Informazioni personali

La mia foto
Amo riflettere e ragionare su quanto vedo e sento.

Benvenuto nel mio blog

Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
Consiglio, pertanto, di stare alla larga a quanti hanno la testa imbottita di frasi fatte e di pensieri preconfezionati; costoro cerchino altri lidi, altre fonti cui abbeverarsi.

Se vuoi scrivermi, usa il seguente indirizzo: mieidee@gmail.com
Visualizzazione post con etichetta popolo sovrano. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta popolo sovrano. Mostra tutti i post

01 dicembre 2016

Il 4 dicembre si vota RENZI SI o RENZI NO

Ho trovato questa riflessione su una pagina di Facebook e la rilancio perché la condivido totalmente, eccezione fatta per l'espressione Re dei Delinquenti che avrebbe bisogno di un pronunciamento della magistratura per essere utilizzata. 




Volevo evidenziare un aspetto che, ad oggi, non ho ancora letto da nessuna parte, a meno che non mi sia perso qualche cosa nel frattempo.
Si susseguono i post che invitano a "capirne di più", a ricondurre la discussione "sul merito della riforma", a non "personalizzare" il voto pro o contro Renzi o il governo per mero tifo politico.
Premesso che chi vi parla, come sempre fa, si è andato a ricercare ogni possibile e affidabile documentazione per analizzare i pro e i contro di questa riforma e l'ha quindi trovata una vera e propria "schiforma", come giustamente è stata definita, il punto, forse più importante ai fini del nostro personale futuro e quindi della nostra nazione, è un altro, a mio avviso.
Renzi, fin dall'inizio e oserei dire giustamente e furbescamente, ha voluto personalizzare questa sfida e, così facendo, proprio lui ci ha dato la vera chiave di lettura dell' "evento referendario".
Il 4 dicembre non si vota solo una riforma, si vota Renzi SI o Renzi NO, inutile nascondercelo. Perchè, se vince il SI, il Narciso toscano non lo fermiamo più! Per due motivi. Il primo è che lui potrà così dimostrare ai suoi "padroni" che ha fatto diligentemente e con bravura i compiti assegnatigli e quindi accrescere la loro fiducia in lui, caricandolo di altre "incombenze" per accelerare il progetto di sottomissione dell'Italia; infatti, c'è molto da fare ancora, non crediate che sia finita qui, perchè il Re dei Delinquenti ha avuto ampio e preciso mandato e questa schiforma è solo l' INIZIO DEL TUTTO.
Il secondo motivo, per un malato di narcismo come lui, è che si crederà invincibile, intoccabile e, purtroppo per noi...infallibile.
Provate solo a immaginare il fatto che una tale iattura umana, purtroppo a noi capitata e a noi imposta dall'alto, si troverà LEGITTIMATA DA UN QUESITO REFERENDARIO, per alcuni versi più importante di una consultazione elettorale politica, per via dell'espressione diretta della volontà popolare.
Una tale legittimazione lo esalterà ben più di quanto non lo sia mai stato, abbatterà i suoi avversari esterni e, soprattutto, quelli interni al suo stesso partito e gli farà avere ancora più gente alla sua Corte dei Miracoli.
A questo punto, non solo non lo fermeremo più nell'opera di devastazione già iniziata dal Terminator Monti, ma lo faremo arrivare all'appuntamento politico delle elezioni 2018 "più forte e più bello che pria" (per parafrasare un noto sketch di Petrolini, ndr).
Quindi, cari amici, soprattutto voi che avete ancora dubbi, inutile che perdiate il vostro tempo per capirne di più sulla schiforma.
Qui è in ballo il nostro futuro, la nostra futura condizione di schiavi o di liberi.
Seguite lo stesso consiglio del Re dei Delinquenti: "o con me o contro di me". Dopo di che, dovrete semplicemente interrogarvi se siete pro o contro Renzi, cioè se ritenete quest'uomo (si fa per dire, ndr) degno di voi, del vostro essere italiani e soprattutto compatibile con la costruzione di un futuro migliore per noi tutti.
Dopo di che...decidete pure.
Io ho già deciso da tempo: #IovotoNO

08 novembre 2016

IL MIO NO AL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE


Avrei voluto scrivere le ragioni che mi spingono a votare e far votare NO al referendum costituzionale. Ma sull'argomento è stato già detto e scritto tutto o quasi; anche sulle risibili ragioni del SI.
Non so come finirà il 4 Dicembre: sebbene i sondaggi continuino a dare il NO in vantaggio, temo che la cosiddetta maggioranza di governo non lascerà nulla di intentato per ottenere il tanto sospirato risultato, sarebbe in grado di fare carte false pur di raggiungere il suo scopo. 
In proposito ritengo che occorra stare con gli occhi ben aperti ai seggi perché il voto dei cittadini possa essere veramente libero da ogni e qualsiasi condizionamento. 
L'esito si giocherà su una mangiata di voti! 

Non volendo ripetere in modo approssimativo quanto già detto e scritto con efficace puntualità da illustri e benemeriti costituzionalisti, mi limito a pubblicare qui la Lettera a mia figlia elettrice sul perché voterò No, di Arturo Primavera 

E la offro come argomento di riflessione a mia figlia, ai miei nipoti e ai tanti giovani italiani confusi e disorientati da una propaganda frastornante e senza ritegno. 
Ma penso anche ai tanti anziani che in questa bolgia fuorviante ritengono di non presentarsi al seggio lasciando agli altri di decidere per loro. 


