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Amo riflettere e ragionare su quanto vedo e sento.

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Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
Consiglio, pertanto, di stare alla larga a quanti hanno la testa imbottita di frasi fatte e di pensieri preconfezionati; costoro cerchino altri lidi, altre fonti cui abbeverarsi.

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09 febbraio 2012

L'Italia attanagliata da freddo polare e gelo


Sembra non volersi arrestare l'ondata di neve e gelo che adesso interessa anche le estreme regioni meridionali e le isole. A consultare i bollettini meteo non c'è da stare allegri. 
Da domani, infatti, una nuova ondata di aria polare proveniente dalla Russia investirà nuovamente la penisola. Tra la notte di giovedì e quella di venerdì un vortice di aria gelida porterà un calo delle temperature, con pioggia al sud e sulle isole e nevicate anche a quote di pianura su Trentino alto Adige, Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo e Molise. 

Il maltempo, che avrà il suo apice tra la notte di venerdì e quella di sabato, farà registrare in tutta Italia temperature glaciali con nuove ed abbondanti nevicate al centro-sud, sulle zone costiere e anche su Roma. 
Se le previsioni meteorologiche non dovessero cambiare le città più colpite dalle precipitazioni nevose saranno Genova, Bologna, Trento, Bolzano, Rimini, Ancora, Perugia, Firenze l’Aquila, Campobasso e Nuoro durante la giornata di venerdì, mentre sabato le situazioni più critiche si vivranno a Udine, Venezia, Milano, Alghero, Olbia e Roma dove sono previsti almeno 10 cm di neve. 
Freddo polare e gelo continueranno almeno fino a fine mese. Questa volta amministrazioni comunali e Protezione Civile dovrebbero essere più preparate ad affrontare l’emergenza. 

Ciò che meraviglia è che regioni dell'estremo nord europeo, come l'Islanda  e l'Irlanda, stanno vivendo intanto una primavera anticipata con temperature miti e senza precipitazioni nevose. Faremmo bene a migrare verso Nord? 

07 febbraio 2012

Schettino sta a nave = Alemanno sta a neve

















Per dimostrare l'equazione ricorro alla nota di  Lidia Ravera, oggi su Il Fatto Quotidiano:
Un primo cittadino che sembra Schettino 
Il Generale Inverno è arrivato in soccorso ai professori. Da quando si è installato con i suoi letali dieci centimetri di neve, non si parla più di tasse, di pensioni, di tagli, di macelleria sociale. A malapena regge l’articolo 18, ma se lo tirano addosso fiaccamente, in un “pink” pong un po’ stereotipato, la signora Ministro e la signora Sindacato. Tutto il volume di fuoco della stampa nazionale si è spostato: dalla politica alla meteorologia. Si scruta il cielo, con l’angoscia che era riservata agli indici mibtel. Riuscirò a partire? E se parto riuscirò a tornare? Ci sarà ancora lo zucchero al supermercato? L’emergenza, comunque, è garantita. Ed è bene. Dell’emergenza non si può più fare a meno. Siamo tutti drogati da emergenza. Ci piace avere sempre un vigliacco, un incompetente, un bugiardo da condannare. Due settimane fa era Schettino, adesso è Alemanno. Variazioni sul tema dell’irresponsabilità personale! Uno lascia la nave appena affonda, l’altro sparge il sale sulla pioggia e quando nevica l’ha finito. Che cosa voleva fare? Un Resort di Thalassoterapia? Roma Capitale Termale? Gli è andata male. E ha ripiegato su qualche sport invernale: pattinaggio involontario, sci di fango e lancio di palle da neve... che si aggiungono a tutte le altre.

