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07 marzo 2011

L'arte del lecchinaggio a oltranza

Si direbbe che di questi tempi molti parlamentari, (rappresentanti del popolo dovrebbero essere) si distinguano in lecchinaggio viscido e appiccicoso nei confronti del padrone del vapore. 
Hanno bisogno di esserci, di farsi notare per ottenere di essere posti nella lista dei fedelissimi a futura memoria. Sono morti che camminano anche i cosiddetti responsabili che saranno ricordati per avere consentito il perdurare della vergogna con la possibilità della riproposizione vendicativa e relativa approvazione di nuove e turpi indecenze. 
Con il loro sperticato attivismo alcuni di loro riescono ad infastidire perfino gli addetti ai lavori, coloro, cioè, che impegnano la vita e le preziose giornate a costruire scudi al loro signore.
Ci ha provato l'on. Vitali con la prescrizione brevissima e la concessione delle attenuanti generiche per tutti gli ultrasessantacinquenni e per gli incensurati. 
Stracquadaniopensiero
Avrebbe potuto essere più chiaro: per tutti gli ultrasettantenni che hanno rivestito o rivestono la carica di presidente del consiglio, che sono nati a Milano e risultano divorziati allo stato civile, l'eventuale processo per ogni grado di giudizio non potrà prolungarsi oltre i 6 mesi. La norma vale anche per i processi in corso.
A meno che l'emerito rappresentante del popolo non abbia avuto in mente qualche altro caso spinoso e si comprenderebbe perché si sia allargato.

Poi c'è l'indegna proposta del sen. Butti, membro della Commissione di Vigilanza Rai. A suo dire, per evitare il determinarsi di una evidente posizione dominante da parte di alcuni operatori dell'informazione rispetto ad altri, la Rai dovrebbe sperimentare l'apertura di altri spazi informativi affidati ad altri conduttori, da posizionare negli stessi giorni alla stessa ora sulle stesse reti e con le stesse risorse esistenti secondo una equilibrata alternanza settimanale.

Quest'ultima sconcezza non voglio commentarla e riproduco, invece, la nota di Michele Serra da L'Amaca di ieri su Repubblica.
Nell'asfissiante pressing che gli uomini del governo infliggono alla RAI, e alle persone che per la RAI lavorano e alla RAI portano ascolti e quattrini (Gabanelli, Santoro, Floris, Fazio, Dandini e a chi tocca tocca), c'è un aspetto particolarmente grave e particolarmente insopportabile. Nessuno di questi censori, regolamentatori, suggeritori ha ombra di titolo professionale per dare lezioni di televisione a persone che la televisione la fanno - e bene -  da una vita. Non ne sanno niente, e se discettano di un prodotto della cui natura e della cui fattura ignorano tutto, è solo in virtù di un mandato politico. Sono, di fatto, pretoriani di partito che fanno irruzione in una fabbrica pretendendo (come fa l'onorevole Butti con la sua ridicola proposta di "alternanza dei conduttori" di insegnare alle maestranze di quella fabbrica come si lavora. E il colmo è che accusano di "politicizzazione" (proprio loro, che senza un mandato politico in RAI non potrebbero mettere piede nemmeno come figuranti), interi pezzi di palinsesto, guarda caso tra i più premiati dagli ascolti.
La pura verità è che del prodotto non gli importa un fico, e anzi (vedi il caso di "Vieniviaconme") li rattrista un'impennata di ascolti che, fossero davvero interessati dei destini della RAI, dovrebbe farli felici. Al di là del tentativo di controllo politico, quando li senti parlare lasciano l'impressione di mediocri che odiano i meritevoli.

P.S.: quanto sarebbe apprezzabile che tanti rappresentanti del popolo (si fa per dire) sollevassero gli occhi e qualcos'altro dal culo del padrone e guardassero ai reali bisogni dei cittadini a carico dei quali gozzovigliano e intendono continuare a farlo! 
Potrebbero esercitare la loro fantasia in proposte utili al Paese e, morti per morti, lascerebbero un messaggio onorevole. 
Ma quando si nasce servi e leccaculi, purtroppo, ... non si può morire eroi!

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