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Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
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18 aprile 2013

Bersani, questo no! Non ce lo puoi fare!

Condivido l'appello di Flores d’Arcais ai parlamentari PD, quello di Barbara Spinelli, Michele Serra e altri, quello di migliaia di cittadini elettori sui social network e sui forum di discussione perché si rimedi all'errore grossolano di Bersani che ha lasciato a Berlusconi la scelta del candidato al Quirinale.  

Questi alcuni commenti su facebook: 

Non esiste nessuna ragione perché il PD non voti Rodotà. I termini dell'accordo con il cavaliere sono chiarissimi: il colle in cambio dell'impunità. Così facendo il PD si impiccherà da solo perché come sempre prevarrà la sua anima inciucista. Sembrerebbe che il controllo di questo partito sia nelle mani del cavaliere che ci gioca come vuole e ottiene tutto ciò che gli fa comodo e utile. Ma questa volta l'errore gli costerà caro e il PD sparirà dalla scena politica perché l'abbraccio con il cavaliere, a partire dall'elezione del Presidente della Repubblica, rappresenterà l'atto di morte del PD. 


Il Pd si sta avviando verso il suicidio politico assistito 
Penso che la sinistra italiana non avrebbe saputo immaginare una fine più vergognosa di quella che sta scrivendo in queste ore ... 
Sto scorrendo la mia time line e ... tutti ma proprio tutti stanno criticando il Pd per la sua proposta shock con Marini presidente (Bersani sappilo!!!) 


L'accordo che sembra chiuso su Marini al Quirinale è una scelta gravissima. Sarebbe la vittoria della conservazione in un momento in cui avremmo bisogno di dimostrare coraggio, magari scegliendo una donna. A quanto pare, ci sono alcuni dirigenti che non resistono alla tentazione di consegnare il Paese a Berlusconi. Debora Serracchiani 

Parlamentari Pd, RIBELLATEVI! di Paolo Flores d’Arcais 
Bersani ha fatto scegliere a Berlusconi il nome del Presidente della Repubblica. Bersani ha così tradito il voto degli elettori del Pd. Parlamentari democratici che avete ancora un minimo di dignità, ribellatevi! Non limitatevi a NON votare Marini, votate Rodotà. Una personalità che come tutti voi sapete (e Bersani per primo) ha esattamente le caratteristiche oggi irrinunciabili per essere un intransigente Custode della Costituzione e dei suoi valori di giustizia e libertà. 
Rifiutare la candidatura di Rodotà (che è stato anche presidente del Pds, da cui è nato il Pd) solo perché avanzata dal M5S, dopo aver rimproverato Grillo perché non aveva il coraggio di proporre un nome, è un incomprensibile harakiri che rende plausibile ogni sospetto di ricattabilità del gruppo dirigente Pd, visto che sotto ogni profilo logico, etico e politico appoggiare Rodotà anziché far scegliere il Presidente a Berlusconi dovrebbe per il Pd andare da sé. 
Mi aspetto che le tante personalità che avevano firmato appelli per il voto al Pd non si iscrivano silenziosamente al partito di Ponzio Pilato, e levino una voce alta e chiara per dire il loro NO all’alleanza col Caimano e SÌ alla candidatura di Rodotà, uomo della legalità, dei diritti del lavoro, della cultura. 

Il momento è ora, votate Rodotà - Appello di Barbara Spinelli, Michele Serra e altri 
Chiediamo ai deputati e alla direzione del Partito Democratico di rompere ogni indugio e di votare fin dal primo scrutinio, per la Presidenza della Repubblica, Stefano Rodotà. Beppe Grillo ha annunciato che sarà lui il candidato del Movimento 5 Stelle, e allo stesso modo si è pronunciato Sel, organicamente legato al Pd e il cui parere non può in alcun modo esser trascurato dai Democratici. Stefano Rodotà è per la maggior parte degli italiani, e certamente per il vostro elettorato, un punto di riferimento ideale. Ha come bussola costante la Costituzione italiana e la Carta dei diritti europei, ha sempre avversato i compromessi con la corruzione, è uno dei più strenui difensori della libertà dell'informazione, compresa la libertà conquistata ed esercitata in rete. È un segno altamente positivo che il Movimento 5 Stelle l'abbia scelto come proprio candidato, ma Stefano Rodotà non è una sua invenzione. Il suo profilo è improntato a massima indipendenza, e le sue radici sono anche nella storia migliore della sinistra italiana. Non abbiate paura, votatelo con convinzione e fin da subito: sarete molto più credibili e forti se non tergiverserete, presi da timori di varia natura, e non accetterete in nessun caso candidati che dovessero nascere da un accordo con Berlusconi.
Ve lo chiediamo da cittadini, convinti che non sia ancora troppo tardi: non riconsegnate l'Italia al tragico ventennio dal quale cerchiamo faticosamente di uscire. Abbiate il coraggio di cominciare a costruire un futuro diverso. Il momento è ora. 

Quirinale, l'intesa su Marini spacca il centrosinistra 

17 marzo 2013

Cambiamento possibile. Camera e Senato girano pagina

Dopo tanta irrisione del centrodestra verso Bersani che si era intestardito a lanciare ponti fra centrosinistra e M5S rifiutando qualsiasi possibilità di intesa con il partito di little B., le prime votazioni in Parlamento danno ragione al leader PD. Le Presidenze di Camera e Senato vanno a due figure ineccepibili (mi verrebbe da dire onorevoli): Laura Boldrini, ex portavoce Unhcr (Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati) che ha intessuto il suo discorso d'insediamento con i diritti da riconquistare - specialmente a favore degli ultimi e marginali, delle donne, dei giovani - e sui valori democratici e repubblicani da riconfermare; Pietro Grasso, ex procuratore generale antimafia, che ha invitato alla concordia necessaria nei momenti di grande emergenza, all'impegno concreto contro la mafia e per la salvaguardia della democrazia. 

L'elezione di Pietro Grasso alla presidenza del Senato è stata resa possibile al ballottaggio, con lo scarto di 20 voti da Schifani, grazie all'astensione del gruppo centrista e al voto di coscienza di una decisiva pattuglia di senatori 5 stelle che hanno votato in contrasto dal loro gruppo. 

