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09 dicembre 2012

Berlusconi: una farsa che può diventare tragedia


Del post di Alexander Stille, che ripubblico, condivido tutto tranne il titolo: Berlusconi, dalla tragedia alla farsa

Dovrebbe essere capovolto in: 
Una farsa che può diventare tragedia

Leggi anche:
Un gesto che mette a nudo i ricatti di Berlusconi - di Eugenio Scalfari

Berlusconi, dalla tragedia alla farsa 
dal blog In un altro paese di Alexander Stille 
La storia si ripete prima come tragedia poi come farsa, scriveva Marx a proposito di Luigi Napoleone. Ma che dire di un Berlusconi che si presenta come candidato premier per la sesta volta, cercando di tornare come primo ministro per la quarta volta, dopo tre mandati completamente fallimentari? È una scena patetica per certi versi, come un attore su cui è calato il sipario sotto una tempesta di fischi, che cerca di tornare sul palcoscenico. 
La ricandidatura di Berlusconi era del tutto scontata: così malato di protagonismo, ancora drogato di megalomania, nonostante i suoi ripetuti fallimenti non poteva fare a meno di ripresentarsi. Era impensabile che lui potesse guardare dalla panchina mentre lasciava giocare una squadra capeggiata dal suo successore prediletto, Angelino Alfano. 
Se c’è un filo conduttore in tutte le azioni politiche di Berlusconi è di fare sempre e comunque gli interessi di Berlusconi e mai quelli della collettività. Il suo protagonismo ha fatto sì che nessun cespuglio potesse mai crescere per diventare albero sotto l’enorme ombra che lui proietta da vent’anni sul centrodestra italiano. 
Così come Crono che mangia i propri figli, Berlusconi semina caos tra le file della sua creatura, il Popolo della libertà. 
Stride il contrasto tra il tentativo di restaurare forme di democrazia interna in altri partiti e la maniera del tutto monarchica in cui Berlusconi ha annunciato la sua seconda “discesa in campo”. Nessuna consultazione all’interno degli organi direttivi del partito ma una mossa puramente personale. Non lo annuncia neppure lui in persona ma manda Alfano, come una specie di maggiordomo. Indicative anche le parole usate dal segretario del Pdl: “Anche oggi Berlusconi mi ha espresso la volontà di tornare in campo da protagonista. È lui il detentore del titolo. È stato lui l’ultimo ad alzare la coppa. Le primarie erano per la successione, ma essendoci lui in campo non ha senso farle”. Interessanti i termini scelti da Alfano: “Berlusconi mi ha espresso la volontà di tornare in campo da protagonista.” Tutto personale, uomo a uomo e la voglia di essere protagonista. Poi, le continue metafore sportive, “tornare in campo” “detentore del titolo” “alzare la coppa”, come se guidare l’Italia forse tutto  un gioco per la gloria personale del giocatore. E quando mai, anche nello sport, un giocatore non deve neppure competere per rimanere capo di una squadra, come se un atleta delle Olimpiade del 2008 venisse messo a fare il capitano della squadra nazionale senza doversi misurare con i suoi concorrenti? 
Ormai non ci credono neppure quelli pagati per credere. Diceva qualche mese Vittorio Feltri: “Berlusconi è bravissimo a vendere il prodotto, persino a immaginarlo. Ma non è capace di farlo. Pensa all’etichetta, alla confezione, alla rete distributiva, ma di quel che c’è dentro, lo dimostra il suo ventennio, gli importa poco.”   

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