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Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
Consiglio, pertanto, di stare alla larga a quanti hanno la testa imbottita di frasi fatte e di pensieri preconfezionati; costoro cerchino altri lidi, altre fonti cui abbeverarsi.

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30 dicembre 2016

RLM - 40 anni fa. Una grande avventura al servizio della città



Il 28 Dicembre 2016, per iniziativa di Sino Quartararo e con il patrocinio della Pro Loco di Menfi, nell'Auditorium dell'Istituzione Culturale Federico II si è tenuta la rievocazione di Radio Libera Menfi, a quarantanni dalla sua fondazione col titolo 40 anni fa. Una grande avventura al servizio della città. L'evento, curato nei dettagli dall'impeccabile Gioacchino Mistretta e presentato dalla giovane Rosy  Abruzzo, ha visto la partecipazione di un pubblico numeroso e assai interessato. I vari collaboratori dell'emittente sono stati invitati sul palco a dare la loro testimonianza mentre sullo schermo scorrevano documenti interessanti, ormai storici, relativi a diverse fasi e rubriche curate da RLM. La serata è stata allietata grazie alla riproposizione di brani musicali in voga all'epoca, eseguiti magistralmente da Sino Quartararo e Leo Marchese. E' stata una bellissima manifestazione, assai partecipata, che ha avuto il merito di riportarci piacevolmente indietro di alcuni decenni. Ma RLM non deve rimanere solo un memoriale, potrebbe in qualche modo risorgere dalle sue ceneri. Pensiamoci! 


Era il 15 ottobre 1976 quando iniziarono le prove sperimentali di RADIO LIBERA MENFI sulla frequenza 98,200 mhz. L’idea di aprire la radio fu di alcuni giovani che s’interessavano di musica già da un bel po’ di tempo: Sino Quartararo, Saverio Piccione, Baldassare Bivona, Pippo Graffeo, Rosario Callaci, Giuseppe Gagliano. Poi si sono aggiunti: Bilello Francesco, Liborio Ferraro e Marco Bursi. Radio Libera Menfi ha rappresentato un momento importante per Menfi, la libertà, la trasgressione e la capacità del mondo giovanile del post ’68 d’interpretare la realtà di quel momento storico. Punto di forza della radio era l'interattività con gli ascoltatori che vennero coinvolti direttamente dando loro la possibilità di intervenire nel corso dei programmi apportando opinioni e commenti, oppure di scegliere brani musicali di loro gradimento; vengono cosi impostati programmi dedicati a varie fasce di utenza centrando la programmazione su vari argomenti (culturali, storici, rubriche varie, cabaret e musicali (Rock, musica italiana, folklore locale etc.) o sociali (politica in primis).
Quelli furono anni stupendi, di spensieratezza, d’entusiasmo e di straordinaria professionalità per quei ragazzi meravigliosi e per tutti i componenti la radio.
Il loro unico interesse è stato quello di garantire un servizio sociale a tutta la collettività convinti, com'erano, che il mezzo radiofonico era un bene comune che poteva essere utilizzato da tutti: famiglie, commercianti, liberi professionisti o semplici cittadini. Li sosteneva solo il loro grande entusiasmo e l’infinita voglia di fare, tipica dei giovani di quel tempo che, ahimè, raramente si riscontra nei giovani d’oggi.
Da un post su FB di Sino Quartararo