Questo esito positivo fa ben sperare sulla possibilità di avere presto un governo di svolta con pochi, chiari, improcrastinabili obiettivi da raggiungere, per poi ridare la parola agli elettori. Questo è quanto la maggioranza degli italiani si aspetta. 







Camera, Laura Boldrini eletta presidente 
Grasso presidente del Senato, M5S diviso 

11 marzo 2013

Fondamentalismo + Demagogia = Miscela esplosiva



Mediti Grillo, mediti Casaleggio

Il “demagogo” deteriore pone se stesso come insostituibile, crea il deserto intorno a sé, sistematicamente schiaccia ed elimina i possibili concorrenti, vuole entrare in rapporto con le masse direttamente (plebiscito, ecc., grande oratoria, colpi di scena, apprato coreografico fantasmagorico: si tratta di ciò che il Michels ha chiamato “capo carismatico”). Antonio Gramsci (dal Quaderno n. 6, Paragrafo 97, Pagine 771-772)
Assistiamo agli appelli più svariati sul web e sui giornali. 

“Berlusconi ineleggibile” di Paolo Flores d’Arcais su Micromega 5 marzo 2013 ha già raccolto 160.000 firme 

Appello a Beppe Grillo e al Movimento 5 Stelle: se non ora, quando? 
Oltre 32.000 firme raccolte 

"Facciamolo!", nuovo appello per governo 
"Mai, dal dopoguerra a oggi il Parlamento italiano è stato così profondamente rinnovato dal voto popolare. Per la prima volta i giovani e le donne sono parte cospicua delle due Camere. Per la prima volta ci sono i numeri per dare corpo a un cambiamento sempre invocato, mai realizzato. Sarebbe grave e triste che questa occasione venisse tradita, soprattutto in presenza di una crisi economica e sociale gravissima".
Lanciato il 10 marzo 2013 ha già raggiunto 7.500 firme

Ma i giovani eletti nel M5S rispondono così: Nessun referendum su alleanza col Pd. Napolitano accetti un governo a 5 Stelle. 

E Grillo ammonisce: Qualora ci fosse un voto di fiducia dei gruppi parlamentari del M5S a chi ha distrutto l'Italia, serenamente, mi ritirerò dalla politica. Anche Casaleggio avrebbe affermato che lascerebbe il M5S se i neoeletti decidessero di dare l’appoggio a qualche partito. 

Don Gallo su Grillo e Casaleggio: Sembra che si siano chiusi in un bunker. In questi giorni so che ad alcuni amici, a lui ancora più vicini, butta giù il telefono. A me Grillo aveva detto che avrebbe aspettato le elezioni per poi avere, alla tornata successiva, una maggioranza assoluta

Io sono convinto da sempre che Berlusconi fosse ineleggibile. Tant'è, molti se ne accorgono solo ora. Ben venga, dunque, la mobilitazione intorno all'appello di Paolo Flores d’Arcais nella speranza che il parlamento si comporti di conseguenza. 

Ben vengano gli appelli dal mondo della cultua, dell'arte, dello sport riguardo alle scelte che i neo parlamentari del M5S dovranno fare. Al di là degli ammonimenti-minaccia di Grillo e Casaleggio e di quanto prevede il loro non statuto, ritengo, però, che da soli potrebbero avere la capacità di capire il senso da dare al loro mandato, le attese riversate su di loro da parecchi milioni di cittadini, non solo quelli che li hanno votati. 

Spero che non vorranno rinunciare all'opportunità di avviare un processo radicale di cambiamento non più procrastinabile e optare per nuove elezioni nella speranza di ottenere la maggioranza assoluta. 
Non vorrei che questo movimento si sgonfiasse come una bolla di sapone ancor prima di nascere, o che si trasformasse in qualcosa di cui, onestamente, non abbiamo proprio bisogno.

09 marzo 2013

Spunti di riflessione di un cittadino qualunque su Grillo, la crisi dei partiti e l'invasamento di massa

Devo premettere che non sono nostalgico di come i partiti hanno gestito la cosa pubblica, anzi al contrario (e lo dimostro nei tanti post sul mio blog sin dal 2006); anche se continuo a considerarli il sale della democrazia e mi attengo all'art. 49 della Costituzione quando recita: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale

Ho avuto sempre paura e ribrezzo, invece, per le manifestazioni di massa antiche e attuali, guidate da capipopolo urlanti, intenzionati a rovesciare, assieme al personale indegno di rappresentarci, anche le regole, le istituzioni e le modalità che costituiscono la democrazia. E Grillo è uno di questi che, sfruttando il malcontento diffuso per le prove indecenti offerte da molti rappresentanti politici e il disagio crescente in vasti strati della popolazione immiserita dalla crisi economica, cavalca l'onda per portarla alle estreme conseguenze. 

