Non so cosa ne pensano i miei connazionali ma io non riesco più a seguirlo, mi fa venire le vertigini. Non riesco più a trovare le parole per scrivere di questo funambolo che da vent'anni pretende di piegare gli interessi di un Paese occidentale come l'Italia ai suoi personali problemi giudiziari e finanziari.
Non è più possibile sopportare che un personaggio di tal fatta possa portare in Parlamento i suoi avvocati, quelli che lo difendono nei tribunali, per fare le leggi che gli servono per evitare, allungare, prescrivere, svuotare i processi che lo riguardano. E poi chieda la separazione - anche fisica - delle carriere nella magistratura.
Non è più possibile sopportare che un personaggio di tal fatta possa portare in Parlamento i suoi avvocati, quelli che lo difendono nei tribunali, per fare le leggi che gli servono per evitare, allungare, prescrivere, svuotare i processi che lo riguardano. E poi chieda la separazione - anche fisica - delle carriere nella magistratura.
Utilizzo, perciò, per l'ultima sua conferenza stampa. la scheda di rainews24.it e le considerazioni di Luca Telese su Pubblico.
Oggi Europa apre con il titolo: Non si libera delle sentenze e noi non ci liberiamo di lui.
Io sono convinto invece che ce ne libereremo: prima lo faremo, meglio sarà per questo Paese, rincoglionito dalle sue TV e dalla sua protervia, ormai intollerabile ai più.
Con un triplo salto mortale carpiato con avvitamento Silvio Berlusconi ribalta tutto e, il giorno dopo la sentenza Mediaset, torna in campo con la forza di un carro armato. Contro Monti, a cui minaccia di togliere la fiducia, contro la deriva verso la 'magistratocrazia' e brandendo ancora una volta il vessillo della lotta alla pressione delle tasse, a quella che chiama l'"estorsione fiscale".
Un attacco inaspettato, per tutti. Probabilmente anche per lo stesso Monti. Da Palazzo Chigi non trapela a caldo nessuna reazione. Probabilmente in attesa di comprendere la portata dell'affondo del Cavaliere. La veemenza con la quale riprende in mano lo scettro del centrodestra per guidarlo verso il voto ("ma - assicura - senza candidarmi premier") porta molti a parlare di un nuovo 'Predellino'.
É scatenato l'ex premier, confessa di essere stato in disparte per un anno sperando di fare il bene dell'Italia: ma ora che la spirale della recessione, provocata dalla politica di Monti, minaccia seriamente la ripresa, dice basta e minaccia di far cadere il governo. "Nei prossimi giorni esamineremo la situazione e decideremo se sia meglio togliere immediatamente la fiducia a questo governo o conservarla dato l'arrivo delle elezioni". C'è, spiega, il timore di un rialzo dello spread. Ma l'impressione è che il Cavaliere sia fortemente tentato di arrivare subito allo show down e che a frenarlo siano le solite 'colombe'. Comunque, la mossa di Berlusconi scatena una sorta di reazione a catena.
Mina il senso e la portata delle primarie del Pdl, a cui il centrodestra guardava con sollievo come l'unica possibilità di rifondare e rilanciare il partito. Chiude, nonostante un appello rivolti ancora oggi a Udc e Montezemolo ("devono considerarsi parte del centrodestra") alla possibilita' di un'alleanza tra Alfano e Casini, ipotizzabile solo in presenza di un suo effettivo passo indietro. E, allo stesso tempo, rafforza il nascente rassemblement dei moderati e dà una mano alla campagna elettorale di Bersani e Vendola che ora hanno gioco facile ad unirsi nella battaglia contro il ritorno del 'caimano'.
"Altro che unione dei moderati nel nome del Ppe! Le parole di Berlusconi sono il manifesto politico del populismo antieuropeo e autoritario", commenta Gianfranco Fini. Casini tace ma il segretario Udc Cesa è sulla stessa onda del leader di Fli. Plaude invece Maroni, rafforzando l'ipotesi di una nuova ripresa dell'alleanza con la Lega. Il Berlusconi di oggi si togli parecchi sassolini dalla scarpa. A partire dal rapporto con tedeschi e francesi nel pieno della bufera economica.