Il sindaco Alemanno? Come Schettino - da il Futurista

05 febbraio 2012

Le immagini più curiose di Roma sotto la neve

Il solito pupazzo 
Alemanno
presidia il Campidoglio,

pronto ad intervenire contro

i cittadini incazzati 
I gladiatori in ritirata  
Il punto di vista del Papa 
Una cittadina volenterosa si adopera come può 
Tre turiste giapponesi davanti a Fontana di Trevi 
La scalinata di Trinità dei Monti 
Il Colosseo 
Automobili parcheggiate 

Piazza San Pietro 
Piazza Navona 

Isola Tiberina 
Piazza Venezia e Altare della Patria 
Viale di Roma sotto la neve 

15 giugno 2010

HO VISTO DRAQUILA

Nel suo film Sabina Guzzanti racconta il malaffare della ricostruzione del dopo terremoto in Abruzzo, il terremoto visto come toccasana ai problemi del Premier e come affare per la Protezione Civile. 
Per Marco Del Giudice "Sabina Guzzanti porta prove al suo punto di vista: e cioè che i ricostruttori abbiano trasformata L'Aquila in Draquila, l'occasione d'oro per abboffarsi, mentre quello di Berlusconi è che sia stata un miracolo. Ho casa a L'Aquila e di miracoloso c'è stata solo l'immediatezza della prima assistenza ai senza tetto, pagata però con ordinanze di emergenza che hanno consentito, insieme alla celerità, ogni genere di porcheria: come le inchieste stanno dimostrando. Anche di queste cose si parla nel documentario-film di Sabina Guzzanti".
"Non meravigliamoci - rincara Federico Orlando - se l'atto d'accusa della Sabina contro le furfanterie di governo venga spacciato per offesa all'Italia. Anzi rallegriamoci, perché l'appello al patriottismo è l'ultima carta dei regimi morenti.

Per Sandro Bondi, ministro dei Beni culturali, "è un prodotto di propaganda che strumentalizza e trasforma le sofferenze dei cittadini dell'Aquila in uno strumento di lotta politica".

A me il film non ha fatto apprendere molto di più di quanto già sapessi. La mia informazione sui fatti del nostro tempo non si forma sui TG preconfezionati della RAI o sulle bagasciate in onda a porta a porta. Mi ha però fatto intendere, attraverso i nessi e gli agganci presenti nel racconto, come ha funzionato il meccanismo di controllo su un'area che doveva essere preservata da ogni pericolosa infiltrazione, quasi banco di prova per un sistema da mettere in campo in altre occasioni. 
Checchè ne dica Bondi, capo del MinCulPop arcoreano, o ne pensi Berlusconi, è un film da vedere per chi volesse avere sul dopo terremoto all'Aquila un punto di vista diverso e documentato, rispetto alla propaganda di governo strombazzata per mesi sulla TV pubblica e privata.

06 aprile 2010

L'URLO DE L'AQUILA A UN ANNO DAL SISMA

... in foto e in video.
A un anno dal terremoto, la città de L'Aquila si stringe attorno ai propri cari per ricordare tutti coloro che hanno perso la vita nella notte tra il 5 e il 6 aprile 2009.
Nel capoluogo abruzzese, a partire dalle ore 22, i cittadini sono scesi per strada con fiaccolate partite da quattro quartieri della città e convergenti in piazza Duomo. Qui, alle 3:32, ora della disastrosa scossa, sono stati letti i nomi di tutte le vittime. Poi la messa nella basilica di Collemaggio.
In questo giorno di lutto e dolore anche la rete si è attivata a sostegno della popolazione abruzzese.
Nelle prime ore della mattina, infatti, erano già oltre 20.000 le adesioni al gruppo di Facebook "Una candela per L'Aquila" che invitava tutti ad accendere la luce di una stanza della propria casa  in ricordo delle vittime.
Sono innumerevoli i gruppi nati sul social network a sostegno della popolazione. La piazza virtuale, sin da quel 6 aprile, si è stretta attorno agli abruzzesi, ed è proprio da Facebook che è partita l'idea di scendere in piazza con carriole e chiavi, per riaprire la città. L'iniziativa è stata promossa dagli organizzatori del gruppo "Quelli che a L'Aquila alle 3:32 non ridevano" nato all'indomani della pubblicazione delle intercettazioni di due imprenditori che durante la tragedia pensavano agli affari che avrebbero concluso grazie agli appalti per la ricostruzione. Tra le iniziative in Rete, anche il monumento virtuale per le vittime del sisma.                                            

Le immagini sotto mostrano alcuni scorci della città, dai quali si può rilevare che tutto è rimasto come la notte di un anno fa. 