Mi ha fatto molto riflettere, in proposito, il commento lasciato da Mix, che si firma Un cittadino italiano, sul post Le mie dieci domande a Grillo (quelle che nessun giornalista gli ha mai fatto), nel blog di Michele Salvo. 
Mix scrive:
22 febbraio 2013 alle 02:43
Brevemente lascio un commento, giusto perché a pochissimi giorni dal voto i dubbi sono molti.
Sinceramente seguo Beppe Grillo da moltissimo tempo, anni, da quando faceva spettacoli in giro per l’italia. L’ho sempre seguito e mi è sempre piaciuto.
E’ un bel personaggio e a modo suo è anche una persona molto informata su vari aspetti e argomenti. Quando ha cominciato a venir fuori questo Movimento 5 stelle mi sono sinceramente rincuorato del fatto che qualcuno finalmente parlasse al popolo.
Personalmente quello che mi ha colpito e mi ha fatto avvicinare alla politica e al M5s (dopo 7 anni di non voto causa delusione e disgusto della classe politica in toto) è stato il parlare direttamente ai cittadini, da parte di un personaggio “ormai possiamo chiamarlo politico”.
Se uno accende rai1 e guarda i TG e con calma si trascrive a mano su un foglio quello che viene detto quotidianamente (io l’ho fatto) sia da politici di destra sia da politici di sinistra, si rimane sbigottiti dall’assenza di senso, di coerenza, di qualità di argomenti, di informazione, di trasparenza.
Passano il tempo a insultarsi a vicenda, invece di dire concretamente cosa loro vogliono fare, passare il tempo a spiegare ai cittadini che ti devono votare cosa vuoi fare, come lo vuoi fare, perché lo vuoi fare, si disperdono in “bersani ha detto bla bla bla” “casini ha detto bla bla bla” “Berlusconi dice che bersani” “Ingroia dice che casini”. Sembra di stare alle elementari.
Poi ci sono i fiumi di scontatezza e luoghi comuni come: “ognuno deve assumersi le proprie responsabilità” (qui vince Casini, ha un terrificante numero di ripetizioni su questa frase) “Facciamo un patto civile” (ma cos’è sto patto civile? con chi? perché? come? quando?) non mi dilungo su queste cose,  perché perdiamo il punto di quello che voglio dire.
In mezzo a questa situazione imbarazzante mi sono sentito letteralmente estraniato e preso in giro dalla politica, dal governo italiano e mi sono più volte vergognato di essere italiano e di vivere qui.
Se potessi tornare indietro con gli anni me ne andrei via ancora adolescente. L’italia è una nazione splendida, distrutta dalla politica, dal mal governo, dalla mafia, dalla corruzione. E stanno tutti a guardare.
Le persone hanno visto in Grillo uno che apre gli occhi, che ha coraggio di andare contro il sistema, e la bravura di Grillo è stata che per molto tempo nei suoi spettacoli portava Professori di Economia (anche esteri) a spiegare le loro tesi e modalità per realizzare varie proposte.
Ha sempre detto cose vere, la regola numero uno in rete è “non dire mai cose false” perché ti scoprono in 5 minuti, non è come la TV.
Insomma, per tagliare corto, mi sono accostato a questo movimento e a Grillo dato che comunque mi è sempre piaciuto come personaggio e comico, quando qualche giorno fa mi sono bloccato per diversi motivi.
Sento l’esigenza di avere delle risposte da parte di Grillo, questa mancanza di trasparenza e di risposte è terrificante. Più di una volta è capitato che un giornalista l’abbia fermato per strada, dopo qualche comizio e abbia tentato la domanda, in queste occasioni si vede chiaramente che lui ha il terrore di rispondere. Questo mi ha completamente smontato.
Mi ha smontato il fatto che aveva deciso di andare in TV; quanto avrei voluto che andasse in TV, anche a modo suo e con le parolacce, ma a far capire alla gente che cosa stava facendo, la grandezza del M5s.
Invece ha fatto una marcia indietro in meno di 48 ore, ci sono rimasto di sasso.
Quando Bersani gli chiese dove prendere i soldi per fare il reddito di cittadinanza lui dal palco di Reggio Emilia gli rispose. Perché non risponde e non si confronta a domande riguardanti la gestione del M5s? Perché non dialoga?
Potrei capire la coerenza con questo suo modo di mandare a casa tutti, e quindi non vuole nemmeno parlare con i politici, ma le persone che vorrebbero chiarezza non sono solo politici. 
Sono anche militanti del m5s, sono anche persone che stavano per votare M5s e che si sono tirate indietro dopo aver visto tutto questo fumo nell’aria.
Sono ancora parecchio confuso su che cosa accadrà e che cosa è realmente il m5s, parecchio confuso su Grillo. Ho sempre avuto la sensazione che sapeva il fatto suo; se è così sicuro e forte, perché non si confronta? Mi ha letteralmente demoralizzato sta cosa.
Soprattutto perché non ho alternative di voto, non mi sento di votare la classe politica attuale, ho visto in Grillo una speranza, ma questa speranza sta svanendo a causa del modo in cui si comporta.
Inoltre a me le parolacce non danno fastidio, ma ho notato un’aggressività devastante delle persone che fanno parte del m5s, giovani rabbiosi, che non sanno né ragionare né tanto meno parlare con calma; è insulto e forza bruta o niente. Caratteristiche che Grillo ha trasmesso velocemente, è stato veramente bravo a cogliere la rabbia della gente e ad usarla.
Come vorrei che fosse un movimento serio ed effettivamente non ci fosse dietro nulla, ma l’essere umano è terrificante e questo si sa.
Volevo solo riportare la mia esperienza, in fin dei conti ancora non so se voterò Grillo o continuare a non votare per l’ottavo anno consecutivo. Fatto sta che il m5s mi è caduto parecchio.
Altra cosa che mi ha lasciato di stucco, poi chiudo promesso, avete notato che nelle piazze prima faceva parlare i candidati m5s, li presentava, le prime volte c’era anche uno scambio di informazione, ora non gli da nemmeno la parola.. Parla solo lui, ho capito che è il megafono del movimento, ma diamine.. uno deve votare persone che non conosce?
Avrei preferito facesse qualcosa di più.. in questo senso..
Scusate la lunghezza del post.
Penso che non voterò per nessuno.
Un cittadino italiano
Due i punti che mi hanno colpito in questo commento (ma va letto anche il post): l'aggressività devastante, rabbiosa, che il comico diffonde nelle piazze e attraverso il suo blog, diventata ormai il linguaggio diffuso tra i suoi fans fidelizzati fino al fanatismo, indisponibili ad ogni tipo di pacata riflessione. Chi non è con loro o ha qualcosa da obiettare va massacrato con l'insulto. E poi la centralità del leader che mantiene nell'ombra assoluta i candidati. Sono le ragioni che hanno fatto prendere le distanze dal M5S anche a me, dopo un iniziale periodo in cui avevo manifestato interesse e vera simpatia. 