A me è stato dato il compito di rievocare sinteticamente la figura di Nino Ardizzone e la rubrica "Lignati siciliani" che andava in onda la domenica mattina. E l'ho fatto, all'incirca,così: 
"Cu pigghia lu turcu è so" era l'espressione con cui Nino Ardizzone soleva stigmatizzare il comportamento di quanti, in un contesto di illegalità diffusa, si appropriano di tutto ciò che capiti loro per le mani infischiandosi dei diritti altrui. A quel punto inarcava il sopracciglio in modo interrogativo e atteggiando il viso ad una smorfia faceva presagire una scarica di altre espressioni colorite. Il suo eloquio era pungente e, spesso, sarcastico. Con lui ogni domenica mattina intrattenevo i radiascoltatori su temi di carattere sociale e sulle disfunzioni che gli stessi denunciavano tramite telefono. 
La radio svolse allora un importante servizio sociale, contribuendo alla ricostruzione della vita comunitaria in un comune in parte disintegrato dagli effetti del sisma. I danni provocati dal terremoto e quelli successivi prodotti dagli uomini sono stati un altro argomento di discussione nella rubrica domenicale. "E ci nni vosiru trantuluna pi ghittari 'n terra lu campanaru di l'assiccursu!" Altra immagine di Nino che insieme a me criticava fortemente l'opera di demolizione di edifici che avrebbero potuto essere restaurati. Ma all'epoca in un centro rurale come il nostro risultò più agevole demolire e attendere la successiva ricostruzione.
Per quanto mi riguarda, la mia collaborazione con RLM rimase concentrata soprattutto negli anni 1980-83, il periodo in cui rientrai a Menfi avendo ottenuto l'incarico d'insegnamento c/o la sezione staccata di Menfi del Liceo Scientifico. Avevo la metà degli anni che mi ritrovo ora e furono per me anni molto densi e attivi perché curai con i miei studenti la messa in scena di alcune opere teatrali con discreto successo mentre riempivo le mattinate domenicali conducendo assieme al compianto Nino Ardizzone la rubrica di lagnanze in cui si denunciavano i disservizi, gli scandali, i ritardi delle amministrazioni relativamente alla ricostruzione post-terremoto ecc. Indimenticabile la battaglia condotta per la collocazione dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti. In quel periodo, spesso, venivano trasmessi in tempo reale i consigli comunali, motivo per cui i consiglieri e gli amministratori dovevano stare attenti a quello che dicevano. Furono anni di impegno civile e di lotta al fine di realizzare un cambiamento considerato possibile. Ricordo certi dibattiti e confronti con esponenti politici locali, condotti nella sede della radio. Spesso i partecipanti volevano concordare gli argomenti ma quando le risposte viravano verso il consueto politichese era giocoforza riportarli alla concretezza della realtà.
A riascoltarmi, mi ha fatto impressione più della vivacità argomentativa, che non mi è mai mancata, la velocità nell'esposizione; da anni parlo più lentamente riflettendo di più su ciò che dico.


22 ottobre 2016

REFERENDUM: BASTA UN SI O SERVE UN NO ?



Due eserciti in campo, più sui social che nella realtà, che attaccano senza esclusione di colpi l'avversario di turno, mentre il Paese va a catafascio senza possibilità di riscatto.
Si combatte ferocemente per sostenere le ragioni di un SI o un NO senza, spesso, conoscere la posta in campo.
Un campione che ha impostato la sua azione politica sul conflitto permanente con tutte le categorie che, di volta in volta, hanno ostacolato la sua ascesa al potere, ha deciso di affidare alla sua Riforma Costituzionale e al conseguente Referendum la funzione di Giudizio di Dio sul proprio operato e sulla sua stessa persona. 
Dall'altra parte un composito schieramento che raccoglie tutte le opposizioni sostenute da illustri costituzionalisti che, mentre discettano sul merito della riforma di per sé confusa e non in grado di snellire il procedimento legislativo, sembrano covare il retro-pensiero di usare il Referendum per azzoppare il premier e rimescolare le carte.
In mezzo sta una popolazione  spesso incerta e frastornata, divisa in fazioni come allo stadio, che fa il tifo per l'uno o per l'altro schieramento. Con strascichi di ostilità fra posizioni diverse anche all'interno delle famiglie. 
Fino al 4 Dicembre assisteremo a un'escalation di aggressività polemica, con il premier che prometterà mari e monti per quanti 'basta un sì' e gli altri che sostengono 'l'Italia giusta vota no'.
Comunque finirà, saranno sfracelli e penso che, a parte una minoranza di elettori che esprimerà un voto consapevole sul merito, i più daranno un giudizio pro o contro Renzi, le sue riforme e il suo modo di governare. 

A scanso di equivoci, io voterò NO perché la riforma mi sembra confusa, pasticciata e non in grado di ottenere i risultati annunciati dai proponenti.
Ma non nascondo che nutro la speranza che il NO serva anche a riportare con i piedi per terra questo Esecutivo tanto autoreferenziale in modo che, finalmente, esca dalla propaganda demagogica e cominci ad affrontare i reali problemi del Paese. 

01 novembre 2015

EXPO, tra cardo e decumano


Attraverso expo 2015 molti italiani hanno scoperto il 'decumano' e forse anche il 'cardo'. Non c'è stata trasmissione televisiva in cui conduttore ed ospiti non li citassero, specialmente il primo. 
Cosa sarà mai 'sto decumano, si saranno chiesti! 
Chi ha cercato di informarsi consultando qualche enciclopedia, ha scoperto che le due parole non sono peculiarità di expo ma antichi termini che indicavano gli assi principali della struttura dell'accampamento militare e poi dell'urbanistica romana. 
Mi vien da pensare che per molti, forse, questa è stata la più importante scoperta fatta grazie ad expo.
Il resto, per dirla alla lombarda, è fuffa. 

28 dicembre 2013

Boicotta Mediaset...!

