piazzista del mondo. Se un giorno si mettesse a produrre vasi da notte, farebbe scappare la voglia di urinare a tutt'Italia. (15 febbraio 2001)
  • È il bugiardo più sincero che ci sia, è il primo a credere alle proprie menzogne. È questo che lo rende così pericoloso. Non ha nessun pudore. Berlusconi non delude mai: quando ti aspetti che dica una scempiaggine, la dice. Ha l'allergia alla verità, una voluttuaria e voluttuosa propensione alle menzogne. "Chiagne e fotte", dicono a Napoli dei tipi come lui. E si prepara a farlo per cinque anni. (25 marzo 2001)
  • Io voglio che vinca, faccio voti e faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L'immunità che si ottiene col vaccino. (Intervista di Laura Laurenzi, da la Repubblica, 26 marzo 2001)
  • Spero che l'Europa tratti Berlusconi con l'indignazione e il disprezzo che merita. (8 maggio 2001)

Questo signore ha governato l'Italia per diversi anni e non possiamo prenderci il lusso di dimenticare!

05 novembre 2006

Dimenticare o ricordare Berlusconi?!


Dimenticare Berlusconi?

Due fatti stanno deragliando la vita italiana sul binario morto della irrilevanza: la crescita zero e il conflitto di interessi. I due fatti sono legati. I due fatti non riguardano una destra che si oppone a una sinistra o uno schieramento impegnato a fronteggiarne un altro. Giovanardi e Baccini, ma persino Bondi e Schifani c’entrano poco col dramma a due facce che ha colpito l’Italia. Tutto emana da una sola persona che ha trascinato al centro della vita pubblica italiana il suo immenso conflitto di interessi. È così gigantesco che si dirama in ogni interstizio della vita pubblica e non può che portare al blocco della vita economica. È ciò che è accaduto.

Tutto ciò va detto per spiegare che in una normale situazione politica - una situazione che a noi è negata - nella quale Berlusconi non fosse che un Giovanardi di migliore aspetto o un Casini con la battuta più pronta, avrebbero ragione coloro che ammoniscono: smettete di parlare di Berlusconi. È un vanesio, un teatrante, e voi fate il suo gioco.

Giusto. Ma è anche un padrone. Il padrone di quasi tutto. Una volta diventato politico e capo del governo, ha generato una condizione di dominio che blocca gli altri e beneficia se stesso, nelle comunicazioni come nelle decisioni imprenditoriali, nella volontà e libertà di parola (ha ghigliottinato la libera informazione e condizionato i titoli e le aperture dei quotidiani che non controlla) come nella disponibilità a investire e a crescere. Si sa, infatti, che gli interessi che contano sono solo quelli del presidente-padrone, e che persino le escursioni internazionali sono più rapporti d’affari che politica estera del Paese. Controprova. In cinque anni la ricchezza aziendale e personale del presidente del Consiglio è cresciuta come nessun’altra azienda e nessun’altra ricchezza personale. Il resto dell’Italia, zero.

È del rapporto fra questi due dati che dobbiamo parlare. Al centro c’è l’uomo la cui presenza egemone rende la politica italiana diversa da ogni altra politica.

L’anello di congiunzione tra crescita zero e conflitto di interessi è dato dalle scalate che hanno messo a rumore il Paese durante l’estate. Questo nesso ci è stato rivelato sia dal tentativo - accanito e fallito - di seppellire una serie di eventi incrociati sotto l’accusa alla sinistra di essere corrotta e corruttrice (ovvero allo stesso livello dei portatori del conflitto di interessi).

E ci è stato rivelato dalle dichiarazioni dello stesso Berlusconi in difesa delle “sue” scalate. Ormai sono in molti a pensare e a dire che è stata “sua” anche la tentata scalata al Corriere della Sera.
Tutto ciò serve a ricordare anche ai più miti frequentatori della brutta e pericolosa vicenda italiana che non tutti i conflitti di interesse, per gravi che siano, sono uguali. Ci sono portatori sani del conflitto di interessi. Sono coloro il cui insolito livello di potere economico contrasta oggettivamente con il potere politico che chiedono di acquisire. Nessuno intende espropriarli ma essi sanno che, come i portatori sani di HIV (il virus dell’Aids), lo devono dire, e devono rinunciare ad esercitare il controllo del loro potere economico se vogliono esercitare il loro potere politico. E’ un gesto che richiede coraggio. Ma non farlo, in molti Paesi, è considerato un reato.

Il conflitto di interessi negato mette a rischio grave la democrazia. Berlusconi condivide con un’altra sola persona al mondo, il primo ministro di Tailandia Thaksin Shinavatra, il virus diffuso in tutti i gangli del Paese, però negato, di un conflitto d’interessi pericoloso due volte: per la quantità di ricchezza che va a sommarsi con il potere politico determinando un dominio di mercato sulle persone ancora più pericoloso del dominio di mercato sui beni. E per la qualità dei settori investiti dall’eccesso di potere: tutto il settore dell’informazione (televisione, giornali, nomine e poteri in quel campo) e alcuni altri punti strategici come la pubblicità e le assicurazioni, che da sole bloccano alcuni settori economici chiave di un Paese.

