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Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
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26 febbraio 2011

Come sul Titanic...



"Anche la sinistra è stata conquistata dalla mia visione della vita e oggi mi ha accolto al grido di bunga bunga... Vogliono farlo anche loro. Vogliono divertirsi e ballare"
(Silvio Berlusconi, ieri durante una conferenza stampa)

"Lotteremo fino alla morte, la rivoluzione ha reso la Libia il leader del terzo mondo, vi chiedo di cantare, ballare e gioire" (Gheddafi ieri ai suoi sostenitori)

Dividendi e lifting
Nel bellissimo ritratto di Gheddafi scritto da Robert Fisk, un ritratto comprensivo delle figure di contorno - i leader occidentali che negli anni sono stati a genuflettersi da lui - c’è un capoverso apparentemente di dettaglio, una di quelle pennellate di colore che illuminano il quadro. Riferisce un episodio di cronaca recentissimo, la Libia già in macerie. “Qualche giorno fa mentre faceva i conti con la collera della sua gente il colonnello Gheddafi ha incontrato una sua vecchia conoscenza. Il colloquio è durato quattro ore. Venti minuti li ha dedicati a chiedergli se conosceva un bravo chirurgo plastico perché voleva farsi un lifting al viso. Questo è l’uomo. C’è altro da aggiungere? Il giovincello ormai invecchiato aveva l’aria stanca, la faccia ingiallita e gonfia, un comico costretto a recitare una tragedia, un vecchio guitto che mentre il sipario sta per calare aspetta ancora la truccatrice”. Bisogna immaginare la scena, il Colonnello nella tenda che ordina di sterminare i “ratti drogati” che manifestano per strada - una guerra di tribù, ci spiega bene oggi Umberto De Giovannangeli - e intanto si tocca con la mano la guancia flaccida, domanda al suo illustre interlocutore se per caso conosca il più bravo, il migliore del mondo in grado di far risalire lo zigomo, dare un colpo di bisturi al contorno viso. Costi quel che costi, il mio regno per un lifting.
Un perfetto esempio dello spirito del tempo che, ad ogni latitudine, risulta subordinare l’etica del potere ad una perpetua battaglia contro le flaccidità nella supremazia dell’estetica.
In origine fu il denaro, certamente. Motore e conseguenza delle cose. L’amico italiano, oggi in leggerissimo fastidioso imbarazzo rispetto all’alleato libico ( “abbiamo scelto il gasdotto del Sud perchè quello del Nord attraversava paesi instabili”, ha spiegato a suo tempo. Un investimento sulla stabilità libica non proprio lungimirante) ha altri motivi di soddisfazione. Nell’anno peggiore della crisi - i cassintegrati della Vinyls un simbolo per tutti, da 12 mesi barricati nell’isola - Silvio Berlusconi e i suoi cinque figli incassano 165 milioni di euro di dividendi. 544 milioni di liquidi solo nelle casse delle holding del capofamiglia. La crisi non è uguale per tutti, con fragorosa evidenza. Le aziende del capo del governo rifioriscono mentre l’economia crolla tutto attorno. Domande? Nessuno ha quesiti da porre? Gli italiani in maggioranza sono convinti che questo sia il frutto delle abilità imprenditoriali di famiglia? Vediamo. Le rendite finanziarie sono tassate al 12.5 per cento. La prima aliquota sul lavoro dipendente è al 23. La cedolare secca sugli affitti al 21. Tre metri e tre misure, per così dire. Volendo fare politica nel segno dell’equità ecco un dettaglio da cui si potrebbe cominciare. Se l’opinione pubblica non è avvertita dei dettagli delle cose servirà una buona informazione in proposito. Quindi ecco che dopo il tg di Minzolini avremo Sgarbi e Giuliano Ferrara. Tutto torna, basta pagare. Concita De Gregorio su l'Unità

Berlusconi: "La sinistra conquistata dal bunga bunga"



Annozero 2011 - INTERVISTA INTEGRALE A FINI

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