Oggi mi fa riflettere anche L’AMACA di Michele Serra su la Repubblica, dedicata al culto della personalità anche post mortem. E mi chiedo se a Grillo toccherà la stessa sorte o sarà demolito prima dai suoi stessi fanatici seguaci, finalmente rinsaviti. 
Il dolore popolare per la morte di Chávez non è finto, non è indotto. È autentico, travolgente dolore devozionale che presto avrà sbocco attorno alla reliquia imbalsamata del Santo, al quale chiedere protezione e sollievo dalle tribolazioni della vita. La salma di Khomeini fu quasi travolta da una folla impazzita d’amore. La mummia di Lenin è stata, per almeno tre generazioni di russi e di asiatici, meta di un infinito pellegrinaggio. 
Facciamo benissimo a chiamare dittatori i dittatori, a diffidare delle adunate oceaniche, a dire che la libertà di pensiero e di critica non è mai abbastanza. Ma spesso ci tocca prendere atto che la democrazia è un lusso che si impara a scuola (chi ci va) o in famiglia (chi ne ha una di liberi pensatori). La democrazia non accende lo spirito come le rivoluzioni, non è innervata di sangue e passione come il Culto del Capo. La democrazia è gentile ed è mediocre, e fa del limite il suo solo vero dogma: non per caso, nessun leader democratico è mai stato imbalsamato dopo la sua morte. A pensarci bene, però, anche la democrazia ha fatto un miracolo: è riuscita a esistere, e considerando come funziona la psicologia di massa, non era affatto scontato. 

Leggi anche quanto segue che può aiutare a capire 
Chi c’è dietro Beppe Grillo e il suo “movimento” di Michele Di Salvo (testo in .pdf)
Introduzione e conclusione in .pdf
Beppe Grillo mente sapendo di mentire

23 dicembre 2012

Perché conoscere e amare la nostra Costituzione

La riflessione di Gustavo Zagrebelsky sulla nostra Costituzione, a margine della bella prestazione di Benigni sul primo canale della RAI, è un invito pressante e accorato a leggerla, a conoscerla la nostra Carta, per capirla, farla nostra e amarla. 
 
Perché è possibile e doveroso amare l'atto fondativo della nostra Nazione libera e democratica. Quello che da sudditi intende trasformarci in cittadini consapevoli, da oggetti di dominio a soggetti responsabili, costruttori del proprio destino. 