Un anno fa il terremoto, L'Aquila ricorda le sue vittime


25.000 fiaccole sfilano in silenzio nella notte di L'Aquila


Il Presidio della Memoria - L'Aquila, 6 marzo 2010

25 febbraio 2010

SI PENSI A METTERE IN SICUREZZA IL TERRITORIO! POI IL PONTE?

Pubblico per intero l'appello di Libertà e Giustizia  per sottolineare una proposta di buon senso che già, nel mio piccolo, avevo anticipato nel post PONTE SULLO STRETTO: PER COLLEGARE 2 REGIONI IN UNA SOLA FRANA? 
L'appello ha già raccolto, nell'arco di due giorni, 2400 firme. Ti invito ad aggiungere la tua per chiedere che venga avviato un Piano di prevenzione e difesa del suolo di cui il Paese ha urgente bisogno. La realizzazione del Ponte, se pure dovrà farsi, può attendere.
Appello di Libertà e Giustizia, 23-02-2010
Partiamo dall’ultima che ha detto Guido Bertolaso, capo del Dipartimento della Protezione civile. Segnatevi queste parole molto importanti: “Arriveranno i soldi per consentire ai sindaci gli interventi urgenti, ma non dobbiamo illudere nessuno; il danaro non basta per mettere in sicurezza il territorio”. Lunedì 22 febbraio 2010, frazione Janò di Catanzaro. Sì, parole importanti pronunciate subito dopo un sopralluogo ad una delle innumerevoli situazioni di crisi. Dunque, il danaro non basta per mettere in sicurezza il territorio italiano sconvolto dalle frane e irrimediabilmente sfregiato dalla speculazione. Non basta. Non c’è proprio. E Bertolaso lo dice. Anzi, tiene a sottolineare che lo sostiene da anni. Ad un certo punto le immagini dei tg mostrano il ministro per l’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, accanto a Bertolaso. Anch’ella in missione nelle zone franose. Il ministro ha rincarato la dose: si parla – è il concetto – di emergenza mentre abbiamo bisogno di prevenzione. E, dunque, di ingenti risorse finanziarie.
Il fatto che ci sia necessità di ingenti risorse finanziarie lo ha ricordato in questi giorni un rapporto di Lega Ambiente. Che ha fornito un dato allarmante: in Italia il territorio è quasi totalmente a rischio idrogeologico, con ben 5.581 comuni, pari al 70 per cento del totale, che si trovano a potenziale rischio elevato. Di quanti soldi pubblici ci sarebbe bisogno? C’è chi ha quantificato una somma minimale di due miliardi di euro ogni anno per 12 anni. Insomma: 25 miliardi di euro. Allo scopo di scongiurare – se si fa in fretta – l’accadere di nuove “Giampilieri”, di altre “Maierato” o di altre “San Fratello”, ci vuole, appunto, un grande piano di prevenzione. Parole dell’onorevole Prestigiacomo, per rimediare al disastro di decenni che si può riassumere nel giudizio di Bertolaso: “Non è colpa della pioggia, si sono costruiti edifici dai piedi d’argilla senza chiedere preventivamente ai geologi”.
I grandi movimenti franosi riguardano l’intero territorio nazionale ma la Sicilia e la Calabria ne sono particolarmente colpite. Le due Regioni che dovrebbero ospitare le due grandi zampe del Ponte sullo Stretto a campata unica. Ecco, l’interrogativo si impone automaticamente. Perché uno Stato che non dispone di grandi riserve, indebitato sino al collo, quasi il doppio dei parametri consentiti (il 60% del rapporto tra deficit e prodotto interno lordo) dal Trattato di Maastricht sulla moneta unica, dovrebbe destinare miliardi  di euro per la costruzione del Ponte piuttosto che dirottarli sulla prevenzione del territorio e per altre infrastrutture urgenti? L’investimento per il Ponte, secondo le ultime stime del dicembre 2009, è indicato in 6.349.802.000 di euro. Il 40%, pari a 2,5 miliardi di euro, dovrebbe essere coperto da risorse della società (la Stretto di Messina, s.p.a. in larga maggioranza in mano ad Anas) e con “contributi in conto impianti”; il 60% coperto da finanziamento sul mercato internazionale, senza garanzie da parte dello Stato. Ma, intanto, da dove arriveranno i soldi pubblici destinati al Ponte? Il governo ha già deciso di stornare 1,3 miliardi dal Fondi Fas (per le aree sottoutilizzate). Una decisione clamorosa visto che la Calabria e la Sicilia si trovano sotto una delle più micidiali emergenze idrogeologiche. Altrimenti, bisogna concludere che Bertolaso e Prestigiacomo parlano a vanvera. E sarebbe molto grave.
Le polemiche sulla costruzione del Ponte sono note. Come lo sono le forti contrarietà espresse anche da esponenti della comunità scientifica, da amministrazioni locali e autorità statali. La Corte dei Conti, per esempio, pur non entrando nel merito dell’adeguatezza del progetto sotto il profilo tecnico-amministrativo e delle risorse quantificate per il progetto e la realizzazione,  ha espresso in una recentissima sentenza alcune considerazioni su punti che “hanno mostrato significativi elementi di criticità”. Che sono: le stime del traffico sul Ponte che sembrano in forte diminuzione, la necessità di un’azione costante di verifica sugli “aspetti di fattibilità” anche alla luce degli sviluppi tecnologici, una “valutazione attenta” degli aspetti ambientali e l’”anomalia” sulla riutilizzazione di somme liquide versate dall’ex Fintecnica e che vengono destinate a “finanziare spese correnti”. Insomma, sia pure con prudenza, emergono dubbi e richieste di chiarimento rilevanti.
L’unica decisione, in questa fase storica, sarebbe quella di bloccare quell’informe cantiere che il 23 dicembre è stato aperto in sordina (forse per vergogna) nei pressi di Cannitello, sul versante calabrese, spacciandolo per la “prima pietra” del Ponte. È la proposta che “Libertà e Giustizia” si sente di avanzare al mondo politico, alla comunità scientifica, agli amministratori, agli imprenditori, al mondo accademico e culturale dell’intero Paese. Si dia vita, non al Ponte, ma a quel Piano urgente di prevenzione e difesa del suolo di cui il Paese ha bisogno. Quel Ponte, altrimenti, crescerebbe sui “piedi di argilla” ricordati da Bertolaso. Anche ammettendo che possa essere una delle meraviglie del mondo (ipotesi, peraltro, discutibile), il Ponte esalterebbe il disastro del famoso “sfasciume pendolo” di cui scrisse Giustino Fortunato. La prima pietra del Ponte gettiamola in mare prima che ci cada sulla testa.

