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24 marzo 2009

Perché in Trentino Alto-Adige l’autonomia ha dato ottimi risultati mentre in Sicilia è stata un fallimento?


La mia riflessione di oggi trae lo spunto dal seguente scambio di battute lette nel forum studenti.it
A proposito di Autonomia del Trentino


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Cari trentini, vorrei che mi spiegaste la ragione per la quale il Trentino è provincia autonoma. Personalmente lo trovo una vera vergogna. Ingurgitate fiumi di denaro e la vostra economia rimane assistenzialistica nella accezione più comunista del termine.
Aspetto vostre risposte.

Caro CICCIO
Non mi meraviglio della tua ignoranza in merito, che tu sia trentino o no... Perchè nelle scuole italiane queste cose non le insegnano...e te lo sei chiesto il perchè? Noi abbiamo l’autonomia anzitutto per ragioni STORICHE, ti ricordo bel ciccino che il Trentino è stato per più di 500 sotto l'Impero Austr-Ungarico, principato vescovile, contea del Tirolo. Ti ricordo che sono in questi anni che noi siamo progrediti...e quando in Italia vagava l'ignoranza noi le scuole ce le avevamo già dal 1777 introdotte dalla buona Maria Teresa d'Austra (Pace e gloria all'anima sua..). Seconda cosa. Ti ricordo che siamo una regione bilingue...pertanto ci spetta culturalmente di diritto l'autonomia sia a TN che a BZ...e ti ricordo bell'ignorantello storico che nella prov. di TN ci sono delle minoranze germanofone quali Cimbri, Ladini e Mocheni. I soldi non li prendiamo da Roma...tranquillo... dalle tue tascucce a noi non arriva nulla!! Noi ce li AUTOGESTIAMO a dovere (ndr cosa che sicilia e sardegna evidentemente non fanno) paghiamo le nostre tasse, sopportiamo la pesante burocrazia trentina ma alla fine abbiamo tutti i servizi al 110 e lode...sempre in testa a tutti!!!!
quindi, egregia fonte di scienza storica, spero che io e gli altri due sopra, ti abbiamo chiarito le tue idee storiche molto confuse...perchè ricorda...a volte non serve sapere dove quando e come è morto Napoleone, Garibaldi, Pio XII, Lenin o chi altro... ma queste cose sono mooolto più importanti. Dovresti farci solamente i complimenti per come viviamo (da CIVILI) e la città di Trento assieme alle altre Valli te lo può dimostrare. Va a chiedere ai siciliani o sardi perchè li, con l'autonomia regionale, le cose vanno meno che in una regione a statuto ordinario.. SVEGLIA BAMBOCCIO!>

Come non dare ragione al ragazzo trentino che risponde con orgoglio, fiero dell’autonomia di cui gode la sua Regione? Sarebbe pensabile altrettanta fierezza in bocca ad un siciliano?
Perché in Trentino Alto-Adige l’autonomia ha dato ottimi risultati, tanto da farne nel giro di pochi decenni una delle regioni più ricche, civili e avanzate d’Italia, mentre la Sicilia rimane uno dei fanalini di coda?
Non è un caso che i Trentini siano soddisfatti del loro Statuto speciale e che alcune ridenti cittadine turistiche del Veneto vorrebbero passare sotto il Trentino mentre moltissimi Siciliani si lamentano della gestione autonoma e rinuncerebbero volentieri al loro Statuto per dipendere direttamente da Roma. E questo in una fase storica in cui si sta attuando il federalismo tanto caro alla Lega-Nord.
Se si confrontano lo Statuto speciale che diede vita alle due Provincie autonome di Trento e Bolzano con lo Statuto Speciale della Regione siciliana si nota che il secondo è sulla carta straordinariamente più avanzato. Vi è quasi dell’incredibile nello scoprire che questa Autonomia, applicata alla lettera, sarebbe addirittura la “negazione dello spreco”, con l’accollo di quasi tutti i servizi pubblici da parte della Regione e degli enti pubblici territoriali. Si scopre, e sembra incredibile, l’ignoranza in cui sono stati tenuti i diretti interessati, i cittadini, che la Sicilia è (o meglio “sarebbe”) uno stato semi-sovrano appena confederato con la Repubblica Italiana, capace di creare un proprio ordinamento tributario, di partecipare all’emissione della moneta comune, in cui persino l’amministrazione periferica dello Stato (quella residua) sarebbe organizzata e disciplinata dallo Stato-Regione (ragion per cui il Presidente siederebbe nel Consiglio dei Ministri, non come rappresentante della Regione, ma come “Ministro della Repubblica per gli affari dello Stato italiano in Sicilia”).
Tanto vero che in un incontro con altri governatori del nord il Presidente Galan ha potuto dichiarare "Non c'è nulla di scandaloso in un'autonomia del Friuli Venezia Giulia che è molto limitata e potrebbe essere concessa anche domani al Veneto od a qualsiasi altra Regione. Se lo Stato fosse intelligente, lo farebbe subito con noi, ben sapendo che cambierebbe poco o nulla. Potessi scegliere, invece, vorrei il regime di autonomia della Sicilia che è tanto perfetto quanto sottoutilizzato"

Allora cos’è che non ha funzionato in Sicilia? Cosa ha dequalificato, anche agli occhi dei Siciliani stessi, uno strumento perfetto come il loro Statuto?
In una parola si potrebbe dire “la malapolitica”. Più precisamente, secondo molti Siciliani, l’uso strumentale che si è fatto dell’autonomia a fini squisitamente personali e familistici da parte di consolidati gruppi di potere; come strumento atto ad assicurare privilegi a pochi favoriti attraverso una legislazione ad hoc; come miope gestione del “pubblico” a scopi clientelari e di bottega con il conseguente fallimento di un progetto di sviluppo della Sicilia, mai avviato, e l’impoverimento di larghi strati della popolazione. Per queste ragioni i Siciliani non sopportano più la loro piccola casta e si accorgono di essere stati svenduti e traditi. Come spiega Massimo Costa in Lo statuto speciale della Regione Siciliana: un'autonomia tradita? - “la subalternità e l’inazione” sarebbero stati il “tradimento” della nostra piccola patria; tradimento in cambio di un “fiume” di assistenzialismo che peraltro oggi avrebbe definitivamente fatto il suo tempo.
La Sicilia irrequieta sarebbe cosí stata “narcotizzata” per tanti anni e, ora, quando la propria capacità autopropulsiva appare completamente esaurita, viene abbandonata al proprio destino, umiliata.
Rispetto a ciò, tuttavia, l’autore sembra dirci che non è mai troppo tardi per ricominciare a vivere, ad avere dignità, a programmare il proprio futuro da soggetti e non piú da meri oggetti della vita politica. Basterebbe volerlo.
Ma non si può volere ciò che non si sa!

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