Ripropongo i due documenti: il testo dell'ex Presidente della Corte Costituzionale e il video integrale del discorso spettacolo di Roberto Benigni su RAI 1.  
Si può amare la nostra Costituzione? - di Gustavo Zagrebelsky 
IL DISCORSO di Roberto Benigni sulla Costituzione è stato per molti una rivelazione: rivelazione, innanzitutto, di principi fino a lunedì scorso, probabilmente, ignoti ai più; ma, soprattutto, rivelazione di ciò che sta nel nucleo dell’idea stessa di Costituzione. In un colpo solo, è come se fosse crollata una crosta fatta di tante banalità, interessate sciocchezze, luoghi comuni, che impedivano di vedere l’essenziale. Non si è mancato di leggere, anche a commento di quel discorso, affermazioni che brillano per la loro vuotaggine: che la Costituzione è un ferrovecchio della storia, superata dai tempi, figlia della guerra fredda e delle forze politiche di allora. Benigni, non so da chi, è stato definito “un comico”, “un guitto”. Il suo discorso è stato la riflessione d’un uomo di cultura profonda e di meticolosa preparazione, il quale padroneggia in misura somma una gamma di strumenti espressivi che spaziano dall’ironia leggera, alla tenerezza, all’emozione, all’indignazione, alla passione civile. La Costituzione, collocata in questo crogiuolo d’idee e sentimenti, ha incominciato o ricominciato a risuonare vivente, nelle coscienze di molti. È stato come svelare un patrimonio di risorse morali ignoto, ma esistente. Innanzitutto, è risultata la natura della Costituzione come progetto di vita sociale. La Costituzione non è un “regolamento” che dica: questo si può e questo non si può, e che tratti i cittadini come individui passivi, meri “osservanti”.
La Costituzione non è un codice di condotta, del tipo d’un codice penale, che mira a reprimere comportamenti difformi dalla norma. È invece la proposta d’un tipo di convivenza, secondo i principi ispiratori che essa proclama. Il rispetto della Costituzione non si riduce quindi alla semplice non-violazione, ma richiede attuazione delle sue norme, da assumersi come programmi d’azione politica conforme. L’Italia, o la Repubblica, “riconosce”, “garantisce”, “rimuove”, “promuove”, “favorisce”, “tutela”: tutte formule che indicano obiettivi per l’avvenire, per raggiungere i quali occorre mobilitazione di forze. La Costituzione guarda avanti e richiede partecipazione attiva alla costruzione del tipo di società ch’essa propone. Vuole suscitare energie, non spegnerle. Vuole coscienze vive, non morte. Queste energie si riassumono in una parola: politica, cioè costruzione della pòlis.
A differenza d’ogni altra legge, la cui efficacia è garantita da giudici e apparati repressivi, la Costituzione è, per così dire, inerme: la sua efficacia non dipende da sanzioni, ma dal sostegno diffuso da cui è circondata. La Costituzione è una proposta, non un’imposizione. Anche gli organi cosiddetti “di garanzia costituzionale” – il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale – nulla potrebbero se la Costituzione non fosse già di per sé efficace. La loro è una garanzia secondaria che non potrebbe, da sola, supplire all’assenza della garanzia primaria, che sta presso i cittadini che la sostengono col loro consenso. Così si comprende quanto sia importante la diffusione di una cultura costituzionale. L’efficacia del codice civile o del codice penale non presuppone affatto che si sia tutti “civilisti” o “penalisti”. L’efficacia della Costituzione, invece, comporta che in molti, in qualche misura, si sia “costituzionalisti”. Non è un’affermazione paradossale. Significa solo che, senza conoscenza non ci può essere adesione, e che, senza adesione, la Costituzione si trasforma in un pezzo di carta senza valore che chiunque può piegare o stracciare a suo piacimento.
Così, comprendiamo che la prima insidia da cui la Costituzione deve guardarsi è l’ignoranza. Una costituzione ignorata equivale a una Costituzione abrogata. La lezione di Benigni ha rappresentato una sorpresa, un magnifico squarcio su una realtà ignota ai più. È lecito il sospetto che sia ignota non solo a gran parte dei cittadini, ma anche a molti di coloro che, ricoprendo cariche pubbliche, spensieratamente le giurano fedeltà, probabilmente senza avere la minima idea di quello che fanno. La Costituzione, è stato detto, è in Italia “la grande sconosciuta”. Ma c’è una differenza tra l’ignoranza dei governanti e quella dei governati: i primi, ignoranti, credono di poter fare quello che vogliono ai secondi; i secondi, ignoranti, si lasciano fare dai primi quello che questi vogliono. Così, l’ignoranza in questo campo può diventare instrumentum regni nelle mani dei potenti contro gli impotenti.
A questo punto, già si sente l’obiezione: la Costituzione come ideologia, paternalismo, imbonimento, lavaggio del cervello. La Costituzione come “catechismo”: laico, ma pur sempre catechismo. La Costituzione presuppone adesione, ma come conciliare la necessaria adesione con l’altrettanto importante libertà? Questione antica. Non si abbia paura delle parole: ideologia significa soltanto discorso sulle idee. Qualunque costituzione, in questo senso, è ideologica, è un discorso sulle idee costruttive della società. Anche la costituzione che, per assurdo, si limitasse a sancire la “decostituzionalizzazione” della vita sociale, cioè la totale libertà degli individui e quindi la supremazia dei loro interessi individuali su qualunque idea di bene comune, sarebbe espressione d’una precisa ideologia politica. L’idea d’una costituzione non ideologica è solo un’illusione, anzi un inganno. Chi s’oppone alla diffusione della cultura della costituzione in nome d’una vita costituzionale non ideologica, dice semplicemente che non gli piace questa costituzione e che ne vorrebbe una diversa. Se, invece, assumiamo “ideologia” come sinonimo di coartazione delle coscienze, è chiaro che la Costituzione non deve diventare ideologia. La Costituzione della libertà e della democrazia deve rivolgersi alla libertà e alla democrazia. Deve essere una pro-posta che non può essere im-posta. Essa deve entrare nel grande agone delle libere idee che formano la cultura d’un popolo. La Costituzione deve diventare cultura costituzionale.
La grande eco che il discorso di Benigni ha avuto nell’opinione pubblica è stata quasi un test. Essa dimostra l’esistenza latente, nel nostro Paese, di quella che in Germania si chiama WillezurVerfassung, volontà di costituzione: anzi, di questa Costituzione. È bastato accennare ai principi informatori della nostra Carta costituzionale perché s’accendesse immediatamente l’immagine d’una società molto diversa da quella in cui viviamo; perché si comprendesse la necessità che la politica riprenda il suo posto per realizzarla; perché si mostrasse che i problemi che abbiamo di fronte, se non trovano nella Costituzione la soluzione, almeno trovano la direzione per affrontarli nel senso d’una società giusta, nella quale vorremmo vivere e per la quale anche sacrifici e rinunce valgono la pena. In due parole: fiducia e speranza. Ma senza illusioni che ciò possa avvenire senza conflitti, senza intaccare interessi e posizioni privilegiate: la “volontà di costituzione” si traduce necessariamente in “lotta per la Costituzione” per la semplice ragione che non si tratta di fotografare la realtà dei rapporti sociali, ma di modificarli.
La Costituzione vive dunque non sospesa tra le nuvole delle buone intenzioni, ma immersa nei conflitti sociali. La sua vitalità non coincide con la quiete, ma con l’azione. Il pericolo non sono le controversie in suo nome, ma l’assenza di controversie. Una Costituzione come è la nostra, per non morire, deve suscitare passioni e, con le passioni, anche i contrasti. Deve mobilitare. Tra i cittadini c’è desiderio di mobilitazione, cui mancano però i punti di riferimento. I quali dovrebbero essere offerti dalle strutture organizzate della partecipazione politica, innanzitutto i partiti che dicono di riconoscersi nella Costituzione. Ma tra questi spira piuttosto un’aria di smobilitazione, come quando ambiguamente si promettono (o minacciano, piuttosto) “stagioni”, “legislature” costituenti, senza che si chiarisca che cosa si vorrebbe costituzionalizzare, al posto della Costituzione che abbiamo. Possibile che non si veda a quale riserva d’energia così si rinuncia, in cambio di flosce e vaghe prospettive?



Si può amare la nostra Costituzione? di Gustavo Zagrebelsky
COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA (testo e note)

18 dicembre 2012

La più bella del mondo

Quando non è totalmente nelle sue mani, la RAI riesce a proporci eventi e programmi importanti, che sanno unire, educando, l'utile e il dilettevole. 

Ieri sera la performance di Benigni su Rai1 è stata sublime, esilarante il monologo iniziale sull'attualità. Lo hanno seguito 14 milioni circa di spettatori con oltre il 44% di share. 

Sono questi gli eventi che non ci fanno pesare il pagamento del canone. 
Grazie Roberto. 

Intanto a Quinta Colonna, su rete4, tra gli ospiti in studio dicono ci fosse ancora lui, a raccontare la solita, becera solfa. Dopo avere occupato, il giorno prima, il salotto di Barbara D'Urso. E oggi, si dice, sarà da Vespa, forse a firmare il solito contratto con gli itagliani


La sua magia? Convincerci che siamo un unico popolo

27 novembre 2012

E il Centro? Sta aspettando Godot

Fa impressione vedere ben due formazioni politiche - un raggruppamento unto e bisunto e uno nuovo di zecca con sentore di stantio - che si pongono al centro (di che?) vivendo nell'attesa di Monti-Godot, nella convinzione di poter accrescere con lui le loro modeste fortune. 

Sono divisi e concorrenti perché vorrebbero Godot, ciascuno pe sè. Insieme fanno sì e no il 7-8%, non hanno nulla di serio da proporre se non aspettare che Godot scenda in campo a guidare le loro falangi

Monti-Godot, purtroppo, non è un alieno, è un tecno-politico in carne e ossa. L'abbiamo già visto all'opera e tuttora lo vediamo e viviamo sulla pelle il fallimento della sua politica. L'unica cosa apprezzabile è il suo stile, all'apparenza sobrio e moderato, che non fa rimpiangere chi l'ha preceduto; per il resto ne è solo la copia presentabile. 

