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Amo riflettere e ragionare su quanto vedo e sento.

Benvenuto nel mio blog

Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
Consiglio, pertanto, di stare alla larga a quanti hanno la testa imbottita di frasi fatte e di pensieri preconfezionati; costoro cerchino altri lidi, altre fonti cui abbeverarsi.

Se vuoi scrivermi, usa il seguente indirizzo: mieidee@gmail.com

30 settembre 2010

Una fiducia numerica, più simile a una debacle

L'uomo del fare, quello del ghe pensi mi, il grande riformatore che da 16 anni ci racconta di voler rivoltare l'Italia come un calzino, che ha ottenuto, solo due anni e mezzo fa, la più ampia maggioranza mai avuta da un governo della Repubblica per governare un Paese dissestato anche grazie ai suoi precedenti governi, a metà legislatura si ritrova in una morsa stringente, in una tenaglia soffocante fra i diktat di una Lega padrona, quella, per capirci, dei porci romani e della scuola di Adro addobbata con i suoi simboli e una nuova forza, quella di FL che nasce dalle stesse viscere del PDL in seguito alla cacciata dal partito proprietario della parte di AN che il signore di Arcore non è riuscito a piegare totalmente ai suoi voleri. L'uomo che ieri ha raccontato in aula di avere un'indole aperta al confronto non è riuscito a confrontarsi e trattare con una parte dei suoi e ha mirato all'autosufficienza pensando di eliminare, così, ogni dissidenza interna. Adesso si ritrova con una maggioranza numerica superiore a quella di inizio legislatura ma con le mani legate dalla necessità di concordare con tre forze non allineate e contrastanti della stessa maggioranza la realizzazione del fantomatico programma.
E questo non per colpa di un destino cinico e baro ma solo per la presunzione di poter tutto ottenere e comprare come al mercato mediatico in cui è padrone assoluto e indiscusso.

In questo video, mentre ascoltiamo Di Pietro che col suo tono tribunizio e col linguaggio di sempre  inchioda Berlusconi alle sue responsabilità, si presenta chiarissima la scena della disfatta. Il Presidente del Consiglio, fra la costernazione dei suoi ministri, è costretto a rivolgersi al Presidente della Camera, al "nemico giurato" del quale chiede la testa e contro il quale scatena da mesi i suoi giornali e TV come bocche da fuoco, responsabile di aver tradito la sua fiducia perchè ha osato esprimere giudizi critici alla sua gestione del partito e del governo.
Questo è l'uomo del fare, dall'indole aperta al confronto a cui gli Italiani hanno, ancora una volta, affidato il governo del Paese. 
Questo è il quadro, incredibile ma vero, della debacle!

29 settembre 2010

Quando la ritualità della politica cozza con l'ordinaria problematica quotidianità

Oggi Berlusconi, con i banchi del Governo al completo, si appresta a fare in Parlamento l'elogio del lavoro fin qui compiuto, fornirà forse il suo punto di vista sulle difficoltà incontrate e proporrà con tante belle parole le linee programmatiche su quanto il governo del fare si appresta a portare a termine negli anni che rimangono della legislatura. Otterrà, come previsto, il voto favorevole del suo PDL, della Lega di Bossi e dell'ala finiana costiuitasi nel gruppo di FL. Otterrà anche il sostegno dei transfughi dall'UDC e dall'API di Rutelli e, paradossalmente, raccoglierà più adesioni di quelle che aveva la sua maggioranza prima della crisi. Ma il percorso del suo Governo da qui in avanti sarà più accidentato che mai. Perchè con i finiani non si sarà realizzato un vero chiarimento e perchè l'attività del Governo non potrà che ripartire dai temi della giustizia, intesa come salvacondotto per il premier rispetto ai delicati processi che lo vedono imputato, attualmente sospesi in forza del legittimo impedimento su cui dovrà deliberare la Consulta il 14 dicembre prossimo.
Mentre la politica celebra, dunque, i suoi riti con un Berlusconi formalmente rispettoso delle prerogative del Parlamento, al cui voto affida la possibilità di proseguire nel suo mandato, c'è un Paese allo  stremo che vive sulla propria pelle un conflitto istituzionale irrisolto  che condizionerà, fino alla prossima consultazione elettorale, un Governo che rinasce forte nei numeri sulla fiducia ma debolissimo nella sua concreta operatività. Questo perchè lo scontro all'interno della maggioranza sembra difficilmente sanabile. Assisteremo, pertanto, ad un esecutivo che tirerà a campare nell'intento di assicurare al premier lo scudo giudiziario di cui ha bisogno. Mentre i problemi del Paese (lavoro, occupazione, politica industriale, scuola, servizi, sanità, competitività, giustizia, lotta alla corruzione) rimarranno sul tappeto aggravandone la situazione complessiva rispetto ai partner europei e agli altri Paesi industrializzati che si avviano ad uscire positivamente dalla crisi avendo attivato  tempestivamente strumenti concreti di sostegno all'economia e allo sviluppo.