Berlusconi chiede agli Italiani di boicottare il discorso di Capodanno del Presidente Napolitano. Per la sola ragione che non gli ha concesso ancora la Grazia, motu proprio

Ce ne sono errori che il Presidente ha fatto e suoi comportamenti non condivisibili ma per quanto riguarda la Grazia al pregiudicato e plurinquisito, il suo comportamento è stato impeccabile. 

L'unica cosa che gli Italiani devono imparare a fare è boicottare integralmente le reti Mediaset e i giornali posseduti dal grande imbonitore

15 marzo 2013

Grillo e il grillismo. J'Accuse lucido e appassionato di Pietro Orsatti


Ho letto con grande interesse La Rivoluzione Presunta, la bella analisi di Pietro Orsatti sul fenomeno Grillo, un ebook gratuito che puoi scaricare qui

Di essa riprendo l'appassionata e lucida conclusione, un J'Accuse…!, circostanziato e condivisibile che non assolve nessuno e ci stimola a prendere coscienza del piano inclinato sul quale allegramente ma pericolosamente ci stiamo muovendo. 

La ripropongo qui per quanti volessero riflettere seriamente sui propri errori e su quanto ci rimane da fare per emendarli. 
Se c'è ancora qualcosa da fare! 

Ma come è possibile che milioni di italiani si siano fatti incantare ancora da Berlusconi e dalle sue balle? E come è possibile che altri milioni di italiani si siano fatti incantare dal guru Grillo, dalle sue panzane, dai suoi toni violenti e fascistoidi, dai suoi banalissimi slogan? È di questo che voglio parlare e non del risultato definitivo del voto e della composizione del governo. Perché una situazione del genere rischia non solo di non farci uscire dalla crisi economica, culturale e morale causata dal ventennio di berlusconismo. Anzi, questo voto rischia di farci precipitare in una crisi ben peggiore, profonda e irreversibile. E questa situazione ha dei responsabili. 
Accuso gli italiani di pigrizia, ignoranza e opportunismo. Pigrizia perché non si informano, non comprano i giornali, non cercano riscontri su internet, non escono dal loro bar dove sentenziare banalità come “destra e sinistra sono tutti uguali”, “il più pulito ha la rogna”, “è tutto un magna magna”. Ignoranza dolosa perché ignorano di esserlo, e se ne vantano. Essere consapevoli dell’essere ignoranti già sarebbe un passo avanti, ma neanche quella consapevolezza si intravede nella penisola. Opportunismo perché l’italiano mette in vendita tutto se stesso, tutto quello che ha e anche quello che non è suo ma è di chi lo circonda per un beneficio materiale anche misero, piccolo, volatile come una promessa elettorale bufala come la restituzione dell’Imu, la cancellazione della casta, la rivoluzione salvifica dietro l’angolo, l’uscita dall’Euro come se bastasse. Già metà di questo paese per vent’anni aveva dato ampia dimostrazione di questo “carattere” affidando a Berlusconi il destino dell’Italia per un condono ogni tanto, una “leggina comoda anche per me” e una manciata di bufale. Ora c’è un altro pezzo di Italia che in più ha buttato via il proprio voto preferendo le macerie alla ricostruzione, il “capo” alla mobilitazione, il “pensiero unico” alla critica, la faida alla democrazia.  
Accuso quegli italiani, e in particolare quegli elettori di sinistra delusi che si sono ubriacati di chiacchiere e slogan telefonati, insulti facili e voglia di appartenere al branco offerti da Grillo e dai suoi sodali, di aver contribuito dolosamente a mandare a rotoli i sacrifici, le idee, i sogni di un paese sfiancato da un ventennio berlusconiano e da una crisi economica mai così drammaticamente vissuta in epoca repubblicana. Gente che ha dismesso idee e intelligenza, senso e progetto, anima e cultura per affidare il proprio voto al nulla. Al figlio spurio della cultura berlusconiana, a chi ha saputo veicolare e condizionare e soprattutto manipolare il web dopo vent’anni di ubriacatura e lavaggio del cervello televisivo messo in atto da Berlusconi. Che non si sentano migliori di chi ha tenuto in piedi Berlusconi. Sono a loro strettamente imparentati. Loro i primi pigri, i più responsabili. Che non si sono informati, che si sono bastati nel sentirsi parte della folla plaudente, trasformati in massa manipolata dall’alto e non in collettività e movimento. Come scrive sul suo blog lo scrittore Sandrone Dazieri “Perché il pensiero di un movimento, è, appunto, la sintesi del pensiero di una moltitudine, non la moltiplicazione del pensiero di un singolo”. Qui sta la differenza fra un movimento e una setta. Rinunciando alla fatica della costruzione di un pensiero collettivo, maturato, attento e rinunciando a informarsi, criticare, mettere in discussione se stessi e la propria visione del mondo nel confronto con gli altri (e tutta l’azione politica di M5S si è fondata sull’assioma del “non riconoscimento” dell’avversario, della critica, della stampa, dell’informazione non “ufficialmente riconosciuta” da Grillo o dai suoi sodali). Loro, gli ex elettori di sinistra che hanno incenerito il proprio voto votando Grillo (che rappresenta un’idea di società e di paese lontana galassie perfino dall’ombra di un pensiero di sinistra sociale, solidale e progressista), sono i principali responsabili di questo crollo non politico ma sociale e culturale e umano che la fase di incertezza e di scontro che ora sarà inevitabile provocherà. 