Mi chiedi perché al referendum, voterò no alla riforma costituzionale? Ti chiedi perché, al contrario, tanti tuoi amici, i più giovani, si aspettino molto dalle recenti modifiche, soprattutto da quelle che riguardano il Senato, le uniche – in pratica - ad essere rese note a un’opinione pubblica più interessata a un presunta futura riduzione dei “costi della politica” che conscia delle reali conseguenze delle riforme? Perché molti di loro dicono che bisogna “cambiare”, senza precisare perché?
Ci sono vari spunti di riflessione, di diversa natura, che spesso si intersecano gli uni con gli altri: cercherò di trasformarli in argomenti, per quanto personalissimi, e comunque legati alla mia non professionale conoscenza della materia.
Sia bene inteso, non ho mie soluzioni per i problemi, reali o presunti che questa riforma, secondo i suoi ideatori, risolverebbe. Ma sai pure che non sono un conservatore, amante e “lodator del tempo passato”, in maniera pregiudiziale: il cambiamento mi sembra, invece, insito nella natura e nel mondo e quindi anche negli uomini: la storia umana è una lunga e continua transizione da uno stato all’altro, ma non sempre al meglio; ti basti pensare, ad esempio, agli orrori delle dittature e delle guerre del novecento. E allora, lungi da me ritenere che questa Costituzione, nata dalle ceneri della guerra e dopo le mostruosità del nazifascismo, possa essere millenaria o sia “la più bella del mondo”, come enfaticamente diceva qualche anno fa un noto comico che da ultimo ha voltato la gabbana, o sia la fonte perfetta e immodificabile della giustizia in terra: sarebbe solo ideologia, che, come puoi indovinare, sconfina quasi sempre nell’atto di fede e cioè in una sorta di religione; lasciamo questa a ciò che è rivelato, ma non a quanto viene dall’uomo. Noi dobbiamo cercare, più modestamente, di ragionare e capire se questa ulteriore riforma sia positiva o meno, nell’ottica generale che ogni cambiamento si debba fondare essenzialmente sul miglioramento dell’uomo.
Il primo motivo è talmente palese che bastano poche parole a spiegartelo: questa riforma è un vero e proprio passo indietro della democrazia, perché non consentirà ai cittadini di scegliere con elezioni dirette i membri di una delle camere, e quindi di un organo che, sia pure, in maniera limitata, e con diverse competenze, continuerà a far parte del potere legislativo.
In pratica l’esercizio del potere verrà di nuovo concentrato in pochi, anziché maggiormente diffuso tra i molti.
Chi vuole questo cambiamento è, per paradosso, un conservatore, mentre chi non lo vuole è un progressista.
E non stare a sentire quelli che dicono che comunque i membri del Senato saranno sempre di creazione popolare, in quanto nominati tra i consiglieri regionali e i sindaci, che a loro volta vengono eletti nelle amministrative. Una elezione non può essere bivalente: un candidato scelto come consigliere o come sindaco, perché dovrebbe star bene anche come senatore? Che efficacia può avere un voto del genere? E poi chi sceglierà i designati a prender parte del Senato? Non certo l’elettore in sede amministrativa, ma probabilmente il partito cui questi, gli eletti appartengono, che opterà per quelli più affidabili e legati alla segreteria politica, tempo per tempo dominante. E saranno liberi di poter decidere secondo coscienza, oppure saranno di volta in volta soggetti a interferenze e pressioni da parte dei vertici dei partiti?
E poi, dubito che questi consiglieri-sindaci/senatori saranno in grado di poter svolgere bene tutte e due le mansioni: anche se ‘tanto devono venire a Roma almeno una volta alla settimana’, non sono esonerati comunque dalla istruttoria e dalla preparazione dei lavori della camera di appartenenza; d’altra parte, specialmente se sindaci, non possono lasciare a metà il loro lavoro sul territorio.
Ma quale il motivo reale di tutto ciò? Non è il risparmio, che è ben poca cosa rispetto a quel che va perso; e non è nemmeno la semplificazione normativa, come puoi renderti conto, se provi a leggere la ridda di norme introdotte dal nuovo testo dell’art. 70.
A parer mio la vera posta in gioco è ben altra, se dai un’occhiata anche alle altre modifiche, alcune limitative della democrazia diretta, altre dell’autonomia regionale o, addirittura dei poteri del Presidente della Repubblica (e non trovi strano questo groviglio di riforme, proposte tutte insieme, da risolvere con un unico quesito?)
È invece la governabilità del Paese, vero mito di tutti i politici, che sarebbe ostacolata fin dalla nascita della Repubblica dalla pluralità delle forze politiche presenti nelle Camere, la cui dialettica ostacolerebbe una “stabile politica di governo”. Del resto politici appartenenti a un passato recente, che non puoi ricordare (vedi Craxi e Berlusconi), hanno spesso puntato sul controllo del dibattito parlamentare per l’approvazione di leggi, in materie delicate, quando l’opposizione diventava un serio ostacolo, e, gli stessi membri della maggioranza erano riottosi a seguire la politica del governo e si mettevano pure a votare contro (i c.d. franchi tiratori).
Ma siamo poi sicuri, che, in definitiva, la governabilità corrisponde a efficienza? Di che cosa? Nel fare veloci-veloci delle leggi per una più snella politica di governo? Hai visto, non molto tempo addietro, che quando una legge deve passare, tra fiducia, sedute fiume, tour de force, canguri, ghigliottine, voti palesi, ma anche segreti e in codice e cose simili, passa in un batter d’occhio anche oggi.
Tu pensi veramente che questo sia un vantaggio, dico, il fatto che una legge possa essere discussa in breve tempo, magari da una sola camera? E le varie leggi porcate, che sarebbero tutte passate tranquillamente (e velocemente)? È vero che è il Governo, quale espressione di una maggioranza politica, che dà l’indirizzo politico generale, ma è anche vero che è il Parlamento, nei suoi due rami, quale espressione anche delle minoranze, il vero fulcro del sistema (almeno nella democrazia che fondarono i Costituenti).
Sospetta, da ultimo, l’affermazione proveniente da qualche agenzia di valutazione finanziaria, che stigmatizzava, come dannosa per l’economia, la troppa libertà concessa ai popoli dalle costituzioni antifasciste: che, niente-niente, può far comodo una camera con poteri ridotti che approva, di fatto senza obiezioni, tutto quello che viene imposto dalla Commissione Europea (in nome del: ‘ce lo chiede l’Europa’), dai trattati internazionali (vedi il TTIP), da alleati più o meno invadenti, dalle multinazionali (che spesso sono dietro di questi)?
Tralascio le altre parti della riforma, ignote ai più, la cui attenzione è sempre indirizzata verso il “contenimento dei costi di funzionamento”: si disciplinano, tra l’altro, le materie più diverse, ché la riforma ritocca svariati istituti, che apparentemente, non sono correlati tra loro, come le modifiche relative all’elezione del Presidente della Repubblica e ai suoi poteri, o quelle che riguardano i giudici della Corte Costituzionale, o quelle relative al referendum abrogativo.
Oltre a quanto sopra, in maniera molto semplificata (nell’unico modo che so fare), mi sovvengono, naturalmente, altri argomenti, che hanno carattere più di metodo, al di là della condivisione o meno del contenuto.
In sintesi trovo assurdo il fatto che queste modifiche, vengano proposte, tra l’altro quasi come una condizione assoluta, direttamente da parte di un governo, nominato a seguito di intrighi di palazzo, e sia stata votata dalla maggioranza che lo sostiene, fatta di parlamentari di varia e precaria provenienza, eletti sulla base di una legge successivamente dichiarata incostituzionale e ciò in un momento in cui le priorità del paese sembrano essere altre.
Vorrei che tu ti soffermassi, anzitutto, sul fatto che la riforma sia stata proposta dal Governo: di norma le modifiche alla Costituzione, soprattutto di sì gran peso, devono rispondere ad una esigenza generale, ad un idem sentire della stragrande maggioranza dei cittadini e dalla quasi totalità delle forze politiche che li rappresentano. Dovrebbero essere il frutto di anni di dibattiti, di studi, di lotte e comunque sono un risultato condiviso di istanze nuove e reali, e perciò comuni a tutti.
Ha di norma un’origine parlamentare o addirittura è frutto di un sentimento popolare, diffuso, più o meno formalizzato.
Nel nostro caso la riforma viene calata dall’alto e la sua approvazione posta addirittura come condizione di permanenza del Presidente del Consiglio, cioè del Governo, cioè della maggioranza di governo, cioè, in definitiva delle Camere, sulle quali pende il rischio di elezioni anticipate, questa volta sotto una nuova legge elettorale, che potrebbe riservare delle sorprese: chi sa quanti personaggi, che attualmente occupano gli scranni del Parlamento, dopo aver cambiato più volte casacca, verrebbero riconfermati da un elettorato non più disposto a farsi prendere in giro?
Ma c’è dell’altro: la sintesi e la chiarezza sono una caratteristica della nostra Costituzione del 1948; il cui testo, prima della approvazione finale, è stato sottoposto ad una vera e propria revisione linguistica, al fine di consegnare ai cittadini un dispositivo corretto e chiaro; al contrario, alle poche e chiare parole utilizzate dai Costituenti, si sostituisce una cascata di articoli, di norme, commi, rimandi, di estrema farraginosità e complessità: immaginati la ridda di interpretazioni, che tutti, titolati e no, organi costituzionali e semplici cittadini, daranno a questa bella costruzione normativa, e i conflitti, i ricorsi, i processi, le sentenze, magari contrastanti, che spunteranno a seconda del punto di vista (e gli interessi) di chi legge il testo.
Questa riforma - ripeto - di fondamentale importanza, in quanto dalla sua introduzione, può derivare una nuova forma di stato, è stata votata, in tempi e a denti stretti, dalla sola maggioranza assoluta di Camera e Senato, e per questo viene sottoposta obbligatoriamente a un referendum: un anticorpo che i padri costituenti previdero a loro tempo, intuendo quali pericolose deviazioni avrebbero potuto portare le maggioranze che si sarebbero di volta in volta formate: spetta ora a noi, ancora una volta, il dover impedire che questa deriva possa essere portata a compimento. 