"Con quei sorrisi la Merkel e Sarkozy tentarono l'assassinio politico della mia credibilità internazionale", si sfoga l'ex premier che si scaglia contro l'egemonia tedesca, contro le misure imposte all'Italia e contro quel rigore che, unito al trattamento usato dalla Guardia di Finanza con i suoi blitz nei negozi e nelle località di grido, deprime l'economia. "Gli italiani sono spaventati, c'è un trattamento violento del contribuente", dice Berlusconi che lancia cosi' il 'suo' programma per vincere le elezioni. Con i punti nodali tante volte declinati negli anni: le riforme costituzionali che devono dare più potere al governo, la riforma della giustizia, il taglio delle tasse, a partire da quelle sulla casa, suo cavallo di battaglia.
"Le sue intemerate odierne vanno considerate per quello che sono: uno sfogo, legittimo seppur tardivo, di uno statista che ha dovuto mandar giù qualche rospo per il bene dell'Italia" spiega Osvaldo Napoli, il primo a scommettere che Berlusconi non intendeva ricandidarsi premier, come sembrava invece da alcune sue dichiarazioni della mattina. "Dopo quello che è successo mi sento obbligato a restare in campo", aveva detto il Cavaliere. Lasciando tutti di stucco. Poi il chiarimento. "Confermo la mia decisione di non presentarmi a candidato premier". Le primarie ci saranno, ma senza di lui. Ma è l'unico posto, promette, nel quale non farà sentire il suo peso. Da rainews24.it
TELE-DISFATTA CREPUSCOLARE
Una conferenza in «stile Mubarak» di Luca Telese su Pubblico
Eh-em, ehem... Anche la voce non è più salda. Ci sono il fiatone - pant, pant - e le parole che non arrivano come dovrebbero, sulla punta della lingua. È una conferenza stampa - Eh-em, ehem.. - satrapico-crepuscolare, una esibizione in “stile Mubarak” che ricorda gli addii degli sfrattati della primavera araba, le dichiarazioni improvvisate nelle salette di albergo quando le sedi ufficiali sono inibite, con lo sfondo della tappezzeria damascata rossosangue e con i fedelissimi che applaudono freneticamente, nel tentativo (vano) di dissipare l’atmosfera decadente. Non ci sono più i fondali azzurrini, non c’è più «il credo» di Silvio recitato dalle voci bianche, non ci sono più le hostess, non ci sono le folle, le riprese con il dolly, non c’è la regia mainstream del maestro Giuseppe Sciacca, il regista che fece grande la rappresentazione del tele-berlusconismo, non ci sono più (a ben vedere) nemmeno le notizie. Qui purtroppo c’è solo una camera fissa.
Da villa Gernetto, in una cornice che sembra molto più casa di riposo che una fastosa tribuna catodica, Silvio Berlusconi chiude la telenovela azzurra della settimana con tre mezze minacce, con tre petardi (leggete qui a fianco la cronaca analitica di Tommaso Ciriaco) che scoppiano male, con una aspettativa pirotecnica suggellata da un retrogusto amaro di polveri bagnate. Il padre di Forza Italia si presenta con i capelli così ben profilati che ricordano quelli dei Playmobil, il volto aggrinzito, il trucco incipriato che esalta il disegno acuminato delle sopracciglia, il sorriso che lo rese leggendario che non si illumina (fateci caso) nemmeno una volta. Berlusconi lascia intendere che potrebbe fondare una sua lista, come si paventava (ma non dice mezza parola che trasformi questa chiacchiera in eventualità concreta). Dice che deciderà insieme ai suoi colleghi nei prossimi giorni «se è meglio togliere immediatamente la fiducia al governo». Aggiunge, in un crescendo: «Non credo che dopo questa soppressione della democrazia ci sia ancora il posto e il tempo» (per Monti). Preannuncia, come se fosse una bomba atomica, la rivelazione di un retroscena sulla speculazione tedesca: «Venne dato ordine di vendere i titoli italiani...». Dice che vuole abolire l’Imu (quella stessa tassa che lui e i suoi parlamentari hanno votato, difeso, sostenuto in televisione in questi mesi!).
