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25 dicembre 2012

Il terremoto Monti agita la scena politica italiana


Quella che sembra prendere corpo in Italia, con la salita in politica di Mario Monti, è una formazione di centro-destra, moderata e liberale, finalmente credibile e seria. La sua cosiddetta Agenda è un manifesto programmatico, corredato di sani principi, destinato ad avere un ruolo decisivo nel liberare il Paese dal ventennale imperversare di un uomo solo al comando, forte delle sue TV e del suo denaro. 
Per quasi un ventennio, la destra italiana liberale e moderata ha dovuto ripiegare in forme estremistiche di populismo mediatico, assecondando le ubbie del proprio leader indiscusso (che ha usato tutti i mezzi, leciti e non, al fine di trarre vantaggio dalla funzione politico-istituzionale) e dimenticando la primaria finalità di servizio che la politica deve assolvere rispetto alle istanze provenienti dalla società. Questo modo di intendere il ruolo in politica ha scatenato nei meno dotati di senso morale quegli istinti bestiali e protervi al facile arricchimento e all'impunità che ci ha portato dove siamo. 

L'entrata in politica di Monti scompagina potentemente i vecchi equilibri che andavano magnificamente bene al padrone delle ferriere: un Paese diviso in due, tra moderati e comunisti, pro e contro il nuovo che più nuovo non si può. Adesso - era ora - si fa strada l'idea, per fortuna, che essere moderati non significa stare con Berlusconi; che essere liberali è ben altra cosa che sostenere il più ricco e aggressivo monopolista del Paese. 
Certamente non sarà facile dare forza ad idee sane e veritiere, espresse con equilibrio e pacatezza, mentre imperversa nei media padronali l'urlo disperato dell'uomo solo che vede svanire il suo appeal e calare il consenso. 

Ma non solo in quel campo vengono scompaginati gli equilibri: anche a sinistra, e nello stesso centro che il professore intende rappresentare, si dovrà necessariamente fare chiarezza. I vecchi arnesi della politica mestierante, pronti ad ogni compromesso di potere, dovranno essere costretti nell'angolo per un reale rinnovamento: l'adesione acritica, piena e totale di Fini e Casini al progetto montiano appare, quanto meno sospetta; sembra vissuta come l'ancora di salvataggio di una vecchia classe politica che pensa di piegare l'antica novità montiana al proprio tornaconto. Dall'altra parte, la cosiddetta sinistra deve necessariamente rinnovarsi, nei metodi e nei contenuti (cosa che Bersani, onestamente, sta tentando di fare) perché non le sarà più concesso di vivere lucrando sullo spauracchio di Berlusconi.

Volendo, infine, mettere a confronto le due personalità che si contendono il campo dei moderati, il contrasto è abissale: quanto l'uno è sguaiato, istintivo, aggressivo e confuso, tanto l'altro appare razionale, equilibrato, garbato e deciso. 
Anche sul piano fisico le differenze sono vistose: l'uno richiama alla mente certi personaggi negativi del genere gangster americano, l'altro è la perfetta personificazione del gentleman inglese. 


A chi dei due i moderati e liberali italiani daranno credito?





Cambiare l'Italia, riformare l'Europa di Mario Monti
Un'agenda per un impegno comune

Il cavaliere solitario per istinto e strategia di Ilvo Diamanti

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