Quando Giorgio Bocca scriveva l'articolo denso d'ironia e di sorridente disgusto che riporto più sotto, era l'epoca del I governo pentapartito guidato da Craxi, l'epoca della Milano da bere, caratterizzata dal benessere diffuso, dal rampantismo arrivista dei ceti sociali emergenti e dall'immagine alla moda; l'epoca, per dirla con Berlusconi, in cui si registrò l’aumento più vertiginoso del debito pubblico e lui costruiva il suo impero all'ombra dell'amico Craxi.
Ma allora era solo un imprenditore privato di successo, non aveva ancora 50 anni e nessuno, dico nessuno, gli poteva contestare i suoi bunga bunga all'ombra della madonnina. Neanche Bocca, a dire il vero!
Oggi il contesto è cambiato: ha 75 anni; fa il presidente del consiglio nel pieno di una crisi economica mai prima attraversata dal nostro paese; da quando è sceso personalmente in campo non trovando in politica degni sostituti all'amico Craxi, ha usato il potere per i suoi affari e contro i giudici che gli contestano una serie impressionante di reati; ha portato il paese ai margini dell'Europa rendendolo più simile alle repubbliche autocratiche magrebine con i presidenti delle quali vanta un'amicizia personale, almeno fino a quando non cadono in disgrazia. No, il suo bunga bunga di oggi ce lo poteva risparmiare! Non fa più ridere!
Oggi il contesto è cambiato: ha 75 anni; fa il presidente del consiglio nel pieno di una crisi economica mai prima attraversata dal nostro paese; da quando è sceso personalmente in campo non trovando in politica degni sostituti all'amico Craxi, ha usato il potere per i suoi affari e contro i giudici che gli contestano una serie impressionante di reati; ha portato il paese ai margini dell'Europa rendendolo più simile alle repubbliche autocratiche magrebine con i presidenti delle quali vanta un'amicizia personale, almeno fino a quando non cadono in disgrazia. No, il suo bunga bunga di oggi ce lo poteva risparmiare! Non fa più ridere!
La Milano da bere con Amaro Ramazzotti
Seratine di piacere in casa Berlusconi
Non sono mai stato uno di quei moralisti che piangono per l'esistenza dei network, della libera concorrenza e del denaro, anzi mi sono sempre adeguato al mutare dei tempi, cercando di vivere decorosamente e in agiatezza senza troppo sottilizzare su chi mi dava pane e companatico.
Ma - nonostante ciò - sento oggi la necessità di parlare di una storia che ho saputo grazie alle intime confidenze di un'amica, ricca e facoltosa signora della borghesia lombarda.
A quanto mi ha raccontato la mia amica, persona in tutto degna di fede, il dottor Silvio Berlusconi, il famoso proprietario delle TV private più importanti e di numerosi giornali a grande tiratura, come il famigerato TV Sorrisi e Canzoni, organizza periodicamente a casa sua delle "seratine televisive".
Il titolo curiosamente familiare nasconde in realtà un gioco di società assai divertente e appetitoso che il geniale imprenditore piduista ha inventato per sé e per i suoi più fidati amici (qualche socialista cocainomane, qualche industriale, qualche mafioso). Il gruppo, riunito come in un racconto del marchese De Sade davanti alla TV, sceglie ogni sera, tra presentatrici, ballerine e showgirls dei programmi di Retequattro, Italia1 e Canale 5, quelle che dovranno essere chiamate a soddisfare le voglie dei presenti in un crescendo di situazioni viziose.
Basta poi una telefonata del boss e i direttori di rete mandano a casa Berlusconi, impacchettate e pronte a tutto, le schiave della serata. Programmi specificamente allestiti, come Viva le donne, M'ama non m'ama, Drive In, ecc. assicurano il giusto flusso di carne fresca per il "divino Silvio".
Ora io non voglio fare un discorso moralista, né spezzare una lancia a favore della castità. Riconosco al dottor Berlusconi un grande senso pratico in queste faccende e non discuto neppure sul fatto che lui si diverta così. Ma non posso non sentirmi infastidito se penso che, tra i tanti "amici" che sono stati invitati a godersi le ballerine e le presentatrici, il mio nome non figura mai.
L'Italia è proprio un paese in cui il merito viene spesso calpestato e dove trionfa l'ipocrisia, il partitismo, il denaro. Sono andati a passare qualche ora da Berlusconi, ora presidenti del consiglio, ora presidenti di banche, ora camorristi, ora rapitori e riciclatori di denaro sporco, ora trafficanti di cocaina, ora assassini prezzolati, ma non è mai stato invitato nessun uomo di cultura, nessun intellettuale e - senza voler essere demagoghi - nessun proletario.
Come mai? Eppure - faccio notare - io, come tanti altri intellettuali, lavoriamo per Berlusconi, partecipiamo ai suoi programmi, rendiamo culturalmente accettabili anche le puttanate più forti del network. E credo che ci meriteremmo almeno una piccola ballerina.
Parlo per me, ma penso di interpretare anche il pensiero dei colleghi Arrigo Levi e Guglielmo Zucconi, nonché Maurizio Costanzo dell'Occhio Nero - pur essendo il più brutto di tutti noi -, che comunque fa storia a sé, essendo stato in passato e forse ancor ora, membro della stessa loggia del boss.
Mi si potrebbe obiettare: perché non telefoni tu stesso ai direttori dei programmi per farti mandare a casa presentatrici e gnoccolone varie? Inutile, ho provato, per scrupolo di cronista, a fare dei tentativi. Ogni volta mi sono sentito sghignazzare in faccia. Insomma senza un invito di Berlusconi non riuscirò mai a partecipare a una vera serata di piacere.
E questo, come ex partigiano e come uomo, mi secca abbastanza. Devo pensare che la colpa vada attribuita al mio maledetto riportino, che certe volte il vento agita fino a mostrare il bianco della pelata?
Riportino sì o no, dispiace che un imprenditore così accorto come Berlusconi sottovaluti gli intellettuali, proprio quando si tratta di spartirsi "la gnocca". (Giorgio Bocca per Frizzer - Frigidaire, giugno 1985) Fonte: Il barbiere della sera
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