Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
Consiglio, pertanto, di stare alla larga a quanti hanno la testa imbottita di frasi fatte e di pensieri preconfezionati; costoro cerchino altri lidi, altre fonti cui abbeverarsi.
Vendredi soir vous avez volé la vie d’un être d’exception, l’amour de ma vie, la mère de mon fils mais vous n’aurez pas ma haine. Je ne sais pas qui vous êtes et je ne veux pas le savoir, vous êtes des âmes mortes. Si ce Dieu pour lequel vous tuez aveuglément nous a fait à son image, chaque balle dans le corps de ma femme aura été une blessure dans son coeur.
Alors non je ne vous ferai pas ce cadeau de vous haïr. Vous l’avez bien cherché pourtant mais répondre à la haine par la colère ce serait céder à la même ignorance qui a fait de vous ce que vous êtes. Vous voulez que j’ai peur, que je regarde mes concitoyens avec un oeil méfiant, que je sacrifie ma liberté pour la sécurité. Perdu. Même joueur joue encore.
Je l’ai vue ce matin. Enfin, après des nuits et des jours d’attente. Elle était aussi belle que lorsqu’elle est partie ce vendredi soir, aussi belle que lorsque j’en suis tombé éperdument amoureux il y a plus de 12 ans. Bien sûr je suis dévasté par le chagrin, je vous concède cette petite victoire, mais elle sera de courte durée. Je sais qu’elle nous accompagnera chaque jour et que nous nous retrouverons dans ce paradis des âmes libres auquel vous n’aurez jamais accès.
Nous sommes deux, mon fils et moi, mais nous sommes plus fort que toutes les armées du monde. Je n’ai d’ailleurs pas plus de temps à vous consacrer, je dois rejoindre Melvil qui se réveille de sa sieste. Il a 17 mois à peine, il va manger son goûter comme tous les jours, puis nous allons jouer comme tous les jours et toute sa vie ce petit garçon vous fera l’affront d’être heureux et libre. Car non, vous n’aurez pas sa haine non plus.
"Non avrete il mio odio"
Venerdì sera avete rubato la vita di un essere di eccezione, l'amore della mia vita, la madre di mio figlio ma non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio saperlo, siete delle anime morte. Se questo Dio per il quale uccidete ciecamente ci ha fatto a sua immagine, ogni proiettile nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore.
Allora no, non vi farò questo regalo di odiarvi. L'avete ben cercato ma rispondere all'odio con la rabbia sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Volete che io abbia paura, che guardi i miei concittadini con un occhio diffidente, che sacrifichi la mia libertà per la sicurezza. Perso. Stesso giocatore gioca ancora.
L'ho vista stamattina. Infine, dopo notti e giorni d'attesa. Era così bella come quando è uscita questo venerdì sera, così bella come quando me ne sono innamorato perdutamente più di 12 anni fa. Naturalmente io sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma essa sarà di breve durata. So che lei ci accompagnerà ogni giorno e che ci ritroveremo in questo paradiso delle anime libere a cui voi non avrete mai accesso.
Siamo due, io e mio figlio, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho peraltro più tempo da dedicarvi, devo raggiungere Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi, va a mangiare il suo pasto come tutti i giorni, poi andiamo a giocare come tutti i giorni e tutta la sua vita questo piccolo ragazzo vi farà l'affronto di essere felice e libero. Perché no, voi non avrete neanche il suo odio.
A volte mi trovo a riflettere sulla efferatezza di certi comportamenti umani che supera di gran lunga quella degli animali più feroci. Ultimo fatto atroce che mi viene in mente è l'uccisione crudele di Loris, un bambino di otto anni, a Santa Croce Camerina. Penso poi a questo mondo, abitato da miliardi di persone in estreme difficoltà materiali ed esistenziali a fronte di una minoranza che possiede ricchezze incommensurabili. E mi chiedo che senso abbia condividere questo cielo, questo paesaggio straordinario, tanti beni che la natura è propensa ad offrire a tutti se non riusciamo a condividere gli elementi primari di sussistenza. Molti abitanti di questo pianeta non riescono neanche a godere di quello che possiedono, tanto è eccessivo e - in sostanza - superfluo, altri debbono arrabattarsi in tutti i modi per mettere insieme il pranzo con la cena.
Non occorre nemmeno proporre la rilettura del bel saggio di Erich From, Avere o Essere, per rendersi conto di quella che sarebbe la via per realizzare la felicità universale. Basterebbe tener presenti i precetti contenuti nelle dottrine delle grandi religioni o, anche, gli insegnamenti dei grandi filosofi - da Platone a Kant - per capire che la nostra attuale società è gravemente malata. Ma l'egoismo spropositato che ci possiede non ci permette di cambiare rotta.
Al di là di ogni altra considerazione, Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me - la bella frase di Kant a chiusura della sua Critica della ragion pratica - se adeguatamente considerata, oltre a lasciarci con occhi stupiti dinnanzi alla bellezza della natura, dovrebbe stimolarci a ritrovare dentro di noi, in quanto esseri umani, la primordiale distinzione tra Bene e Male, che dovrebbe guidare sempre le nostre azioni.
Ma in un'epoca in cui il dio denaro governa gli Stati, le comunità grandi e piccole, il cuore stesso dei singoli uomini che lo adorano spesso solo per accumularlo, altre volte per soddisfare bisogni voluttuari ed effimeri, i valori primari sono passati in secondo piano a favore di una corsa distruttiva all'avere. E non voglio parlare della corruzione e degli scandali sempre attuali che coinvolgono politici ed amministratori perché non meritano neanche di essere citati in quest'occasione.
In questi giorni mi sono chiesto, piuttosto, come apparirà a Samantha Cristoforetti - la nostra astronauta di Missione Futura - questo nostro piccolo atomo opaco del male e quali sensazioni susciti da quelle altezze.
Ma è già Natale e per un giorno le convenzioni e le buone maniere ci impongono di essere più buoni con il Prossimo. Con l'anno nuovo riprenderemo la forsennata corsa verso un traguardo già fissato da sempre.