28 settembre 2010

DUE VIDEO ILLUMINANTI SULLA MACCHINA DEL FANGO IN AZIONE

Dedicati a quanti non hanno ancora visto all'opera la mostruosa invenzione o ne hanno sottovalutato la tecnologia innovativa e l'efficacia.
 
Struttura, sistema operativo, tecnologia, operatività, funzionalità, efficacia, regia  della MACCHINA DEL FANGO attraverso una bella e interessante video-intervista esplicativa di Massimo Giannini con Roberto Saviano e il solito, documentatissimo Passaparola di Marco Travaglio.



BUONA VISIONE






COME FAREMO A TOGLIERE TANTA SPAZZATURA DALLA CIRCOLAZIONE?
COME EVITEREMO LA FOGNA A CIELO APERTO CHE AMMORBA L'ARIA E TOGLIE IL RESPIRO?
QUANTO TEMPO ANCORA ATTENDEREMO PER REAGIRE?

27 settembre 2010

CAMBIARE CONDIZIONI DI VITA GRAZIE AL GIOCO? UNA CHIMERA SE NON UNA SVENTURA.

La scommessa con la fortuna, per tentare di cambiare le nostre condizioni di vita, è un potente input  che agisce in molti di  noi, specialmente in una fase come quella in cui viviamo, di grave crisi economica, di insufficienza delle entrate necessarie in tante famiglie italiane. Il miraggio di una forte vincita al totocalcio o al superenalotto spinge tanti di noi ad aumentare la posta da giocare da una settimana all'altra, nella speranza che possa capitare la volta buona anche a noi. Il montepremi raggiunto, per esempio, dal superenalotto che ha superato l'incredibile somma di 150.000.000 di euro,  record assoluto nei giochi gestiti dalla SISAL e dal Tesoro, spinge tanti ad aumentare la posta da una settimana all'altra incrementando notevolmente le entrate dello Stato e lasciando sperare a troppi di poter diventare i destinatari di quella somma strepitosa. 
Le slot machines, poi, con la speranza di realizzare immediatamente la vincita, creano in soggetti deboli quella dipendenza compulsiva a ritentare che mette in grave crisi  famiglie e giocatori.
La mia idea è che in questi giochi a vincere con certezza, senza alcun rischio, è il gestore, cioè il Tesoro dello Stato che da tutte le somme giocate preleva già in parteza oltre il 50 %. A costituire il montepremi è poco più del 30 % delle somme giocate  Poi, tra i milioni di giocatori che settimanalmente o quotidianamente si presentano alla ricevitoria, ce n'è qualcuno che  (baciato dalla fortuna?) potrà vincere una somma che andrà oltre le proprie capacità gestionali, determinandone spesso la rovina, come tante volte è successo nella storia delle vincite da gioco.
A mio modo di vedere c'è un modo per tutti di vincere con certezza e di poter godere di un gruzzoletto inatteso, non decurtato da imposte e tasse; è  quello che ciascuno di noi può realizzare mettendo da parte per un anno o più tutte le piccole somme che portiamo al botteghino e lì depositiamo a fondo perduto, in cambio soltanto di una speranza. Forse dovremmo provare a mettere in atto questa forma di risparmio forzoso, per liberarci dalla fatua speranza di sbancare il superenalotto. Alla fine di un anno avremo realizzato una somma notevole da usare per realizzare un sogno o un capriccio e, cosa importante, ci saremo liberati dalla necessità di gestire con le nostre deboli forze una ipotetica grossa vincita. 

NON TUTTI, PER FORTUNA, POSSIAMO ESSERE BERLUSCONI! NON VI PARE?

26 settembre 2010

La vicenda tragicomica della casa a Montecarlo in 3 video e una patacca

Non so perchè questa storia mi fa pensare ai calzini celesti del giudice Misiano, alle scarpe Prada di D'Alema, al caso Boffo e simili. Per la verità, mi fa pensare anche a "Uno, nessuno, centomila" di Pirandello.
C'è una cosa vera che ieri l'attuale premier ha detto in mezzo a tante falsità: "In questi giorni l'immagine che dà di sè la politica è davvero disastrosa , è molto peggio del teatrino di sempre. Fuori da questo teatrino il nostro governo del fare ha continuato a lavorare in silenzio, su cose concrete, nell'interesse di tutti gli Italiani". Ha dimenticato di dirci, però, chi è il grande regista del disastro che denuncia; per quanto riguarda il governo del fare nell'interesse di tutti gli Italiani c'è qualcuno di voi che se n'è accorto? Neanche la Marcegaglia, per la verità, ha notato questo grande impegno, anzi ...! (Leggere in proposito la dichiarazione - pure di ieri - della presidente di Confindustria.
 

