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04 dicembre 2010

Le rivelazioni di Wikileaks e il 44° Rapporto del Censis

Mi piace oggi mettere in relazione le ultime indiscrezioni di Wikileaks che riguardano l'Italia con il 44° Rapporto del Censis

Il presidente del Consiglio italiano è un leader fisicamente e politicamente debole le cui frequenti lunghe nottate e l'inclinazione ai party significano che non si riposa a sufficienza. Lo afferma l'incaricata d'affari americana a Roma Elisabeth Dibble in un documento inviato a Washington e reso noto da Wikileaks. Il telegramma della Dribble è citato dal Guardian, uno dei giornali che ha ottenuto da Wikileaks i documenti segreti.

La Russia e le sue agenzie usano i boss della mafia per effettuare le loro operazioni, la relazione è così stretta che il Paese è divenuto virtualmente uno stato della mafia. Così i diplomatici americani secondo i documenti di Wikileaks riportati dai siti di alcuni quotidiani Usa.
Secondo quanto riporta il New York Times, nel 2009 alcuni diplomatici americani a Roma segnalano un rapporto straodinariamente stretto fra Putin e Berlusconi, parlano di doni sontuosi, contratti energetici lucrativi e di misteriosi intermediari italiani che parlano russo. Scrivono che Berlusconi sembra sempre di più il portavoce di Putin in Europa.
Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha chiesto all'inizio di quest'anno alle ambasciate americane a Roma e Mosca informazioni su eventuali investimenti personali dei premier Silvio Berlusconi e Vladimir Putin che possano condizionare le politiche estere o economiche dei rispettivi paesi, si legge in uno dei documenti riservati anticipato dal sito Wikileaks e pubblicato dal settimanale tedesco Der Spiegel.

Mentre, dunque, il premier italiano intrattiene rapporti assai discutibili con Putin e Gheddafi, fa affari con i leaders più screditati del mondo mettendo in allarme le diplonazie occidentali, prova a tranquillizzare gli Italiani sostenendo che tutto va bene e che nessuno è alla sua altezza, dal rapporto del Censis si scopre che

nell’attuale realtà italiana rimbalzano spesso sensazioni di fragilità sia personali che di massa, che fanno pensare ad una perdita di consistenza (anche morale e psichica) del sistema nel suo complesso. È frequente il riscontro di comportamenti e atteggiamenti spaesati, indifferenti, cinici, passivamente adattativi o arrangiatorii, prigionieri delle influenze mediatiche, condannati al presente senza profondità di memoria e futuro.
Non ci si può sorprendere quindi se una società piatta come la nostra appiattisce anche tutti i soggetti presenti in essa, e in particolare la loro capacità e il loro vigore soggettivi. Una società ad alta soggettività, che aveva costruito una sua cinquantennale storia sulla vitalità, sulla grinta, sul vigore dei soggetti, si ritrova a dover fare i conti proprio con il declino della soggettività.
Siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto, visto che ad un ciclo storico pieno di interessi e di conflitti sociali, si va sostituendo un ciclo segnato dall’annullamento e dalla nirvanizzazione degli interessi e dei conflitti, comunque di tutto ciò che può disturbare l’apatica autoreferenzialità delle pulsioni.
Non è paradossale dire che tornare a desiderare è la virtù civile necessaria per riattivare la dinamica di una società troppo appagata e appiattita. Senza aver paura dei conflitti individuali, collettivi e istituzionali che un rinnovato vigore del desiderio può comportare: meglio il conflitto, oggi, che l’appiattimento.

La crisi che stiamo attraversando ha bisogno quindi principalmente di uno scavo e di messaggi che facciano autocoscienza di massa (di massa e non di piazza, come pensano affabulatori in cerca di autostima). 

Tale autocoscienza di massa può nascere solo dalla consapevolezza che la strategia dell’offerta continuata giova al tardo capitalismo, ma non alla gente comune; che occorre contrastare tale strategia, sottraendosi il più possibile ad essa; che occorre ricominciare ad esprimere domande autonome; che occorre, in parole già dette, tornare a desiderare; che occorre perciò sviluppare una mente immaginale, capace di innovare pensieri e richieste. E forse quel che dobbiamo desiderare è questo ritrovare una mente in opera, un riarmo mentale più che morale. 
Se il Paese non imbocca con decisione il sentiero della ripresa dipende anche dal fatto che sul sistema pesano come macigni un debito pubblico abnorme, che ogni anno drena risorse per il 4,7% del Pil, e un’evasione che le più rosee stime collocano intorno ai 100 miliardi di euro l’anno e che occulta quasi il 18% della ricchezza del Paese. Due zavorre che contribuiscono a mantenere il benessere acquisito, ma certamente impediscono ogni sviluppo e stanno togliendo dinamicità all’economia e alla società.

Ma la gran parte degli italiani inizia a guardare con molta preoccupazione al dilagare di quei fenomeni di malcostume, politico e sociale, su cui da sempre è stata abituata a chiudere un occhio, forse anche un po’ per convenienza. Secondo un’indagine del Censis, realizzata in collaborazione con il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, il 44,4% degli italiani individua nell’evasione fiscale il male principale del nostro sistema pubblico, ponendo in secondo piano la questione dell’eccessivo livello di tassazione (22%). Tra gli interventi da attuare reputati più urgenti, più della metà del campione (il 51,7%) segnala l’esigenza di accrescere il numero e l’efficacia dei controlli per contrastare l’evasione: una misura ritenuta di gran lunga prioritaria rispetto alla pur auspicata riduzione del carico fiscale (23,4%) o alla semplificazione del sistema nel suo complesso.

Occorre, pertanto, un risveglio individuale e sociale da un'ipnosi delle coscienze durata troppo a lungo; risveglio che sembra già iniziato e che, si spera, possa portare ad un risveglio forte del desiderio di cambiamento e, perchè no, anche alla ripresa del conflitto.


CENSIS - 44° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2010


WIKILEACS - Il database dei cablogrammi segreti

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