Non riesco assolutamente a gioire per l'esito del voto di ieri in Senato. Sia perchè non mi va di sputare vilmente sul decaduto sia perché trovo che non ci sia niente di cui godere.
C'è stata semplicemente la presa d'atto definitiva che un uomo condannato in terzo grado per frode fiscale non possa sedere nell'alto consesso dei rappresentanti del popolo, si trattasse anche di chi per 20 anni ha occupato le istituzioni del Paese piegandole ai suoi personali interessi.
Quello che invece non finisce di sorprendermi è il fatto che ci siano ancora tanti italiani che gli perdonano tutto, tanti sostenitori che si aggrappano sugli specchi per difenderlo, tante sostenitrici che si vestono al lutto per dire che con lui muore la democrazia, che parlano di colpo di stato, di plotone di esecuzione. E poi quell'ignobile ricorrente parallelo tra magistrati e brigate rosse!
Questo blog è testimonianza appassionata e puntuale delle nefandezze perpetrate dall'uomo e dai suoi accoliti ai danni del Paese. Oggi mi auguro che si possano presto liberare i luoghi istituzionali da quanti, nominati, vi siedono indegnamente; che il bene dell'Italia e il suo futuro torni ad essere impegno primario di chi ci rappresenta e governa.
Questo blog ha seguito passo passo lo sfacelo prodotto nella politica, nella società, nell'economia e nel costume dalla presenza di Berlusconi e del suo partito personale nella vita pubblica.
Adesso si sospende, fino a quando non potrà annunciare con gioia che l'insopportabile anomalia sia stata definitivamente cancellata. A presto!
Oggi riprendo la pubblicazione, convinto come sono, che la storia non torna indietro e che il Caimano può ancora comandare su quella parte di servi disposta a seguirlo nel suo disperato azzardo: ritirare dal governo di cui fa parte - ultima sponda per una destra impresentabile - la delegazione PDL e andare ad elezioni anticipate. Per la ragione che il governo e il Presidente Napolitano non si starebbero impegnando sufficientemente a facilitare la sua 'agibilità politica' contro la magistratura 'rossa' che lo perseguita.
Alla viglilia del suo 77° compleanno - (le gambe delle donne) il Caimano rovescia il tavolo e decide l'azzardo proposto dalla Pitonessa assieme a Verdini, riprendendo il solito attacco ai mulini a vento.
Ma questa volta non potrà che soccombere: le condizioni disastrose in cui versa il Paese non gli consentiranno di aprire una campagna elettorale a pochi mesi dall'inizio della legislatura. E un governo senza di lui e dei suoi servi farà quelle cose che appaiono improcrastinabili agli occhi di tutti, con buona pace per i suoi problemi giudiziari.
Sulla condizione attuale dell'Italia traggo da Facebook questa riflessione di Pippo Pollina che di primo acchito mi è sembrata ingenerosa e inutilmente pessimistica. Ma, riflettendoci su, penso di poterla condividere anche se ritengo ancora possibile rimanere in Italia e combattere affinché qualcosa cambi.
Leggo che Berlusconi , dopo la sentenza di primo grado del cosiddetto processo Rubi, vuole rifondare Forza Italia e "riscendere in campo". Poi penso che il PD governa insieme al suo partito dopo che gliene aveva detto peste e corna per decenni e che, nonostante questa evidente stortura che dovrebbe offendere i suoi elettori, i sondaggi lo danno quasi al 30 per cento. Bene, amici connazionali, io sono felice di non vivere più da decenni nel nostro paese. Felice di tornarvi di tanto in tanto e felice di scapparmene via poco dopo. L'Italia non cambierà mai. Tenetevela così in fondo sembra proprio che vi piaccia. p.
Con l'ultimo post del 4 Maggio scorso decidevo di non pubblicare più niente fino a quando non fosse uscito dalla scena politica italiana Berlusconi con il carico insostenibile dei suoi processi e del pesantissimo conflitto d'interessi.
Ma non succede: l'uomo della provvidenza con tre condanne gravi addosso, di cui una in secondo grado, ha deciso di mantenersi in campo rifondando Forza Italia.
Io non so come reagiranno, adesso, gli Italiani. Ma di una cosa sono certo: solo una sparuta minoranza di quanti lo sostengono, può ritenerlo innocente, desideroso di operare in politica nell'interesse del Paese, capace di rappresentare una risorsa per l'Italia; i più hanno tratto piccoli e grandi vantaggi dalla sua discesa in campo, e pensano di poterne ancora godere; infine ci sono quelli che lo hanno scelto come campione di immoralità e maestro di illegalità e pensano di potere più agevolmente vivere sotto il suo ombrello.
Ieri ha dichiarato: Quegli otto punti del programma di Pier Luigi Bersani si sovrappongo a quelli che sono i provvedimenti che noi abbiamo già preparato nella forma di decreti legge per uscire dalla recessione e per far ripartire l'economia.
Edoardo Baraldi la vede così ----------------->
Eccolo protagonista della nuova pubblicità della Ford per lanciare il modello Figo in India.
Questo il messaggio pubblicitario:
Lasciatevi le preoccupazioni alle spalle grazie al bagagliaio extra-large della nuova Figo!
Oggi lo si potrà trovare in carne ed ossa a Roma, in Piazza del Popolo, dove arringherà i suoi fans contro la magistratura (che lo vuole processare e, a suo dire, lo perseguita) e la crisi.
A Piazza Santi Apostoli, invece, come in altre piazze italiane, andrà in scena una manifestazione sull'ineleggibilità di Berlusconi, nata dall'appello di Micromega che, nel momento in cui scrivo, ha già raccolto 234.700 firme.
C'è in Italia una generazione di giovani e di uomini e donne di mezz'età che dell'impegno contro la mafia hanno fatto una questione vitale.