Ma torniamo alla casetta in Montecarlo. In seguito alla campagna forsennata del Giornale e di Libero sulla proprietà di quell'appartamento, e annessi, nel tentativo dichiarato di inchiodare Fini a quell'affare, spunta la lettera, e successivamente il video, dell'omologo del nostro Alfano nello statarello caraibico di S. Lucia che sostiene, senza alcun riscontro, che quella casa appartiene a Giancarlo Tulliani, fratello della compagna di Fini. A distanza di 24 ore, l'avvocato Ellero, ex senatore della Lega con studio a Vicenza, in un video successivo attribuisce quella proprietà ad un suo facoltoso cliente  residente all'estero, che non avrebbe gradito la dichiarazione del ministro di S. Lucia. In serata arriva il tanto atteso video di Gianfranco Fini che avrebbe dovuto finalmente chiarire tutta la vicenda ma non chiarisce un granchè. Tra tante considerazioni di buon senso che accompagnano la sua autodifesa, afferma di non sapere chi sia l'effettivo proprietario di quella casa, venduta  a suo tempo da AN. Aggiunge, però, che nel caso si scoprisse che il proprietario è Giancarlo Tulliani, lascerebbe la presidenza della Camera.
Ciò che mi sembra certo, comunque siano andate le cose e a prescindere dagli ulteriori sviluppi:  
  • questa telenovela non sembra destinata a chiudersi presto; 
  • l'affaire Montecarlo è stato e viene ancora strumentalizzato, come in altre occasioni, dai giornali del P.d.C. e dai suoi apparati per far fuori un socio politico che sembra diventare un temibile rivale;
  • la politica, nell'era Berlusconi al tramonto, è diventata una guerra per bande;
  • il Paese non potrà reggere a lungo a tanto disastro.
Si creino, dunque, le condizioni perchè gli Italiani, attraverso una legge elettorale degna di un paese civile, votata a maggioranza da tutti coloro che dicono di volerlo fare, possano esprimere un voto libero e chiaro e si vada presto alle elezioni. Non c'è tempo da perdere!

25 settembre 2010

La dignità, caro Cavaliere, è una cosa seria!

Commentando l'apposizione del crisma dell'autenticità da parte dell'estensore, sulla lettera riservata finita sui giornali, il Cavaliere usa il termine dignità. "Se avesse dignità - a suo dire - Fini dovrebbe dimettersi" facendo eco al titolo sparato oggi dal suo giornale "Ed ora vattene".
Io non so cosa debba fare Fini che, però, ha tutto il diritto e, forse, anche il dovere, di difendersi e di denunciare tutte le manovre messe in atto contro di lui.
Per quanto riguarda il Cavaliere, come misuratore della dignità altrui mi fa davvero senso. Se ne conoscesse il senso e ne possedesse un briciolo, di dignità:
  • non sarebbe entrato in politica nelle sue condizioni;
  • non avrebbe condizionato il corso della magistratura sui sui processi con leggi e decreti ad hoc;
  • avrebbe da tempo preso atto dei risultati fallimentari della sua politica che ha ingessato il Paese collocandolo tra gli ultimi della CE;
  • riconoscerebbe la grave responsabilità politica di aver mandato allo sfascio la più solida maggioranza di cui un governo abbia mai goduto e si guarderebbe bene dal raccogliere la spazzatura rimasta disponibile in parlamento;
  • si guarderebbe allo specchio e si troverebbe brutto fuori e inguardabile dentro.
La dignità, caro Cavaliere, è una cosa seria, da evocare con tanta cautela!

24 settembre 2010

IN UN PAESE NORMALE ...