Leggi anche: Referendum, la percezione di un un cittadino qualunque sulle riforme renziane

22 ottobre 2016

REFERENDUM: BASTA UN SI O SERVE UN NO ?



Due eserciti in campo, più sui social che nella realtà, che attaccano senza esclusione di colpi l'avversario di turno, mentre il Paese va a catafascio senza possibilità di riscatto.
Si combatte ferocemente per sostenere le ragioni di un SI o un NO senza, spesso, conoscere la posta in campo.
Un campione che ha impostato la sua azione politica sul conflitto permanente con tutte le categorie che, di volta in volta, hanno ostacolato la sua ascesa al potere, ha deciso di affidare alla sua Riforma Costituzionale e al conseguente Referendum la funzione di Giudizio di Dio sul proprio operato e sulla sua stessa persona. 
Dall'altra parte un composito schieramento che raccoglie tutte le opposizioni sostenute da illustri costituzionalisti che, mentre discettano sul merito della riforma di per sé confusa e non in grado di snellire il procedimento legislativo, sembrano covare il retro-pensiero di usare il Referendum per azzoppare il premier e rimescolare le carte.
In mezzo sta una popolazione  spesso incerta e frastornata, divisa in fazioni come allo stadio, che fa il tifo per l'uno o per l'altro schieramento. Con strascichi di ostilità fra posizioni diverse anche all'interno delle famiglie. 
Fino al 4 Dicembre assisteremo a un'escalation di aggressività polemica, con il premier che prometterà mari e monti per quanti 'basta un sì' e gli altri che sostengono 'l'Italia giusta vota no'.
Comunque finirà, saranno sfracelli e penso che, a parte una minoranza di elettori che esprimerà un voto consapevole sul merito, i più daranno un giudizio pro o contro Renzi, le sue riforme e il suo modo di governare. 

A scanso di equivoci, io voterò NO perché la riforma mi sembra confusa, pasticciata e non in grado di ottenere i risultati annunciati dai proponenti.
Ma non nascondo che nutro la speranza che il NO serva anche a riportare con i piedi per terra questo Esecutivo tanto autoreferenziale in modo che, finalmente, esca dalla propaganda demagogica e cominci ad affrontare i reali problemi del Paese. 

22 novembre 2013

Votare PD? Qualcuno dovrebbe fornirmi almeno una buona ragione.

Qualcuno dovrebbe fornirmi almeno una buona ragione per continuare a votare Pd dopo che 101 dei suoi grandi elettori hanno impallinato il fondatore del partito che avevano indicato come candidato alla presidenza della Repubblica; dopo che ha creato le condizioni per il governo delle larghe intese Letta-Letta; dopo che, pur con i naturali distinguo di rito, ha votato contro la  sfiducia a una ministra impresentabile come la Cancellieri. 


Il Pd mi sembra ormai un partito inemendabile, qualunque cosa Renzi dica o dica di voler fare. Mi aspetto che finisca al macero come presto succederà al famigerato competitore cui per troppo tempo ha tenuto bordone.

30 marzo 2013

San Giorgio, pensaci tu!

Oggi finalmente, 5 settimane dopo il voto, alla vigilia di Pasqua, dopo una notte di riflessione, il grande vecchio, politico di razza e di lungo corso, indicherà il nome che darà un governo a questo paese disastrato. E poi dirà: adesso cavatevi da soli dai guai. Arrangiatevi, io ho fatto ciò che potevo e vado via. Non tiratemi più per la giacca! 

Anch'io riflettevo sulla drammatica situazione nella quale ci siamo cacciati. 
L'uomo della Provvidenza, quello sceso in campo vent'anni fa per rinnovare - a suo dire - il Paese e riformare la politica, è lì che cerca ancora un salvacondotto per sé e per le sue cose. 
I dirigenti del partito di sinistra, che più volte ha cambiato nome per non cambiare personale, per troppo tempo hanno trescato con lui allo scopo di rimanere a galla. 

La crisi, le politiche recessive e gli abusi della casta hanno prodotto una miscela tanto esplosiva da consentire ad un comico dal linguaggio truculento di raccogliere il voto di oltre 8 milioni di cittadini rabbiosi e indirizzarlo su illustri sconosciuti, con lo scopo dichiarato di cacciare vecchi notabili dalla stanza dei bottoni. Questi signor nessuno, giovani e incompetenti, hanno bloccato di fatto il Parlamento perché incapaci di fare scelte e di esprimere una linea politica, costretti come sono a seguire direttive esterne, perentorie e indiscutibili.  E siamo nella m.... come e più di prima! 



09 marzo 2013

Spunti di riflessione di un cittadino qualunque su Grillo, la crisi dei partiti e l'invasamento di massa

Devo premettere che non sono nostalgico di come i partiti hanno gestito la cosa pubblica, anzi al contrario (e lo dimostro nei tanti post sul mio blog sin dal 2006); anche se continuo a considerarli il sale della democrazia e mi attengo all'art. 49 della Costituzione quando recita: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale

Ho avuto sempre paura e ribrezzo, invece, per le manifestazioni di massa antiche e attuali, guidate da capipopolo urlanti, intenzionati a rovesciare, assieme al personale indegno di rappresentarci, anche le regole, le istituzioni e le modalità che costituiscono la democrazia. E Grillo è uno di questi che, sfruttando il malcontento diffuso per le prove indecenti offerte da molti rappresentanti politici e il disagio crescente in vasti strati della popolazione immiserita dalla crisi economica, cavalca l'onda per portarla alle estreme conseguenze. 

