Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
Consiglio, pertanto, di stare alla larga a quanti hanno la testa imbottita di frasi fatte e di pensieri preconfezionati; costoro cerchino altri lidi, altre fonti cui abbeverarsi.
A volte mi trovo a riflettere sulla efferatezza di certi comportamenti umani che supera di gran lunga quella degli animali più feroci. Ultimo fatto atroce che mi viene in mente è l'uccisione crudele di Loris, un bambino di otto anni, a Santa Croce Camerina. Penso poi a questo mondo, abitato da miliardi di persone in estreme difficoltà materiali ed esistenziali a fronte di una minoranza che possiede ricchezze incommensurabili. E mi chiedo che senso abbia condividere questo cielo, questo paesaggio straordinario, tanti beni che la natura è propensa ad offrire a tutti se non riusciamo a condividere gli elementi primari di sussistenza. Molti abitanti di questo pianeta non riescono neanche a godere di quello che possiedono, tanto è eccessivo e - in sostanza - superfluo, altri debbono arrabattarsi in tutti i modi per mettere insieme il pranzo con la cena.
Non occorre nemmeno proporre la rilettura del bel saggio di Erich From, Avere o Essere, per rendersi conto di quella che sarebbe la via per realizzare la felicità universale. Basterebbe tener presenti i precetti contenuti nelle dottrine delle grandi religioni o, anche, gli insegnamenti dei grandi filosofi - da Platone a Kant - per capire che la nostra attuale società è gravemente malata. Ma l'egoismo spropositato che ci possiede non ci permette di cambiare rotta.
Al di là di ogni altra considerazione, Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me - la bella frase di Kant a chiusura della sua Critica della ragion pratica - se adeguatamente considerata, oltre a lasciarci con occhi stupiti dinnanzi alla bellezza della natura, dovrebbe stimolarci a ritrovare dentro di noi, in quanto esseri umani, la primordiale distinzione tra Bene e Male, che dovrebbe guidare sempre le nostre azioni.
Ma in un'epoca in cui il dio denaro governa gli Stati, le comunità grandi e piccole, il cuore stesso dei singoli uomini che lo adorano spesso solo per accumularlo, altre volte per soddisfare bisogni voluttuari ed effimeri, i valori primari sono passati in secondo piano a favore di una corsa distruttiva all'avere. E non voglio parlare della corruzione e degli scandali sempre attuali che coinvolgono politici ed amministratori perché non meritano neanche di essere citati in quest'occasione.
In questi giorni mi sono chiesto, piuttosto, come apparirà a Samantha Cristoforetti - la nostra astronauta di Missione Futura - questo nostro piccolo atomo opaco del male e quali sensazioni susciti da quelle altezze.
Ma è già Natale e per un giorno le convenzioni e le buone maniere ci impongono di essere più buoni con il Prossimo. Con l'anno nuovo riprenderemo la forsennata corsa verso un traguardo già fissato da sempre.
Il professore si mostra assai choosy nel valutare i partiti tradizionali e i leader che li rappresentano. Su Berlusconi non ha tutti i torti, dice che lo confonde sul piano logico passsando da elogi sperticati ad accuse insensate. E aggiunge: Ha usato contro di me armi improprie, come i valori della famiglia.
A Bersani che insistentemente gli ha chiesto con chi sta, ha risposto: io sto per le riforme che rendano l'Italia più competitiva e creino più posti di lavoro; ma è difficile ragionare su dove uno sta.
Vendola e Fassina gli appaiono conservatori perché vogliono conservare, per nobili motivi e in buona fede, un mondo del lavoro iperprotetto rispetto a condizioni di altri Paesi.
Poi, però, sul sito Agenda-Monti precisa meglio il suo punto di vista inteso a superare i vecchi schemi della politica del Novecento, dando vita a una nuova formazione politica che metta in primo piano le profonde trasformazioni di cui ha bisogno l’Italia e sostenendo che la nuova formazione politica alla quale stiamo dando vita, adottando l’Agenda Monti come ispirazione per un programma di governo, non intende collocarsi “al centro” tra una destra e una sinistra ormai superate, bensì costituirsi come elemento di spinta per la trasformazione dell’Italia, in contrapposizione alle forze conservatrici, prone ad interessi particolari, a protezioni corporative o addirittura dichiaratamente anti-europeiste.
Mentre Obama ottiene l'ok per l'aumento delle tasse ai più ricchi, mentre la stragrande maggioranza degli Italiani si arrabatta come può nella morsa della riduzione dei servizi e dell'aumento di imposte e balzelli, beato lui: La luce alla fine del tunnel la vedo più vicina di prima. E immagino che voglia considerarla merito del suo Governo!
