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10 luglio 2009

Ragazzi, sveglia! Due libri per l'estate.

In quest'epoca dell'apparenza, dell'apparire in TV come misura, per molti, della propria esistenza in vita; della corsa sfrenata e compulsiva di molti giovani verso il mondo luccicante e apparentemente felice delle veline e dei calciatori, sostenuta spesso da genitori superficiali e irresponsabili che misurano il successo, per lo più chimerico, con il sogno di far denaro facilmente attraverso le comparsate ed i provini in TV, sui set fotografici o sui campi di calcio; del consumismo isterico, indotto da una pubblicità martellante e spesso ingannevole, che presenta come elemento distintivo e caratteristico il possesso di beni voluttuari, prodotti e venduti in milioni di copie standardizzate e omologanti - mi permetto di consigliare a tutti gli amici, giovani e meno giovani, la lettura o la rilettura di due saggi del secolo scorso che sono stati best-sellers mondiali negli anni della loro apparizione e che, come tutti i prodotti che non rientrano nella categoria dell' "usa e getta", hanno ancora molto da dire anche alle nuove generazioni, in particolar modo a quei ragazzi che sognano una selezione per il "Grande Fratello" o una partecipazione ad "Amici" di Maria De Filippi.

Ragazzi, sveglia!
La vita vera sta altrove, riconquistatela!


Come viatico per le prossime ferie propongo, dunque, la lettura di "AVERE O ESSERE" di Erich Fromm e "ENTROPIA" di Jeremy Rifkin. Questi due libri hanno le caratteristiche di tutti i classici: possono essere letti tutto d'un fiato per la loro chiarezza e scorrevolezza che spingono il lettore a giungere velocemente all'ultima pagina; ma anche meditati e considerati, nel tentativo di cogliere quanto delle loro analisi, spesso profetiche, sono attuali ai giorni nostri.

Considerazioni sul libro di Jeremy Rifkin "Entropia" pubblicato in Italia nel 1982.
Risorse rinnovabili e risorse non rinnovabili

Nel nostro pianeta avvengono processi fisici a diversi livelli (chimico, biologico, geologico etc..) nei quali viene trasformata la forma in cui si manifesta sia la materia che l'energia. Ad esempio il corpo di un animale morto o il tronco di un albero vengono trasformati in carbon fossile o in petrolio attraverso un processo che vede coinvolti un tipo particolare di batterio e fattori fisici come pressione e temperatura. Questo processo avviene in un tempo di milioni di anni. Un altro esempio è costituito da un chicco di grano posto sotto qualche centimetro di terra. Esso si trasforma in una spiga attraverso un processo nel quale è richiesta la presenza di acqua, la luce solare, sostanze come l'azoto nella terra e l'anidrite carbonica nell'atmosfera. Questo processo dura qualche mese.
I prodotti finali di questi processi naturali costituiscono delle risorse per l'umanità e per qualsiasi altra forma di vita sul pianeta. Abbiamo bisogno dell'energia in forma chimica contenuta nel carbon fossile o nel petrolio per riscaldarci (trasformandola in energia termica) oppure per far muovere le nostre macchine (trasformandola in energia meccanica) oppure per dar luce alle nostre città (trasformandola in energia elettrica). Trasformando il grano in farina e quindi in pasta e in pane otteniamo l'energia necessaria ai nostri muscoli e al nostro cervello.
In tali processi naturali è possibile riscontrare una periodicità. Ad esempio l'alternarsi delle stagioni o l'alternarsi delle ere glaciali. In alcuni processi il periodo è a misura d'uomo nel senso che possiamo aspettare che il ciclo si ripeta perché il tempo tra una fase di produzione della risorsa (raccolta del grano) e la fase successiva non è troppo lungo. Si dice che le risorse ottenute da tali processi naturali sono risorse rinnovabili.
Risulta chiaro che risorse come il carbon fossile e il petrolio costituiscono risorse non rinnovabili. Infatti quando avremo esaurito (nell'arco di qualche centinaio di anni) le risorse attualmente presenti nel pianeta, non potremo permetterci di aspettare qualche milione di anni, il tempo necessario alla natura per ripetere il processo. Saremo costretti a trovare altre risorse naturali dalle quali ottenere l'energia necessaria per vivere. A tutti gli effetti pratici possiamo considerare queste risorse definitivamente esaurite. Ciò implica che un uso sostenibile (nel tempo) delle risorse energetiche naturali non può essere fondato su risorse non rinnovabili.
In questo contesto è importante prendere coscienza di un limite in noi esseri umani. Infatti, se è vero che attraverso i mezzi tecnici che abbiamo sviluppato durante tutta la nostra storia, siamo capaci di ottenere l'energia di cui abbiamo bisogno dalle risorse che la natura ci offre, sembra altrettanto vero che nulla possiamo fare per alterare i processi naturali dai quali si ottengono tali risorse. Come possiamo cambiare la periodicità delle stagioni se questa dipende strettamente dal periodo di rotazione della terra intorno al sole? Quale tecnologia può rallentare la terra nel suo moto di rotazione? E anche se ciò fosse possibile, come potremmo prevedere, in tutti i minimi particolari, gli effetti secondari che ciò causerebbe? Il clima sulla terra verrebbe certamente sconvolto in una maniera difficilmente controllabile.
Nella storia dell'umanità il progresso tecnologico ha semplicemente reso possibile lo sfruttamento di risorse energetiche naturali via via sempre meno accessibili cioè più difficili da trattare: usare dei tronchi d'albero presi da un bosco per riscaldare la propria abitazione o per cucinare è una operazione quasi immediata; l'unico lavoro da compiere è tagliare il tronco, il trasporto e bisogna saper accendere un fuoco. L'uso del carbone è già più complesso; bisogna scavare miniere profonde e una volta estratto bisogna saperlo trattare prima che sia pronto per l'uso. E così via per il petrolio (estrazione, trasporto,raffinamento) fino ad arrivare alla fissione nucleare, energia che la natura ci mette a disposizione ma che richiede una tecnologia raffinatissima. Per finire, consideriamo la fusione nucleare; l'energia c'è ma è così difficile da catturare che la tecnologia attuale non è ancora sufficiente.
In nessun modo le capacità tecnologiche umane hanno potuto cambiare una virgola dei processi naturali che, in ultima analisi, ci forniscono da sole le risorse. Tali processi dipendono solamente dalle leggi della natura e l'uomo non ha il potere di cambiare tali leggi ma può solamente conoscerle (forse) e usarle.
Il cosa fare per salvare il mondo.