Mi ha fatto molto riflettere, in proposito, il commento lasciato da Mix, che si firma Un cittadino italiano, sul post Le mie dieci domande a Grillo (quelle che nessun giornalista gli ha mai fatto), nel blog di Michele Salvo. 
Mix scrive:
22 febbraio 2013 alle 02:43
Brevemente lascio un commento, giusto perché a pochissimi giorni dal voto i dubbi sono molti.
Sinceramente seguo Beppe Grillo da moltissimo tempo, anni, da quando faceva spettacoli in giro per l’italia. L’ho sempre seguito e mi è sempre piaciuto.
E’ un bel personaggio e a modo suo è anche una persona molto informata su vari aspetti e argomenti. Quando ha cominciato a venir fuori questo Movimento 5 stelle mi sono sinceramente rincuorato del fatto che qualcuno finalmente parlasse al popolo.
Personalmente quello che mi ha colpito e mi ha fatto avvicinare alla politica e al M5s (dopo 7 anni di non voto causa delusione e disgusto della classe politica in toto) è stato il parlare direttamente ai cittadini, da parte di un personaggio “ormai possiamo chiamarlo politico”.
Se uno accende rai1 e guarda i TG e con calma si trascrive a mano su un foglio quello che viene detto quotidianamente (io l’ho fatto) sia da politici di destra sia da politici di sinistra, si rimane sbigottiti dall’assenza di senso, di coerenza, di qualità di argomenti, di informazione, di trasparenza.
Passano il tempo a insultarsi a vicenda, invece di dire concretamente cosa loro vogliono fare, passare il tempo a spiegare ai cittadini che ti devono votare cosa vuoi fare, come lo vuoi fare, perché lo vuoi fare, si disperdono in “bersani ha detto bla bla bla” “casini ha detto bla bla bla” “Berlusconi dice che bersani” “Ingroia dice che casini”. Sembra di stare alle elementari.
Poi ci sono i fiumi di scontatezza e luoghi comuni come: “ognuno deve assumersi le proprie responsabilità” (qui vince Casini, ha un terrificante numero di ripetizioni su questa frase) “Facciamo un patto civile” (ma cos’è sto patto civile? con chi? perché? come? quando?) non mi dilungo su queste cose,  perché perdiamo il punto di quello che voglio dire.
In mezzo a questa situazione imbarazzante mi sono sentito letteralmente estraniato e preso in giro dalla politica, dal governo italiano e mi sono più volte vergognato di essere italiano e di vivere qui.
Se potessi tornare indietro con gli anni me ne andrei via ancora adolescente. L’italia è una nazione splendida, distrutta dalla politica, dal mal governo, dalla mafia, dalla corruzione. E stanno tutti a guardare.
Le persone hanno visto in Grillo uno che apre gli occhi, che ha coraggio di andare contro il sistema, e la bravura di Grillo è stata che per molto tempo nei suoi spettacoli portava Professori di Economia (anche esteri) a spiegare le loro tesi e modalità per realizzare varie proposte.
Ha sempre detto cose vere, la regola numero uno in rete è “non dire mai cose false” perché ti scoprono in 5 minuti, non è come la TV.
Insomma, per tagliare corto, mi sono accostato a questo movimento e a Grillo dato che comunque mi è sempre piaciuto come personaggio e comico, quando qualche giorno fa mi sono bloccato per diversi motivi.
Sento l’esigenza di avere delle risposte da parte di Grillo, questa mancanza di trasparenza e di risposte è terrificante. Più di una volta è capitato che un giornalista l’abbia fermato per strada, dopo qualche comizio e abbia tentato la domanda, in queste occasioni si vede chiaramente che lui ha il terrore di rispondere. Questo mi ha completamente smontato.
Mi ha smontato il fatto che aveva deciso di andare in TV; quanto avrei voluto che andasse in TV, anche a modo suo e con le parolacce, ma a far capire alla gente che cosa stava facendo, la grandezza del M5s.
Invece ha fatto una marcia indietro in meno di 48 ore, ci sono rimasto di sasso.
Quando Bersani gli chiese dove prendere i soldi per fare il reddito di cittadinanza lui dal palco di Reggio Emilia gli rispose. Perché non risponde e non si confronta a domande riguardanti la gestione del M5s? Perché non dialoga?
Potrei capire la coerenza con questo suo modo di mandare a casa tutti, e quindi non vuole nemmeno parlare con i politici, ma le persone che vorrebbero chiarezza non sono solo politici. 
Sono anche militanti del m5s, sono anche persone che stavano per votare M5s e che si sono tirate indietro dopo aver visto tutto questo fumo nell’aria.
Sono ancora parecchio confuso su che cosa accadrà e che cosa è realmente il m5s, parecchio confuso su Grillo. Ho sempre avuto la sensazione che sapeva il fatto suo; se è così sicuro e forte, perché non si confronta? Mi ha letteralmente demoralizzato sta cosa.
Soprattutto perché non ho alternative di voto, non mi sento di votare la classe politica attuale, ho visto in Grillo una speranza, ma questa speranza sta svanendo a causa del modo in cui si comporta.
Inoltre a me le parolacce non danno fastidio, ma ho notato un’aggressività devastante delle persone che fanno parte del m5s, giovani rabbiosi, che non sanno né ragionare né tanto meno parlare con calma; è insulto e forza bruta o niente. Caratteristiche che Grillo ha trasmesso velocemente, è stato veramente bravo a cogliere la rabbia della gente e ad usarla.
Come vorrei che fosse un movimento serio ed effettivamente non ci fosse dietro nulla, ma l’essere umano è terrificante e questo si sa.
Volevo solo riportare la mia esperienza, in fin dei conti ancora non so se voterò Grillo o continuare a non votare per l’ottavo anno consecutivo. Fatto sta che il m5s mi è caduto parecchio.
Altra cosa che mi ha lasciato di stucco, poi chiudo promesso, avete notato che nelle piazze prima faceva parlare i candidati m5s, li presentava, le prime volte c’era anche uno scambio di informazione, ora non gli da nemmeno la parola.. Parla solo lui, ho capito che è il megafono del movimento, ma diamine.. uno deve votare persone che non conosce?
Avrei preferito facesse qualcosa di più.. in questo senso..
Scusate la lunghezza del post.
Penso che non voterò per nessuno.
Un cittadino italiano
Due i punti che mi hanno colpito in questo commento (ma va letto anche il post): l'aggressività devastante, rabbiosa, che il comico diffonde nelle piazze e attraverso il suo blog, diventata ormai il linguaggio diffuso tra i suoi fans fidelizzati fino al fanatismo, indisponibili ad ogni tipo di pacata riflessione. Chi non è con loro o ha qualcosa da obiettare va massacrato con l'insulto. E poi la centralità del leader che mantiene nell'ombra assoluta i candidati. Sono le ragioni che hanno fatto prendere le distanze dal M5S anche a me, dopo un iniziale periodo in cui avevo manifestato interesse e vera simpatia. 

Oggi mi fa riflettere anche L’AMACA di Michele Serra su la Repubblica, dedicata al culto della personalità anche post mortem. E mi chiedo se a Grillo toccherà la stessa sorte o sarà demolito prima dai suoi stessi fanatici seguaci, finalmente rinsaviti. 
Il dolore popolare per la morte di Chávez non è finto, non è indotto. È autentico, travolgente dolore devozionale che presto avrà sbocco attorno alla reliquia imbalsamata del Santo, al quale chiedere protezione e sollievo dalle tribolazioni della vita. La salma di Khomeini fu quasi travolta da una folla impazzita d’amore. La mummia di Lenin è stata, per almeno tre generazioni di russi e di asiatici, meta di un infinito pellegrinaggio. 
Facciamo benissimo a chiamare dittatori i dittatori, a diffidare delle adunate oceaniche, a dire che la libertà di pensiero e di critica non è mai abbastanza. Ma spesso ci tocca prendere atto che la democrazia è un lusso che si impara a scuola (chi ci va) o in famiglia (chi ne ha una di liberi pensatori). La democrazia non accende lo spirito come le rivoluzioni, non è innervata di sangue e passione come il Culto del Capo. La democrazia è gentile ed è mediocre, e fa del limite il suo solo vero dogma: non per caso, nessun leader democratico è mai stato imbalsamato dopo la sua morte. A pensarci bene, però, anche la democrazia ha fatto un miracolo: è riuscita a esistere, e considerando come funziona la psicologia di massa, non era affatto scontato. 

Leggi anche quanto segue che può aiutare a capire 
Chi c’è dietro Beppe Grillo e il suo “movimento” di Michele Di Salvo (testo in .pdf)
Introduzione e conclusione in .pdf
Beppe Grillo mente sapendo di mentire

28 febbraio 2013

E adesso siamo qui!