Accuso i partiti e gli esponenti della sinistra di non aver saputo rinnovarsi, di essere rimasti aggrappati alle proprie cariche (o presunte tali) e alle proprie faide interne. Li accuso di aver trascorso gli ultimi vent’anni sulla difensiva (davanti al marketing dei sogni irrealizzabili di Berlusconi) senza trovare un nuovo modo di comunicare, di vivere la politica anche sul piano personale. Anche loro pigri, ignoranti e opportunisti. Hanno perso di vista le idee gettando via le ideologie, hanno perso il contatto con la realtà cercando ossessivamente un punto di ricaduta, un accordo possibile. Con chi? Con Berlusconi e con il suo irreale nuvolone di promesse. Per ottenere cosa? La sopravvivenza, anche personale. Soprattutto personale. Alleandosi anche con quel centro “della pagnotta”, dei poteri economici che si sperava “accettabili”. Si sperava. Ci si illudeva. O peggio, si sapeva. 
Accuso il Pd, poi, per aver accettato di sostenere la “ricetta” Monti. Si poteva andare al voto, si poteva vincere a mani basse, si poteva ridare respiro al paese dissanguato dal ventennio berlusconiano. Ma si è preferito prima risolvere le faide interne e fare apparente pulizia. Cercando, con risibili risultati, di normalizzare anche il rottamatore Renzi senza capire che Renzi, figlio di questo ventennio, il partito se lo prenderà mettendo in archivio perfino quel po’ di odore di sinistra sopravvissuto non a vent’anni di Berlusconi ma a vent’anni di D’Alema e Veltroni e Rutelli e Bindi e Fioroni etc etc. 
Accuso Bersani di non aver detto una cosa che fosse una di sinistra in questa campagna elettorale come la necessità di fare una patrimoniale seria sulle rendite finanziare, di rifondare profondamente e facendone uscire la politica dalle fondazioni bancarie, di puntare sul lavoro e sulle tutele del lavoro e sui tagli reali e non tardivamente e confusamente annunciati a una settimana dal voto delle spese militari. Tutto per correre dietro a Monti e Fini e Casini. E Ichino. E ICHINO! E ancora. 
Accuso i sindacati di non aver saputo pensare un modello diverso di lavoro e di società mentre il lavoro e la società mutava. Anche loro sulla difensiva davanti al modello neo liberista. Anche loro pigri e impauriti dall’uscire dai particolarismi. 
Accuso l’informazione di pigrizia criminale, di opportunismo corporativistico e di presunzione di essere, nella forma attuale, indispensabile. E fra gli opportunisti non metto solo i giornali e i giornalisti che per anni hanno cercato di appattarsi con la politica, ma anche quei finti rigorosi rivoluzionari della libera informazione che intanto si inchinavano ai nuovi potenti che emergevano: parlo di Travaglio e di Santoro. 
Accuso Giorgio Napolitano, il politico e non l’istituzione del Presidente della Repubblica, di essere uno dei principali responsabili di questa drammatica fase economica che stiamo vivendo. E dell’imbarbarimento culturale e sociale che stiamo subendo. Ha scelto per anni di fare il semplice notaio del peggior saccheggio mai messo in atto in questo paese. I quattro anni di governo Berlusconi. Per poi mettere in atto e guidare una congiura di palazzo che ha portato al governo Mario Monti e il tecnicismo inumano dei teorici del neo liberismo. E lo accuso di esserne talmente consapevole da scegliere di essere all’estero (e non a caso in Germania) al momento del voto e soprattutto dello spoglio delle schede elettorali. Per non rispondere, nell’immediato, a quello che è uscito dalle urne.
Accuso questo popolo che non si merita questo paese ma questa politica (vecchia e nuova) si.
E spero di poter sopravvivere alla nausea che mi travolge al solo pensare a questa fase che si prospetta da oggi in poi. Alla ricerca del consenso dei nuovi potenti.
In una delle ultime interviste rilasciate Indro Montanelli diceva che gli italiani non avevano un carattere nazionale. In realtà sapeva benissimo di mentire (come spesso ha fatto nella sua lunga carriera) perché un carattere nazionale l’italiano medio lo ha inciso nel DNA a fuoco e si fonda principalmente su un “valore” ben definito e diagnosticabile: l’opportunismo. La storia italiana è un incredibile succedersi di collettivi atteggiamenti opportunistici. Interi pezzi della società si smuovono, dopo decenni di stasi, grazie a spinte opportunistiche. Ci si deve garantire la pagnotta, anche se presunta, anche se minimale. E si scommette sul vincitore possibile di volta in volta anche e soprattutto se quel vincitore sembra intenzionato a calpestare l’orticello da cui si è sempre bene o male mangiato. E la stampa italiana, ovviamente, non è immune dal gene dell’opportunismo alla faccia del ruolo e della deontologia professionale.
Ieri pomeriggio. Genova. Non sono ancora le 16. Una folla di cronisti bivacca da ore davanti alla villa dell’unico vincitore di queste elezioni, Grillo. Lui esce e i cronisti si precipitano, accendono microfoni e telecamere, lo circondano. Lui esordisce con un pistolotto su quello che i giornalisti “devono” capire, su quale presunta notizia “devono” puntare, di fatto su quali domande “devono” fare. Dopo venti anni di Berlusconi niente di nuovo. E il cronista di SKY (credo che sia stato lui anche se nella concitazione è difficile esserne certi) dice: “Se non le faccio domande sulle coalizioni risponde a qualche domanda?”. Cioè, rinuncio a fare l’unica domanda sensata dopo il voto per avere due battute due da spendermi. Il vincitore, benevolo, accondiscende. 
Basta farsi un giro su Twitter in queste ore per avere ulteriore conferma. Dopo anni di critiche feroci oggi fior di penne indipendenti sembrano essersi iscritte a fare del volontariato all’ufficio stampa di Grillo. Sarà perché il vincitore minaccia da anni di tagliare i fondi pubblici all’editoria? Sarà perché si spera di essere uno dei graziati dalla mattanza occupazionale che quei tagli provocheranno? Il DNA non mente mai. 