Cosa sperano da lui i centristi di un centro che non c'è? La maggioranza degli italiani ne fa volentieri a meno. Si rassegnino e vengano seriamente a proporre un progetto per l'Italia più originale e calato nella realtà. 




Aspettando Godotdi Samuel Beckett

15 novembre 2012

Il Gruppo M5S all'ARS rinuncia ai rimborsi elettorali

Bella lezione di coerenza e di impegno in politica come servizio reso ai cittadini. 

Ho la precisa sensazione che, grazie a questi ragazzi, la Sicilia (e di conseguenza l'Italia tutta) vivrà una fase di cambiamenti epocali. 

Ieri i 15 eletti del M5S all'Assemblea Regionale siciliana hanno formalizzato la rinuncia ai circa 800mila euro, assegnati loro come rimborso elettorale. Rispettiamo così la volontà dei cittadini che nel '93 abrogarono, con un referendum, il finanziamento pubblico ai partiti, poi tornato sotto forma di rimborso per le spese elettorali - ha dichiarato il capogruppo Cancelleri. Intendono, altresì, tagliarsi di circa 3/4 l'indennità spettante ai 90 consiglieri regionali. 

Questi non sono soltanto atti simbolici ma importanti riduzioni di spesa per una regione portata al default dall'irresponsabilità miope delle precedenti amministrazioni. 
Sono atti che saranno percepiti favorevolmente dai cittadini ed esempi efficaci per gli altri gruppi che siedono a Sala d'Ercole. 

14 novembre 2012

ALFANONRIDENS tra Caimani e Dinosauri

Lui contrae la mascella, tira fuori gli occhioni dalle orbite, mostra il labbrone volitivo squadernando l'improbabile traguardare una fase nuova, nel tentativo di accreditarsi quel Quid che il padre-padrone gli nega.  

Certo, non è facile emanciparsi da un padre che ha sempre servito e riverito, fino a partorire il lodo, e ottenere quei riconoscimenti che gli servono per sostituirlo. Lui è stato figlio devoto fino a quando il tiranno era sul trono, ne ha accettato l'investitura, ha sopportato le gelosie dei fratelli, gli è stato al fianco in tutte le sue capricciose giravolte. Ora vorrebbe ereditarne titolo e regno non come dono grazioso elargito per volontà divina ma attraverso una volgare investitura popolare. Questo è troppo, non si può, non è contemplato nella tradizione delle monarchie che si rispettano. 

Così il vecchio e confuso padre-padrone va alla forsennata ricerca di un erede col Quid e lo intravede in un tal Gianpiero Samorì, (totalmente sconosciuto ai più ma non al Caimano e alla sua corte ristretta controllata dal maggiordomo Dell'Utri), e sembra volerlo indicare come suo dinosauro. Il Caimano, dunque, appare disposto a farsi uccidere (metaforicamente) da un Dinosauro ammenoché - come vaticina Libero - non voglia incarnarsi lui stesso nel Dinosauro. 

Al povero segretario Alfano, a questo punto, non rimane altro da fare che indossare i panni di Bruto e andare à la guerre comme à la guerre con gli altri congiurati, nella speranza che possa bastargli. 

Alfano: Traguardare una fase nuova


Berlusconi: Un dinosauro dal cappello


Le ricette di Gianpiero Samorì

30 ottobre 2012

Il cataclisma del voto siciliano

Candidati
Voti
%
Partiti
Voti
%
617.073
30,50
Partito Democratico (Pd)
Unione di centro (Udc)
Movimento politico (Mp)
Unione consumatori
257.274
207.827
118.346
100
13,40
10,80
6,20
-
Sebastiano Musumecii
521.022
25,70
Popolo della libertà (Pdl)
Cantiere Popolare
Musumeci presidente
Alleanza di centro (Adc)
247.351
112.169
107.397
5.017
12,90
5,90
5,60
0,30
368.006
18,20
Movimento 5 stelle - beppegrillo.it
285.202
14,90
312.112
15,40
Partito dei Siciliani - (Mpa)
Grande Sud
Futuro e libertà per l'Italia (Fli)
Ppa - Piazza Pulita
182.737
115.444
83.891
959
9,50
6,00
4,40
0,10
122.633
6,10
Italia dei valori (Idv)
Federazione della Sinistra Verdi
67.738
58.753
3,50
Mariano Ferro
31.390
1,60
Popolo dei forconi
23.965
1,30
25.058
1,20
Rivoluzione Siciliana
22.422
1,20
19.248
1,00
Sturzo presidente
14.929
0,80
4.495
0,20
Partito comunista dei lavoratori (Pcl)
2.031
0,10
3.659
0,20
Voi
2.278
0,10

Adesso, a spoglio ultimato, appare chiaro che la maggioranza dei Siciliani che hanno disertato le urne, assieme a quelli che hanno imbucato la scheda bianca, hanno voluto esprimere tutta la loro contrarietà ad una classe politica che non ha saputo affrontare e dare soluzioni credibili ai problemi che attanagliano l'isola, mostrando anche di non sperare che l'esito di questa tornata elettorale possa produrre concreti cambiamenti. 

Di quanti, invece, hanno espresso il loro voto, il 15% lo ha attribuito al m5s che diventa, di fatto, il primo partito rappresentato nell'assemblea regionale, con 15 consiglieri eletti e con un'affermazione esaltante anche per il suo candidato presidente Cancelleri che, con il 18,20% di preferenze, si colloca in terza posizione, dopo Crocetta e Musumeci. 

L'altro risultato significativo è quello che segna la disfatta del polo di centro-destra guidato da Musumeci, rappresentante di quell'area politica che da sempre è stata maggioranza nell'isola. 

In questo cataclisma di notevoli proporzioni, l'alleanza PD - UDC tiene e riesce ad esprimere oltre alla maggioranza relativa nell'assemblea regionale, anche il presidente nella persona di Rosario Crocetta che, per governare, dovrà ricercare, comunque, voti e sostegno fuori dall'area di riferimento. 