Considerazioni sul libro di Erich Fromm "Avere o essere?", pubblicato in Italia nel 1977
"Dicendo essere o avere non mi riferisco a certe qualità a sé stanti di un soggetto... Mi riferisco, al contrario, a due fondamentali modalità di esistenza, a due diverse maniere di atteggiarsi nei propri confronti e in quelli del mondo, a due diversi tipi di struttura caratteriale, la rispettiva preminenza dei quali determina la totalità dei pensieri, sentimenti e azioni di una persona." Ed è la prevalenza della modalità esistenziale dell'avere che per Fromm ha determinato la situazione dell'uomo contemporaneo, ridotto a ingranaggio della macchina burocratica, manipolato nei gusti, nelle opinioni, nei sentimenti dai governi, dall'industria, dai mass media, costretto a vivere in un ambiente degradato con lo spettro incombente del conflitto nucleare. Fromm delinea quindi le caratteristiche di un'esistenza incentrata sulla modalità dell'essere, in quanto attività autenticamente produttiva e creativa, che offra all'individuo e alla società la possibilità di realizzare un nuovo e più autentico umanesimo.

Nella società capitalista il consumo diventa fine a se stesso, fa nascere nuovi bisogni e costringe all'acquisto di nuove cose, si perde di vista l'uso delle cose e l'uomo è schiavo del possesso. Si può uscire dall'alienazione solo costituendo un tipo di società organizzata secondo il "socialismo comunitario" con la partecipazione di tutti i lavoratori alla gestione del mondo del lavoro. Il socialismo comunitario prospettato da Fromm è vicino alle posizioni dei socialisti utopistici ed è influenzato dal sindacalismo e dal socialismo corporativista. In "Avere o Essere" Fromm propone all'uomo contemporaneo la scelta netta tra due categorie, due progetti di uomo: o quello dell'avere, dominante nella società capitalistica dei consumi, o quello dell'essere, della realizzazione dei bisogni più profondi dell'uomo. Il modello dell'avere, tipico della società industrializzata, costruita sulla proprietà privata e sul profitto, porta all'identificazione dell'esistenza umana con la categoria del possesso. Io sono le cose che possiedo, se non possiedo nulla la mia esistenza viene negata. In tale condizione l'uomo possiede le cose ma è vera anche la situazione inversa e cioè le cose possiedono l'uomo. L'identità personale, l'equilibrio mentale si fonda sull' avere le cose.

Fromm ritiene necessario attuare una nuova società, fondata sull'essere, liberata dalla categoria dell'avere, che garantisca, a livello politico e nell'ambito del lavoro, la partecipazione democratica di tutti gli uomini. Questa società ipotizzata da Fromm ha come presupposto la libertà e l'autonomia che finalizza gli sforzi alla crescita e all'arricchimento della propria interiorità. L'uomo che si riconosce nel modello esistenziale dell'essere non è più alienato, è protagonista della propria vita e stabilisce rapporti di pace e di solidarietà con gli altri.
Due classici del pensiero, ancora estremamente attuali!

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