Sarà per l'esperienza personale e diretta che hanno fatto di questo cancro che annichilisce ormai tutto il Paese, sarà per l'esempio di uomini generosi come Falcone e Borsellino, sarà per la formazione che hanno ricevuto in famiglia e a scuola, queste persone hanno acuito una straordinaria sensibilità nella lotta alla mafia, in qualunque forma questa si manifesti.
Una di esse che stimo tanto è la mia amica Claudia che ieri sul sito La Spezia Oggi ha pubblicato la lettera aperta “Onorevole Berlusconi”, le scrivo. Dal suo profilo fb traggo questa bella citazione di Roberto Spampinato: Le loro notti si fanno sempre più insonni e angosciose, perché hanno capito che non ci fermeremo, perché sanno che è solo questione di tempo. Sanno che riusciremo a scoprire la verità. Sanno che uno di questi giorni alla porta dei loro lussuosi palazzi busserà lo Stato, il vero Stato quello al quale tu e Giovanni avete dedicato le vostre vite e la vostra morte. E sanno che quel giorno saranno nudi dinanzi alla verità e alla giustizia che si erano illusi di calpestare e saranno chiamati a rendere conto della loro crudeltà e della loro viltà dinanzi alla Nazione.
Ripropongo il suo testo ai miei amici perché merita di essere conosciuto e apprezzato per la dignità e il coraggio che da esso emana. Brava Claudia, spero ti faccia piacere il mio apprezzamento e la mia piena condivisione. vr
“Onorevole” Berlusconi,
sono stata politicamente corretta, durante questa campagna elettorale. Non ho scritto nulla contro di Lei, non ho fatto circolare i pur spiritosi link “Berlusconi restituisce le cose” e così via. Un po’ l’ho fatto perché gestendo il sito mi sentivo in dovere di essere imparziale, un po’ per non farLe ulteriore pubblicità.
Non ho detto nulla quando ha promesso di restituire l’IMU, né quando, sbugiardato dalle banche svizzere, ha dichiarato che ce l’avrebbe restituito di tasca sua, tanto Lei “con mezzo miliardo” vive benissimo. Non ho fatto appelli a non votare per Lei, insomma nulla di nulla. Certo, chi mi conosce sa quanto io La disistimi, ma non l’ho voluto mettere in piazza. Scelta un po’ controcorrente, in questa campagna elettorale che, sui social network, si è svolta più basandosi sull’insulto all’avversario che sul sostegno al proprio schieramento.
Poi ho letto che Lei ieri ha violato il silenzio elettorale, ma sa, “Onorevole”, un po’ me l’aspettavo, perché Lei non ce la fa proprio a stare alle regole e mi sono detta “va beh pazienza”, ma poi ho letto cos’ha dichiarato. E no, non ci riesco a stare al mio posto a far finta di nulla. Non ci riesco perché quelle parole mi hanno ghiacciata, peggio della neve che ha imbiancato la mia città. Non ci riesco perché ho macinato centinaia di km per sostenere la Magistratura. Perché ho sentito il cuore fermarsi arrivando in Via d’Amelio. Perché ho guardato negli occhi i familiari delle vittime di mafia, perché sono stata in Via dei Georgofili, perché sono passata dove, in un 23 maggio di 21 anni fa, l’autostrada si aprì in una voragine al passaggio dell’auto di Falcone.
Ci sono Magistrati buoni e Magistrati meno buoni, ci sono gli onesti e i corrotti, quelli che fanno il proprio dovere con correttezza e quelli che lo fanno per prendere lo stipendio. I Magistrati possono sbagliare e sbagliano, a volte in buona fede e a volte no. Ce ne sono alcuni che andrebbero cacciati, altri che dovrebbero stare in prigione. Ma le parole che Lei ha pronunciato, e che non oso ripetere perché me ne vergogno per Lei, che evidentemente non si vergogna di nulla, sono semplicemente indefinibili.
E mi auguro che il sole che sta portando via la neve porti via anche il berlusconismo. Ma le Sue parole no, non le porterà via. Pensi quello che vuole, io continuerò a stringere forte tra le mani la mia Agenda Rossa e a credere più nella Magistratura che in Lei.
Due avvocati impegnati a tempo pieno nella difesa di un imputato eccellente. Se non fossero anche parlamentari uscenti e adesso candidati - uno al Senato e l'altro alla Camera - nelle liste del loro datore di lavoro, avremmo la certezza che i loro emolumenti vengano pagati personalmente dal loro committente.
Invece no, ce li troviamo noi a libro-paga, membri di un Parlamento in cui svolgono come compito esclusivo quello di approntare le leggi che tornino utili alla difesa del loro patrono politico in tribunale. Così, almeno, è successo finora, con la speranza che prossimamente la musica cambi.
Stiamo lavorando per le elezioni. O facciamo campagna o ci occupiamo dei processi - ha spiegato Ghedini ai giudici del Tribunale di Milano nel perorare la richiesta di rinvio del processo Ruby. Prossimamente potrebbero giustificare la richiesta di rinvio perché impegnati in Parlamento a costruire trabocchetti per eludere la sentenza.
Poi ci raccontano del conflitto dei giudici che entrano in politica!
Immagino che l'esclusione dalle liste elettorali di alcuni impresentabili (Crisafulli e Papania in Sicilia, Caputo in Campania) renda onore al PD che può presentarsi agli elettori con una faccia più pulita.
C'è da augurarsi che i voti che quel partito perderà in seguito alle esclusioni di personaggi indagati, condannati o in attesa di giudizio - ma assai quotati elettoralmente nei territori di riferimento - venga compensato abbondantemente con quelli conquistati nella società civile, fra i cittadini onesti.
Questi sono problemi che non si porranno in casa PDL dove i Dell'Utri, i Cosentino, gli Scajola e compagnia cantante rappresentano fiori all'occhiello di quel garantismo becero che vuole il personale di quel partito sempre presentabile fino all'ultimo grado di giudizio. Buona compagnia per il padrone di casa, già condannato a 4 anni in 1° grado e con tre procedimenti penali in corso.