In un Paese normale il Presidente del Consiglio che perde la sua maggioranza in Parlamento non raccoglierebbe tutta la spazzatura disponibile per tirare a campare ma si presenterebbe alle camere, porrebbe la fiducia sul suo programma e, se sfiduciato, correrebbe dal Capo dello Stato a presentare le dimissioni sgomberando il campo da ogni possibile inciucio.
Ma il nostro non è un paese normale e perciò le testate giornalistiche che fanno capo al Presidente del Consiglio continuano a buttare fango sul Presidente della Camera, colpevole di avere posto alla maggioranza il tema della legalità.
In un Paese normale, in una fase critica come quella che stiamo vivendo, l'opposizione farebbe quadrato intorno ad un programma serio e alternativo, raccoglierebbe le istanze irrinunciabili provenienti dalla società civile e si appresterebbe a portare il Paese fuori dal pantano.
Ma il nostro non è un paese normale,  perciò assistiamo ai contrasti incredibili dentro lo stesso partito che dovrebbe per la forza dei numeri guidare il progetto alternativo.
In un Paese normale non potrebbe succedere che un comico diventi capopopolo e che veda crescere i consensi intorno alla sua denuncia, spesso qualunquista, della politica e dei partiti.
Ma il nostro non è un paese normale se la gente si lascia sedurre, non senza ragione, da chi accusa a destra e a manca non distinguendo più tra destra e sinistra ma tra ladri e galantuomini.
In un Paese normale non dovrebbe succedere che un manager, anche se competente, prenda di liquidazione quanto riuscirebbe a guadagnare un normale professionista in duemila anni di servizio.
Ma il nostro non è un paese normale e può accadere che quella liquidazione corrisponda alla normale buonuscita di un normale professionista moltiplicata per  seicentosessantasei e che quel manager possa consentirsi di darne il 5% in beneficenza.
In un Paese normale non potrebbe succedere che un uomo come Berlusconi, concessionario di tre canali televisivi, proprietario di giornali, case editrici, case di produzione e distribuzione cinematografica ecc., diventasse capo di partito, deputato e capo del governo.
Ma il nostro non è un paese normale e assistiamo alla sceneggiata che ogni giorno TV e giornali ci imbandiscono mentre andiamo sempre più giù senza aver toccato ancora il fondo.





Poi quelli che ci stanno portando alla bancarotta, ci ricordano che non dobbiamo alzare troppo la voce perchè la situazione è grave e la crisi non è ancora alle nostre spalle.

Chi, quando e come permetterà a questo Paese di risalire la china?

22 settembre 2010

ALESSANDRO PROFUMO, da A.D. UNICREDIT a leader PD?

Alessandro Profumo, ottimo manager e banchiere, costretto alle dimissioni da a.d. di Unicredit, riceve una liquidazione di 40 milioni di euro. 

Un insegnante per guadagnare tanto dovrebbe lavorare 2000 anni; per avere una buonuscita simile, dovrebbe mettere insieme 24000 anni di servizio! 


Adesso qualcuno lo propone come leader del PD. Tu che ne pensi?

18 settembre 2010

POVERA ITALIA - W L'ITALIA!

Li immagino i nostri militari della Finanza, osservatori sulla motovedetta italiana battente bandiera libica, costretti a scendere sottocoperta mentre i colleghi libici mitragliavano e inseguivano per ore un peschereccio italiano, colpevole di navigare nel Canal di Sicilia, in acque internazionali! Immagino quali potessero essere i loro pensieri e stati d'animo in quei frangenti come rappresentanti di un'Italia china e genuflessa davanti alle ricorrenti bizze del raìs d'oltremare.
Così come immagino con quale animo i nostri poliziotti, dipendenti del potente ministro verde degli Interni, hanno fermato e identificato come provocatori i giovani che a Venezia hanno disturbato il rito leghista avvicinandosi al corteo guidato dal sacerdote padano con il tricolore in mano.
Tutto questo mentre Adro inaugura una scuola verde, carica di simboli del carroccio (mi chiedo se hanno pensato di acquisire una foto del Presidente della Repubblica da collocare negli uffici del preside e se si sono dotati di una bandiera tricolore da esporre almeno nei giorni di festa nazionale) e il raìs nostrano va a dare manforte a Sarkò contro i Rom in quel di Bruxelles
Mentre la Gelmini minimizza sui fatti di Adro definendoli folklore e i ministri tutti si avvicendano a definire incidente l'attacco libico al peschereccio italiano nel Canale di Sicilia (lo avevano scambiato per una carretta carica di clandestini). 
Intanto Il Giornale e Libero, non avendo di meglio da fare, cercano ancora le colpe di Fini per la casa in affitto del fratello della compagna a Montecarlo.





POVERA ITALIA - W L'ITALIA! 

16 settembre 2010

COSA CI POSSIAMO ASPETTARE DA QUELLI DI LIBERO E DEL GIORNALE?

