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20 febbraio 2011

Ricordo quando a scuola ci facevano cantare l’Inno di Mameli

Sulle ali della memoria con questa rievocazione personale di Paola Mauri     
Essere Italiani, oggi, è una missione quasi impossibile, di Paola Mauri  
Da un po’ di tempo, ti svegli la mattina e riattacca il ronzio che tutt’intorno avvolge la Penisola. Ricordo quando a scuola ci facevano cantare l’Inno di Mameli. Aleggiava il rispetto e la gioia di cantarlo. Ho uno strano flashback pure de “La spigolatrice di Sapri” autore Mercantini “… eran trecento, eran giovani e forti e sono morti…”. Quanto era bella questa poesia, …venivano i brividi.
Bambini eravamo, ma non so come dire, le cose erano diverse. Quando si vedeva la bandiera si era felici, significava festa. Sono contenta e grata di portare ancora questo sentimento dentro di me.
Ricordo pure delle bombe in Tirolo, ma vagamente. Sapevo ma ancora non comprendevo bene. Poi con il tempo il racconto di questa nostra storia gloriosa e bellissima si è riempito di tanti altri racconti, più o meno belli, più o meno brutti: l’ultimo questore di Fiume Giovanni Palatucci, le Foibe, e quanto ci appartiene, o appartiene a questo nostro meraviglioso Paese… 
Sentire “Le ragazze di Trieste” è un sussulto, una gioia. E’ come se i sentimenti, allora, avessero un’altra valenza, un altro peso: “…oh Italia, oh Italia del mio cuore…”.
Tutto o quasi è stato cancellato da un benessere fasullo e da chissà cosa d’altro. Per cui Benigni ha ritenuto di dover spiegare, su un palco nazional popolare, l’inno di Mameli.
Televisione, reality, pupe e secchioni, isole dei famosi…
La festa per l’Unità d’Italia si farà … ma sarà vera festa?
Il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca…
Ma per me Viva l’Italia, sempre! 
La Corale Città di Genova canta Fratelli d'Italia


La Campana di San Giusto - Coro alpino "Alte Cime"


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