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08 aprile 2011

E le chiamano misure per la tutela del cittadino contro la durata dei processi ...

Ieri ho seguito gli interventi sulla prescrizione breve alla Camera dei deputati, dove l'opposizione sta praticando l'ostruzionismo per ritardarne il più possibile l'approvazione. 
La legge, così come congegnata, non solo non renderà più celeri i processi ma, addirittura, ne manderà al macero una grande quantità lasciando impuniti tanti colpevoli e private di giustizia tante vittime di reati. 
L'unico scopo tenacemente perseguito appare quello di mandare in prescrizione i processi pendenti del premier prima che arrivino alla conclusione del 1° grado di giudizio.

Per la prima volta, a differenza di tanti altri episodi di ostruzionismo in cui si parlava degli argomenti più disparati, leggendo anche pagine di giornali solo con lo scopo di utilizzare tutto il tempo disponibile, ho assistito ad interventi seri da parte di tutti i membri dell'opposizione che sono entrati nel merito della proposta di legge cogliendone le contraddizioni profonde e il reale e neanche nascosto obiettivo.
In molti hanno chiamato in causa il ministro della Giustizia che sedeva imperturbabile ai banchi del governo, lo stesso che qualche settimana addietro aveva lanciato la proposta di una riforma costituzionale epocale della giustizia, dicendosi disposto a sgomberare il campo dalle solite leggi ad personam.
Gli interventi erano tutti mirati, ficcanti e capaci di fare arrossire di vergogna qualunque spettatore di buon senso, anche quelli schierati dalla parte di questa maggioranza. Ma i membri del governo e della stessa maggioranza sono rimasti muti, insensibili e indisponibili, in altre faccende affaccendati, in attesa che si concludesse il rito previsto dal regolamento per potere, finalmente, premere il bottone e votare secondo l'ordine di scuderia.
Una condizione indegna e vergognosa quella in cui è ridotto, ormai da troppo tempo, il parlamento della Repubblica, con una maggioranza dimentica dei problemi reali dei cittadini e del ruolo dell'Italia nella grave situazione internazionale; completamente prona ai voleri e alle urgenze giudiziarie del raìs nostrano.

Le chiamano misure per la tutela del cittadino contro la durata dei processi.  Di fatto sono norme ritagliate sulle pendenze legali del presidente del Consiglio, considerato che si applicano anche ai processi in corso per reati commessi fino al maggio del 2006 e puniti con pene inferiori a 10 anni quando non sia stata raggiunta la sentenza di primo grado dopo un periodo di due anni e tre mesi (Processo Mills, Diritti televisivi Mediaset ).

Anche Il parere del CSM sulla PDL 3137, approvato a larga maggioranza, definisce la prescrizione breve una sostanziale amnistia.

A fare da contraltare a questa ignominia arriva al senato, apparentemente in controtendenza, l’allunga-processi: un emendamento del capogruppo Pdl in commissione Giustizia al ddl sul giudizio abbreviato, che consente alla difesa di presentare elenchi illimitati di testimoni prolungando i procedimenti all'infinito, in modo tale che possano poi cadere sotto la tagliola della prescrizione.

Questo è il modo usato dalla maggioranza e dal governo per assicurare una giustizia giusta, certa e veloce ai cittadini.
Ma, per fortuna, il popolo sovrano comincia ad aprire gli occhi e non si farà turlupinare più a lungo da un personaggio squallido che intende, con qualunque mezzo, sfuggire alla legge uguale per tutti e da una massa di venduti che gli reggono il moccolo.

Meglio avrebbe fatto l'uomo della provvidenza e unto del Signore a chiedere un salvacondotto, come gli amici Mubarak e Ben Ali, e ritirarsi in uno dei paradisi fiscali a lui noti. Avrebbe evitato di stravolgere un sistema giudiziario e istituzionale che merita correzioni e aggiustamenti equilibrati e responsabili.
Forse lui avrebbe gradito e gradirebbe ancora. Ma chi lo farebbe digerire ad una schiera enorme e famelica di dipendenti e parassiti in servizio permanente effettivo?

TIRANNO, era il nome con cui i Greci chiamavano coloro che appelliamo noi re. E quanti, o per forza, o per frode, o per volontà pur anche del popolo o dei grandi, otteneano le redini assolute del governo, e maggiori credeansi ed erano delle leggi, tutti indistintamente a vicenda o re o tiranni venivano appellati dagli antichi.
TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d’impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo. 
Dal Trattato Della Tirannide di Vittorio Alfieri

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