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Amo riflettere e ragionare su quanto vedo e sento.

Benvenuto nel mio blog

Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
Consiglio, pertanto, di stare alla larga a quanti hanno la testa imbottita di frasi fatte e di pensieri preconfezionati; costoro cerchino altri lidi, altre fonti cui abbeverarsi.

Se vuoi scrivermi, usa il seguente indirizzo: mieidee@gmail.com

28 novembre 2013

Non riesco a gioire per l'esito del voto di ieri in Senato


Non riesco assolutamente a gioire per l'esito del voto di ieri in Senato. Sia perchè non mi va di sputare vilmente sul decaduto sia perché trovo che non ci sia niente di cui godere. 

C'è stata semplicemente la presa d'atto definitiva che un uomo condannato in terzo grado per frode fiscale non possa sedere nell'alto consesso dei rappresentanti del popolo, si trattasse anche di chi per 20 anni ha occupato le istituzioni del Paese piegandole ai suoi personali interessi. 


Quello che invece non finisce di sorprendermi è il fatto che ci siano ancora tanti italiani che gli perdonano tutto, tanti sostenitori che si aggrappano sugli specchi per difenderlo, tante sostenitrici che si vestono al lutto per dire che con lui muore la democrazia, che parlano di colpo di stato, di plotone di esecuzione. E poi quell'ignobile ricorrente parallelo tra magistrati e brigate rosse!

Questo blog è testimonianza appassionata e puntuale delle nefandezze perpetrate dall'uomo e dai suoi accoliti ai danni del Paese. Oggi mi auguro che si possano presto liberare i luoghi istituzionali da quanti, nominati, vi siedono indegnamente; che il bene dell'Italia e il suo futuro torni ad essere impegno primario di chi ci rappresenta e governa. 

22 novembre 2013

Votare PD? Qualcuno dovrebbe fornirmi almeno una buona ragione.

Qualcuno dovrebbe fornirmi almeno una buona ragione per continuare a votare Pd dopo che 101 dei suoi grandi elettori hanno impallinato il fondatore del partito che avevano indicato come candidato alla presidenza della Repubblica; dopo che ha creato le condizioni per il governo delle larghe intese Letta-Letta; dopo che, pur con i naturali distinguo di rito, ha votato contro la  sfiducia a una ministra impresentabile come la Cancellieri. 


Il Pd mi sembra ormai un partito inemendabile, qualunque cosa Renzi dica o dica di voler fare. Mi aspetto che finisca al macero come presto succederà al famigerato competitore cui per troppo tempo ha tenuto bordone.

07 novembre 2013

Il poveretto sa bene che è finita ...!


Il poveretto sa bene che è finita, non riesce più ad attirare l'attenzione, nemmeno dei suoi. Perciò è costretto a spararla sempre più grossa nella speranza che qualcuno abbocchi. 
Prima ha fatto sapere a Napolitano che è ancora in tempo a concedergli la grazia, ma l'altro ha fatto orecchio da mercante; poi ha fatto paragonare il caso Cancellieri a quello suo con Ruby tirando fuori quella dei due pesi e due misure ma nessuno gli ha dato retta; infine il suo fedele scudiero, quel tal Bondi, ha dichiarato di essere pronto ad uscire dal partito nel caso il parlamento votasse la decadenza del suo signore, producendo solo una grande ilarità. 


Ma adesso ci siamo, paragonando i suoi figli agli Ebrei sotto Hitler ha raggiunto lo scopo, tutti parlano di lui e della sua famiglia in pena e lo stesso Napolitano si dice SBIGOTTITO. 