Spesso siamo portati a chiudere gli occhi sulla realtà per rifugiarci nei nostri se e ma. Se fosse stata accettata la candidatura di Grillo alla segreteria del PD..., se Renzi avesse vinto le primarie..., se il parlamento decaduto avesse fatto una legge elettorale decente e una serie di riforme per ridimensionare i privilegi della casta..., se Monti non si fosse candidato... ecc. 





La realtà, invece, è figlia di una campagna elettorale in cui il Caimano ha promesso la restituzione dell'IMU (anche di tasca propria), ha demolito l'operato del governo dei tecnici facendo dimenticare che l'attività di quel governo non avrebbe potuto passare senza il voto suo e dei suoi; in cui Bersani e il PD si erano convinti di avere la vittoria in tasca promettendo un po' di lavoro, un po' di sostegno alle imprese, qualche lenzuolata non si sa di che e smacchiando il giaguaro; in cui Grillo ha potuto far man bassa sulle gravi inadempienze della casta, sulla rabbia accumulata tra i cittadini impoveriti da una politica ottusa che ha scaricato sui meno abbienti e sulla classe media il mantenimento dei privilegi delle varie caste, sul bisogno improcrastinabile di moralità nella gestione della cosa pubblica e di rinnovamento profondo della classe politica. 


Gli elettori hanno fatto del M5S il primo partito rappresentato in parlamento, negando una vittoria piena e operativa al centrosinistra e una sconfitta netta della destra guidata da Berlusconi. 

E adesso siamo qui! A tentare di uscire da un'impasse, da un cul de sac che sembra senza via d'uscita. Per la mia formazione e visione delle cose, penso che non ci sia nulla di buono da aspettarsi da Berlusconi: anche quando invita alla responsabilità, parla di stabilità e si mette a disposizione per un'intesa col PD, pensa solo ai suoi problemi e ai suoi interessi che non gli consentono di cogliere la situazione reale in cui si dibattono i normali cittadini e le fasce più deboli della popolazione. Grillo - più che i suoi - dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita; che il bottino di voti è andato oltre ogni più rosea aspettativa; che la maggioranza dei cittadini che li ha visti crescere con soddisfazione, cerca adesso di capire se sono in grado e disposti ad uscire dalla denuncia e dalla protesta motivata ma sterile, per assumersi qualche impegno concreto a realizzare i cambiamenti possibili tanto invocati. Bersani dovrebbe prendere atto della debolezza con cui ha condotto la campagna elettorale e della sua inadeguatezza a guidare un governo che sappia interloquire con una forza politica che non potrà né vorrà adeguarsi ai riti e alle formule della vecchia politica di palazzo.  
Allora? Il dopo-tsunami saprà produrre un rilancio ricostruttivo? 

Grillo oppure Berlusconi. Il Pd deve scegliere di Paolo Flores d'Arcais 
L’aula delle Idi di Marzo di Andrea Manzella 
Ma i 5 Stelle non sono fascisti di Roberta De Monticelli
Elezioni 2013, la grande impresa del Pd di Riccardo Rita

23 febbraio 2013

Esito del mio sondaggio: Vota il tuo Premier


Il mio sondaggio Vota il tuo Presidente del Consiglio ha raccolto 44 voti dai miei lettori. 
Il risultato non ha alcuna valenza se non quella di raccogliere le indicazioni di voto di un numero ristretto di persone tra quelle che si avvicinano al mio blog. 


Se fosse simile a questo l'esito delle urne, potremmo dire: a casa i vecchi tromboni e i loro più giovani attendenti, come nelle due vignette. Forse non sarà questo, ma non molto dissimile potrebbe essere l'esito atteso. 

BUON VOTO

Scegli il Premier
Voti - %
Berlusconi   
 2    (4%)
Bersani 
 16   (37%)
Ingroia 
 8    (18%)
Monti        
 2    (4%)
Candidato Lega
 4    (9%)
Candidato M5S
 8    (18%)
Altro        
 3    (6%)
 

03 febbraio 2013

I giri di valzer per il potere

Dopo averlo sfiduciato in Parlamento, proponeva a Monti di guidare tutto il centro-destra. 
C'è qualcuno che se ne ricorda? 

Archiviato il gran rifiuto, si dichiarò pronto alla grande coalizione ma con l'esclusione di Monti. 
Ricordate? 

Adesso il centro di Monti e la sinistra di Bersani sono dipinti come il male assoluto. 
Pecoroni gli italiani smemorati che continuano a dargli credito! 

14 gennaio 2013

Berlusconi a Servizio Pubblico: sempre uguale a se stesso

Giovedì scorso ho visto Berlusconi a Servizio Pubblico e ho seguito l'indomani i commenti e i giudizi sui giornali e nelle tv. 

Non riesco ancora a capire cosa si aspettassero i commentatori di tutte le parrocchie e di tutti i siti da Santoro e Travaglio. Che lo uccidessero? Che ne mostrassero lo scalpo? 
Meno ancora capisco l'esultanza dei suoi giornali, delle sue tv, dei suoi scagnozzi per il fatto che sia uscito sulle sue gambe dagli studi di Cinecittà. 

Lui nel corso della trasmissione si è mostrato per quello che è: spaccone, bugiardo, capace di negare l'evidenza, venditore di fumo, aspirante maldestro al potere assoluto. Ha dovuto sopportare sulla difensiva, con il solito falso sorriso - quasi una smorfia - le puntualizzazioni di Giulia Innocenzi e Luisella Costamagna riguardo alla teoria del falso complotto delle banche tedesche e all'IMU che ha voluto, ha votato e adesso vuole togliere. Ha dovuto fare buon viso alla palese ironia che accompagnava tutti gli interventi di Santoro che lo ha ridicolizzato all'occasione. Fantastico, infine, Travaglio che lo mette di fronte alle sue gravi responsabilità, specie per la bella compagnia di giro di cui si circonda. 
Alla fine il cavaliere si vendica - a suo modo - elencando le presunte condanne subite dal giornalista per diffamazione e con quel gesto meschino, da avanspettacolo, di pulire prima di sedersi, la sedia che il giornalista aveva occupato. 

Vorrei invitare quanti l'hanno vista in modo parziale o distratto, a rivedere la puntata e capiranno che i due unici risultati raggiunti sono lo share, che ha premiato La7 e Santoro, e una visibilità riconquistata da Berlusconi (che era ciò che cercava). Non la credibilità, che è altra cosa. 
Il giudizio degli Italiani sul suo conto non credo sia cambiato. E, comunque, se è cambiato, certamente non in meglio. Lo vedremo prossimamente dall'esito del voto. 



Approfitto per complimentarmi con Bersani che ha rifiutato il confronto con lui, visto che non è il candidato premier del suo schieramento. Meglio lasciarlo cuocere nel suo brodo, la tattica da lui usata ogni volta che gli ha fatto comodo.

23 dicembre 2012

Perché conoscere e amare la nostra Costituzione

La riflessione di Gustavo Zagrebelsky sulla nostra Costituzione, a margine della bella prestazione di Benigni sul primo canale della RAI, è un invito pressante e accorato a leggerla, a conoscerla la nostra Carta, per capirla, farla nostra e amarla. 
 
Perché è possibile e doveroso amare l'atto fondativo della nostra Nazione libera e democratica. Quello che da sudditi intende trasformarci in cittadini consapevoli, da oggetti di dominio a soggetti responsabili, costruttori del proprio destino. 