La Rivoluzione Presunta di Pietro Orsatti 
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22 febbraio 2013

PROMEMORIA PER IL 24 E 25 FEBBRAIO


Come vademecum al voto di Domenica prossima ho trovato questa bella pagina di Riccardo Orioles in I Siciliani giovani e mi piace condividerla con i miei amici.  




Quattro domande ai nostri amici - di Riccardo Orioles in I Siciliani giovani

Grillo: ma davvero Alemanno e Vassallo sono la stessa cosa?
Bersani: ma insomma, fra Marchionne e la Fiom, chi dei due ha ragione?
Vendola: perché il mio partitino è sempre l'unico buono e tutti gli altri no?
Ingroia: un'idea: ma perché non fa una bella lista della società civile? Magari 
funzionerebbe... 
D'accordo, Bersani non è Berlinguer, Grillo non è Totò, e Ingroia e Vendola... beh, lasciamo andare. Ma quasi tutti quelli che conosco, che hanno una qualche voglia di “mettere a posto le cose”, votano per uno di loro: questo passa il convento. 
Il bello è che quasi tutti i miei amici del bar vogliono, con poche varianti, le stesse 
cose: a sentirli non si direbbe mai che i loro Lìder (grandissimi, s'intende, uno più napoleonico dell'altro) si accapiglino così tanto. Certo, è tempo d'elezioni.
Il brutto è che purtroppo le cose da volere (o non volere) ormai non sono molto complicate. Siamo arrivati al termine, non c'è più tempo per grandi strategie. L'Italia non sopravviverà fino al 2015, se non si cura. Non è solo il fallimento economico, è che proprio non sappiamo più chi siamo. Abbiamo lasciato la democrazia ormai da vent'anni, e non ci ricordiamo più neanche come funzionava. 
La democrazia eravamo noi, non chi ci governava. Sapevamo di avere dei diritti (lavorare, votare, scegliere qualche cosa) e persino, alla nostra maniera, dei doveri. 
Adesso aspettiamo i lìder, Padre Pio o qualcun altro (Monti, come taumaturgo, non ha funzionato) che ci tirino su per il colletto dal pantano. Ma questo non è mai successo.
L'Italia, in tutta la sua lunga storia, non ha mai avuto dei salvatori. Ogni volta, quasi all'osso del collo, s'è salvata da sé. Il tenente Innocenzi, il compagno Peppone, Salvo che occupò il suo liceo nel Sessantotto: questi sono stati l'Italia. I lìder sono venuti sempre  dopo, a cose fatte. 
   * * *
Usciamo da vent'anni di dominio assoluto degli imprenditori. Sotto nomi diversi, la musica è stata questa. Il risultato s'è visto. Davvero basta cambiare un nome? Perché nessuno ha 
proposto  - come sarebbe stato normale nella repubblica - di nazionalizzare la Fiat alle prime avvisaglie del suo (perché di ciò s'è trattato) colpo di stato? C'è stato un golpe sociale, e nessuno s'è opposto. 
Abbiamo perso più di cento compagni, giornalisti e giudici, quaggiù in Sicilia, combattendo la mafia. Perché la provincia di Reggio – per dirne una – è ancora in mano ai mafiosi? Perché i soldati a Kabul e non, come sarebbe logico, a liberare Reggio dall'occupazione mafiosa? 
Calvi, Sindona, Banco Ambrosiano, Ior. Il capitale mafioso, vent'anni fa, si stava inserendo bene nel sistema. Adesso l'ha praticamente conquistato. Perché abbiamo ancora il segreto bancario? Perché Boris Giuliano, se tornasse ora, non dovrebbe essere ancora autorizzato a leggere i conti bancari, a fare indagini vere e non da disperato?