Leggi L’AMACA di Michele Serra su Repubblica di oggi
La quasi totale rimozione della questione sociale è stato il tratto politico più forte, e più sconvolgente, degli ultimi anni. Soprattutto in Italia, dove questa rimozione ha indossato la maschera tragicomica del berlusconismo, poveri o semipoveri che venerano il più ricco, come se le sue promesse bugiarde fossero l’oppio indispensabile per dimenticare per sempre di essere svantaggiati, subalterni, umiliati. Anche alla luce di questo lungo inganno, mi ha fortemente colpito l’articolo di Gad Lerner (Repubblica di ieri) sulla povertà, meglio sull’impoverimento che oramai lambisce anche le porte di chi ci è parente o amico. Sostenere – come fa Lerner – che il compito prioritario della politica è combattere la povertà non solo non è una banalità; è, nei fatti, una rarità (giornalistica così come politica). Ma nello sgretolarsi del welfare, nella contrazione paurosa del lavoro, quale altro obiettivo può essere più importante, e al tempo stesso più innovativo, dell’organizzazione di un argine sociale alla miseria e alla solitudine? "Una nuova società più conviviale nella quale ritrovare il modo di aiutarci", scrive Lerner. Mi sembra, con buona approssimazione, l’eccellente sintesi del programma elettorale di qualunque sinistra.
Ps: Pensavo che il Premier Monti, salendo in politica, avesse l'ambizione di costituire una formazione di centro-destra credibile, rispettabile, europeista per dare vita ad un bipolarismo maturo in cui contendere con un centro-sinistra rinnovato il governo del Paese.
Invece no! Le sue ambizioni sono più modeste: il Professor Monti considera ormai superati gli stessi concetti e valori di destra e sinistra. E rifiuta lo stesso centro come posizione mediana e di mediazione. Lui vuole essere elemento di spinta per la trasformazione dell’Italia in contrapposizione alle forze conservatrici. E gli basta il sostegno di grandi riformatori come Fini, Casini e Montezemolo. AUGURI!
Preferisco, tutto sommato, l'ironia canzonatoria di Giorgio Gaber.
Mentre i tecnici a tavolino, a freddo, con la calcolatrice in mano tagliano il lavoro, la sanità, la scuola, la cultura;
mentre il primo responsabile dei guasti in cui viviamo dichiara, con estrema faccia tosta: Sono assediato dalle richieste dei miei perché annunci al più presto la mia ridiscesa in campo. La situazione oggi è ben più grave di un anno fa quando lasciai il governo;
mentre tanti sconosciuti del M5S su youtube lanciano le loro improbabili candidature al parlamento;
mi capita sotto gli occhi l'ennesima storia di dolore e morte che commuove profondamente, che non posso passare sotto silenzio.
Il peso della fatica di Enrico Fierro
La storia di Isabella Viola: una storia dell'Italia di oggi
Isabella Viola è morta, undici giorni fa da sola nelle turbolente viscere di Roma. Il suo cuore è stato spezzato da una vita difficile. Dovevano essere dieci righe in cronaca (giovane donna colpita da malore muore su una banchina della metro A) di quelle che si leggono di mattina distratti dal dilemma del cappuccino (con o senza schiuma?), e invece la sua si è trasformata in una morte che parla all'Italia. Racconta di un popolo intero, una moltitudine ignota ed ignorata. Di loro sanno poco i dotti professori di economia, gli accigliati ministri-tecnici sempre pronti a giudicare "gli italiani", per loro non c'è mai posto nelle poltroncine dei talk-show che al massimo, quando vogliono parlare della "ggente" la fanno raccontare da chi non prende una scassattissima metro da secoli. Sono uomini e donne, bianchi, gialli e neri, che si svegliano all'alba per raggiungere precarissimi posti di lavoro, guadagnano quattro soldi e lottano con mezzi di trasporto affollati, puzzolenti, è una umanità che tira tardi fino a sera lavorando e si porta il panino da casa per risparmiare. Isabella era una di loro, non sapeva di spread, di Europa, di luci in fondo al tunnel, no, Isabella sapeva solo che a 34 anni doveva conquistarsi la vita a morsi, lo faceva per lei, per il marito, bravo muratore ma disoccupato, e per i suoi quattro figli da crescere. Ogni mattina sveglia alle quattro, la colazione da preparare per i bambini, il pranzo da avviare, una rassettata veloce alla casa e poi la corsa alla fermata dei bus. Dal lungomare fino alla piazza di Torvaianica, la ressa per conquistarsi un posto a sedere sul pullman della Cotral tra i volti