Sulla trasmissione dell’ultima puntata di Anno Zero, dedicata alla guerra dei bambini nella Striscia di Gaza, si è sollevata la prevedibile e attesa canèa cui l’improvvido intervento di Lucia Annunziata ha dato la stura. Presidente del Consiglio in testa, membri del Governo, Presidente della Camera dei deputati, tutti in coro a chiedere interventi disciplinari, bla bla bla, e dagli all’untore!
Non un sospiro da parte di questi signori sul nascondimento dei fatti e della verità operato da programmi più o meno qualificati di TV private e pubbliche; non un cenno, non una presa di distanza dall’inqualificabile atto di un Ministro della Repubblica che, in spregio ad un Decreto esecutivo della Magistratura italiana, spregiudicatamente agisce in modo tale da vanificarlo e, ad oggi, ottiene lo scopo.
Che dire dunque quando giustizia e verità non sono più considerati valori assoluti, da perseguire sempre e comunque, ma strumenti parziali atti al raggiungimento di uno scopo partigiano, talvolta illecito e incoffessabile?
La mia risposta è sempre la stessa:
- Occorre pensare con la propria testa superando le posizioni preconcette;
- Occorre informarsi sempre cercando tutte le fonti che possano aiutarci a formarci un’opinione;
- Occorre non fermarsi alle fonti più facilmente disponibili, quelle che ci vengono offerte gratis, in “spot” vergognosamente martellanti e miranti a offrirci una verità preconfezionata;
- Occorre essere sempre vigili e non accontentarsi dei facili giudizi e dell’opinione corrente;
- Occore, ancora, come cittadini, denunciare gli abusi e richiedere accesso ad un’informazione libera e plutale.
Per gli argomenti trattati, vedi:
dal blog di Dario FoMandela: Lettera sull'Apartheid in Israele
da L'Unità
Il nostro premier ha detto che non va alla cerimonia d’insediamento perché egli è un protagonista, non una comparsa. La battuta, che ci poteva risparmiare come quell’altra sull’abbronzatura, rivela tutta la sua meschina piccineria: se non è al centro dell’attenzione, nella sua Italietta ormai a sua misura, tra i suoi tromboni e servi sciocchi, si sente nessuno.
L’altra Italia cui mi onoro di appartenere per formazione e per cultura è nauseata del suo protagonismo da barzelletta, perciò non soffre per la sua assenza alla cerimonia di cui sopra; comprende benissimo, ma non rinuncia a sperare in Obama mentre attende che arrivi anche per noi la svolta che meritiamo.
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