Inizia con immagini sublimi: gli ospedali per i bambini in giro per il mondo da far costruire a Guido Bertolaso (una garanzia) spiega che le primarie ci saranno. Oppure che non ci saranno se dovesse candidarsi lui («Ma ho deciso di non candidarmi»). Oppure che non ci saranno se cambia la legge elettorale (quindi si deve dedurre che la vuole cambiare e che non vuole le primarie). E in mezzo a tutto questo, quell’ansimare - pant pant - che mai gli aveva tagliato il fiato, quei sospiri, quel perdere il filo: «Mi può ricordare la prima parte della sua domanda?».
In questi 50 minuti di televisione araba, in questa diretta boomerang vagamente claustrale, tutto parlava di Berlusconi più di Berlusconi.
La prima fila apprensiva dei supporter, con in primo piano il corrucciamento scolpito, e amicalmente turbato di Paolo Bonaiuti. Oppure la faccia spaurita di Mariastella Gelmini, con il dito poggiato sul labbro, e una maschera su cui si dipinge una espressione interdetta: come se Berlusconi sesse dicendo troppo, o troppo poco, ma comunque qualcosa che non le torna, e che le turba i pensieri. Anche Daniela Santanché, poco più indietro, viene sorpresa dall’operatore mentre annuisce, più per fare coraggio a se stessa che a Silvio. La Santanché aveva preannunciato questo ritorno con le sue interviste di ieri, è l’ultima partigiana della resurrezione del Cavaliere, ma stasera, davvero, non c’è trippa per gatti.
I primi boatos e i retroscena che vengono consegnati in rigoroso off the records raccontano senza filtri che dietro le quinte è andato in onda un mezzo psicodramma. Da una lato il Cavaliere, dall’altro i colonnelli: Angelino Alfano, Gianni Letta, lo stesso Bonaiuti, tutti perlessi di fronte all’idea che fosse possibile tornare in campo armando la crociata: «Non torno in campo - ha detto il Cavaliere - non sono mai andato via». Eppure le ultime ore ci avevano regalato una lettera di commiato e persino un video che spiegava il ritiro. Eppure sono mesi che il leader non c’è più, si frattura, si ammala, cancella gli impegni, salta persino le partite del Milan, si ritira nella dacia di Putin, si confina sulla nave da crociera de Il Giornale (senza giornalisti), compulsa i sondaggi della Ghisleri, prepara liste che vengono smantellate prima ancora di essere testate. Insomma, non c’è.
Forse per sfuggire a questa trappola di impotenza e di rassegnazione Berlusconi aveva pronto l’ennesimo colpo di scena della sua carriera, e una congiura degli innocenti (si fa per dire) gli ha impedito il coup de theatre. È rimasto solo, isolato, dilaniato fra le spinte divergenti dei colonnelli, e i segnali di sfilacciamento. Non è un mistero che ieri Angelino Alfano fosse pronto a corrergli contro, se avesse annunciato di correre alle primarie. La recita è finita, ma il Cavaliere non se ne accorge. Oppure finge di non accorgersene, che è lo stesso.
Al fianco c’è il volto pallido di Niccolò Ghedini, che incastonato in questa cornice sembra un caratterista di qualche serie orrorifica in bianco e nero. Sì, è davvero scattata l’ora surreale del berlusconismo. Chiusa questa pagina di storia del ventennio breve di Arcore con le ultime cronache della decadenza, bisogna davvero pensare al futuro.
ho avuto l'impressione di vedere un povero vecchio patetico che, su un palco di terz'ordine, truccato come una tenutaria di bordello della sua gioventù, farfuglia concetti incomprensibili... Insomma, mi pare pronto per 'la bagina', suggerirei ai famigliari di provvedere
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