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26 aprile 2009

Uno, nessuno, centomila ... i travestimenti di Silvio

"Come sopportare in me questo estraneo? Questo estraneo che ero io stesso per me? Come non vederlo? Come non conoscerlo? Come restare per sempre condannato a portarmelo con me, in me, alla vista degli altri e fuori intanto dalla mia?" da Uno, nessuno e centomila, di Luigi Pirandello.
Pirandello riprende in questo romanzo i temi della formazione dell’identità, del conflitto tra essere e apparire, della maschera sociale, della prigione delle convenzioni sociali in cui l’uomo è costretto, con la sua ineguagliata spigliatezza, con lo svago e l’umorismo caratteristici di tutta la sua produzione letteraria alla cui base vi sono una acutezza intellettuale e una minuziosità dell’analisi interiore a dir poco geniali.







I tanti travestimenti di Silvietto nostro, fino all'ultimo in ordine di tempo, quello con il foulard del partigiano, ci forniscono una capacità trasformistica che può andare bene in un attore di teatro ma che è inopportuna e scopertamente opportunistica in un capo di governo "per la contraddizion che nol consente"
"ch'assolver non si può chi non si pente, né pentere e volere insieme puossi"
Dante, Inferno, XXVII, 118-120


L'immagine più verosimile del nostro premier per me rimane quella che ci fornisce Ezio Mauro su La Repubblica, nell'art. del 17 giugno 2008 "Il vero volto del Cavaliere" e quella che appare nell'Unità di oggi "Difetto di serietà" di Concita De Gregorio.

NEL mezzo della luna di miele che la maggioranza degli italiani credeva di vivere con il nuovo governo, la vera natura del berlusconismo emerge prepotente, uguale a se stessa, dominata da uno stato personale di necessità e da un'emergenza privata che spazzano via in un pomeriggio ogni camuffamento istituzionale e ogni travestimento da uomo di Stato del Cavaliere. No. Berlusconi resta Berlusconi, pronto a deformare lo Stato di diritto per salvaguardia personale, a limitare la libertà di stampa per sfuggire alla pubblicazione di dialoghi telefonici imbarazzanti, a colpire il diritto dell'opinione pubblica a essere informata sulle grandi inchieste e sui reati commessi, pur di fermare le indagini della magistratura. (continua)

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