Su Deliberazione dell'Assemblea Costituente del 22 dicembre 1947, il 27 dello stesso mese il Capo provvisorio dello Stato promulgava la Costituzione della Repubblica italiana che entrava in vigore il 1° gennaio 1948.
Siamo quasi al 65° anniversario della Costituzione più bella e progressiva del Mondo e c'è qualcuno che, dopo averla sfregiata pesantemente, si propone con ostinazione incrollabile di farla definitivamente a pezzi.
E non voglio parlare di lui e di cosa si propone; l'ho già fatto abbastanza. Ma quando riascolto questa scandalosa dichiarazione dell'on. Violante alla Camera, rabbrividisco e la rabbia mi assale. Come hanno potuto tradire in questo modo la Costituzione e il loro stesso mandato, e consentire tutto quello che è ancora sotto i nostri occhi?
Per questa ragione trovo legittima e profondamente motivata la lettera di Antonio Ingroia all'on. Bersani, alla quale rinvio su Micromega, augurandomi che ottenga una seria e puntuale risposta.
Abrogare le leggi del privilegio. Introdurre il reato di ostruzione alla giustizia. Premiare l'economia della legalità. Confiscare i patrimoni illeciti. Solo così l'Italia potrà liberarsi da cricche, caste e mafie. Lo potrà e lo vorrà fare davvero la compagine governativa che vuole guidare, caro Bersani, al contrario di quanto non si sia fatto in passato?. (Antonio Ingroia)
Ma chi sono questi parlamentari della Repubblica? Chi li ha selezionati per quell'incarico di prestigio?
Non hanno più pudore come io non ho più parole da spendere e mi servo dell’AMACA di Michele Serra su la Repubblica di oggi per dire tutto il mio schifo!
Forse sperano ancora, i bastardi, che il vecchio padrone non si dimentichi di loro nel giorno del giudizio!
Nonostante, negli ultimi anni, ci si sia abituati a tutto, si fatica a credere che davvero un gruppo di senatori del Pdl abbia tentato, anzi stia tentando di introdurre un quarto grado di giudizio pur di impedire o almeno ritardare l'esecuzione della sentenza sul Lodo Mondadori. Per quanta faccia tosta e pelo sullo stomaco questi signori abbiano già messo in campo, qui siamo all'ennesimo salto di qualità: il partito de “processo breve”, che per anni ha battuto la grancassa per accorciare i tempi lunghi della giustizia italiana, ora quei tempi vorrebbe stiracchiarli quel tanto che basta per rimettere in tasca al loro padrone mezzo miliardo di euro. Non viene data spiegazione al voltafaccia, né è ritenuto necessario darne alcuna: parla oramai l'evidenza. Volevano accorciare i tempi dei processi quando i processi a Berlusconi erano ancora in corso, per poterli annullare; vogliono allungare i tempi dei processi ora che le sentenze (sfavorevoli) sono state emesse, per poterle invalidare o procrastinare. Di buono c'è che non sentono neppure più il bisogno di giustificarsi raccontando palle sulla “giustizia giusta” e altri inconoscibili scrupoli etico-politici. Ben oltre la faccia tosta, c'è la palmare contentezza di fare apertamente il gioco sporco. Al fischio finale, faranno il gesto dell'ombrello al pubblico.
Non so cosa ne pensano i miei connazionali ma io non riesco più a seguirlo, mi fa venire le vertigini. Non riesco più a trovare le parole per scrivere di questo funambolo che da vent'anni pretende di piegare gli interessi di un Paese occidentale come l'Italia ai suoi personali problemi giudiziari e finanziari. Non è più possibile sopportare che un personaggio di tal fatta possa portare in Parlamento i suoi avvocati, quelli che lo difendono nei tribunali, per fare le leggi che gli servono per evitare, allungare, prescrivere, svuotare i processi che lo riguardano. E poi chieda la separazione - anche fisica - delle carriere nella magistratura.
Utilizzo, perciò, per l'ultima sua conferenza stampa. la scheda di rainews24.ite le considerazioni di Luca Telese su Pubblico.
Oggi Europa apre con il titolo: Non si libera delle sentenze e noi non ci liberiamo di lui.
Io sono convinto invece che ce ne libereremo: prima lo faremo, meglio sarà per questo Paese, rincoglionito dalle sue TV e dalla sua protervia, ormai intollerabile ai più.
Con un triplo salto mortale carpiato con avvitamento Silvio Berlusconi ribalta tutto e, il giorno dopo la sentenza Mediaset, torna in campo con la forza di un carro armato. Contro Monti, a cui minaccia di togliere la fiducia, contro la deriva verso la 'magistratocrazia' e brandendo ancora una volta il vessillo della lotta alla pressione delle tasse, a quella che chiama l'"estorsione fiscale".
Un attacco inaspettato, per tutti. Probabilmente anche per lo stesso Monti. Da Palazzo Chigi non trapela a caldo nessuna reazione. Probabilmente in attesa di comprendere la portata dell'affondo del Cavaliere. La veemenza con la quale riprende in mano lo scettro del centrodestra per guidarlo verso il voto ("ma - assicura - senza candidarmi premier") porta molti a parlare di un nuovo 'Predellino'.
É scatenato l'ex premier, confessa di essere stato in disparte per un anno sperando di fare il bene dell'Italia: ma ora che la spirale della recessione, provocata dalla politica di Monti, minaccia seriamente la ripresa, dice basta e minaccia di far cadere il governo. "Nei prossimi giorni esamineremo la situazione e decideremo se sia meglio togliere immediatamente la fiducia a questo governo o conservarla dato l'arrivo delle elezioni". C'è, spiega, il timore di un rialzo dello spread. Ma l'impressione è che il Cavaliere sia fortemente tentato di arrivare subito allo show down e che a frenarlo siano le solite 'colombe'. Comunque, la mossa di Berlusconi scatena una sorta di reazione a catena.