assonnati delle mille razze che ad ogni alba dalla periferia migrano verso la città eterna: 30 chilometri di viaggio. Capolinea all'Eur, un'altra corsa alla metro b, fermata a Termini, attraversamento col cuore in gola dell'infinito labirinto che porta alla metro a, ultima fermata a Furio Camillo, e poi a piedi lungo la Tuscolana, in via Nocera Umbra. Il bar Kelly apre alle sette, a quell'ora devono essere già pronti dolci e cornetti. Così, fino alle sette di sera, lo stesso ritmo, ogni giorno che il padreterno manda in terra, domenica compresa. Isabella viveva in una casa della periferia di Torvaianica, litorale romano che Ugo Tognazzi scelse negli anni Sessanta per costruirsi una villa. Portò il bel mondo il grande Ugo in questa fetta di mar Tirreno una volta stretta tra campagne e macchia mediterranea. Tutti a casa di Ugo al torneo di tennis, al più bravo lo scolapasta d'oro. Di quella epopea è rimasto poco, vecchi alberghi cadenti, stabilimenti che si chiamano ancora "La Bussola", ristoranti che promettono pesce sempre fresco. E tanta miseria. Don Gianni è il parroco della chiesa dell'Immacolata concezione. "Ho celebrato i funerali della povera Isabella, ho visto gli occhi smarriti dei suoi quattro bambini, la disperazione del marito, ma una cosa mi ha colpito e che faccio fatica a descrivere con una parola che non va più di moda: dignità. Sì, la dignità di questo gruppo familiare unito. Mai una parola fuori posto, mai un chiedere qualcosa. Isabella non ha retto il peso della fatica". Don Gianni e la sua parrocchia hanno messo su un banco alimentare e una casa accoglienza, si occupano di famiglie disagiate, fanno quello che possono in un mare di disperazione. "Ormai da noi non vengono più le famiglie di extracomunitari, da un paio di anni anche famiglie italiane, ci chiedono un aiuto in soldi, un pacco alimentare". Settecento euro di affitto, quattro figli da mandare a scuola, il conto dei pochi soldi del suo lavoro e dei lavoretti che di tanto in tanto il marito strappava a qualche cantiere. Ogni sera: questo per le bollette, quest'altro per l'affitto, tanto per mangiare, il bambino vorrebbe quel giocattolo, non possiamo. Una sconfitta continua, quotidiana. Che ti mangia il cuore. "Isabella è riservata non racconta mai le sue difficoltà, ma io lo vedevo che stava male". Faith, giovane ragazza nigeriana banconista del bar Kelly parla al presente di Isabella. "Ma lo sai che mi ha insegnato a fare i dolci?". La signora Ada, edicolante del quartiere dopo una vita ai mercati generali, ha un cuore grande così. Annarella Magnani l'avrebbe abbracciata e baciata come una sorella. Ha già raccolto 4mila euro per Isabella e ne sta raccogliendo ancora. "Ci sono persone che hanno deciso di tassarsi ogni mese per aiutare quei quattro bambini". No, non è una storia da dieci righe in cronaca, è una storia dell'Italia di oggi. E forse Isabella si sarebbe commossa di fronte a tanta solidarietà. Lei che affidava i suoi giovani e ingenui pensieri a Facebook. Una donna il suo gioiello più prezioso non lo indossa, lo mette al mondo. (su Il Fatto Quotidiano del 29 novembre 2012)
Adesso, a spoglio ultimato, appare chiaro che la maggioranza dei Siciliani che hanno disertato le urne, assieme a quelli che hanno imbucato la scheda bianca, hanno voluto esprimere tutta la loro contrarietà ad una classe politica che non ha saputo affrontare e dare soluzioni credibili ai problemi che attanagliano l'isola, mostrando anche di non sperare che l'esito di questa tornata elettorale possa produrre concreti cambiamenti.
Di quanti, invece, hanno espresso il loro voto, il 15% lo ha attribuito al m5s che diventa, di fatto, il primo partito rappresentato nell'assemblea regionale, con 15 consiglieri eletti e con un'affermazione esaltante anche per il suo candidato presidente Cancelleri che, con il 18,20% di preferenze, si colloca in terza posizione, dopo Crocetta e Musumeci.
L'altro risultato significativo è quello che segna la disfatta del polo di centro-destra guidato da Musumeci, rappresentante di quell'area politica che da sempre è stata maggioranza nell'isola.
In questo cataclisma di notevoli proporzioni, l'alleanza PD - UDC tiene e riesce ad esprimere oltre alla maggioranza relativa nell'assemblea regionale, anche il presidente nella persona di Rosario Crocetta che, per governare, dovrà ricercare, comunque, voti e sostegno fuori dall'area di riferimento.
