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02 febbraio 2011

Il Cav. dimezzato che dovrebbe comandare dopo essersi fatto fottere

Sul Foglio di ieri si può rintracciare questa lettera al Cav. che in gran parte delle argomentazioni appare condivisibile, a parte quel comandare che non ci piace in sè e non ci sembra ormai nelle possibilità e capacità del Cav.
Da leggere anche La trappola - Aiutare i nemici a indebolire un premier: contributi dallo staff - Un comunicato politicamente criminale, seguito al vertice riunitosi intorno al presidente del Consiglio, ha rischiato di dirottare nel grottesco la sua iniziativa politica di un piano nazionale per la crescita, che una successiva dichiarazione ufficiale di mano del premier ha rimesso all’onore del mondo. F.to l'Elefantino

Ma è proprio questa iniziativa politica di un piano nazionale per la crescita, caro Ferrara, che non ci sembra più interpretabile, a quasi 3 anni dall'inizio della legislatura, da un Cav. dimezzato, ridotto nelle condizioni qui sotto descritte da Stefano Di Michele. Qualunque persona con un minimo di capacità razionali e un briciolo di acume politico si rende conto che il vs Cav. farebbe bene a passare la mano nel tentativo di salvare il salvabile di questa legislatura. Solo così potrebbe meglio curare i suoi affari sia personalmente che per interposta persona, considerato anche lo stato in cui si trova questa opposizione del Caz.

Ill.mo Presidente, fottere ha fottuto abbastanza. Ora provi a comandare, di Stefano Di Michele su Il Foglio

Ill.mo Sig. On. Pres. e Cav., vengo con questa mia sull’annosa questione del gran tramestìo notturno nell’avita Sua magione. Cribbio, un altro: e che scassamento di balle!, Lei potrebbe ben dire – ormai c’è più gente che vuole intrufolarsi nella Sua camera da letto di quella sulla metro nell’ora di punta. Però deve capire: non è che la sacralità del Suo giaciglio – agli atti e in bobina – risulti proprio la più saggiamente preservata. E tenga soprattutto conto che, a causa Sua, e proprio nei giorni freddi della merla, l’Ill.mo Sig. Dir. Ns. se ne sta, smanioso di far risalire le braghe, in mutandine di chiffon: condizione né climaticamente adeguata né esteticamente consigliata. Proviamo a mettere da parte, per un momento, le fameliche armate di chiappe solide e di tette all’erta che Le hanno invaso – debitamente invitate, s’intende, debitamente accolte e debitamente satollate – il villone: il sultanato trasferito in Brianza fa un po’ ridere, ma pazienza.

Il problema più urgente, al momento, sembra quello della Sua capacità di reazione. Chiaro che Lei è un uomo profondamente tormentato dal dubbio se comandare sia meglio che fottere, o fottere non sia meglio che stare al Consiglio dei ministri – e non dia retta ai più pensosi tra i suoi succedanei che Le mettono in testa di essere come JFK per ritrovarsi, alla fine, sempre e soltanto, come un Tino Scotti allupato. Perciò ascolti, Ill.mo Cav.: per fottere ha oggettivamente fottuto abbastanza, adesso provi, se Le riesce, a comandare. Cioé: decidere, battere i piedi, mollare qualche calcio, prendere la ramazza in mano, riporre i sanbitter in frigo, afferrare pubblicamente diverse orecchie, pulire la stalla, cacciare via, più ceffoni e meno pacche sulle spalle (e ovviamente, se ci vuole almeno provare, meno pacche pure altrove). Stia attento, Ill.mo Pres.: dal fottere è ora di passare al comandare, nient’altro. Resista alla tentazione di saltare il fosso per ritrovarsi nella comoda (e inconcludente) posizione del “chiagnere” e del continuare a fottere: lasci i giudici a fare il loro lavoro (casomai vada a dare una mano, se può, per aiutarli a sbrogliare la faccenda), non stia a dannarsi con i “comunisti” che hanno troppo da fare a massacrarsi tra di loro per occuparsi di Lei, si metta l’anima in pace con giornali e giornalisti – trovi consolazione in Signorini, Minzolini e Sallusti, e non stia ad intasare le linee telefoniche di tutti i programmi come una casalinga per i fagioli della Carrà.

Mandi Ghedini, mandi Lupi, mandi Quagliariello: poi spenga lo schermo e si affidi alla Provvidenza. Tutt’altro dovrebbe fare, Ill.mo Cav.: provare a tirare fuori dal male di questa storiaccia – di cui porta la croce, ma anche parecchio demerito – il bene di un Capo che rinasce. Intanto piantarla con quei cupi messaggi registrati da Bin Laden dell’Olgettina: casomai vada direttamente in televisione, da Santoro e da Lerner, faccia muso a muso con D’Avanzo e Aspesi, si conceda “Ballarò” e pure Vespa (capace che Le fa trovare il plastico di Arcore). Prenda il telefono per chiamare certi direttori dei suoi tg quando sono in onda e sfancularli in diretta – cribbio!, via dalle palle! Eviti di chiamare “amici” personaggi che alla tavola di uno statista non dovrebbero avvicinarsi neanche per apparecchiare.

Faccia pure scendere dagli sci qualche ministro: avendo avuto tanta attenzione per la “nipote”, non sarebbe male (causa interesse nazionale) tenere d’occhio cosa succede allo zio. E poi, ha visto la folla di disutili che così spesso La circonda e La blandisce? Certi basta sentirli urlare per avvertire una sensazione di sprofondamento. A Lei piace non poco essere paragonato al Re Sole: quello aveva le amanti, ma la corte ballava la sua musica. Invece qui c’è la sensazione che, per disordine e per ingordigia, la corte abbia preso in ostaggio il sovrano. Non si spaventi: un vecchio capo comunista che dirigeva l’Unità, per esortare i cronisti all’attacco, esordiva così: “Qui, compagni, ci vuole una risposta a cazzo sfoderato”. Ecco, avendo ben presenti le condizioni, Lei è certo in grado di porsi immediatamente all’opera – poi si ricomponga. Stavolta solo il Cav. può salvare Berlusconi. 

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