Ripropongo i due documenti: il testo dell'ex Presidente della Corte Costituzionale e il video integrale del discorso spettacolo di Roberto Benigni su RAI 1.  
Si può amare la nostra Costituzione? - di Gustavo Zagrebelsky 
IL DISCORSO di Roberto Benigni sulla Costituzione è stato per molti una rivelazione: rivelazione, innanzitutto, di principi fino a lunedì scorso, probabilmente, ignoti ai più; ma, soprattutto, rivelazione di ciò che sta nel nucleo dell’idea stessa di Costituzione. In un colpo solo, è come se fosse crollata una crosta fatta di tante banalità, interessate sciocchezze, luoghi comuni, che impedivano di vedere l’essenziale. Non si è mancato di leggere, anche a commento di quel discorso, affermazioni che brillano per la loro vuotaggine: che la Costituzione è un ferrovecchio della storia, superata dai tempi, figlia della guerra fredda e delle forze politiche di allora. Benigni, non so da chi, è stato definito “un comico”, “un guitto”. Il suo discorso è stato la riflessione d’un uomo di cultura profonda e di meticolosa preparazione, il quale padroneggia in misura somma una gamma di strumenti espressivi che spaziano dall’ironia leggera, alla tenerezza, all’emozione, all’indignazione, alla passione civile. La Costituzione, collocata in questo crogiuolo d’idee e sentimenti, ha incominciato o ricominciato a risuonare vivente, nelle coscienze di molti. È stato come svelare un patrimonio di risorse morali ignoto, ma esistente. Innanzitutto, è risultata la natura della Costituzione come progetto di vita sociale. La Costituzione non è un “regolamento” che dica: questo si può e questo non si può, e che tratti i cittadini come individui passivi, meri “osservanti”.
La Costituzione non è un codice di condotta, del tipo d’un codice penale, che mira a reprimere comportamenti difformi dalla norma. È invece la proposta d’un tipo di convivenza, secondo i principi ispiratori che essa proclama. Il rispetto della Costituzione non si riduce quindi alla semplice non-violazione, ma richiede attuazione delle sue norme, da assumersi come programmi d’azione politica conforme. L’Italia, o la Repubblica, “riconosce”, “garantisce”, “rimuove”, “promuove”, “favorisce”, “tutela”: tutte formule che indicano obiettivi per l’avvenire, per raggiungere i quali occorre mobilitazione di forze. La Costituzione guarda avanti e richiede partecipazione attiva alla costruzione del tipo di società ch’essa propone. Vuole suscitare energie, non spegnerle. Vuole coscienze vive, non morte. Queste energie si riassumono in una parola: politica, cioè costruzione della pòlis.
A differenza d’ogni altra legge, la cui efficacia è garantita da giudici e apparati repressivi, la Costituzione è, per così dire, inerme: la sua efficacia non dipende da sanzioni, ma dal sostegno diffuso da cui è circondata. La Costituzione è una proposta, non un’imposizione. Anche gli organi cosiddetti “di garanzia costituzionale” – il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale – nulla potrebbero se la Costituzione non fosse già di per sé efficace. La loro è una garanzia secondaria che non potrebbe, da sola, supplire all’assenza della garanzia primaria, che sta presso i cittadini che la sostengono col loro consenso. Così si comprende quanto sia importante la diffusione di una cultura costituzionale. L’efficacia del codice civile o del codice penale non presuppone affatto che si sia tutti “civilisti” o “penalisti”. L’efficacia della Costituzione, invece, comporta che in molti, in qualche misura, si sia “costituzionalisti”. Non è un’affermazione paradossale. Significa solo che, senza conoscenza non ci può essere adesione, e che, senza adesione, la Costituzione si trasforma in un pezzo di carta senza valore che chiunque può piegare o stracciare a suo piacimento.
Così, comprendiamo che la prima insidia da cui la Costituzione deve guardarsi è l’ignoranza. Una costituzione ignorata equivale a una Costituzione abrogata. La lezione di Benigni ha rappresentato una sorpresa, un magnifico squarcio su una realtà ignota ai più. È lecito il sospetto che sia ignota non solo a gran parte dei cittadini, ma anche a molti di coloro che, ricoprendo cariche pubbliche, spensieratamente le giurano fedeltà, probabilmente senza avere la minima idea di quello che fanno. La Costituzione, è stato detto, è in Italia “la grande sconosciuta”. Ma c’è una differenza tra l’ignoranza dei governanti e quella dei governati: i primi, ignoranti, credono di poter fare quello che vogliono ai secondi; i secondi, ignoranti, si lasciano fare dai primi quello che questi vogliono. Così, l’ignoranza in questo campo può diventare instrumentum regni nelle mani dei potenti contro gli impotenti.
A questo punto, già si sente l’obiezione: la Costituzione come ideologia, paternalismo, imbonimento, lavaggio del cervello. La Costituzione come “catechismo”: laico, ma pur sempre catechismo. La Costituzione presuppone adesione, ma come conciliare la necessaria adesione con l’altrettanto importante libertà? Questione antica. Non si abbia paura delle parole: ideologia significa soltanto discorso sulle idee. Qualunque costituzione, in questo senso, è ideologica, è un discorso sulle idee costruttive della società. Anche la costituzione che, per assurdo, si limitasse a sancire la “decostituzionalizzazione” della vita sociale, cioè la totale libertà degli individui e quindi la supremazia dei loro interessi individuali su qualunque idea di bene comune, sarebbe espressione d’una precisa ideologia politica. L’idea d’una costituzione non ideologica è solo un’illusione, anzi un inganno. Chi s’oppone alla diffusione della cultura della costituzione in nome d’una vita costituzionale non ideologica, dice semplicemente che non gli piace questa costituzione e che ne vorrebbe una diversa. Se, invece, assumiamo “ideologia” come sinonimo di coartazione delle coscienze, è chiaro che la Costituzione non deve diventare ideologia. La Costituzione della libertà e della democrazia deve rivolgersi alla libertà e alla democrazia. Deve essere una pro-posta che non può essere im-posta. Essa deve entrare nel grande agone delle libere idee che formano la cultura d’un popolo. La Costituzione deve diventare cultura costituzionale.
La grande eco che il discorso di Benigni ha avuto nell’opinione pubblica è stata quasi un test. Essa dimostra l’esistenza latente, nel nostro Paese, di quella che in Germania si chiama WillezurVerfassung, volontà di costituzione: anzi, di questa Costituzione. È bastato accennare ai principi informatori della nostra Carta costituzionale perché s’accendesse immediatamente l’immagine d’una società molto diversa da quella in cui viviamo; perché si comprendesse la necessità che la politica riprenda il suo posto per realizzarla; perché si mostrasse che i problemi che abbiamo di fronte, se non trovano nella Costituzione la soluzione, almeno trovano la direzione per affrontarli nel senso d’una società giusta, nella quale vorremmo vivere e per la quale anche sacrifici e rinunce valgono la pena. In due parole: fiducia e speranza. Ma senza illusioni che ciò possa avvenire senza conflitti, senza intaccare interessi e posizioni privilegiate: la “volontà di costituzione” si traduce necessariamente in “lotta per la Costituzione” per la semplice ragione che non si tratta di fotografare la realtà dei rapporti sociali, ma di modificarli.
La Costituzione vive dunque non sospesa tra le nuvole delle buone intenzioni, ma immersa nei conflitti sociali. La sua vitalità non coincide con la quiete, ma con l’azione. Il pericolo non sono le controversie in suo nome, ma l’assenza di controversie. Una Costituzione come è la nostra, per non morire, deve suscitare passioni e, con le passioni, anche i contrasti. Deve mobilitare. Tra i cittadini c’è desiderio di mobilitazione, cui mancano però i punti di riferimento. I quali dovrebbero essere offerti dalle strutture organizzate della partecipazione politica, innanzitutto i partiti che dicono di riconoscersi nella Costituzione. Ma tra questi spira piuttosto un’aria di smobilitazione, come quando ambiguamente si promettono (o minacciano, piuttosto) “stagioni”, “legislature” costituenti, senza che si chiarisca che cosa si vorrebbe costituzionalizzare, al posto della Costituzione che abbiamo. Possibile che non si veda a quale riserva d’energia così si rinuncia, in cambio di flosce e vaghe prospettive?