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Approfitto per complimentarmi con Matteo Mangiacavallo, giovane serio, impegnato nel sociale e attivo nel movimento per la salvaguardia dei beni comuni. Non l'ho votato ma se gli altri eletti nel m5s gli somigliano, sono convinto che sapranno produrre novità importanti nell'ambito dell'assemblea regionale e nella situazione asfittica della politica locale. I più sinceri auguri di buon lavoro.
Ho la netta sensazione che i terremotati dell'Emilia non solo sapranno risollevarsi e ripartire, ma daranno addirittura la scossa a un Paese tramortito tra la crisi dell'euro e la bancarotta della politica.
Ripartiranno utilizzando al meglio le energie che fanno leva sull' ottimismo della volontà. Ci mostreranno - come già stanno facendo - che è sempre valido il detto: aiutati che Dio ti aiuta!
I tanti episodi di cui siamo venuti a conoscenza, di gente che, invece di abbattersi e deprimersi di fronte alla catostrofe naturale, reagisce positivamente impegnando tutte le forze per rovesciarla, fanno ben sperare.
Il terremoto in Emilia mi ha consentito di riconoscere e apprezzare le grandi qualità di un popolo tenace e generoso.
Gli abitanti di Mirandola, Cavezzo, Sant'Agostino, Finale Emilia, Bondeno e di tutti gli altri centri che non cito, vinto lo shock del duplice attacco, hanno affrontato il dramma come una sfida, una prova di resistenza. Hanno pensato subito a come far ripartire le attività produttive, ancor prima delle case. Allo Stato e alla comunità nazionale non chiedono nient'altro che l'aiuto solidale per rimettersi in piedi e poi fare da soli, come sanno fare, con la loro capacità operosa.
Anche a non volerlo, ho dovuto ripensare al terremoto del Belice di 44 anni fa. Il dramma è stato uguale ma diverse le reazioni. Quanto spreco di denaro mal gestito, allora! E quante persone impegnate, per anni, a fare del sisma uno strumento di sopravvivenza se non di vero arricchimento. Nel Belice furono soprattutto le povere abitazioni in conci di tufo a seppellire gli oltre 300 morti. Allora Belice divenne sinonimo di cattiva amministrazione, inefficienza e ruberie a danno della povera gente. In Emilia, viceversa, sono collassati soprattutto i capannoni industriali colpendo un'economia ricca e avanzata e seppellendo operai e imprenditori, tornati al lavoro dopo le prime scosse.
In ambedue i casi, branchi di sciacalli (mai la trasposizione di nomi dal mondo animale al comportamento umano è stata più azzeccata, anche se va detto che in natura gli sciacalli fanno solo il loro mestiere) hanno razziato a man bassa quanto hanno potuto. Fenomeni di miserabile, selvaggia rapacità messi in ombra, per fortuna, da straordinari atti di coraggio, solidarietà e abnegazione.
In questo grave momento di crisi, il colpo di schiena degli Emiliani può rappresentare la spinta perché l'Italia tutta trovi la forza di risollevarsi e l'occasione per avviare la messa in sicurezza, non più procrastinabile, del territorio nazionale.
Per evidenziare il carattere emiliano, mi piace riportare la testimonianza di un'insegnante della provincia di Ferrara e il commento di Corrado Augias
Caro Augias, sono una prof d’inglese in una piccola e deliziosa scuola media della provincia di Ferrara (Comacchio), dopo la prima scossa non ho mai sentito così forte il peso della responsabilità che il mio adorato mestiere comporta. Sì, insegnare bene, certo; formare dei cittadini, va bene, questo l’ho sempre vissuto: 25 giovani vite che maneggiano parole e zainetti più grandi di loro. Ma quando la nostra scuola ha cominciato a tremare e ho visto la mia classe atterrita e ho gridato "Sotto i banchi" e subito dopo "Tutti fuori! Ordinatamente!" ho sentito l’adrenalina fermare il respiro e allo stesso tempo quel senso di protezione atavico che li avrei presi in braccio uno per uno con la forza dell’incredibile Hulk. Nel campo aperto consolarsi è stato più facile ma altrettanto impegnativo; molti piangevano perché per un’ora non abbiamo saputo che cosa fosse successo ai parenti, alle case, i cellulari non prendevano e io continuavo a ripetermi "stai calma, sorridi e stai calma". Alle volte certi ministri ci hanno fatto sentire inutili appendici di una lavagna multimediale, poi succede una tragedia così. (lettera firmata)