Mina il senso e la portata delle primarie del Pdl, a cui il centrodestra guardava con sollievo come l'unica possibilità di rifondare e rilanciare il partito. Chiude, nonostante un appello rivolti ancora oggi a Udc e Montezemolo ("devono considerarsi parte del centrodestra") alla possibilita' di un'alleanza tra Alfano e Casini, ipotizzabile solo in presenza di un suo effettivo passo indietro. E, allo stesso tempo, rafforza il nascente rassemblement dei moderati e dà una mano alla campagna elettorale di Bersani e Vendola che ora hanno gioco facile ad unirsi nella battaglia contro il ritorno del 'caimano'.
"Altro che unione dei moderati nel nome del Ppe! Le parole di Berlusconi sono il manifesto politico del populismo antieuropeo e autoritario", commenta Gianfranco Fini. Casini tace ma il segretario Udc Cesa è sulla stessa onda del leader di Fli. Plaude invece Maroni, rafforzando l'ipotesi di una nuova ripresa dell'alleanza con la Lega. Il Berlusconi di oggi si togli parecchi sassolini dalla scarpa. A partire dal rapporto con tedeschi e francesi nel pieno della bufera economica.
"Con quei sorrisi la Merkel e Sarkozy tentarono l'assassinio politico della mia credibilità internazionale", si sfoga l'ex premier che si scaglia contro l'egemonia tedesca, contro le misure imposte all'Italia e contro quel rigore che, unito al trattamento usato dalla Guardia di Finanza con i suoi blitz nei negozi e nelle località di grido, deprime l'economia. "Gli italiani sono spaventati, c'è un trattamento violento del contribuente", dice Berlusconi che lancia cosi' il 'suo' programma per vincere le elezioni. Con i punti nodali tante volte declinati negli anni: le riforme costituzionali che devono dare più potere al governo, la riforma della giustizia, il taglio delle tasse, a partire da quelle sulla casa, suo cavallo di battaglia.
"Le sue intemerate odierne vanno considerate per quello che sono: uno sfogo, legittimo seppur tardivo, di uno statista che ha dovuto mandar giù qualche rospo per il bene dell'Italia" spiega Osvaldo Napoli, il primo a scommettere che Berlusconi non intendeva ricandidarsi premier, come sembrava invece da alcune sue dichiarazioni della mattina. "Dopo quello che è successo mi sento obbligato a restare in campo", aveva detto il Cavaliere. Lasciando tutti di stucco. Poi il chiarimento. "Confermo la mia decisione di non presentarmi a candidato premier". Le primarie ci saranno, ma senza di lui. Ma è l'unico posto, promette, nel quale non farà sentire il suo peso. Da rainews24.it
TELE-DISFATTA CREPUSCOLARE
Una conferenza in «stile Mubarak» di Luca Telese su Pubblico
Eh-em, ehem... Anche la voce non è più salda. Ci sono il fiatone - pant, pant - e le parole che non arrivano come dovrebbero, sulla punta della lingua. È una conferenza stampa - Eh-em, ehem.. - satrapico-crepuscolare, una esibizione in “stile Mubarak” che ricorda gli addii degli sfrattati della primavera araba, le dichiarazioni improvvisate nelle salette di albergo quando le sedi ufficiali sono inibite, con lo sfondo della tappezzeria damascata rossosangue e con i fedelissimi che applaudono freneticamente, nel tentativo (vano) di dissipare l’atmosfera decadente. Non ci sono più i fondali azzurrini, non c’è più «il credo» di Silvio recitato dalle voci bianche, non ci sono più le hostess, non ci sono le folle, le riprese con il dolly, non c’è la regia mainstream del maestro Giuseppe Sciacca, il regista che fece grande la rappresentazione del tele-berlusconismo, non ci sono più (a ben vedere) nemmeno le notizie. Qui purtroppo c’è solo una camera fissa.
Da villa Gernetto, in una cornice che sembra molto più casa di riposo che una fastosa tribuna catodica, Silvio Berlusconi chiude la telenovela azzurra della settimana con tre mezze minacce, con tre petardi (leggete qui a fianco la cronaca analitica di Tommaso Ciriaco) che scoppiano male, con una aspettativa pirotecnica suggellata da un retrogusto amaro di polveri bagnate. Il padre di Forza Italia si presenta con i capelli così ben profilati che ricordano quelli dei Playmobil, il volto aggrinzito, il trucco incipriato che esalta il disegno acuminato delle sopracciglia, il sorriso che lo rese leggendario che non si illumina (fateci caso) nemmeno una volta. Berlusconi lascia intendere che potrebbe fondare una sua lista, come si paventava (ma non dice mezza parola che trasformi questa chiacchiera in eventualità concreta). Dice che deciderà insieme ai suoi colleghi nei prossimi giorni «se è meglio togliere immediatamente la fiducia al governo». Aggiunge, in un crescendo: «Non credo che dopo questa soppressione della democrazia ci sia ancora il posto e il tempo» (per Monti). Preannuncia, come se fosse una bomba atomica, la rivelazione di un retroscena sulla speculazione tedesca: «Venne dato ordine di vendere i titoli italiani...». Dice che vuole abolire l’Imu (quella stessa tassa che lui e i suoi parlamentari hanno votato, difeso, sostenuto in televisione in questi mesi!).
Inizia con immagini sublimi: gli ospedali per i bambini in giro per il mondo da far costruire a Guido Bertolaso (una garanzia) spiega che le primarie ci saranno. Oppure che non ci saranno se dovesse candidarsi lui («Ma ho deciso di non candidarmi»). Oppure che non ci saranno se cambia la legge elettorale (quindi si deve dedurre che la vuole cambiare e che non vuole le primarie). E in mezzo a tutto questo, quell’ansimare - pant pant - che mai gli aveva tagliato il fiato, quei sospiri, quel perdere il filo: «Mi può ricordare la prima parte della sua domanda?».
In questi 50 minuti di televisione araba, in questa diretta boomerang vagamente claustrale, tutto parlava di Berlusconi più di Berlusconi.
