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28 aprile 2009

Abruzzo: la realtà e la spettacolarizzazione della realtà


Una foto al giorno per non dimenticare!












Anch'io sono convinto, come Di Pietro e come tanti cittadini di buon senso, che gli Aquilani non abbiano bisogno della parata del G8. La passerella di politici, capi di stato, funzionari, portaborse, giornalisti; l'apparato dei servizi di sicurezza, gli elicotteri e gli altri mezzi di comunicazione che faranno la spola fra L'Aquila e Roma; la realizzazione e gestione degli spazi per l'evento ecc., intralceranno necessariamente tutte le attività della ricostruzione. Senza dire, poi, dell'impatto fra i terremotati nelle loro tende e i capi di stato e di governo con tutto il loro entourage che vedranno, come in una riserva indiana, la popolazione che attende ben altro dallo Stato.
Non si può continuare a strumentalizzare il terremoto e la sofferenza di persone in carne ed ossa a fini di bassa speculazione politico-elettorale.

Il post-terremoto non si affronta attraverso il carrozzone dei media e degli eventi-spettacolo ma con la disponibilità ad ascoltare la popolazione colpita e a far sì che sia essa artefice del proprio futuro, con una seria programmazione degli interventi, con finanziamenti adeguati per la ricostruzione, con un controllo capillare sull'uso dei fondi e sulla realizzazione delle opere; con una politica, infine, d'intervento serio che metta in sicurezza, non solo in Abruzzo, gli edifici adibiti a pubblico servizio, e con finanziamenti ad hoc perchè lo stesso facciano i privati.
Certo, questa sarebbe una modalità operativa meno visibile ma di gran lunga più concreta; i suoi effetti si vedrebbero non nell'immediato ma nel medio-lungo periodo; sarebbe il contrario di quello che una politica della propaganda e dell'immagine sta offrendo all'Abruzzo, all'Italia e al mondo intero.


P.S.: la cosa, poi, che fa specie è la capacità dei politici nostrani di minimizzare eventi e fenomeni di carattere internazionale con la complicità dei grandi media. Se succede un disastro nel mondo, non si forniscono elementi di valutazione e di giudizio sul fatto, ma l'unica cosa che si cerca di sapere è che non ci siano italiani coinvolti, in modo da mettere il cuore in pace.
L'ultimo caso dell'influenza suina in Messico viene affrontato da noi in modo assai discutibile
:
  • minimizzando la portata dell'infezione;
  • minimizzando sul numero degli ammalati e dei decessi;
  • sostenendo che l'Italia sarebbe al sicuro (come se si trovassse in una campana di vetro);
  • garantendo la disponibilità di una scorta sufficiente di farmaci antivirali (che in realtà al momento non sono disponibili).
Vedi Perché l'influenza suina è più pericolosa della mucca pazza e dell'aviaria in Il vaso di Pandora

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