Un terremoto, come una guerra, è fatto anche di questi gesti che non è esagerato definire epici: pensare agli altri, tenere i nervi a posto, fare le mosse giuste, ordinatamente. Sono certo che in Emilia gesti così sono stati numerosi. Credo che molti, me compreso, abbiano sentito in modo particolare il dolore per questa sciagura. L’Emilia non è una regione come le altre, quel "Bel pezzo dell’Emilia" come la chiamò (2004) il nostro amico rimpianto Edmondo Berselli, è un concentrato di tutto ciò che ci piace in questo paese: ideali durevoli, un realismo temperato dalla fantasia, la passione per il lavoro ben fatto che non esclude il divertimento, le battute, anche quelle grasse, una religiosità alla don Peppone, lontanissima dalle perfide astuzie vaticanesche. Una terra di confine tra la cordialità mediterranea e l’efficienza settentrionale che non conosce gli eccessi di altre zone del paese, una terra la cui generosità comincia dalla sua cucina e finisce nella bonomia di quelle cadenze dialettali che richiamano da sole il buonumore. Anche il famoso comunismo emiliano, quando c’era, era di questa pasta, sapeva di agnolotti e di lambrusco e poi di cooperative certo; ma le cooperative non servivano solo ai finanziamenti politici, davano già nel nome il senso di quella orizzontalità dei rapporti che hanno lasciato ammirati i sociologi come Robert Putnam ("La tradizione civica nelle regioni italiane", 1993) e fatto delle sue scuole elementari un modello da studiare nel mondo. C’è un’altra caratteristica negli emiliani, la tenacia. Ne daranno prova anche adesso, ci possiamo scommettere. Corrado Augias
a quelli che dormono sotto un cielo di stelle perché non hanno più un tetto o non l'hanno mai avuto,
a quelli che di tetti ne hanno troppi e non sanno più sotto quale ripararsi,
ai bambini dell'Africa,
a tutti i bambini del mondo offesi dalla guerra e dalla fame,
ai disoccupati,
ai cassintegrati,
a quelli che non possono avere la cassa integrazione perché figli di un altro dio,
ai migranti,
a quanti hanno trovato accoglienza,
a quelli ricacciati lontano, anche a quelli che il mare ricopre,
a tutti quelli che il poco che non basta lo dividono con gli altri,
ai carcerati,
a quelli in attesa di giudizio,
a quanti innocenti sono costretti in cella,
a tutti quelli che non hanno scarpe ai piedi,
ai disperati colpiti dalle manovre disumane del cosiddetto governo tecnico,
a quanti ogni giorno fanno fatica a mettere insieme l'indispensabile per campare.
Buona Pasqua a tutti quelli che lottano perché questo stato di cose possa presto cambiare,
ai credenti e a quelli che la fede non hanno,
agli agnostici e agli atei,
a tutti quelli che vedono nel prossimo il fratello,
a coloro che si ricordano del fratello sempre e non quando fa comodo,
a chi fa il proprio dovere in silenzio, senza sperare in una ricompensa,
a chi sa vivere bene nell'ombra perché sa che i riflettori accecano.
Buona Pasqua anche a loro, agli accecati perché possano vedere presto una luce!
Buona Pasqua, infine, a quegli animaletti indifesi che quest'anno la sensibilità di tanti riuscirà a salvare dallo sterminio pasquale.
Ps: nelle ultime settimane il mio post del 23 aprile 2011 BUONA PASQUA ANCHE A LORO è stato il più cliccato, perciò ho voluto riproporlo anche quest'anno con qualche piccola modifica, poche per la verità perché la situazione non è granché cambiata, se possibile è peggiorata.
Se ogni tanto ci mettessimo in sintonia con l'universo mondo, dove la terra che abitiamo è soltanto un puntino insignificante, allora impareremmo a mettere da parte la nostra boria immotivata, il nostro eccessivo bisogno di avere e scopriremmo la solidarietà ai nostri simili, il rispetto per ogni forma di vita, il timore riverente per ciò che non conosciamo.
Acquisteremmo quella decenza che ci renderebbe degni della vita che ci è data.
Con questo auspicio auguro a tutti, ma proprio a tutti,
BUON ANNO
Il mondo è pieno di taglialegna che scacciano le dolci driadi dell'amore dalle dimore della vita e tormentano usignoli in ogni valle -Percy Bysshe Shelley
Quando guardo il cielo, mi rendo conto di quanto sono piccola (più piccola di una formica ...), ma mi piace continuare a guardare e scoprire le lune di Giove e contare le stelle cadenti ... siamo meno di un sospiro in questo universo infinito... - da OROPÉNDOLA
Ma alcuni, con mia grande soddisfazione, sono stati esauditi. Ne ripropongo quindi la lista con l'aggiunta di una breve nota al margine, seguita da una nuova lista per il 2012.