Non sono domande difficili, come vedete. Eppure nessuno le fa. Certo, non per malafede. Ma si parla d'altro.
È 
dubbio che, come Italia, siamo ancora in grado (ormai siamo troppo piccoli per farlo) di risolvere i problemi economici che ci stanno strozzando. E che si chiamano, essenzialmente, deregulation e delocalizzazione. Riuscivamo a fatica, trent'anni fa, a tenere a bada gli allora poteri economici di medie dimensioni. Adesso è del tutto impossibile. Ogni singola multinazionale (e la Fiat fra queste) da sola ha già un potere superiore a quella di una piccola Nazione come la nostra. La soluzione è in Europa. Ma l'Europa è quella che ci bastona più di tutti, perché abbiamo permesso che diventasse, essa stessa, una multinazionale. 
Perché la parola Europa è quasi totalmente estranea a queste elezioni? È presente come spauracchio, come oscura potenza da propiziarsi o da maledire, ma non come quello che è, cioè il nostro Paese, che tocca a noi cittadini di governare? 
Governare l'Europa – e si può, visto che nelle principali regioni (Francia, Germania 
e Italia) ormai la maggioranza è, o sta per essere, democratica e civile – significa governare le banche, togliere gli artigli all'oligarchia. Ogni altra strada è illusoria, è come vincere le elezioni a Modena mentre Scelba e Tambroni governano indisturbati il resto del Paese. 
L'Europa non era nata così, non con le banche. L'Europa, da Mazzini in poi, era nata come una cosa di sinistra. Un'Europa dei popoli, si diceva. È tempo di riprendere quest'idea. L'Europa come Unione europea non esiste più. Può nascere ricominciando da zero, dai primi paesi storici (Francia, Italia, Germania, Benelux) che stavolta, sull'onda del cambiamento elettorale, potrebbero anche pensare - per disarmare le banche e salvarsi dalla crisi - a 
qualcosa di molto più radicale che un'unione monetaria.
Non è lasciare l'euro la soluzione, ma cambiargli il padrone. Nessuno lo può fare da solo, ma si può fare benissimo tutti insieme. Questo sarebbe potuto essere il tema portante di questa campagna elettorale. Ma siamo ormai troppo deboli culturalmente - almeno la classe politica - per guardare al di là del nostro naso. Ci rassegniamo ai poteri, o ci “ribelliamo” urlando. Invece potremmo travolgerli, tranquillamente. 

Leggi anche: Kit di sopravvivenza per la guerra mediatica - di Carlo Gubitosa

05 dicembre 2012

Zichichi, i panini e le centrali nucleari

Immaginate di avere una macchinetta dove metti un euro ed esce un panino e una macchinetta identica dove metti sempre un euro ed escono un milione di panini. Voi che scegliereste? Un milione, è chiaro. Ecco questo è il vantaggio dell'energia nucleare per il genere umano. 
(Antonio Zichichi, Assessore alla Cultura della Regione Sicilia) 



Più apprezzabile Crozza-Zichichi che spiega la cellula artificiale o Zichichi, Assessore alla Cultura della Regione Sicilia che sogna un'isola piena di centrali nucleari? 

A voi la scelta. Io, per quanto mi riguarda, saprei dove mandarlo.




08 novembre 2012

Alle Primarie del PD voterò LAURA PUPPATO. E TU?