Cari giornalisti di quotidiani che di fogli di informazione hanno solo la carta e i finanziamenti che ricevono dallo Stato (mi sono vergognato di vedere le vostre copie - solo le vostre - distribuite gratuitamente su un volo internazionale dell'Alitalia ma ho gioito di gusto nel vedere che venivano regolarmente rifiutate dai passeggeri che chiedevano inutilmente qualcos'altro) non vi rendete conto che avete attaccato per mesi in prima pagina l'on. Fini perchè ha un cognato che possiede in affitto a Montecarlo una casa che è stata regolarmente venduta dall'ex AN ad una società? Ciò facendo, continuate a farci apparire in una luce positiva il presidente della Camera, massacrato dai giornali del padrone per la sola ragione di aver espresso con coraggio, in diverse occasioni, una posizione critica rispetto alle scelte aziendali di un governo non della Nazione ma del padrone di Mediaset &  C. 
Non che Fini non abbia le sue colpe tutte politiche, di avere, per esempio, per 15 anni sostenuto e votato le vergognose leggi ad personam e ad aziendam, e poi di avere svenduto il suo partito al caimano dopo la sortita dal predellino.
A parte questi errori e debolezze, la sua linea coerente orientata alla costruzione di una destra europea, moderata e rispettosa delle istituzioni, della legalità e degli organi di controllo e garanzia, emancipata dalla sudditanza al peggiore eversore che il Paese abbia conosciuto nell'età repubblicana, ne fanno un gigante politico rispetto al venditore di sogni e di fumo, amico di Putin e di Gheddafi.
Non vi rendete conto che agli occhi degli Italiani - che hanno ancora un cervello per pensare e occhi per vedere - gli costruite un'aureola di vittima credibile col gioco al massacro in cui siete maestri?

Quando leggeremo sui vostri fogli apertamente servili qualche nota decente sulle uscite volgari di uno Stracquadaino di turno? Quando un servizio sui loschi affari di Verdini & C.? Quando un titolo serio sul peschereccio mitragliato nel Canale di Sicilia da parte delle motovedette italiane fornite all'amico Gheddafi? Quando una riflessione critica sulle anomalie prodotte dall'attuale legge elettorale? Quando un servizio sulle ripetute indecenze di Bossi e affini? Quando un'inchiesta sull'enclave leghista di Adro e della sua scuola verde? Quando un bel dossier sugli affari sporchi di Berlusconi, pendenti nelle varie procure italiane?  
Pensate che si chieda troppo alla vostra idea di giornalismo militante?





Quando imparerete a fare dell'informazione il vostro mestiere?

13 settembre 2010

IL MAROCCO VISTO CON GLI OCCHI DI UN ITALIANO

A Casablanca, in cima alla moschea che può contenere 80.000 fedeli un raggio laser dall'alto del minareto indica la direzione della Mecca e fa da faro per le navi in transito. L'opera monumentale, voluta da Hassan II, noi l'abbiamo visitata pochi giorni fa al termine del ramadan e abbiamo assistito all'uscita di decine di migliaia di fedeli che si riversavano per le strade della città, a piedi, con scooter, macchine, taxi e pullman. Una marea umana intasava tutte le strade adiacenti mentre i bar e i locali pubblici riaprivano dopo la giornata di completo digiuno e astinenza.  

Il Marocco è un Paese di grandi contrasti che sorprende il visitatore occidentale: accanto ai suk all'interno delle medine dove colori e odori si mescolano in combinazioni impensabili sorgono grandi alberghi, aree residenziali, negozi europei che espongono le griffe più famose; sull'Atlante e alle sue pendici, accanto a poveri villaggi rurali con casupole costruite di terra e fango impastati con fogliame e calce, dove si vive in modo tradizionale e secondo ritmi naturali, sorge un campus universitario all' americana che accoglie i figli della buona borghesia marocchina in ambienti eleganti, accoglienti, circondati di parchi e giardini avveniristici; zone aride e semidesertiche si avvicendano ad aree verdi, fiorite e curate in un alternarsi di luci e di colori abbaglianti. 

Il Paese sta vivendo una fase di grande sviluppo con cantieri aperti e grandi opere avviate un po' ovunque: mentre il governo tende a far rientrare parte della popolazione (2/3 della quale vive nelle grandi città) nelle zone interne meno abitate, le periferie delle metropoli pullulano di grandi opere di urbanizzazione per accogliere servizi e nuove abitazioni. Tutto si svolge sotto la saggia guida di un sovrano illuminato, Mohammed VI, che cerca di conciliare al meglio la tradizione islamica moderata con un autentico desiderio di modernità che i Marocchini mostrano di apprezzare.
Ringrazio Mohammed, la guida marocchina originaria di Tangeri, che ci ha mostrato anche gli aspetti meno accessibili del paese, che ci ha introdotto con competenza alla conoscenza di un mondo tanto lontano e insieme così vicino al nostro.

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