La prima fila apprensiva dei supporter, con in primo piano il corrucciamento scolpito, e amicalmente turbato di Paolo Bonaiuti. Oppure la faccia spaurita di Mariastella Gelmini, con il dito poggiato sul labbro, e una maschera su cui si dipinge una espressione interdetta: come se Berlusconi sesse dicendo troppo, o troppo poco, ma comunque qualcosa che non le torna, e che le turba i pensieri. Anche Daniela Santanché, poco più indietro, viene sorpresa dall’operatore mentre annuisce, più per fare coraggio a se stessa che a Silvio. La Santanché aveva preannunciato questo ritorno con le sue interviste di ieri, è l’ultima partigiana della resurrezione del Cavaliere, ma stasera, davvero, non c’è trippa per gatti.
I primi boatos e i retroscena che vengono consegnati in rigoroso off the records raccontano senza filtri che dietro le quinte è andato in onda un mezzo psicodramma. Da una lato il Cavaliere, dall’altro i colonnelli: Angelino Alfano, Gianni Letta, lo stesso Bonaiuti, tutti perlessi di fronte all’idea che fosse possibile tornare in campo armando la crociata: «Non torno in campo - ha detto il Cavaliere - non sono mai andato via». Eppure le ultime ore ci avevano regalato una lettera di commiato e persino un video che spiegava il ritiro. Eppure sono mesi che il leader non c’è più, si frattura, si ammala, cancella gli impegni, salta persino le partite del Milan, si ritira nella dacia di Putin, si confina sulla nave da crociera de Il Giornale (senza giornalisti), compulsa i sondaggi della Ghisleri, prepara liste che vengono smantellate prima ancora di essere testate. Insomma, non c’è.
Forse per sfuggire a questa trappola di impotenza e di rassegnazione Berlusconi aveva pronto l’ennesimo colpo di scena della sua carriera, e una congiura degli innocenti (si fa per dire) gli ha impedito il coup de theatre. È rimasto solo, isolato, dilaniato fra le spinte divergenti dei colonnelli, e i segnali di sfilacciamento. Non è un mistero che ieri Angelino Alfano fosse pronto a corrergli contro, se avesse annunciato di correre alle primarie. La recita è finita, ma il Cavaliere non se ne accorge. Oppure finge di non accorgersene, che è lo stesso.
Al fianco c’è il volto pallido di Niccolò Ghedini, che incastonato in questa cornice sembra un caratterista di qualche serie orrorifica in bianco e nero. Sì, è davvero scattata l’ora surreale del berlusconismo. Chiusa questa pagina di storia del ventennio breve di Arcore con le ultime cronache della decadenza, bisogna davvero pensare al futuro.
Come si fa a non parlare di lui? Di diritto o di rovescio, è sempre presente sulla scena, come un'ombra, un'anima nera, un incubo!
Un giorno annuncia alle agenzie che si ritira, l'altro con un video incita i giovani a proseguirne l'opera (speriamo che nessuno lo prenda sul serio). Adesso, nel giorno dell'ergastolo a Parolisi in un processo indiziario passato in sordina, peste e corna sui giudici che hanno emesso una sentenza esemplare sulla sua truffa milionaria ai danni del fisco ma anche dell'azienda e degli azionisti.
"Sentenza politica", "accanimento giudiziario intollerabile", condannato senza prove", "ferita alla democrazia", "caccia all’uomo", "tentativo di omicidio politico" - questo il solito piagnisteo da parte del PDL, dimenticando che il processo arriva finalmente a conclusione dopo "10 anni di indagini, 6 anni di cammino accidentato in aula per i “mostri disseminati nei codici e nelle procedure” (come diceva Giuseppe D’Avanzo), con il Lodo Alfano, le ricusazioni, i ricorsi, i “legittimi” impedimenti, le prescrizioni brevi e i processi lunghi" (dal commento di Ezio Mauro su Repubblica).
Se volesse davvero fare il bene dell'Italia - che dice di amare - ma anche della parte politica che per troppo tempo si è identificata con lui, dovrebbe mollare tutto e andare in pensione, magari in un'isola caraibica, a godersi il sole e il mare. Per consentire a questo Paese tormentato di ricominciare e a se stesso di trovare qualche momento di pace e serenità. Ma non lo farà, ha già dichiarato: mi sento obbligato a restare in campo per riformare il pianeta giustizia perché ad altri cittadini non capiti ciò che è capitato a me.
Perché con tutte le loro pecche e pecore nere rappresentano l'unico baluardo di legalità contro la corruzione, la mafia e la malapolitica;
perché hanno avuto e hanno tuttora fulgidi esempi di abnegazione nella ricerca della verità e nella lotta alla criminalità organizzata;
perché una classe politica delegittimata tenta di delegittimarli mettendoli all'angolo;
perché in un Paese che rischia di diventare giungla, in cui il più forte e violento potrebbe costruirsi la sua ragione con la prevaricazione, occorre che venga sempre rispettato il principio che la Legge è uguale per tutti;
perché, sebbene ci sia chi a torto sostenga che il sospetto è l'anticamera della verità, non è accettabile che ci siano cittadini considerati al di sopra di ogni sospetto;
perché una giustizia che funzioni e applichi la Legge in tempi ragionevoli è una garanzia per tutti, specialmente per i più deboli;
perché non ci sono vie di mezzo: o si sta con la Legge e con gli uomini e le donne impegnati/e a farla rispettare o si sta con il malaffare, la corruzione, la protervia e l'illegalità diffusa che stanno devastando il Bel Paese.
Il suo stile scientemente involuto, l'erudizione somma, il lessico ricco, preciso e inconsueto possono renderlo ostico ai più. Ma la vivacità del pensiero, l'ironia e l'indignazione intellettuale ne fanno un pensatore e uno scrittore affascinante. Le sue analisi possiedono il timbro della saggezza ingenua delle favole per bambini, giovevoli specie agli adulti.