Si può amare la nostra Costituzione? di Gustavo Zagrebelsky
COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA (testo e note)

14 dicembre 2012

Monti incoronato in Europa. Berlusconi in un cul de sac.

Monti incoronato. C'è da sperare che i riconoscimenti e i grandi apprezzamenti che gli piovono dall'UE, dal PPE, dalla Chiesa e da tutto il resto del mondo non gli diano alla testa e non lo facciano sentire il nuovo messia

Gli va riconosciuto, senz'altro, di aver riportato l'Italia, nei pochi mesi del suo governo, a sedere nel consesso dei Paesi civili. Ma la sua politica economica e fiscale, con i suoi tagli indiscriminati, ha colpito pesantemente le fasce più deboli della popolazione innescando una recessione dalla quale non sarà facile risollevarci. 

Si ricordi che a breve si terranno le elezioni e il popolo sovrano sceglierà i suoi rappresentanti e indicherà il possibile governo del Paese. Non interferisca, si tenga fuori dalla mischia e l'Italia gliene sarà grata. 


Silvio in un cul de sac. Vi si è cacciato da solo: è in una via senza uscita, in un vicolo cieco, si sente intrappolato, ovunque si giri, si trova sempre nello stesso punto! 

Anche i fedelissimi gli stanno alla larga, lo abbandonano e sono alla disperata ricerca di un'ancora di salvezza. 
Non ha saputo, nel corso degli anni, fornire al centrodestra una classe dirigente e riconoscerla, gestendo il suo potere con modalità assolutistiche. Se avesse dignità e senso della realtà, non perderebbe un minuto a farsi da parte e consentire il ricambio. Che ci sarà comunque, anche lui nolente. 
Questa è la sorte che la storia riserva sempre ai capipopolo che fanno affidamento solo sulle loro forze disprezzando la collaborazione altrui, usata come servizio dovuto alla leadership indiscussa e indiscutibile. 



L'Europa in pressing su Monti 
Grass: I populisti sfidano l'Europa in Crisi 
L'altolà di Monti a Berlusconi 
Parola-chiave: Costituzione 
Alleanza per la Costituzione 

12 dicembre 2012

Basta! Hai rotto!

È disperato, sembra fuori di testa ma è lucido. Due sono i suoi grandi incubi che lo spingono in quest'ultima avventura: i procedimenti penali che ha in corso e la situazione non più florida delle sue aziende; con un'aggiunta rilevante: i ricatti che subisce da parte dei suoi compagni di merende che pretendono un salvacondotto elettorale per non finire in galera. 

Del resto, delle difficoltà dell'Italia e degli Italiani se ne frega altamente, come se n'è fregato sempre. Se non fosse così, l'Italia non sarebbe lo zimbello del Mondo libero e industrialmente avanzato. 

Adesso metterà in campo la potenza di fuoco dei suoi giornali e tv e qualche coglione - per usare il suo stesso epiteto - abboccherà ancora. Ritengo, però, che la stragrande maggioranza dei cittadini italiani sia avvertita sui guasti prodotti nel suo quasi ventennio di occupazione delle istituzioni, e della catastrofe finale che vorrebbe apparecchiarci da qui in avanti. 
Questa volta la sua uscita dalla vita pubblica è sicuramente preventivabile. Ma non si può rimanere passivi e distanti, negandogli solo il nostro voto. Occorre fare di più: fare la nostra piccola campagna elettorale per convincere quante più persone della nostra cerchia ad andare a votare nel loro interesse e per l'Italia. 

E perché un'esperienza del genere non debba più ripetersi, è opportuno e irrinunciabile che il prossimo parlamento legiferi immediatamente sul conflitto d'interessi, sulle autorità di controllo e garanzia perché possano operare in totale autonomia, sulle regole anti-trust, sull'uso privato dei grandi mezzi d'informazione, sulla legge elettorale. 
Una situazione come quella che stiamo vivendo, deve essere risparmiata ai nostri figli e nipoti ad ogni costo! Ne va del futuro del nostro Paese. 

Io personalmente - almeno durante le settimane di campagna elettorale - eviterò di guardare le sue tv e di aprire i suoi giornali. Farò zapping ogni volta che lo vedrò apparire sulle reti rai. Non perché tema di essere ammaliato dal suo canto di sirena - con orgoglio posso dire che ne sono immune da sempre, sin dalla sua prima discesa in campo, quella dell'Italia è il Paese che amo. Ma perché la sua voce e i suoi argomenti li percepisco come un insopportabile, fastidiosissimo rumore. 

Lo stesso facciano quanti hanno a cuore i destini dell'Italia. 






15 settembre 2012

Patente elettorale per un voto più maturo e consapevole

Il 16 maggio del 2009 pubblicavo un post dal titolo SUFFRAGIO UNIVERSALE: un pensiero mi arrovella! che invito a ri-leggere. In esso riflettevo sugli esiti non proprio esaltanti del suffragio universale, una grande conquista di democrazia che ha contribuito nel tempo a fossilizzare la democrazia stessa. 

Per attivare il diritto di voto, dunque, oltre al raggiungimento della maggiore età, occorrerebbe dimostrare di essere cittadini maturi e consapevoli. Ciò potrebbe accertarsi attraverso una serie di test e prove facilitate per anziani e disabili. In mancanza di tali requisiti, si renderebbe necessario frequentare dei corsi gratuiti di formazione civica e socio-politica al termine dei quali rifare la prova. 
Il certificato elettorale, rinnovabile ogni dieci anni previo superamento della prova, dovrebbe somigliare ad una sorta di patente a punti che attribuisca un peso differenziato al voto, da 1 a 10. 

Un esame ben più impegnativo dovrebbero, a mio avviso, superare quanti si accingano a candidarsi ai vari livelli del Governo della Cosa Pubblica. Non solo dovrebbero dimostrare di conoscere gli ingranaggi strutturali del sistema ma anche sottoporre a verifica le specifiche competenze di cui siano in possesso. 

Insomma, prima di dare il proprio voto, occorre che l'elettore consapevole sappia chi è il candidato, cosa ha fatto nella vita e cosa intenda fare una volta eletto. 

06 giugno 2012

Grillo, l'M5S e il terremoto politico

È la prima volta dal dopoguerra che tutti i partiti, tutte le istituzioni, tutte le televisioni e (quasi) tutti i giornalisti si sono concentrati su di un unico bersaglio elettorale: "il MoVimento 5 Stelle". Tutti d'accordo per mantenere lo status quo. Se un movimento di popolo che rifiuta qualunque finanziamento pubblico, odiato dalla Confindustria e dai sindacati, dalla destra e dalla sinistra, attaccato persino dalla Presidenza della Repubblica e dai maggiori quotidiani nazionali, fa così paura, significa che un terremoto sociale è in arrivo. Il MoVimento 5 Stelle è il cambiamento che non si può arrestare, è il segno dei tempi. È l'avvento di una democrazia popolare che pretende di decidere, di controllare il destino del suo Paese, del suo Comune, della sua vita. 