16 febbraio 2010

PONTE SULLO STRETTO: PER COLLEGARE 2 REGIONI IN UNA SOLA FRANA?

Dopo l'ennesima frana a San Fratello nel Messinese (Il comune alle pendici dei Nebrodi  è ormai un paese fantasma. La massa di terreno sta scendendo a valle trascinando via i pali della luce e gli abitanti sono stati evacuati); dopo quella impressionante ripresa dal vivo a Maierato (VV) dove frana un costone di montagna (A causa del maltempo la montagna è crollata minacciando il paese sottostante. Molti abitanti sono stati evacuati), torna alla ribalta, perpotente, il tema del dissesto idrogeologico che interessa gran parte dei comuni calabresi e una parte consistente delle province di Palermo e Messina.





Un governo serio, in grado di guardare ai problemi reali e di entrare in sintonia con i cittadini, predisporrebbe immediatamente un vasto piano di risanamento di quelle aree e una normativa rigorosa, capace di evitare per il futuro un uso tanto dissennato del territorio.

Il cosiddetto governo del fare, viceversa, in perfetta sintonia soltanto con il mondo degli affari e della speculazione, progetta il Ponte sullo stretto per collegare due regioni in frana perenne.
Non oso immaginare cosa pensino, in proposito, gli abitanti di quelle aree devastate e con quale atteggiamento vedranno ergersi i piloni del ponte sospeso sulle loro teste; neanche le riflessioni degli italiani sensati, alle prese con gli effetti della crisi e alla luce dello scandalo della Protezione civile.