L’Ex-premier è imputato a Milano quale corruttore in atti giudiziari: una parte congeniale, visti i precedenti, stavolta tintinnano 600mila dollari all’avvocato londinese David Mills, esperto in labirinti fiscali nonché servizievole testimone. Lo racconta il predetto, confesso in Inghilterra e Italia, sicché alla difesa resta solo l’arma del perditempo, tanto da estinguere i reati. Monsieur B. aveva ricusato l’intero collegio: è la nona volta e soccombe ancora, impassibile. Le sue guerre forensi sono materia da stomaco forte, dove onore, verità, belle figure dialettiche contano poco. Se l’asserito reato esista e sia ancora punibile, doveva dirlo il Tribunale.
L'ha detto: esiste e nei suoi calcoli risulta estinto dal tempo; era punto controverso. In lingua meno tecnica, l’impenitente corruttore schiva la pena e gli resta il marchio: fosse dubbio il fatto, sarebbe assolto; non se ne vanti, quindi. Avere schernito Dike con i versi della scimmia è titolo da compagnia equivoca: infatti vi gode un meritato culto, patrono con aureola; Kronos mangia i delitti.
L’analisi comincia dalla persona. Esistono italiani intolleranti della serietà: preferiscono Crispi a Cavour; detestano Giolitti; liquidano De Gasperi; amano i buffoni, specie quando emergano aspetti sinistri. Mussolini li incanta con le smorfie al balcone e sotto la divisa da primo maresciallo dell’Impero: vola, nuota, balla, scia, miete, batte il passo romano, farnetica glorie militari; dopo vent’anni resterebbe a vita nella sala del mappamondo se non muovesse guerra a tre imperi.
Berlusco Magnus è catafratto nella sicumera degl’ignoranti: sguaiato megalomane, ha fantasia fraudolenta, menzogna estrosa, occhio sicuro nel distinguere i lati peggiori dell’animale umano; vìola allegramente ogni limite. Le sue gesta stanno in quattro verbi: corrompe, falsifica, froda, plagia (mediante ipnosi televisiva, allevandosi una massa adoperabile); cervelli e midolla sono materia plastica. Due mosse strategiche dicono cos’abbia in mente: appena salito al potere, homo novus, propone guardasigilli l’avvocato che gli combinava ricchi affari loschi (il capolavoro è la baratteria con cui s’impadronisce della Mondadori comprando una sentenza); e degrada a bagatella il falso in bilancio, importantissimo nella diagnostica penale. In due legislature, padrone delle Camere, attua quel che sarebbe appena immaginabile in monarchie piratesche: governo personale, quasi lo Stato fosse roba sua; brulicano voraci faune; i convitati spolpano l’Italia. L’effetto non tarda. Fanno testo i numeri forniti dalla Corte dei conti: 60 miliardi l’anno nel giro d’affari corrotti; e un’evasione fiscale calcolabile in 100-120 miliardi; invano il Consiglio d’Europa raccomanda misure contro la tenia economica (verme nient’affatto solitario, visto come gavazzano P3, P4 et ceterae); il governo non batte ciglio. Metà dell’intera patologia europea fiorisce qui. Dove porti la politica del laissez manger, è presto detto: traslocando nel novembre 2011, sotto l’assalto dei mercati, l’Olonese lascia un debito pubblico pari a 1.905.012 (miliardi d’euro) ossia il decuplo dell’annua emorragia malaffaristica; aveva governato otto anni e mezzo, «uomo del fare». I conti tornano.
Estinzione del reato, dunque, e se l’è sudata: incasserebbe i quattro anni inflitti a Mr Mills da Tribunale e Corte d’appello se le Camere affollate da uomini e donne del sì non votassero un malfamato lodo che vieta i giudizi penali nei suoi confronti, quia nominatur leo, strapotente capo del governo; quando va in fumo, dichiarato invalido, gli servono un privilegio dell’impedimento d’ufficio a comparire nell’aula. Così passano settimane, mesi, anni. Era latta anche questo scudo: finalmente compare ma nominor leo, quindi concede al massimo un giorno alla settimana e il dibattimento, illo tempore sospeso, deve ripartire davanti a un collegio diverso; il tutto basta appena, essendosi Sua Maestà accorciati i termini della prescrizione, con relativa amnistia occulta. Caso mai non bastasse, aveva pronte due leggi da manicomio: l’imputato ricco allunga finché vuole i dibattimenti arruolando testimoni a migliaia, e sul processo pende una mannaia; scaduto il termine, gli affari penali svaniscono.
Sembrano incubi d’un cattivo sonno. No, è vergognosa storia recente. Come Dio vuole, sabato 12 novembre 2011 esce dal Palazzo avendo condotto l’Italia a due dita dalla bancarotta, ma non pensiamolo depresso: cova revanche; arrotano i denti dignitari, sgherri, domestici d’ambo i sessi, infuriati dalla prospettiva d’una ricaduta nel nulla.
Mercoledì 22 febbraio nelle tre ore del colloquio col successore tocca argomenti caldi quali Rai e giustizia: le cosiddette «carriere separate» ossia un pubblico ministero governativo, che dorma o azzanni, secondo gli ordini; non dimentichiamo chi voleva installare in via Arenula. Gli spiriti animali restano integri. Lo confermava l’energico sostegno al piano delle Olimpiadi, come se opere colossali, talora finte, non avessero divorato abbastanza denaro; particolare pittoresco, sedeva a banchetto qualche gentiluomo del papa. La Corte dei conti (16 febbraio) chiede due misure dal senso chiaro: riconfigurare comme il faut il falso in bilancio; e un regime equo della prescrizione, l’attuale essendo criminofilo.
Ogni tanto lamenta d’avere speso somme enormi in parcelle. Parliamone: ai bei tempi penalisti d’alta classe giostravano nel merito delle cause, fatto e diritto, sdegnando i cavilli procedurali; dura il ricordo d’avvocati giuristi quali Arturo Carlo Jemolo o Alfredo De Marsico, morti quasi poveri dopo una lunga vita in cattedra e sui banchi giudiziari.
