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18 marzo 2009

Sepolta finalmente la povera Eluana

Quella lettera a mamma e papà prima dello schianto in macchina


Sepolta finalmente la povera Eluana, sedata la canéa oscena che è stata fatta sul caso, registrata la consueta marcia indietro di un premier da bagaglino (lui ha difeso la Costituzione, la sinistra al solito non ha capito niente), si torna alla consueta normalità. Rimane aperto, però, il problema del testamento biologico, lo strumento con il quale questa destra volgare vuole fare di Eluana l’unica vittima sacrificale che il “partito della morte” avrebbe pervicacemente voluto strappare alla vita.
Occorre, in proposito, distinguere sempre tra la dottrina della Chiesa e la funzione delle Leggi in uno Stato laico e repubblicano. Che la Chiesa consideri la vita un dono di Dio è risaputo ma i suoi precetti sono e devono essere rivolti alla comunità dei credenti, anche se andrebbe precisato che l’accanimento terapeutico su un corpo in stato vegetativo è frutto del progresso scientifico come la ricerca sulle cellule staminali e la fecondazione assistita. Lo Stato invece, quando si cimenta in tali delicate materie, legifera per tutti i cittadini e deve mantenersi su di un piano di indirizzo generale, lasciando spazi d’intervento, caso per caso, al paziente, ai suoi familiari, all’equipe medica. Se la legge in discussione sul testamento biologico non dovesse consentire questo, non servirebbe a nulla perché il testamento, che è un fatto squisitamente personale, l’avrebbe scritto per tutti noi lo Stato. La legge, in proposito dovrebbe dettare solo le modalità per rendere efficace la volontà del singolo rispettandone le scelte personali. Se io, in conclusione, dichiaro in perfetto stato di coscienza, che in caso di coma irreversibile non intendo rimanere alla mercè delle macchine che possono ritardare senza fine il mio decesso, questa volontà espressa deve essere rispettata. Come rispettata deve essere anche la volontà di chi dichiara che desidera vengano fatti tutti i tentativi possibili di mantenerlo in vita. Anche se, in quest’ultimo caso affiderei ai medici la decisione finale di staccare la spina quando il tentativo risultasse veramente inutile, considerata anche la drammatica necessità che tutti i medici conoscono, di dovere utilizzare spesso le stesse macchine per casi nuovi e urgenti di intervento.
Come si fa a non rendersi conto di tutto questo? Come fa una parte politica a considerarsi il partito della vita solo perché non sa accettare la morte? Chiamando gli altri il partito della morte solo perché credono in una vita che sia degna di essere vissuta?
Anche la Chiesa, penso, dovrebbe riflettere seriamente su tali tematiche e non restare ostaggio del progresso scientifico per un malinteso principio. Dovrebbe risultarle, tra l’altro, più facile accettare la morte che per chi crede non è la fine di tutto ma l’inizio della vera vita.
Vorrei chiudere questa riflessione con le parole di Vito Mancuso rivolte alla Chiesa gerarchica dei nostri giorni: “Dio esiste ma non sei tu, rilassati” che io estenderei anche al nostro premier e ai suoi accoliti.

Desidero, infine, indirizzare i miei quattro lettori al blog di Pandora: Il segreto di Ana. Lo trovo curioso e interessante, ad esso dedicherò particolare attenzione appena mi sarà possibile.

2 commenti:

  1. barbara2.4.09

    come chi non ha scritto nulla non ho parole...
    Si vero.
    Non ho parole nel non leggere nemmeno qui un commento...

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  2. Ciao Barbara, sono contento che tu continui a visitarmi. Purtroppo i miei argomenti non sono sempre leggeri e la mia lingua è talvolta ostica. Questo, immagino, crea qualche problema a chi voglia postare un commento, anche se non mi mancano i lettori. Visto che sei diventata una mia lettrice assidua, ti pregherei di farmi sapere se l'accesso al blog è sufficientemente veloce o se risulta appesantito per i tanti elementi che lo compongono. Se hai piacere di votare qualche mio post, clicca sul bottone che trovi sotto, a sinistra di "etichette", che ti indirizzerà su Wikio dove sarà aggiunto il tuo voto. Se hai modo, pubblicizzami.
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