Abbiamo visto:
- la solita difficoltà della classe politica, ripiegata com’è sulle piccole dispute di bottega, a fronteggiare adeguatamente la crisi che incombe, sull’Italia come un macigno;
- il tentativo maldestro del premier d’infondere fiducia negli italiani, invitandoli a spendere quello che non hanno e ad essere ottimisti come lui (a sentirlo, qualche volta, mi è sembrato come il capitano di una nave che, mentre l’imbarcazione affonda, va facendo scherzi incredibili, con pacche sulle spalle e barzellette, ai marinai che si affannano vanamente a turare le falle; questo per tenere loro alto il morale mentre lui sa che, nel momento del “si salvi chi può” lo raggiungerà il suo yacht di lusso che lo porterà lontano dalla tempesta);
- la propensione dei cittadini a mettere in salvo i propri risparmi, ma non sapendo come, o ad evadere dalle contraddittorie e ansiogene comunicazioni dei media, dandosi al gioco, nel vano tentativo di mantenere il proprio stile di vita.
Se, poi, si dà un’occhiata al Rapporto 2008 del Censis sulla situazione sociale del Paese, si rileva che quasi una famiglia su due è a «rischio default», una su quattro che taglia i consumi, 81 mila che potrebbero non riuscire a pagare le rate del mutuo, un italiano su quattro che teme di perdere il posto di lavoro e famiglie che aspettano i saldi per fare shopping.
Certo, la situazione non è per niente rosea – mi viene in mente la canzone di Celentano “Dormi amore, la situazione non è buona” – però è possibile uscirne con due precondizioni: che non ci si lasci prendere dal panico; che il governo sappia prendere responsabilmente provvedimenti adeguati alla gravità della crisi. Poi è chiaro, ognuno nel proprio ambito deve fare la sua parte.
Quanto sarebbe utile, in questa congiuntura, essere rappresentati a tutti i livelli istituzionali da personalità credibili, coerenti e degne di fiducia? Da uomini e donne non condizionati da piccoli o grandi interessi personali e di bottega, capaci di guardare seriamente al bene comune e ai bisogni più urgenti dei più disagiati?
Lo siamo?
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Ti ringrazio, Victor