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24 marzo 2012

Su "IL DISAGIO DELLA LIBERTÀ" di Corrado Augias

Del bel saggio di Corrado Augias IL DISAGIO DELLA LIBERTÀ - Sottotitolo: Perché agli italiani piace avere un padrone - Rizzoli Editore, mi piace richiamare la presentazione:  
In novant’anni di storia, dal 1922 al 2011, abbiamo avuto il Ventennio fascista e il quasi-ventennio berlusconiano: per poco meno di metà della nostra vicenda nazionale abbiamo scelto di farci governare da uomini con una evidente, e dichiarata, vocazione autoritaria. Perché? Una risposta possibile è che siamo un popolo incline all’arbitrio, ma nemico della libertà. Vantiamo record di evasione fiscale, abusi edilizi, scempi ambientali. Ma anche di compravendita di voti, qualunquismo: in poche parole una tendenza ad abdicare alle libertà civili su cui molti si sono interrogati. (...) Con la libertà vera, faticosa, fatta di coscienza e impegno sembriamo trovarci a disagio, pronti a spogliarcene in favore di un qualunque Uomo della Provvidenza. L’ultima occasione perduta è stata Tangentopoli, una grande spinta di rivolta contro la corruzione cui non è seguita una stagione di rinnovamento, bensì un periodo tra i più bui della nostra democrazia. Pesa su questo atteggiamento la particolarità di una storia difficile e divisa. Lo spirito civico, infatti, non si improvvisa. La lealtà e l’orgoglio nazionale non si istituiscono per decreto. Ma se c’è un momento in cui avremmo bisogno di una svolta, di un empito d’orgoglio nazionale, è proprio l’attuale. Questo libro, un’indagine colta e curiosa su una pericolosa debolezza del nostro carattere, è anche un appello a ritrovare il senso alto della politica e della condivisione di un destino. La libertà, intesa come il rispetto e la cura dei diritti di tutti, non è un’utopia da sognare ma un traguardo verso cui tendere. 
E la riflessione conclusiva: 
In definitiva, siamo un Paese in cui individui e minoranze possono considerarsi liberi? Sì e no. Se libertà significa lasciar fare all'automatismo delle cose e al capriccio degli individui, raramente un Paese è stato più libero del nostro, una libertà che spesso sconfina addirittura nella licenza. Ma se diamo alla parola libertà il significato attivo e consapevole di difesa dei diritti di tutti, individui e minoranze, di attaccamento alla solida dignità delle istituzioni, la risposta si fa più incerta. Rimane tuttavia una speranza, affidata a un paradosso. È una combinazione non rara nella storia italiana, questa di tenere insieme speranza e paradosso. Negli anni successivi al 1945, con un Paese praticamente distrutto, noi trovammo proprio in quelle rovine la forza per risorgere. In questo libro abbiamo visto e raccontato il frutto durevole di quello slancio. Dal 2008 siamo nella tenaglia di una crisi economica e finanziaria molto dura. Potrebbe essere proprio questo il trauma dal quale ricavare ancora una volta l'energia necessaria a un rinnovato amore per la libertà. 




Ai lettori interessati la valutazione sull'opera di cui consiglio vivamente la lettura, non fosse altro che per le stimolanti citazioni d'autore e per la preziosa bibliografia. 

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