Marco Travaglio la vede così: 

La soluzione finale 



Cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione”. Parola dell’architetto Rambaldo Melandri in Amici mieiatto II di Mario Monicelli. Anche Berlusconi però non scherza. Dal 13 agosto Napolitano non vede l’ora di dargli la grazia, gli spiega come fare, lo prega almeno di chiedergliela, poi basta che sconti un giorno di servizi sociali ed è fatta. Intanto la maggioranza di larghe intese, ma soprattutto di lunghe attese, ha trasformato il voto sulla decadenza in una telenovela talmente noiosa e a tratti odiosa (vedi il cambio delle regole sul voto palese) che qualcuno potrebbe financo 
scambiarlo per un perseguitato politico. Insomma, ci eravamo quasi. Poi gli piomba in casa Bruno Vespa per raccogliere le sue ultime volontà da stampare nel nuovo (si fa per dire) libro, che come di consueto esce quotidianamente sui giornali per mesi e mesi, a rate, in ghiotte dispense dette “anticipazioni”. E lui se ne esce con quello strepitoso paragone fra i suoi figli e “le famiglie ebree durante il regime di Hitler”. Così s’incazzano tutti e non se ne fa più nulla. Va detto, a parziale discolpa, che l’uomo dai sette nei ci ha messo del suo, profittando della demenza senile del pover’ometto. 
Le cose potrebbero essersi svolte così. Il Cainano, davanti all’insetto, attacca la solita pippa sulla persecuzione e si paragona un’altra volta a Tortora. Vespa fa notare che l’ha già detto mille volte: è un déja vu, non fa notizia, non dà scandalo, nessuno lo riprende. E il libro bisogna pur che qualcuno lo compri: lo vuole lui, ma pure la Mondadori. Ci vorrebbe qualcosa di più forte. 
“E se paragonassi i miei processi alla Shoah e i miei figli agli ebrei nei forni crematori?”. “Ecco, così va meglio, però sa, presidente, non vorrei che i suoi figli se ne avessero a male”. “Ma figurati, Bruno, sono vent’anni che giuro sulle loro teste certe cazzate da fargli venire la dissenteria cronica. Tranquillo, se dicono qualcosa li diseredo. Allora siamo d’accordo: i giudici come Hitler, il Pd come i nazisti, Marina e Piersilvio come gli ebrei nei lager. Mettila giù bene. Così giornali e tv abboccano, e magari pure qualche lettore. Naturalmente i miei diranno che ho ragione io, che il paragone regge, anzi sono stato troppo buono. E, se qualcuno si dovesse offendere (ma non credo: gli ebrei li hanno gasati tutti, no? ahah), faccio la solita smentita e dico che mi hanno frainteso, così se ne parla due volte e le vendite schizzano”. Cos’è il genio? Appunto.  


La scena ne ricorda un’altra, subito dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, mentre l’Occidente preparava l’attacco all’Afghanistan. Per rassicurare gli arabi che non ce l’aveva con l’Islam, ma solo con al Qaeda, Bush abbracciava due o tre imam al giorno e visitava a tappeto tutte le moschee d’America. Poi intervenne il nostro. Il 26 settembre, in visita a Berlino, sparò davanti alle telecamere di tutto il mondo: “Noi dobbiamo essere consapevoli della superiorità della nostra civiltà, che ha dato luogo al benessere e al rispetto dei diritti umani, religiosi e politici. Un rispetto che certamente non esiste nei paesi dell’Islam. Dobbiamo evitare di mettere le due civiltà, quella islamica e quella nostra, sullo stesso piano. La libertà non è patrimonio della civiltà islamica... La nostra civiltà deve estendere a chi è fermo ad almeno 1400 anni fa i benefìci e le conquiste che l’Occidente conosce... L’Occidente è destinato a occidentalizzare e a conquistare i popoli. L’ha fatto con il mondo comunista e l’ha fatto con una parte del mondo islamico”. Nel giro di cinque minuti presero le distanze tutti i Paesi occidentali, la Lega Araba e tutti i governi islamici dell’orbe terracqueo chiesero le scuse dell’Italia. Fu allora che Stefano Disegni, in una vignetta memorabile, ritrasse la fine del mondo con un paesaggio di rovine fumanti e due soli sopravvissuti: un mostriciattolo verde con due trombe al posto del naso, e il figlio. “Papà, ma come finì il pianeta Terra?”. “Niente, Bin Laden stava trattando, poi Berlusconi per sdrammatizzare raccontò quella dell’araba pompinara...”. 

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