La costruzione  del Ponte, tuttavia, sarà avviata, naturalmente a spese di tutti gli italiani, con i criteri già abbondantemente collaudati dalla Protezione civile (Spa ?), costerà il doppio o più di quanto preventivato e ingrasserà i soliti noti. Assisteremo alle passerelle del premier ad ogni stato d'avanzamento dell'opera mentre le aree collegate continueranno a franare in un perenne sfacelo. 
Sarà un bel vedere!

SPROFONDA LA PROTEZIONE CIVILE E SALE IL SENSO DI VOMITO

Mentre va a picco il vertice di quella Protezione civile che è stata presentata e vissuta per anni come la struttura italiana d'eccellenza, avanza la poltiglia viscosa portata alla luce dalle intercettazioni dei ROS sui lavori per il G8 alla Maddalena.
Quello che viene fuori dalle intercettazioni tra ladri autorizzati, mafiosi, cricche di banditi e avvoltoi, che hanno agito protetti da quella mirabile cupola, supera ogni più fervida fantasia e lascia frastornati: una serie impressionante di ruberie, di favoritismi in famiglia, di sistemi per far lievitare i costi, di donne trattate come bustarelle ecc.
E i cittadini assistono inebetiti all'osceno spettacolo di un regime senza opposizione, in un Paese in cui le speranze di un possibile riscatto vengono riposte ormai soltanto nelle manifestazioni del popolo viola e nell'impegno coraggioso di pochi magistrati e di una sparuta schiera di giornalisti. Alle persone oneste viene davvero voglia di dedicarsi ad altro, di distrarsi nel gossip profuso a piene mani da una TV di regime che sembra costruita ad hoc per far pensare ad altro.
Il senso di vomito ha ormai invaso anche gli ambienti più protetti perchè la fogna è a cielo aperto e non sembra agevole ridurne il fetore.

Lo scandalo della Protezione civile è l'ultimo frutto marcio di una concezione della politica e del potere che ha la sua punta di diamante in Berlusconi, l'uomo del fare che detesta ogni regola e controllo. La Protezione civile, nella gestione Bertolaso costruita a sua immagine, è il suo fiore all'occhiello.
Di lui nel marzo del 2001, intervistato da Enzo Biagi nel "Fatto", Indro Montanelli diceva: "Mi auguro che vinca perché l'uomo con le promesse sappiamo benissimo quale forza trascinante possieda. Mantenerle però è un'altra cosa. Si può tingere le proprie sconfitte dei colori più vivaci, più seducenti, più belli ma le sconfitte vengono fuori e lui va incontro a delle grosse sconfitte. Bisogna vederlo al potere, sono convinto che governerà senza quadrate legioni, con molta corruzione. Berlusconi è una di quelle malattie che si curano con il vaccino. E per guarire da Berlusconi ci vuole una bella dose di vaccino Berlusconi".
Il quotidiano francese "Libération" disegna un ritratto amaro dell'Italia che si imbarbarisce ai tempi del Cavaliere. Tra xenofobia, chiusure, arretratezze, leggi ad personam e TV che spadroneggiano. Ecco "l'anomalia rappresentata da Berlusconi - il fatto che concentri in sé il potere politico e mediatico, che utilizzi il Parlamento come un'azienda destinata a fabbricare leggi che lo salvino dai tribunali, che vomiti insulti sulla magistratura, che critichi continuamente la Costituzione, che riduca la politica a un cumulo di barzellette e dichiarazioni istrioniche, che porti con sé il peso dei suoi scandali sessuali".

Sembra come se un destino crudele si fosse abbattuto inopinatamente (ma non è così) sulle nostre vite: la prima parte della profezia montanelliana si sta verificando sotto i nostri occhi ma il vaccino ancora non funziona. Occorre adesso vedere se le dosi da ingoiare saranno da cavallo e se saremo in grado di sopportarle o se, piuttosto, non produrranno un'infezione letale.

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