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15 giugno 2011

Dopo lo chock dei referendum

Ripresisi dallo shock dei numeri del referendum, è probabile che abbiano finalmente capito che non c'è tempo da perdere per rimediare ai guasti fin qui prodotti nella gestione della cosa pubblica. Hanno capito che i cittadini vogliono contare nelle decisioni che li riguardano e non sopportano di dover tirare la cinghia per sostenere un apparato costosissimo ancorché improduttivo. 
Occorrerebbe ridurre sensibilmente i costi dell'apparato politico intervenendo su: auto blu, numero dei parlamentari, finanziamento pubblico ai partiti, province ecc. Occorrerebbe mettere in soffitta piani come quello del ponte sullo stretto e destinare i fondi alle infrastrutture minori, necessarie soprattutto nelle regioni del sud. Occorrerebbe una più equa redistribuzione del reddito e una revisione delle aliquote fiscali a vantaggio delle piccole imprese e dei redditi medio-bassi. Occorrerebbe un rilancio delle attività produttive, specie quelle connesse alla ricerca e produzione di energia alternativa. Occorrerebbe creare le condizioni per dare un futuro certo e accettabile  alle nuove generazioni. Occorrerebbe, occorrerebbe, occorrerebbe ....!
Ma un governo che ha avuto e mantiene come primo punto all'O.d.G. il chiodo fisso dell'impunità per il premier e non sembra disposto a modificare la sua compagine, può essere in grado di affrontare le urgenze improcrastinabili per i cittadini e per il Paese? 
Io non ci scommetterei, come tanti dei 27 milioni che si sono accodati ai seggi per dire il loro Sì ai quesiti referendari. Si decidano, almeno, a darci una legge elettorale d e c e n t e e poi si vada al voto al più presto.

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