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Amo riflettere e ragionare su quanto vedo e sento.

Benvenuto nel mio blog

Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
Consiglio, pertanto, di stare alla larga a quanti hanno la testa imbottita di frasi fatte e di pensieri preconfezionati; costoro cerchino altri lidi, altre fonti cui abbeverarsi.

Se vuoi scrivermi, usa il seguente indirizzo: mieidee@gmail.com

31 agosto 2012

Ho letto "Cantami, o mouse" di Michele Mirabella

L'ho letto tutto d'un fiato, a dimostrazione della fluidità della scrittura, della mia dimestichezza con i temi sviluppati ma anche della necessità di non lasciarmi impaniare nelle sottili e suggestive volute fantastiche dell'assunto, che vuole dimostrare come i miti degli antichi continuino a vivere nel presente, spesso cristallizzati in moduli e formule attuali, mentre le mitologie attuali sarebbero fugaci ed effimere come meteore. 

Dell'autore conoscevo la straordinaria erudizione, il gusto per la battuta salace e colta, l'eloquio forbito e, talora, involuto ma non sapevo che delle armoniose ridondanze del corpo femminile - appartenessero ad una dea dell'Olimpo o ad una creatura terrestre - Michele il dotto privilegiasse quelle posteriori, del lato B, come si dice con involontaria allusione alla facciata secondaria del vecchio 45 giri. 

Perciò mostra di essere rimasto attratto, come milioni di comuni mortali dalle fattezze posteriori della Pippa regale che acquista notorietà fugace reggendo lo strascico nuziale della più fortunata (?) sorella Kate. Come mostra di apprezzare da sempre le belle forme deretane di Venere Callipigia, e le immagina anche quando la dea è per sempre fissata nel marmo in prospettiva frontale, e le indovina seguendo lo sguardo della dea che si osserva compiaciuta.

L'autore non disdegna, altresì, l'occasionale ricorso al turpiloquio che usa con eleganza, quasi giustificandolo data la prosaicità del tema trattato. Le sue scorribande tra il mito e la volgare quotidianità sono punteggiate di scintillanti e argute considerazioni che non risparmiano la politica e i suoi protagonisti contemporanei mostrandoci - se ce ne fosse bisogno - che il fantastico, il sogno e la cultura ci aiutano a evadere dal grigiore del presente consigliandoci di non prenderlo troppo sul serio.

Ma chi potrà impedire all'avvenente Pippa di rimanere fissata, per i secoli futuri, nel ruolo di damigella sculettante anche quando Filippa, divenuta frattanto cognata del re, sarà invecchiata grinzosa o sarà morta decrepita?

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P.S.: per i lettori non disposti ad acquistare Cantami, o mouse, il testo in .pdf è scaricabile free dalla rete (gli internauti adusi alla navigazione di frodo sapranno come e dove trovarlo). L'autore che, oltre all'immagine di Aurora, avrà ricercato e compulsato in rete ben altro materiale, non se ne adonterà.

28 agosto 2012

Ecco perché sto dalla parte dei Giudici

  • Perché con tutte le loro pecche e pecore nere rappresentano l'unico baluardo di legalità contro la corruzione, la mafia e la malapolitica
  • perché hanno avuto e hanno tuttora fulgidi esempi di abnegazione nella ricerca della verità e nella lotta alla criminalità organizzata; 
  • perché una classe politica delegittimata tenta di delegittimarli mettendoli all'angolo; 
  • perché in un Paese che rischia di diventare giungla, in cui il più forte e violento potrebbe costruirsi la sua ragione con la prevaricazione, occorre che venga sempre rispettato il principio che la Legge è uguale per tutti
  • perché, sebbene ci sia chi a torto sostenga che il sospetto è l'anticamera della verità, non è accettabile che ci siano cittadini considerati al di sopra di ogni sospetto; 
  • perché una giustizia che funzioni e applichi la Legge in tempi ragionevoli è una garanzia per tutti, specialmente per i più  deboli; 
  • perché non ci sono vie di mezzo: o si sta con la Legge e con gli uomini e le donne impegnati/e a farla rispettare o si sta con il malaffare, la corruzione, la protervia e l'illegalità diffusa che stanno devastando il Bel Paese


Io ho scelto con chi stare! E tu? 

