Mentre il baraccone di Sanremo portava a termine il suo rito consunto, ieri al Geox di Padova oltre 2500 spettatori paganti celebravano Ivano Fossati che dava l'addio alle scene - come tutti i grandi artisti - con il suo Decadancing tour.
In questo clima da tardo impero se la lingua che parliamo è in decadenza, se politica e morale sono già decadute, il lavoro manca e la cultura - la musica in particolare - ricopia se stessa fino allo sfinimento, i ragazzi guardano oltre le frontiere con speranza, e io non farei niente per trattenerli. Ivano Fossati
Quelle che seguono sono le impressioni postate in fb da Roberta che ha assistito entusiasta al concerto di Ivano.
Ieri al Teatro Geox di Padova si respirava poesia nelle parole e nelle note di Ivano Fossati, che si è esibito magistralmente alla chitarra, al pianoforte, all'armonica a bocca e al flauto traverso. Voce calda e avvolgente, composta e dimessa nei brevi racconti quasi in punta dei piedi, energica e vibrante nei brani musicali che hanno ripercorso in tre ore più di 30 anni di carriera. E mentre lui sembrava non voler più salutarci, il suo pubblico (più di 2500 persone) l'ha applaudito fino a farsi male alle mani quasi a non volerlo più lasciare andar via. E in quest'epoca di kermesse canore fatte sempre più spesso di riflettori abbaglianti, successi facili e canzonette di discutibile qualità, ieri a Padova abbiamo salutato un grande, e dico davvero Grande, della musica italiana. Roberta R.
Il tour, che sta toccando tutti i maggiori teatri italiani, isole comprese, è un'occasione non solo per salutare il suo pubblico ma anche per presentare e raccontare l'album Decadancing, già anticipato dal singolo La Decadenza uscito a settembre. Il tema del singolo è la necessità dei giovani italiani costretti a dover guardare oltre confine per riuscire a trovare il proprio futuro, che invece in Italia viene loro troppo spesso negato.
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