Così ha inizio il Comunicato politico numero cinquanta di M5S ed hanno ben ragione Grillo e i suoi affiliati a cantar vittoria se è vero, com'è vero, che negli ultimo sondaggi il M5S verrebbe votato dal 20% della popolazione, subito dopo il PD al 25% e davanti al PDL, sceso al 17,2%. 
Quello che più impressiona è la tendenza ad aumentare i consensi, tanto che non meraviglierebbe se, nell'arco di qualche settimana, il movimento capitanato da Grillo riuscisse a raggiungere il Pd diventando la formazione politica più accreditata a guidare il governo del Paese. Altro che boom, sarebbe un terremoto dalle conseguenze ad oggi imprevedibili! Si capisce, eccome, la fibrillazione presente nelle forze politiche tradizionali, arroccate in parlamento con numeri che non hanno più alcuna corrispondenza nel giudizio degli elettori. Un exploit, quello del M5S, che sorprende anche aderenti e simpatizzanti, che miravano a diventare la terza forza nel prossimo parlamento e, invece, potrebbero essere chiamati, per volontà popolare, alla responsabilità di governo. 

Cosa faranno i partiti per contenere la marea? Saranno capaci di rinnovarsi e licenziare le cariatidi che li zavorrano? Ne avranno il tempo? Saranno in grado di cambiare la legge elettorale guardando alle attese degli elettori e non ai loro meschini giochi per la sopravvivenza? Anticiperanno la consultazione elettorale, come sarebbe opportuno visto il fallimento dei tecnici? O si trascineranno fino alla scadenza naturale favorendo il temibile avversario? Andranno al voto in ordine sparso o proporranno una grande coalizione di salvezza nazionale (?) nella speranza di tirare a campare?  

Qualunque cosa facciano, sembra che il tempo sia ormai scaduto e che per loro la catastrofe si avvicini. E poi? Sarà la catastrofe anche per il Paese? 

15 novembre 2011

Default della politica e commissariamento inevitabile

Non v'è dubbio che Mario Monti sarà il commissario straordinario - apprezzato anche dall'UE - che avrà il compito di avviare il risanamento del Paese, condotto sull'orlo del precipizio da un governo e da una maggioranza democraticamente eletti che sono mancati ai loro doveri.
Possiamo addebitargli questo come una colpa? O dobbiamo ringraziarlo sin da ora per il gravoso compito che si assume? Io gli faccio un sincero in bocca al lupo!

Questo impegno, se gli porterà riconoscimenti nel lungo periodo, produrrà certamente, a breve, malcontento se non rifiuto da parte delle categorie, dei gruppi, dei singoli toccati dai provvedimenti economici - e non solo - che cercherà di attuare. Questo può essere comprensibile. Quello che non si comprende è che frange politiche estreme, di maggioranza e opposizione, parlamentari ed extra, in nome della democrazia e della sovranità popolare, affilino le armi per impedire che il tentativo meritorio abbia esito positivo.

Se partiamo dalla considerazione di base che la classe politica tutta è andata in default per le mancate scelte, per le riforme sempre annunciate e mai attuate, per i veti incrociati che hanno bloccato la macchina, comprendiamo allora che l'azione di Napolitano, ineccepibile sul piano costituzionale, ha inteso evitare il default - peraltro non ancora scongiurato - cui il Paese sembrava destinato e le conseguenze che ne sarebbero derivate anche sul piano sociale.

Ascoltando la dichiarazione resa dal Presidente del Consiglio incaricato dopo il primo giorno di consultazioni e la sua prima conferenza stampa, riscopriamo il linguaggio ponderato sorvegliato e asciutto, insieme determinato e sostanziale, fatto di concetti coerenti e non di parole al vento che i politici dovrebbero iniziare a far proprio. Le parole chiave sono: serietà partecipazione senso di responsabilità rilancio speranza economia comunità convivenza civile realismo crescita equità donne e giovani. Se gli sarà dato modo di formare il governo di salute pubblica di cui il Paese ha estremo bisogno, penso che, assieme all'azione di risanamento, svolgerà indirettamente un'azione pedagogica intesa ad esaltare il ruolo della buona politica come servizio reso ai cittadini. 
Allora comprenderemo ancora più chiaramente che non potremo andare alle prossime elezioni con l'attuale legge elettorale. E mi chiedo se sarà mai possibile che rappresentanti stimati del mondo della cultura, delle arti, del lavoro e delle professioni possano aspirare ad entrare nel prossimo parlamento, eletti dal voto dei cittadini e non nominati dai segretari dei partiti. 

Annotazione personale. Posso dire che scrivendo questo pezzo, anche il mio linguaggio è diventato più pacato rispetto al solito? Tante considerazioni si affollavano nella mente contro il governo dimissionario, la sua maggioranza e i suoi house organ. Non le ho esplicitate perché il mio vuole essere un punto di vista costruttivo, ma soprattutto perché appaiono evidenti in relazione a quanto detto.

Dichiarazione di Monti dopo il 1° giorno di consultazioni



30 giugno 2011

Ben venga il referendum contro la porcata calderoliana

Da questo parlamento, da questa maggioranza e dall'attuale governo non possiamo aspettarci più nulla di buono. Ma prima di mandarli definitivamente a casa, è bene che il popolo sovrano cancelli con il referendum la legge porcata che, oltre a dare un premio di maggioranza ad una minoranza espressa col voto, toglie ai cittadini elettori il diritto di indicare le loro preferenze in liste bloccate. Gli eletti dipendono esclusivamente da chi li ha nominati e si considerano totalmente svincolati dal corpo elettorale.
Quello che è successo in questa legislatura e il vergognoso cambio di casacca di molti parlamentari sono anche frutto dell'attuale sistema elettorale.

Esiste nel nostro ordinamento una legge elettorale maggioritaria talmente sconcia che è stata battezzata ‘porcellum’. A proporre un’altra consultazione dopo il successo dei quesiti su acqua, nucleare e legittimo impedimento è Enrico De Mita, professore emerito di Giurisprudenza presso l’Università Cattolica di Milano, che ha lanciato l’appello dalla prima pagina del Sole 24 Ore. Un parere autorevole che si unisce alle voci che in Rete e nella società civile chiedono l’abrogazione della legge elettorale.

L’iniziativa principale è Io Firmo. Riprendiamoci il voto promossa dall’ex senatore Ds Stefano Passigli, del Comitato per il Referendum sulla legge elettorale, che evidenzia i quattro principali difetti del Porcellum: le liste bloccate, il premio di maggioranza, le deroghe alla soglia di sbarramento e l’obbligo di indicazione del candidato premier.

Da settimane Valigia blu e Libertà e Giustizia hanno lanciato l'appello permanente Ridateci la nostra democrazia, per cambiare la legge elettorale. I promotori hanno inviato un messaggio anche a Giorgio Napolitano.

Forse è il momento che il POPOLO SOVRANO si riprenda i propri diritti conculcati impegnandosi nella raccolta delle firme per abrogare il PORCELLUM.

I miei post precedenti sull'argomento:
FIRMA L'APPELLO DI LeG
LEGGE ELETTORALE 'PORCATA'? CAMBIAMOLA!

Il miglior motore di ricerca