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20 febbraio 2011

Vince al festival Roberto Vecchioni, celebreremo il 150° dell'Unità, ma questa rimane ancora un'Italia di m....

Non sono mai stato un nazionalista patriottardo, non ho mai avuto la pretesa di essere nato nel Paese più bello del mondo
Pur essendo consapevole della grandezza del nostro patrimonio culturale (artistico e scientifico, meno della nostra complessiva vicenda storica), della bellezza del nostro paesaggio, degli esempi dei grandi che, fulgidi, costellano il nostro passato, ho sempre pensato che da ogni cultura ci fosse sempre qualcosa da imparare. E mi sono, perciò, considerato cittadino del mondo, aperto e disponibile verso quanto di buono veniva da fuori. E più volte nella mia vita ho criticato l'italietta in cui vivevo, sbiadita immagine di un passato glorioso.

Ma di fronte al presente di un'Italia infognata negli scandali di chi la governa; di un presidente del consiglio che, pur di continuare a fuggire dai giudici, si dice deciso a riformare la Consulta e il Csm, che dopo aver baciato la mano del dittatore libico, dichiara di non volerlo disturbare nel momento della disgrazia; di un drappello di ministri leghisti che vota contro l'istituzione della giornata celebrativa del 150° dell'Unità mentre uno di loro vorrebbe anche abolire il 1° Maggio - Festa del Lavoro; di un ministro del partito di maggioranza che, insofferente alle domande di un giornalista, comincia a scalciarlo e poi  accusa quello di dargli calci e lo fa allontanare dalla sala; di un parlamento costituito da troppi indegni figuri, ondivaghi, che cercano di posizionarsi nel modo migliore, mossi soltanto dal proprio personale tornaconto; di giornali e TV diventati strumenti di disinformazione, calunnia e diffamazione (e mi fermo qua per poter tirare il fiato e consentire di farlo anche a chi mi legge); di fronte a tanta sconcia indecenza, dicevo, ci sarebbe da disperare se non vedessimo nelle piazze sollevarsi un'onda di sdegno; se non ascoltassimo con felice commozione la performance di Roberto Benigni a Sanremo; se non scoprissimo che la poesia di Vecchioni ha toccato il cuore degli Italiani.

Tutto questo é accaduto e accadrà ancora. E vedremo ancora, insieme alle donne, tanti uomini in piazza; ascolteremo l'incitamento, talvolta confuso ma appassionato nella sua leggerezza, di Benigni; sentiremo cantare dai ragazzi e dalle mamme ai loro piccoli chiamami ancora amore finché questo Paese, che ha ormai toccato il fondo, non avrà risalito la china per poter gridare, gridare un FINALMENTE !!! lungo e forte come un boato. 


Perché, tutto sommato, quest'Italia in cui siamo nati, noi l'amiamo! A dispetto e vergogna di quanti la infangano, anche dall'alto dei loro scranni.


Leggi anche Don giovanni all'inferno e Benigni in paradiso, di Eugenio Scalfari


Roberto Vecchioni vince il festival di Sanremo


Se non ora quando? Adesso!

1 commento:

  1. Anonimo20.2.11

    Il pensiero di Gramsci recitato da Luca e Paolo è un'altro momento forte di questo Sanremo.
    Leggo e rileggo ancora:
    L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.
    L’indifferenza è il peso morto della storia.
    È la materia bruta che strozza l’intelligenza...
    Di fronte a quest'Italia così mal messa, penso come è grande l'indifferenza di chi governa e di chi è governato e di chi accetta ancora il carroccio.
    Anch'io vorrei poter dire che ogni cosa non è dovuta al caso, ma è intelligente opera dei cittadini.

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