..........................................

Approfitto per complimentarmi con Matteo Mangiacavallo, giovane serio, impegnato nel sociale e attivo nel movimento per la salvaguardia dei beni comuni. Non l'ho votato ma se gli altri eletti nel m5s gli somigliano, sono convinto che sapranno produrre novità importanti nell'ambito dell'assemblea regionale e nella situazione asfittica della politica locale. I più sinceri auguri di buon lavoro.  

29 ottobre 2012

Il Day After in Sicilia, un giorno amaro per la politica tradizionale

Non ci credono neanche loro, i cosiddetti grillini, cui la gioiosa speranza fa tremare anche i polsi per l'eredità che i Siciliani potrebbero avere affidato loro: governare un'isola sull'orlo del baratro! 

I dati arrivati a chiusura dei seggi li vedono favoriti, sia per l'alta percentuale degli astenuti (ha votato soltanto il 47,42 per cento degli aventi diritto), sia per l'unico exit poll circolante in serata che vede il M5S primo partito a Palermo con il 26% e Giancarlo Cancelleri al 27%, davanti a Musumeci, Crocetta, Miccichè e Marano. 

Comunque vada - lo vedremo oggi nello spoglio più atteso della storia repubblicana - la disfatta politica delle forze che negli anni hanno portato l'isola al default è lampante. Il 53% dei Siciliani ha fatto ricorso all'astensione (conteremo anche le schede bianche) e una percentuale ancora imprecisata al voto di protesta (ultima spiaggia) per dire chiaro e forte: ORA BASTA
Ne uscirà male anche la sinistra che non ha saputo costruire alleanze convincenti e programmi credibili e porta la responsabilità delle scelte fatte nelle precedenti legislature. 

Temo che vivremo giorni neri! 


P.s: Considerato il dato allarmante dell'astensione al 53% e quello delle schede bianche da valutare,  chiunque vinca tenterà di governare la Sicilia col voto del 10% circa dei cittadini e senza la maggioranza nell'assemblea regionale. Di fatto l'isola risulterà ingovernabile e il trasformismo imperante. Non c'è da stare allegri!  

02 giugno 2012

Il terremoto e il carattere emiliano

Il terremoto in Emilia mi ha consentito di riconoscere e apprezzare le grandi qualità di un popolo tenace e generoso. 
Gli abitanti di Mirandola, Cavezzo, Sant'Agostino, Finale Emilia, Bondeno e di tutti gli altri centri che non cito, vinto lo shock del duplice attacco, hanno affrontato il dramma come una sfida, una prova di resistenza. Hanno pensato subito a come far ripartire le attività produttive, ancor prima delle case. 
Allo Stato e alla comunità nazionale non chiedono nient'altro che l'aiuto solidale per rimettersi in piedi e poi fare da soli, come sanno fare, con la loro capacità operosa.

Anche a non volerlo, ho dovuto ripensare al terremoto del Belice di 44 anni fa. Il dramma è stato uguale ma diverse le reazioni. Quanto spreco di denaro mal gestito, allora! E quante persone impegnate, per anni, a fare del sisma uno strumento di sopravvivenza se non di vero arricchimento. Nel Belice furono soprattutto le povere abitazioni in conci di tufo a seppellire gli oltre 300 morti. Allora Belice divenne sinonimo di cattiva amministrazione, inefficienza e ruberie a danno della povera gente. In Emilia, viceversa, sono collassati soprattutto i capannoni industriali colpendo un'economia ricca e avanzata e seppellendo operai e imprenditori, tornati al lavoro dopo le prime scosse. 

In ambedue i casi, branchi di sciacalli (mai la trasposizione di nomi dal mondo animale al comportamento umano è stata più azzeccata, anche se va detto che in natura gli sciacalli fanno solo il loro mestiere) hanno razziato a man bassa quanto hanno potuto. Fenomeni di miserabile, selvaggia rapacità messi in ombra, per fortuna, da straordinari atti di coraggio, solidarietà e abnegazione.

In questo grave momento di crisi, il colpo di schiena degli Emiliani può rappresentare la spinta perché l'Italia tutta trovi la forza di risollevarsi e l'occasione per avviare la messa in sicurezza, non più procrastinabile, del territorio nazionale. 

Per evidenziare il carattere emiliano, mi piace riportare la testimonianza di un'insegnante della provincia di Ferrara e il commento di Corrado Augias
Caro Augias, sono una prof d’inglese in una piccola e deliziosa scuola media della provincia di Ferrara (Comacchio), dopo la prima scossa non ho mai sentito così forte il peso della responsabilità che il mio adorato mestiere comporta. Sì, insegnare bene, certo; formare dei cittadini, va bene, questo l’ho sempre vissuto: 25 giovani vite che maneggiano parole e zainetti più grandi di loro. Ma quando la nostra scuola ha cominciato a tremare e ho visto la mia classe atterrita e ho gridato "Sotto i banchi" e subito dopo "Tutti fuori! Ordinatamente!" ho sentito l’adrenalina fermare il respiro e allo stesso tempo quel senso di protezione atavico che li avrei presi in braccio uno per uno con la forza dell’incredibile Hulk. Nel campo aperto consolarsi è stato più facile ma altrettanto impegnativo; molti piangevano perché per un’ora non abbiamo saputo che cosa fosse successo ai parenti, alle case, i cellulari non prendevano e io continuavo a ripetermi "stai calma, sorridi e stai calma". Alle volte certi ministri ci hanno fatto sentire inutili appendici di una lavagna multimediale, poi succede una tragedia così. (lettera firmata) 
Un terremoto, come una guerra, è fatto anche di questi gesti che non è esagerato definire epici: pensare agli altri, tenere i nervi a posto, fare le mosse giuste, ordinatamente. Sono certo che in Emilia gesti così sono stati numerosi. Credo che molti, me compreso, abbiano sentito in modo particolare il dolore per questa sciagura. L’Emilia non è una regione come le altre, quel "Bel pezzo dell’Emilia" come la chiamò (2004) il nostro amico rimpianto Edmondo Berselli, è un concentrato di tutto ciò che ci piace in questo paese: ideali durevoli, un realismo temperato dalla fantasia, la passione per il lavoro ben fatto che non esclude il divertimento, le battute, anche quelle grasse, una religiosità alla don Peppone, lontanissima dalle perfide astuzie vaticanesche. Una terra di confine tra la cordialità mediterranea e l’efficienza settentrionale che non conosce gli eccessi di altre zone del paese, una terra la cui generosità comincia dalla sua cucina e finisce nella bonomia di quelle cadenze dialettali che richiamano da sole il buonumore. Anche il famoso comunismo emiliano, quando c’era, era di questa pasta, sapeva di agnolotti e di lambrusco e poi di cooperative certo; ma le cooperative non servivano solo ai finanziamenti politici, davano già nel nome il senso di quella orizzontalità dei rapporti che hanno lasciato ammirati i sociologi come Robert Putnam ("La tradizione civica nelle regioni italiane", 1993) e fatto delle sue scuole elementari un modello da studiare nel mondo. C’è un’altra caratteristica negli emiliani, la tenacia. Ne daranno prova anche adesso, ci possiamo scommettere. Corrado Augias 