In Italia l’opposizione ha tenuto duro, nonostante tanti consigli di abbassare la guardia e di smettere di sollevare la questione del conflitto di interessi. E inoltre l’Italia ha beneficiato di una garanzia che dovremmo ricordare: la totale estraneità, umana, politica e morale del Presidente della Repubblica al tipo di cultura d’affari, estranea anche al capitalismo, introdotto dalla nuova classe berlusconiana. È una garanzia civile che ha tracciato una linea invalicabile di frontiera anche quando molti cittadini avrebbero desiderato il rigetto immediato di alcune leggi, e la difesa aperta dei magistrati. Ma è una estraneità che ha consentito a molti italiani di continuare a essere orgogliosi della loro identità democratica anche nei momenti più umilianti di questo brutto e pericoloso periodo.
È importante adesso, tenere alto il segnale di “caduta massi” sulla democrazia costituito dal conflitto di interessi. Occorre esorcizzare il tentativo di farlo passare per un argomento noioso o laterale rispetto al confronto politico.

Occorre per prima cosa ricordare i tratti salienti del conflitto di interessi di Berlusconi che gli impedisce di poter governare l’Italia (ecco il risultato: zero). Ma che gli consente arricchimento continuo che è per forza, oggettivamente e di fatto, a scapito del Paese.

Primo. Il conflitto di interessi di Berlusconi è molto vasto a causa del peso della sua ricchezza. Trasforma la politica in un mercato. Di per sé, un simile fenomeno è fonte di corruzione. Ma non è tutto. Questo mercato prodotto da un eccesso di ricchezza in grado di dominare tutto, ha un unico gestore. Si crea così una situazione insana e contraria a qualunque regola del capitalismo, una vera e propria gabbia per gli alleati, un vero e proprio esilio (dalle notizie e se possibile dal lavoro e dalla reputazione) degli avversari.

Vorrei ricordare che il licenziamento di professionisti celebri e amati come Enzo Biagi, l’esclusione immediata dai programmi della televisione di Stato di Santoro, Luttazzi, Guzzanti (con preciso e dettagliato riferimento al reato di mancanza di rispetto al presidente del Consiglio)sono possibili solo se avvengono salti di corsia al di fuori sia delle generali regole giuridiche (tutti sono stati estromessi senza “giusta causa”) sia delle normali procedure interne e dei normali percorsi e attribuzioni burocratiche delle aziende.
Ciascuno è stato estromesso da qualcuno che non aveva alcun legame di dipendenza con chi ha definito “criminoso” il lavoro di quei giornalisti.

Nessun legame, eppure ha ubbidito, violando anche l’interesse economico della propria azienda che, forzosamente e sotto pressione del conflitto di interessi del capo del governo, licenziava.
Sanno tutti che il programma sottratto a Enzo Biagi non ha mai più ottenuto il carico pubblicitario che il giornalista “criminoso” riceveva da libere imprese italiane.

Secondo. È bene non dimenticare che un conflitto di interessi potrebbe risultare pesante e pericoloso per una ragione (la persona che entra in politica è immensamente ricca) e per l’altra (ha interessi personali e di azienda in campi regolati dalla carica che la persona intende assumere).

Il caso raro (unico) di Berlusconi è che ricorrono entrambe le situazioni negative. Berlusconi è ricchissimo, e possiede moltissimo in molti campi. Ma possiede moltissimo anche nel campo delle comunicazioni, un moltissimo che lo mette in condizione di esaltare se stesso e di screditare la sua opposizione, creando condizioni di regime mediatico. Un caso sensazionale è stato il viaggio e il “successo” negli Stati Uniti. Molti senatori americani sono pronti a raccontare che la visita (annunciata da un anno) era prevista per molto prima delle elezioni e che persino i pochi veri amici di Berlusconi si sono sentiti imbarazzati dalla scelta del Premier di recarsi a Washington in piena campagna elettorale. Quella scelta - sanno e dicono tutti a Washington - è di Berlusconi. I veri deputati e senatori presenti a uno dei pochi discorsi parlamentari nella vita del presidente-padrone (al parlamento italiano non si reca quasi mai, lo definisce «una perdita di tempo») erano pochissimi.

Lo testimonia una nota dell’Ansa (ore 21.15 del 1° marzo) ignorata da commentatori politici autorevoli che davano come presenti senatori che avevano già smentito di avere messo piede in Aula (alcuni dei più importanti nomi di Washington), senza che le loro smentite venissero registrate in Italia.
Soltanto qualcuno che sa di non essere tallonato dalla libera stampa si azzarderebbe a dire: «Il mio è stato il più grande successo del dopoguerra». Berlusconi lo ha detto, indisturbato.

Terzo. Il caso del conflitto di interessi italiano è ancora peggiore di quello che sembra. Lo dimostra il non dimenticato licenziamento del direttore del Corriere della Sera, colpevole di scrupoloso reportage giudiziario sui vari processi del Premier. Per raggiungere il risultato - contrario a ogni regola di impresa, di licenziare un direttore mentre sta guadagnando copie, incrementando la pubblicità e aumentando profitti e prestigio in un settore difficile come i giornali - bisogna essere in grado di raggiungere nei singoli e diversi campi di attività tutti i membri del Consiglio di Amministrazione.