Erano sapienti ma disadatti al mestiere, commentano eroi del Brave New World, scambiando sogghigni porcini. L’immagine viene da Orwell, nella cui molto istruttiva Fattoria degli animali comandano maiali umanoidi dal freddo aplomb manageriale: una specie importante; chiamiamola verres erectus. Siamo salvi dal default. Deo gratias. Rimane una questione grave: quanto mordano nel codice genetico gli ultimi vent’anni; anzi, trenta, se v’includiamo l’antipedagogia televisiva.
Qualunque cosa, dunque, abbia da obiettare il cittadino Berlusconi nei confronti del Tribunale che dovrà giudicarlo, è bene che lo faccia nella sede appropriata, cioè nell'aula di Giustizia, e in relazione all'ipotesi di reato che gli viene contestata.
Gli Italiani non vogliono vederlo condannato a qualsiasi costo; vogliono invece che le sue pendenze giudiziarie possano trovare una conclusione giudiziaria e non politica, come succede agli altri cittadini di questo Paese quando vengono chiamati in giudizio.
Mi sembra una cosa di un'evidenza lapalissiana. Così recita, a quanto pare, l'art. 3 della nostra Costituzione:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. (Costituzione italiana, art. 3)
P.S. Meglio sarebbe che non fosse consentito a nessuno di portare avvocati in parlamento con la collaborazione dei quali costruirsi leggi ad personam e scappatoie varie, e poi servirsi di quelle leggi e di quegli avvocati per mandare in vacca i processi che lo vedono imputato.
Avvicinandosi il Natale, slitta al 15 dicembre l’approvazione del primo pacchetto di riforme da parte del Consiglio dei ministri. Il Governo cerca di prendersi qualche giorno in più per distribuire equamente i regali, augurandosi che le Camere approvino le misure entro Natale.
Gli Italiani tutti ringraziano. Il 90% di loro si augura di ricevere un pacco modesto, non eccessivo, in linea con il proprio stile di vita, lasciando che i pacchi più consistenti e copiosi vengano destinati a quel 10% cui non manca la capienza. GRAZIE
In quest'Italia del menga c'è chi, anche in tempo di crisi ha fatto, e continua a fare, grana a palate e chi, obtorto collo, è costretto a vivere in condizioni di indigenza o quasi. Se è vero, con'è vero, che il 10% della popolazione possiede il 45% della ricchezza prodotta e la metà più povera delle famiglie italiane detiene meno del 10% della ricchezza totale.
La Banca d’Italia dice che nel 2009 tutte le famiglie possedevano più o meno 350 mila euro in beni di vario tipo.
Nella fattispecie, delle 24.905.042 famiglie italiane [al 31 dicembre 2009, fonte Istat], ce ne sono 2 milioni, 490 mila e 504 che se la spassano, possedendo oltre il 45% dei 9 miliardi e mezzo di euro cui assomma la ricchezza lorda di tutte le famiglie messe insieme, e oltre 12 milioni (12.452.521) che se la vedono male, dovendo spartirsi un misero 10%.
In parole povere, col cavolo che la ricchezza di ogni famiglia assomma a 350 mila euro: ci sono 10 famiglie su 100 che hanno in media un milione e mezzo di euro a testa e 50 famiglie su 100 che non arrivano a 70 mila. Di più, queste ultime hanno un reddito medio familiare annuo di 8.019,30€ contro i quasi 200 mila euro delle 10 famiglie vip. (Fonte Byoblu)
Quando il governo, dunque, affronterà i temi del risanamento, dei tagli ai privilegi, della lotta all'evasione e alla corruzione, dell'equità, non potrà non considerare la necessità e l'urgenza di una politica economica e fiscale che agevoli quel 90% della popolazione che scende, inesorabilmente, verso una condizione di povertà. E se per far questo occorrerà intervenire con una tassa che colpisca i grandi patrimoni e le rendite, lo faccia senza tergiversare, a costo di mettere a rischio la durata del governo stesso per il voto contrario di una parte del PDL capeggiata dal Berlusca. La patrimoniale, del resto, è presente nei sistemi fiscali di molti Paesi europei e non. Vorrei vedere, poi, il PDL che facesse cadere il governo su un'intervento di politica fiscale inteso a perequare il forte squilibrio economico e sociale. Una patrimoniale ben congegnata, oltre ad essere un atto di giustizia sociale, favorirebbe la ripresa dei consumi e, quindi, la crescita.
Mi aspetto poi che il governo non eluda la grave questione del conflitto di interessi che lo investe direttamente e, di converso, riesca a mettere fine a quello mastodontico dell'ex presidente del consiglio.
Qui si parrà la tua nobilitate!
Per quanto riguarda, infine, l'impegno richiesto dal Popolo della libertà - così si definisce il partito del monopolista più muscoloso e resistente d'Italia - all'attuale compagine governativa, lo trovo davvero disdicevole. Mi sembra assurdo che si debba garantire una cosa del genere da parte di cittadini che godono di tutti i diritti civili e politici, che non hanno pendenze penali, per la sola ragione che si sono assunti l'onere di risanare il Paese condotto verso la catastrofe da un ceto politico che ha ancora l'ardire di mettere paletti. E a proposito di catastrofe, come non vedere il dissesto idrogeologico e ambientale in cui sprofonda il nostro territorio? Anche in questo versante il governo appena nato dovrà operare con interventi significativi e con una legislazione d'indirizzo.
Hosni Mubarak, dopo le dimissioni da presidente egiziano, lasciato il Cairo per raggiungere la sua residenza a Sharm-el-Sheik, è stato arrestato con l'accusa di corruzione e appropriazione indebita ed il suo processo è tutt'ora in corso; Ben Ali, dopo aver lasciato precipitosamente la Tunisia per Jedda, in Arabia Saudita, inseguito da una serie di condanne per appropriazione indebita di beni dello Stato, per detenzione di armi, stupefacenti e reperti archeologici, sembra sia morto dopo essere rimasto in coma per un ictus; Muammar Gheddafi è stato, finalmente, catturato e ucciso mentre cercava di fuggire da Sirte, l'ultima roccaforte del regime, espugnata dalle truppe del Cnt.