  • perché è una donna onesta, libera, coerente e capace; 
  • perché mi alletta l'idea che possa essere una donna la candidata alla presidenza del consiglio; 
  • perché ho visto cos'ha fatto come sindaco di Montebelluna e come consigliere regionale della Regione Veneto; 
  • perché ho letto il suo programma e mi convince; 
  • perché ho visto alcuni suoi video e mi piace che parli di quello che vuole fare senza  demonizzare i concorrenti; 
  • perché non è una professionista della politica e non fa parte della dirigenza del partito; 
  • perché non sopporto che si possa dire che il voto dato a lei farebbe il gioco di Renzi, di Vendola o di Bersani; 
  • perché mi piace. 





  • Laura Puppato, chi è? 
    LETTERA APERTA agli Italiani di Laura Puppato 
    LE MIE PROPOSTE PER AMARE L’ITALIA di Laura Puppato  
    Primarie Pd, Puppato: Ci sono anch'io 


    Primarie Pd, ecco la donna che sfida Bersani e Renzi 
    Voglio una donna premier: voglio Laura Puppato 
    Laura Puppato, la donna che sfida Bersani, Renzi e Vendola 
    Primarie del centrosinistra: Ecco perché scegliere Laura Puppato 
    La ricetta della "outsider" Puppato: lavoro, equità e green economy   

    02 novembre 2012

    RAI TV - CANONE E BLACKOUT


    Succedeva già ai tempi dell'analogico, adesso anche col digitale terrestre. 
    Appena scoppia un temporale seguito da un fulmine e da un tuono, ecco che salta la tv. 


    Non tutta per la verità, i canali mediaset resistono, resiste con qualche fermo-immagine anche La7, resistono i nuovi canali, saltano invece tutti i canali RAI, compreso quello di Rainews24. 

    Paradossalmente la tv commerciale resiste mentre quella pubblica che paghiamo col canone, quella che dovrebbe assicurare il servizio pubblico va in blackout, un giorno sì e l'altro quasi. E l'interruzione può durare ore e ore, senza avvisi, senza scuse. 

    Questo succede in Sicilia dove vivo e mi chiedo se la stessa cosa capita altrove in Italia. E mi chiedo anche se non sarebbe il caso di calcolare e dedurre dal canone quote corrispettive per il mancato servizio.  

    Vero è che da troppo tempo ormai la RAI lavora per la concorrenza e che risulta azzardato definirla servizio pubblico. Ma se la sua missione è diventata un'altra, per favore non la interpreti con i nostri soldi! 

    25 marzo 2012

    La vergognosa escalation nei prezzi dei carburanti in Italia


    L'escalation nel prezzo dei carburanti alla pompa dipende minimamente dal prezzo del greggio e dai costi della trasformazione e trasporto. Ad incidere significativamente sono le accise caricate sul prezzo di vendita a partire dal 1934 ai giorni nostri. E pochi sanno che sul prodotto in vendita e su questi balzelli incide l'IVA al 21%, prossimamente al 23%. Vistosamente in questo caso come in altri, le imposte indirette eccessive non fanno che contribuire pesantemente a deprimere i consumi, non solo dei carburanti, incidendo in modo differenziato sui cittadini e sugli utenti. 


    Se un litro di benzina costa € 1,80 di cui 0,70 di accise e 0,37 di IVA - in totale € 1,07 di imposte - ci accorgiamo che il prezzo effettivo del prodotto finito non raggiunge € 0,80 - aggio dei gestori compreso. 
    Se tale differenza, e anche più, possono pagarla tranquillamente alcune categorie di consumatori, non è sopportabile per i trasportatori, per quanti usano il mezzo proprio per raggiungere il luogo di lavoro in mancanza dei pubblici servizi, ecc. Anche il turismo e tutte le attivtà connesse sono fortemente penalizzate. 


    Non è più tollerabile che su un bene di prima necessità le imposte debbano superare notevolmente il costo di produzione, trasporto e vendita. Sarebbe come se su un chilogrammo di pane che costa, mettiamo, € 2 si caricasse un'imposta di € 3 portando il prezzo finale a € 5. 

    Pensino, dunque, mister Monti e il suo governo a defiscalizzare, almeno parzialmente, il prezzo dei carburanti, partendo dall'eliminazione delle accise più vecchie, quelle che si riferiscono a catastrofi ormai da tempo risolte. E trovino denaro buono per le casse dello Stato cercandolo dove sanno bene di poterlo trovare. 