Gasparri e Capezzone smettessero di apparire in TV - quasi fatto
la Lega acquistasse un forte sentimento di italianità - non ricevuto
Berlusconi chiudesse con il bunga bunga - ci sta pensando
Libero e il Giornale venissero acquistati da Il Fatto Quotidiano - sarà più facile che avvenga il contrario
finisse il circo mediatico su Sara e Yara - quasi fatto, si impone quello Parolisi-Rea
il fango mediatico venisse bandito definitivamente - speranza irrealistica
si risolvesse il problema spazzatura (di tutti i tipi) - resiste quella mediatica
L'Aquila venisse ricostruita - suonno Catarì!
si affacciasse la normalità all'orizzonte della politica - normalMonti?
Berlusconi andasse in pensione (per il bene della nazione) - è in prepensionamento
Napolitano acquistasse forza e vigore giovanile - sembra diventato un ventenne!
si riducesse il divario tra nord e sud del mondo, tra nord e sud d'Italia, tra ricchi e poveri a tutte le latitudini - ma che vai pensando?
gli immigrati che vivono e lavorano in Italia ottenessero la cittadinanza - ci stiamo pensando
la scuola pubblica venisse sostenuta adeguatamente; lo stesso per gli ospedali - sì, sì, sì!
la scuola privata venisse finanziata da coloro che ne usufruiscono; lo stesso per le cliniche private - non ti sembra chiedere troppo?
operai, studenti, cassintegrati, ricercatori e precari non fossero costretti a salire sui tetti per farsi sentire - sì, sì, sì! Adesso ci andranno i pensionati
i giovani laureati avessero un futuro in Italia - sì, sì, sì!
le cricche del malaffare venissero bandite definitivamente - sì, sì, sì!
l'acqua fosse e rimanesse un bene pubblico - sì, sì, sì! Quella che sommerge le città
la mafia venisse sconfitta - sì, sì, sì! E poi chi sostiene le attività produttive?
E poi e poi e poi ... per il 2012 vorrei che:
anche la Chiesa pagasse l'ICI
i giovani trovassero un lavoro
i pensionati potessero vivere una vecchiaia serena
i tecnici facessero il loro mestiere
i politici riscoprissero il senso del bene comune
gli imprenditori e le banche non vivessero all'ombra dello Stato
i giornali e le TV non si prostrassero davanti ai potenti di turno e imparassero a servire la verità
i ricchi rinunciassero al superfluo
i poveri avessero il necessario
l'Europa riscoprisse la sua missione
il mondo trovasse la pace
e tutti imparassero che la decenza aiuta a vivere meglio.
Mi fermo qui perchè mi manca lo spazio ma tu puoi aggiungere i tuoi desideri ....
Anche il Fedele Confalonieri ha sentito il bisogno di intervenire per difendere l'amico Silvio e giustificarlo per la castroneria extragalattica dallo stesso pronunciata.
In sintesi: L'euro è una moneta strana che non ha convinto nessuno; perciò è in balia della speculazione.
In un colloquio con il Corriere della Sera il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, a proposito delle ultime parole e precisazioni del premier sull'euro (moneta strana che non ha convinto nessuno), dice:una cosa che pensano tutti, solo che lui lo dice, perché non è ipocrita. O forse perché non ha la qualità dell'ipocrisia, che in politica passa per essere una dote.
Si apprezzano sempre le buone intenzioni. Ma a me la toppa del Fedele appare peggiore del buco. Il premier non era un signore qualsiasi davanti a un caminetto a parlare in privato con quattro amici. In un intervento pubblico, in un momento delicato in cui l'Europa ha fatto finta di credere alla lettera d'intenti e cerca di sostenere la nostra economia a pezzi e il nostro debito pubblico, chi ci governa non può venire fuori ad attaccare l'euro (meno male che c'è e ci supporta); e chi ne guida l'azienda non può convincerci con l'argomento che è una cosa che pensano tutti, solo che lui lo dice, perché non è ipocrita.
Non si tratta di ipocrisia o spontaneità, di qualità o difetti della politica. Anche un bambino vede che si tratta di una questione di opportunità e buon senso. Come se in una congiuntura economica negativa, ottenuto un sostegno finanziario da un nostro partner, dicessimo che da soli, senza di lui, ce la caveremmo meglio.
E Confalonieri, che non è un bambino, sa bene che la cantonata è ingiustificabile, frutto soltanto di irresponsabilità e della convinzione di potere disporre sempre di amici come lui o come l'elefantino, sempre solleciti a toglierlo dai pasticci. A quale prezzo?
Fino a quando funzionerà la difesa ad oltranza contro la logica e il buon senso?
Il suono di mille silenzi è molto altro, vorrei che tutti ci guardassimo intorno per vedere le sofferenze a noi vicine, senza bisogno di andare a migliaia chilometri di distanza. La società non è quella di facciata: vicino a noi, senza che ce ne rendiamo conto, molta gente soffre, prevaricata e violentata, chiudendosi nel proprio silenzio!