21 aprile 2012

La città di Sciacca merita di più?

Tre anni fa, l'11 maggio 2009, alla viglilia delle Elezioni Amministrative del 6-7 giugno che avrebbero confermato Sindaco al primo turno il Dottor Vito Bono, pubblicavo il seguente post La città di Sciacca merita di più che anche il sito L'ALTRASCIACCA aveva condiviso con vero entusiasmo. 

Oggi, senza voler entrare nelle motivazioni che hanno portato alla crisi, alle dimissioni del Sindaco e alle elezioni anticipate, a due settimane dalle prossime Amministrative del 6-7 Maggio, rileggendo il post di cui sopra, mi sono accorto che le condizioni della città appaiono - se possibile - peggiorate, e che gli argomenti in esso trattati sono tutti ancora validi.  
Per questa ragione mi accingo a rieditarli chiedendomi perché e, soprattutto, per chi i cittadini di Sciacca dovrebbero andare a votare. 

Dotata da madre natura di una posizione geografica incantevole, protetta a Nord dalle estreme propaggini dei monti Sicani, Sciacca si affaccia ad anfiteatro sul Canale di Sicilia. La storia antica e travagliata l'ha fornita di splendide chiese e dimore patrizie, oggi in grave degrado; di una cinta muraria assai compromessa a causa di dissennati interventi urbanistici e di edilizia selvaggia. La città è servita da un porto peschereccio e da una marineria che sopravvive e opera in grande difficoltà; possiede un centro storico di notevole bellezza che, con adeguati interventi, potrebbe mettere in luce le sue importanti vestigia. Il suo tracciato viario, d'impianto medievale, è soffocato dall'attuale, caotico traffico automobilistico ma, attraverso un'adeguata bonifica, potrebbe soddisfare un movimento di piccoli mezzi pubblici di trasporto urbano, di bici, motocicli, sempre che ampi e comodi parcheggi vengano costruiti nelle aree periferiche; è dotata, inoltre, di una consistente ricettività turistico-alberghiera e di uno stabilimento termale con impianti, attrezzature e personale adeguati, ma in perenne crisi finanziaria. 
Ha tutto quello che serve, insomma, ad assicurarle uno sviluppo economico, basato principalmente sul turismo, e farne una ridente cittadina termale.  

Cosa le manca? 
A parere mio, e di molti altri concittadini, le è mancata una sana gestione della cosa pubblica, l'impegno in politica di persone creative, capaci di programmare il futuro partendo dall'esistente, per trasformarlo nel medio-lungo periodo.  
Tra gli interventi da realizzare, immagino:  
  • un sano recupero del centro storico (strade, plazzi, chiese ecc.); 
  • una bonifica dei quartieri storici (Marina, S. Michele); 
  • la realizzazione di parchi, giardini e parcheggi nelle zone periferiche e l'introduzione di un agile servizio di bus-navetta tra le periferie e il centro storico; 
  • il recupero della bella scalinata che collega la piazza Scandaliato al porto;
  • il rilancio delle terme e il completamento del teatro Samonà;
  • il rifacimento e completamento del sistema idrico e fognario e di depurazione;
  • un forte sostegno all'iniziativa privata nei settori della pesca, agricoltura, turismo e servizi. 
Per fare quanto sopra, occorre che amministratori seri e di grande spessore abbiano la visione di una città proiettata nel futuro e la voglia di coinvolgere la comunità cittadina in un grande progetto di cambiamento. In vista della campagna elettorale per il rinnovo dell'amministrazione civica si assiste, invece, al solito balletto di nomi, alle solite schermaglie fra "vecchi arnesi" della politica politicante, che sono tra i maggiori responsabili dell'attuale oblìo.  

Penso che la maggioranza dei cittadini, profondamente delusi e nauseati della gestione che si è fatta della città, chieda a chi si candida al difficile compito di amministratore, queste poche cose: 
  • un programma serio, concreto e fattibile di sviluppo;
  • una chiara visione d'insieme dei problemi da affrontare;
  • la scelta di collaboratori onesti e competenti;
  • la capacità di gestire la cosa pubblica con la responsabilità e l'equilibrio del buon padre di famiglia;
  • la totale autonomia d'azione, per non sottostare a ricatti e condizionamenti da parte di chi vuole avere sempre le mani in pasta;
  • l'ambizione di volere operare guardando al bene comune e non al piccolo o grande tornaconto personale, di bottega, di partito o fazione. 

So bene che questi concetti suoneranno fastidiosi e risibili alle orecchie di quei mestieranti della politica che spesso nel degrado e nell'impoverimento della loro comunità fanno affari e s'ingrassano, ma sappiano che questo è il pensiero più diffuso fra i cittadini e, insieme, la ragione dell'allontanamento dalla vita politica di tante persone per bene. 

* L'introduzione storico-paesaggistica è stata scritta a vantaggio di quanti la città non la conoscono, ma anche di quei concittadini che spesso se ne dimenticano! 


Ps: valeva tre anni fa e ancor di più vale oggi! 

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