    Benzina: Prezzi in Europa e in Italia
    L'elenco delle vergognose accise sui carburanti
    Costo Benzina: l’accise della vergogna
    Dati della Camera dei Deputati aggiornati all'inizio del 2004


    Prodotto
    (1.000 litri)
    Prezzo
    al consumo
    Accisa
    IVA
    Totale
    Imposte
    Prezzo
    Netto
    Sif/Siva
    Benzina senza piombo
    1.771,22
    704,20
    307,40
    1.011,60
    759,62
    Gasolio auto
    1.716,18
    593,20
    297,85
    891,05
    825,13
    GPL auto
    847.89
    147,27
    147,15
    294,42
    553,47
    Gasolio riscaldamento
    1.471,67
    403,21
    255,41
    658,62
    813,05
    Prezzi medi convenzionali in euro per 1.000 litri in Italia (5 marzo 2012)


    Questa è una lista dei prezzi (€/l) della benzina senza piombo in alcuni paesi europei:
    Paese
    Dic 2004
    Mag
    2005
    15/03/
    2006
    16/02/
    2007
    03/03/
    2008
    02/02/
    2009
    18/02/
    2010
    03/02/
    2011
    24/02/
    2012
    16/
    03/
    '12
    -
    -
    -
    0,889
    0,977
    0,814
    1,014
    1,094
    1,265

    0,94
    1
    1,059
    0,992
    1,237
    0,956
    1,111
    1,294
    1,431

    1,1
    1,24
    1,303
    1,283
    1,491
    1,204
    1,322
    1,48
    1,713

    -
    -
    -
    0,895
    1,002
    0,767
    0,997
    1,072
    1,253

    -
    -
    0,825
    0,869
    1,085
    0,864
    1,012
    1,174
    1,335

    -
    -
    1,058
    1,029
    1,093
    0,882
    1,085
    1,255
    1,37

    1,26
    1,23
    1,28
    1,241
    1,423
    1,218
    1,423
    1,6
    1,693

    -
    -
    0,853
    0,812
    0,971
    0,767
    1,029
    1,21
    1,289

    -
    -
    1,241
    1,176
    1,423
    1,156
    1,354
    1,514
    1,692

    1,05
    1,15
    1,208
    1,182
    1,399
    1,144
    1,323
    1,53
    1,606

    1,19
    1,18
    1,259
    1,254
    1,416
    1,155
    1,315
    1,495
    1,706

    -
    -
    1,018
    0,907
    1,11
    0,864
    1,243
    1,593
    1,719

    -
    -
    1,075
    1,034
    1,169
    0,946
    1,224
    1,426
    1,57

    1,059
    1,23
    1,248
    1,203
    1,394
    1,147
    1,315
    1,461
    1,789
    1,800/
    1,900
    -
    -
    0,887
    0,938
    0,972
    0,75
    1,037
    1,153
    1,391

    -
    -
    0,875
    0,837
    1,034
    0,916
    1,146
    1,278
    1,373

    0,92
    0,99
    1,034
    1,029
    1,154
    0,911
    1,101
    1,249
    1,394

    -
    -
    -
    0,964
    1,064
    0,756
    1,037
    1,229
    1,303

    -
    -
    -
    -
    -
    -
    0,687
    0,841
    1,026

    -
    -
    0,957
    1,18
    1,08
    0,99
    1,09
    1,26
    1,38

    -
    -
    1,369
    1,436
    1,552
    1,103
    1,531
    1,75
    1,949

    1,26
    1,33
    1,406
    1,365
    1,537
    1,313
    1,499
    1,661
    1,803

    0,800
    0,920
    0,948
    0,936
    1,205
    0,821
    1,087
    1,262
    1,339

    -
    -
    1,246
    1,228
    1,369
    1,125
    1,324
    1,406
    1,6

    -
    -
    1,306
    1,295
    1,38
    0,943
    1,287
    1,529
    1,607

    0,87
    0,92
    0,971
    0,974
    1,204
    0,841
    1,173
    1,375
    1,464

    -
    -
    0,961
    0,902
    1,017
    0,77
    0,994
    1,147
    1,284

    -
    -
    0,534
    0,581
    0,602
    0,535
    0,565
    0,65
    0,736

    -
    -
    0,957
    1,009
    1,238
    0,945
    1,084
    1,115
    1,276

    -
    0,9
    1,004
    1,019
    1,195
    0,979
    1,175
    1,382
    1,508

    -
    0,9
    0,938
    0,954
    1,067
    0,941
    1,157
    1,279
    1,438

    -
    -
    1,01
    0,949
    1,119
    0,87
    1,1
    1,24
    1,38

    -
    -
    1,243
    1,175
    1,333
    1,061
    1,289
    1,511
    1,718

    0,92
    0,98
    1,001
    0,935
    1,139
    1,061
    1,097
    1,292
    1,485

    -
    -
    0,667
    0,667
    0,666
    0,474
    0,702
    0,709
    0,955

    1
    1,01
    0,984
    0,974
    1,128
    0,911
    1,159
    1,318
    1,466

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