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19 gennaio 2013

La Scuola e il Carnevale

Ricevo da un lettore attento ai casi di Sciacca e volentieri pubblico perché condivido, anche se parzialmente, le sue preoccupazioni.  

Cosa vuoi che sia, la scuola. Tutti arrabbiati, adesso. Tutti contro il carnevale.   Francesco Ciaccio 

Uno dopo l’altro, a rotazione, i diversi Consiglieri e le altre autorità saccensi alzano la voce contro il carnevale. Beh, cosa si può dire, meglio tardi che mai! Io, da comune cittadino l’aveva detto già ben prima. Avevo detto che spendere quelle cifre folli, tolte, ma potrei dire scippate, alla gente comune con salassi quali Imu, Tares e roba varia per fare un carnevale, era assolutamente deprecabile. Avevo detto perfino che la storia della tassa di soggiorno era un trucchetto per trovare un po’ di fondi da destinare, in qualche modo, anche al carnevale. Cosa dire, ci siamo salvati per un pelo dal dissesto finanziario e a cosa pensiamo subito dopo, immediatamente a un carnevale. Oh, bisognava pure festeggiare l’evento e quindi quale miglior modo se non fare il Carnevale? Io non so se, come dice il Sindaco, alla fine ciò non peserà più di tanto sul bilancio del Comune, resta il fatto che si farà perché è stato promesso in campagna elettorale e quindi bisogna farlo, costi quel che costi. E dopo, che ci hanno chiesto di fare le formichine, rinunciando a questo e a quello e magari dopo essere riusciti a convincere tutti in famiglia a fare a meno di qualcosa perché pagare quella tassa era giusto poiché, da responsabili cittadini, bisognava salvare la città dal dissesto finanziario, in un attimo da formiche diventiamo cicale e brindiamo al carnevale. Adesso, però che tutti, seppure in ritardo, hanno scoperto che forse spendere soldi per una festa fuori stagione non è ragionevole, adesso io mi aspetto che si parli anche del fatto che fare un Carnevale nel periodo in cui ci si avvia alla chiusura dell’anno scolastico sia assolutamente fuori luogo. 
Per cui, rivolgo a tutti un accorato appello: affinché quelle formichine già trasformate in cicale non finiscano per divenire finanche dei poveri ciuchi, che quella festa, se proprio si deve, si faccia in un periodo diverso, ad esempio d’estate e poiché si parla da sempre di destagionalizzare il turismo, perché no, si faccia a Settembre, proprio prima che cominci la scuola. Ma aggiungo una riflessione, se intendi rivolgere una proposta del genere alla città intera, a chi penseresti di chiedere sostegno? Di certo, io credo, a tutti gli insegnanti e ai Presidi, in particolare. E invece no, ti sbagli. Per il Preside del Liceo Classico, la scuola che per eccellenza è la roccaforte della cultura cittadina, le cose non stanno proprio così. 
Come ogni anno, infatti, tra pochi giorni le scuole chiuderanno per festeggiare il Patrono, ma non un solo giorno, come avviene ovunque in Italia, bensì due e questo, dopo aver chiuso già dodici giorni per le elezioni regionali e le festività di tutti i santi e dopo che, fra breve, assisteremo, ancora una volta, alla solita chiusura per le elezioni nazionali. Non bastasse ciò, bisogna aggiungere al già ricco programma pasquale, l’inevitabile precetto, doveroso certamente per uno Stato che si dice laico, la festa (?) (non so cosa ci sia da festeggiare) della Autonomia Siciliana e infine il periodo carnevalesco o come dicono toscanamente gli sciacchitani “carnascialesco”, il quale si presume non richiederà un impegno limitato ai soli due giorni previsti da calendario, bensì a tutto il periodo di preparazione; praticamente, scuola già finita. Facendo una rapida e approssimativa somma, per l’appunto, oltre un mese e più di vacanze da aggiungere a quelle già previste dal calendario, tanto che si rischia di mettere seriamente a rischio il minimo dei 200 giorni effettivi richiesti, cioè di giorni di lezione effettivamente svolti, per la validità dell’anno scolastico. Ma cosa vuoi che sia per la formazione culturale dei ragazzi tutto questo? In effetti, se perfino il Preside di una scuola come il Classico, scuola che una volta era sinonimo di dedizione, impegno e ancor più di cultura, arriva ad affermare che fare il carnevale è più importante di andare a scuola, a questo punto, capisco tutto il resto. Capisco perché nessun insegnante e dirigente scolastico ha mai provato ad alzare la voce o meglio a prendere carta e penna per denunciare ciò di cui si è detto e che potrebbe estendersi fino alla discutibile e deprecabile abitudine del ritiro anticipato dalle lezioni a fine Maggio in uso da tempi memorabili oramai a Sciacca. Capisco anche che, se si dice, come ha detto il Preside, che la città per guardare al futuro deve puntare su manifestazioni come il carnevale più che sulla cultura, non ci si può poi preoccupare banalmente dei pochi giorni persi. Capisco infine che una città che non trova in queste dichiarazioni nulla per cui valga la pena di indignarsi, inevitabilmente è una città che non ha un futuro. 
Concludo questa mia preghiera nonché questo mio accorato appello, invitando tutti i cittadini a far proprie le parole di Nelson Mandela, uomo e premio Nobel della cui saggezza credo nessuno possa in alcun modo dubitare, il quale affermava: L’istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo. 

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