Con queste parole Emma La Spina spiega nella sua biografia le ragioni che l'hanno spinta a scrivere un libro sui suoi trascorsi di bambina di famiglia siciliana numerosa, abbandonata in un orfanotrofio fino alla matura età. Poi immessa in un mondo ostile, priva degli strumenti necessari per decodificarlo.
Nel suo secondo libro - Mille volte niente - Emma racconta: dopo gli anni trascorsi da reclusa in collegio, affrontai la vita esterna senza la benché minima preparazione. Fu l’inizio di un percorso irto di soprusi e prevaricazioni.
Dopo due giorni, seduta su una panchina in una piazza della mia città, senza mangiare, bere e dormire, il bisogno mi impose di prendere una decisione. Mi diedi letteralmente al primo venuto, ad un ragazzo che avevo visto solo poche volte, semplicemente perché era l’unica persona di cui conoscevo nome e cognome e che mi fu possibile rintracciare.
Nella nota che accompagna il testo, la scrittrice precisa:
Al di là di tutto ciò che verrà detto su Mille volte niente, mi preme chiarire quale è stata l’esigenza che mi ha spinta a scriverlo. Vorrei che tutti si rendessero conto che i danni subiti dai bambini maltrattati in orfanotrofio non cessano al momento delle dimissioni dall’istituto, ma durano per sempre. Le persone che affollano questo libro sono in fondo semplici comparse. I fratelli, gli assistenti sociali, le persone influenti che ruotano intorno a me nel racconto, ancorché persone realmente vissute, sono fantasmi, marionette guidate dai fili di un destino già segnato. Non è la loro presenza, infatti, la cosa più importante nella mia storia. I fatti si succedono l’uno dopo l’altro, indipendentemente dai personaggi. Anche se le persone fossero state altre, la mia vita avrebbe avuto la stessa evoluzione. La dimostrazione è nella vita delle mie compagne, le cui storie, anche se diverse dalla mia, sono intrise delle stesse sofferenze e costellate dagli stessi errori.
La storia di Emma La Spina è paradigmatica di quella di tante persone - uomini e donne - che, nate nel disagio o nell'irresponsabilità di genitori (tali solo in quanto hanno generato ma che non possono dirsi padre e madre autentici) hanno trascorso gli anni preziosi della formazione, recluse in orfanotrofi senza amore, comprensione e pietà. Hanno dovuto, poi, strutturare la loro esistenza a contatto con un mondo ostile e perverso. Emma forse ce l'ha fatta, ne è la prova lampante il suo impegno come madre, come educatrice nella scuola e come scrittrice di successo. Ma quanti sono quelli che, dopo un'esperienza come la sua, vengono travolti dalla vita in modo irreversibile!
Il tema della procreazione irresponsabile e dell'infanzia abbandonata rimane tra i più scottanti e dissimulati in questa falsa età del benessere e dell'edonismo sfrenato.
Ho avuto modo di conoscere questa storia umana quasi per caso, in un programma di intrattenimento in TV, ospite Emma. Le sue parole mi hanno incuriosito e commosso. Adesso mi propongo di leggere i suoi libri che consiglio anche ai frequentatori del mio blog.
Vi avverto che sfogliare quelle pagine potrebbe risultare pericoloso, sono infatti parole imbrattate di sangue, impregnate di fosforo bianco, taglienti di schegge di esplosivosivo, se letto nella quiete delle vostre camere da letto rimbomberanno i muri delle nostre urla di panico, e so delle pareti del vostro cuore non ancora insonorizzate dal dolore.
Mettete quel volume al sicuro, vicino alla portata dei bambini, di modo che possano conoscere un mondo a loro poco distante, dove l’indifferenza e il razzismo fanno a pezzi i loro simili come fossero bambole di pezza, in maniera tale che possano vaccinarsi già in età precoce contro questa epidemia di violenza e ignavia. Per un domani poter restare umani. Vik
Sono quelli come te che rendono ancora bello il mondo. Ricorderò per sempre il tuo coraggio, la tua voglia di lottare per i diritti di tutti, la tua forza, il tuo impegno e tutti quei valori che ci uniscono. Un abbraccio compagno ed un pensiero alla tua mamma che ti vedrà tornare a casa da eroe. Ciao Vik
Non riesco a smettere di postare sul tuo profilo perché ancora non mi sembra vero, non ti ho mai conosciuto ma ero presente a una conversazione con te via skype nel gennaio 2009 durante una riunione alla Casa della Pace di Cesena. Ci concedi di non essere umani almeno per oggi?