09 agosto 2012

Con il governo Berlusconi lo spread a 1200

L'iperbole montiana più verosimile della cagata bossiana d'agosto 

La frase di Monti non è stata né diplomatica né opportuna, considerato che il suo governo dipende anche dai voti del cavaliere di Arcore. Ma l'iperbole adoperata dal Professore rappresenta plasticamente un'ipotesi realistica e verosimile. Nessuno di noi, infatti, ha dimenticato quei drammatici giorni e la scarsa considerazione di cui godevano l'Italia e il suo governo nel mondo. 

Infelice anche l'uscita montiana, nell'intervista ad un giornale tedesco, sui parlamenti che devono essere educati dai governi; che ha fatto scattare il mondo politico tedesco in una denuncia unanime contro il presunto attacco alla democrazia, trovando echi anche in Italia, specialmente tra i deputati della destra. 
Il parlamento dei nominati e, parzialmente, degli inquisiti e asserviti, si è rivoltato contro il premier. Il PDL, addirittura, ha levato gli scudi e i giavellotti per stigmatizzare l'onta grave subita dal proprio leader ipotizzando anche la possibile uscita dalla maggioranza e l'affossamento del governo dei tecnici. 
Gli uomini e le donne del PDL, poverini/e, non ricordano le continue gaffes, sia gestuali che verbali, del loro leader al governo. Di tale entità e smisuratezza da riempire uno scaffale di biblioteca. Ma lui è fatto così, dicevano. 
Io voglio ricordarne solo due: quando disse che per snellire i lavori delle camere basterebbe che ogni raggruppamento politico esprimesse un solo voto, quello del capogruppo, e quando ingiuriò i milioni di italiani che non votano per lui con l'appellativo di coglioni
Né nell'uno né nell'altro caso i suoi scherani hanno avuto da ridire. Lui era fatto cosi! 

Ieri, dopo mesi di travagliati a mia insaputa, è tornato alla  ribalta il leader storico dei celto-padani, il vecchio compagno delle cene arcoriane del lunedì, con la sparata più grossa che va ad arricchire il suo notevole repertorio di cagate extragalattiche. Alessandro Manzoni, a suo dire, è stato in sostanza un traditore che ha lavorato per il re. Scrivendo, infatti, in italiano i suoi Promessi Sposi, ha contribuito alla formazione di una lingua italiana comune e di un comune sentire. Questa la sua grave colpa! 

Tanto grossa la cagata che Tosi, un altro padano più a sud ha sentito il bisogno di puntualizzare che il suo vecchio capo deve aver preso un abbaglio, data l'eccezionale calura di questi giorni. 
Io sostengo che i colpi di sole al vertice della celtica padania sono stati troppi, e non sempre frutto dei solleoni agostani. 

Bossi dimentica che Manzoni e Verdi furono ferventi sostenitori dell'unificazione del Paese e lo dimostrarono in tutti i modi e in tutte le salse. 
Lo stesso suo - si fa per dire - Va pensiero, scritto in perfetta lingua italiana, rappresentò nell'ottocento e per tutto il secolo scorso un vessillo sublime di italianità e amor di patria. 

Forse Bossi dovrebbe leggere i versi di Marzo 1821 prima di dare della canaglia e traditore a Manzoni che, per sua fortuna, non poteva prevedere né immaginare - lui che conosceva Cattaneo e il suo pensiero - che sugli scranni del parlamento italiano un giorno si sarebbero assisi Bossi e la masnada che lo circonda. 


Oggi, o forti, sui volti baleni
Il furor delle menti segrete:
Per l’Italia si pugna, vincete!
Il suo fato sui brandi vi sta.
O risorta per voi la vedremo
Al convito de’ popoli assisa,
O più serva, più vil, più derisa
Sotto l’orrida verga starà.

Oh giornate del nostro riscatto!
Oh dolente per sempre colui
Che da lunge, dal labbro d’altrui,
Come un uomo straniero, le udrà!
Che a’ suoi figli narrandole un giorno,
Dovrà dir sospirando: io non c’era;
Che la santa vittrice bandiera
Salutata quel dì non avrà.

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