Ciascuno - dato il conflitto di interessi in atto - ha legittima ragione di temere una interferenza di Berlusconi se la sua intimazione non sarà soddisfatta. Tale interferenza potrà essere del presidente del Consiglio, se il ramo d’impresa di questo o di quell’azionista è regolato da permessi o autorizzazioni burocratiche (fatto frequente nella vita di impresa italiana).
Oppure sarà opera di una delle aziende dell’imprenditore, attivo nei più diversi settori della vita italiana e che dispone tra l’altro del dominio della pubblicità. La conclusione è stata che un direttore responsabile di successo è stato licenziato come accade con chi conduce un’azienda al disastro.

Quarto. Il conflitto di interessi di Berlusconi è internazionale, come dimostra il caso del molto compensato avvocato Mills, e della moglie, ministro inglese della Cultura e co-protagonista delle avventure finanziarie del marito. Il suo film potrebbe intitolarsi «Ho sposato Mediaset», e sta turbando l’intero governo inglese.

Fatti come questi - che appaiono rivelazione di una piccola parte di tutto ciò che è accaduto e continua ad accadere - gettano ombre ansiogene sulla politica estera italiana in questi anni e sulle ragioni della cacciata di Renato Ruggero. Da allora tocca alla stessa persona - Berlusconi - regolare i rapporti con ogni Paese a livello di governo e a livello personale-aziendale.

C’è da domandarsi che cosa potrebbe accadere se il Paese coinvolto allo stesso tempo in fatti politici e in patti d’affari non fosse trasparente come l’Inghilterra ma, per esempio, oscuro e liberticida come la Russia di Putin. Qualcuno potrebbe interpretare improvvisi e arbitrari tagli di gas all’Italia come messaggi per mancate contropartite concordate e non ricevute.

Naturalmente l’ipotesi appartiene alla fantapolitica. Ma un conflitto di interessi di portata mondiale non pone limiti alla propria fantasia (come vediamo nella estrosità dei nomi dati alle varie scatole cinesi di affari e di famiglia del presidente del Consiglio in amichevoli aree fiscali del mondo) e dunque è difficile dire dove si ferma il danno.

Quinto. È il conflitto di interessi a generare il conflitto di poteri, ovvero la selvaggia azione di continuo insulto e attacco al potere giudiziario. Si tratta di persone che si alleano con formazioni fasciste e di discendenza nazista, e portano con clamore in testa di lista indagati per mafia. Ma riescono a far parlare televisioni e giornali della “inopportunità” di candidare un ex procuratore come Gerardo D’Ambrosio, che è in pensione da anni dalla sua funzione giudiziaria, ma è nel pieno dei suoi diritti di persona integra dalla vita esemplare.

Eppure il conflitto di interessi non solo ha il potere di mettere D’Ambrosio e non i fascisti, non i reati di stampo mafioso sotto l’occhio dei media. Ma, allo stesso tempo, il conflitto di interessi ha il dovere di condurre questa battaglia. Infatti tiene il piede sulle fonti di informazione, ma non controlla i giudici. I giudici sono restati il nemico. E allora occorre, scardinando le regole fondamentali della vita democratica, scatenare un conflitto di poteri.

Una volta devastato il paesaggio della vita comune fino a questo punto, è inevitabile che le imprese si tengano indietro. Non riconoscono più il normale, regolare e legale volto capitalistico. Sanno di non vivere in una normale democrazia industriale. La caduta morale porta alla caduta economica.

Dimenticare Berlusconi?

Questa pagina è tratta da una riflessione di Furio Colombo, pubblicata sull'Unità alla vigilia delle elezioni politiche. Io aggiungo:

"dimenticare o ricordare Berlusconi?"


A Maurizio e a quanti non sopportano Santoro e &

perchè troppo arroganti e faziosi - "Chi la pensa come loro è bravo ed intelligente, chi la pensa diversamente è un povero imbecille" io rispondo così:
- L'arroganza in TV, sia nella pubblica che nella privata, è ormai una cifra a cui, volenti o nolenti, ci siamo adattati; per quanto riguarda la faziosità, Santoro e & lo sono nè più e nè meno di tanti altri giornalisti della TV e della carta stampata di cui non faccio i nomi perchè vengono da soli alla mente. La faziosità di Santoro, a differenza di quella di tanti altri, è accompaganata da un grande pregio - non è in ginocchio davanti al potere anzi, ci informa con servizi straordinari su storie e scandali che qualsiasi potere vorrebbe occultare. Ci mostra, insomma, l'altra faccia della realtà, come fa Iacona, come fa egregiamente la Gabanelli. Solo per questa ragione, in un sistema dei media ormai privo di vera autonomia e quasi completamente asservito, fa opinione la faziosità di Santoro e & a differenza di quella che "lecca" sbrodolando il potente. Questo è quanto, checchè voglia farci credere una signora Santanchè di turno!

03 novembre 2006

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