Non auto-assolviamoci dicendo che eri un eroe, tu eri un uomo giusto. Un uomo UMANO. A te, che hai insegnato col tuo esempio a tante persone come restare umani. Vivi tra noi e le tue idee continueranno a crescere con noi. Riposa in pace compagno Vik
ho appena acceso il pc... ti ho conosciuto tramite questo mezzo che si chiama Facebook, non eri così famoso o forse supportato per essere sempre al centro dell'attenzione, dei media. Hai pagato con la vita la tua voglia di pace, di giustizia, mi sento così piccola e stupida, io che mi lamento delle fatiche di ogni giorno, un abbraccio, forte alla tua famiglia e te, dove sei ora, so che c'è tanta pace...
Continuate voi, quelli che più erano vicini a lui... Portate avanti quello che ha iniziato, portate avanti la Speranza.
ciao vittorio... le tue idee non moriranno mai !!!!
Ho ricevuto un grande dono, quello di incontrarti sul mio cammino. Riposa in pace e stacci vicino ancora. Per sempre.
Anche se non ti ho mai conosciuto di persona sei stato un grande maestro di vita e di coerenza, un grande dolore per una grande perdita! Ciao Vittorio
Continuerai ad esserci sempre... negli occhi dei bimbi di Gaza... nel cuore di chi ti ha sempre ammirato.....
Addio Vittorio, le tue parole, il tuo libro, il tuo agire rimarranno di esempio per molti. Restiamo umani.
Vik, hai praticato la solidarietà ed il pacifismo vero, ogni giorno, ogni minuto di questa tua speciale esistenza... orgogliosi di averti conosciuto e di aver fatto un piccolo tratto di strada con te... riprendiamo quella strada... Un grazie infinito .. con dolore nel cuore
Ho le lacrime, ma il ricordo di tutto quello che hai fatto, scritto, detto mi rasserena un po', e mi fa pensare che il campo che hai seminato un giorno darà i suoi frutti.
Che la terra ti sia lieve, e che tu possa raggiungere quell'utopia che amavi tanto.
E pensare che, solo un anno fa, ci stavamo sentendo su come impostare la mia tesina della maturità... rimarrai sempre nei nostri cuori.. per tutto quello che hai fatto.. Ciao Vik
E' impotenza, è rabbia, è un vortice di sentimenti rappresi e lasciati a colare su una tela immacolata, in balia dei venti e della ombre.
Non so davvero come sia potuto accadere; piano piano la lucidità viene soverchiata dall'emotività. Noi, creature di sangue caldo e nervi, non possiamo che ringraziarti per il tuo operato. La rotta verso la destination esperanza non verrà interrotta, ma proseguirà più forte di prima, solcando le gelide acque dell'indifferenza e del silenzio: tra le asperità e i fuochi fatui, restiamo umani.
Non ho parole, rabbia, dolore e la verità che non si saprà mai, personaggio scomodo, grande uomo che con il tuo coraggio e senza compensi, ci davi la situazione reale a Gaza, ci mostravi i volti della gente comune e degli innocenti, da troppi descritti come terroristi, la libertà di dire ciò che si pensa, di narrare il vero, ha dato fastidio, hai pagato un prezzo troppo alto, per la tua coerenza ed il tuo coraggio immenso Vic!!!! La tua grandezza è pari alla miseria dei giochi di potere ed alla volontà di soffocare Ciao Vic
Fai buon viaggio Vik, la vita ci porta sempre a intraprendere traversate in ogni mare e ogni condizione , la tua non è stata solo una traversata ma ha segnato la rotta di molti :-)
Non avrai funerali di stato, nè lutti nazionali, non avrai bandiere avvolte nella bara ma avrai la stima di uno o più popoli.
Perchè la vera "missione di pace" l'hai fatta tu, senza fucili nè bombe: armato di sogni e di una bandiera Palestinese.
Non si elimina una persona privandola del corpo..le sue idee, il suo lavoro, le persone che ha toccato con la propria anima continueranno a vivere...
ommioddio! Grazie vik per tutto quello che hai fatto. Non ho parole.
Un uomo lo puoi combattere, lo puoi distruggere, un'idea no, rimane lì intatta per l'eternità. Ciao Vik, anche oggi un po' a malincuore Resteremo Umani.
?...mi piacerebbe che tu potessi leggere tutte le parole che hanno scritto per te, che tu riuscissi a percepire tutto l'amore che abbiamo per te, del nostro dolore nel pensare e nel sentire che niente sarà più come prima... ma anche che la tua morte non sarà stata inutile... mi piacerebbe ancora poter scrivere quì, sulla tua bacheca, e pensare che tu continuerai a leggere tutti i messaggi di stima e di riconoscenza per tutto quello che hai fatto, perchè tu mi hai insegnato ad amare ancora di più il tuo popolo... quello palestinese!! Ciao Vittorio!