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16 maggio 2009

SUFFRAGIO UNIVERSALE: un pensiero mi arrovella!

Da qualche tempo mi arrovello su un problema di non facile soluzione. Considerata l'importanza del voto per i destini di una nazione (penso all'Italia), di una regione (penso alla mia Sicilia), di un comune (penso a Sciacca) mi sorge spesso il dubbio che il cosiddetto suffragio universale (grande conquista della democrazia, lo dico senza alcuna ironia) non sia, così com'è, il sistema migliore per assicurare una buona rappresentanza e un buon governo.
Oggi, per svolgere qualsiasi attività, occorre un livello minimo d'istruzione, una discreta competenza nel settore, accertata tramite corsi di abilitazione e concorsi (Brunetta docet), spesso buone referenze. Solo per votare, la più delicata delle funzioni attribuita al cittadino, basta il certificato elettorale, rilasciato al compimento del 18° anno d'età, e un documento d'identità.

In un'epoca in cui la campagna elettorale è diventata simile alla presentazione pubblicitaria di un prodotto in vendita, ritengo che altri strumenti debbano essere messi in atto per assicurare l'espressione di un voto libero e consapevoòe da parte dei cittadini. Se mi faccio convincere dalla pubblicità ad acquistare sconsideratamente un prodotto inutile o non rispondente alle caratteristiche che cercavo, faccio un danno solo a me e, forse, starò più attento in seguito; ma se voto male, sulla base di valutazioni indotte o non rispondenti alle mie aspettative, il danno è irreparabile e riguarda tutta la collettività.


Mi chiedo, dunque, (può apparire odioso ma mica tanto) se il voto di una persona consapevole, informata, attiva sul piano sociale ecc. debba valere come e quanto quello espresso da una persona scarsamente istruita, che non legge un libro o un giornale, che esprime il suo voto per la forza di uno spot televisivo, sull'indicazione di amici e parenti interessati o credendo di avere sottoscritto da Vespa un contratto col candidato.
Mi chiedo se non occorra, considerato il populismo dilagante, condizionare il rilascio del certificato elettorale e la valenza del voto espresso ad altri elementi di valutazione che non siano la mera cittadinanza e il godimento dei diritti civili.

La democrazia richiede fatica e il voto dovrebbe essere sintesi di un percorso personale e sociale consapevole, frutto di una valutazione seria che viene prima e va oltre lo spazio ristretto dell'urna. La democrazia è anzitutto un atteggiamento e come tale una lotta costante, e va dal rispetto della segnaletica stradale al vigilare sulla corruzione del potere.

Capisco che l'argomento è delicato e mette in discussione conquiste civili, ma una serena riflessione sul tema non guasterebbe!

5 commenti:

  1. Secondo me il grosso problema è la tv, vera arma di distruzione di massa. Spesso nelle discussioni, quando metto l'interlocutore alle corde (grazie al fatto che io sono molto informato tramite la rete), lui alla fine avendo finiti gli argomenti mi dice: così dicono in tv. TERRIBBILE!!!

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  2. Il tuo post è molto simile al mio nel contenuto

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  3. l'Italiano ha mandato cicciolina in parlamento.

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  4. Anonimo17.5.09

    Un'idea del genere, pur se apparentemente affascinante, è pericolosissima; sarebbe l'apertura di un vaso di Pandora dalle conseguenze imprevedibli. Oggi si comincerebbe co l'impegno sociale, poi si potrebbe proseguire con il censo, e poi magari con altri criteri ancora. Non si può mettere in discussione quella che è sempre stata salutata come una conquista fondamentale sol perché i suoi effetti non sono quelli che ci aspettavamo.
    Nel dopoguerra c'erano degli idioti che nelle partite di calcio Italia-URSS tifavano per quest'ultima, convinti che fosse il paradiso dei lavoratori: se qualcuno avesse proposto di toglergli il diritto di voto per manifesta ignoranza o idiozia, cosa avresti detto?

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  5. Anonimo1.5.10

    A mio avviso non c'è niente di scandaloso o di odioso nella tua riflessione. Così come si discute, opportunamente, sul versante dell'elettorato passivo, di adottare requisiti più stringenti per i candidati che vogliono essere eletti (ad esempio si vuole giustamente impedire ai condannati con sentenza passata in giudicato di sedere in parlamento) allo stesso modo non vedo perchè non si possa parlare serenamente di requisiti più stringenti sul versante dell'elettorato attivo: l'importante è che sia consentito a chiunque di poter accedere a quei meccanismi in grado di fornire i titoli per esercitare il diritto di voto, un pò come accade per chi voglia esercitare una professione che richiede determinati titoli. Dunque la democraticità sarebbe comunque garantita.

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