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21 gennaio 2010

L'ULTIMA SCONCEZZA (in ordine di tempo)


Visito di tanto in tanto il Blog di Concita De Gregorio sull'Unità e oggi voglio riportare la pagina Indecenza al governo
 
Un'amnistia penale e contabile. Una legge cucita come un abito su misura per salvare il presidente del Consiglio che nega giustizia a tutti quei cittadini che vedranno dichiarati morti processi non ancora conclusi. Una norma che salva la casta dal dovere di pagare per i reati contabili: un danno erariale enorme per lo Stato per mano di un governo che non è in grado di abbassare le tasse come promesso ma che rinuncia a 500 milioni di euro da politici e società che abbiamo commesso reati contabili e amministrativi. La lista dei fortunati è lunghissima. Comprende tra gli altri l'estensore del testo senatore Giuseppe Valentino, che visto l'andazzo generale non ha avuto problemi a contribuire a scrivere una legge che andasse bene anche per sé. Valentino ha un giudizio pendente davanti alla Corte dei Conti del Lazio per una storia di sprechi e consulenze quando era sottosegretario alla Giustizia con il Guardasigilli Roberto Castelli (anche lui beneficiario della legge, come vi avevamo annunciato, e anche lui suo autore, in quanto membro della commissione Giustizia del Senato).
Moltiplicandosi per metastasi ieri nell'aula del Senato il cancro del conflitto d'interessi, e la volontà della maggioranza di aggirare la Costituzione, ha prodotto un mostro. Pur di risolvere il problema personale di Silvio Berlusconi e, nello stesso tempo, per evitare di andare a sbattere contro la violazione dell'articolo 3 della nostra Carta fondamentale (quella che sancisce il principio di uguaglianza) è stata allargata a dismisura, ben oltre il campo del diritto penale, la norma salvapremier chiamata "processo breve". Con questo brillante risultato: non solo decine di migliaia di cittadini, vittime di reati, non avranno più giustizia, ma lo Stato perderà una cifra che si aggira attorno al mezzo miliardo di euro. Per dare un'idea a chi non avesse dimistichezza con questi ordini di grandezza: sono 100 milioni in più di quanto il governo ha racimolato con l'ultima Finanziaria per le università. Sono cinque volte la cifre stanziata per l'agricoltura. Sono il doppio dei fondi destinati all'adeguamento antisismico delle scuole dell'intero Paese. I ricercatori dell'Ispra che si occupano con grande competenza di compiere analisi ambientali sul nostro territorio sono nel frattempo ancora sui tetti, senza lavoro: a uno di loro, specialista in mare e coste, il ministro ha proposto di occuparsi di marmotte. Come se a un ginecologo chiedessero visto che è medico di fare trapianti di cuore. «Senza vergogna», abbiamo titolato qualche tempo fa. Ieri oltre al limite del pudore si è superato anche quello della decenza. Di questo parla oggi Anna Finocchiaro in un'intervista raccolta da Ninni Andriolo. Delle origini di tutto questo racconta la seconda puntata dell'inchiesta «processo breve memoria lunga», in cui Claudia Fusani e Luigi De Magistris ripercorrono in quattordici puntate per tre giorni alla settimana tutti i processi che nel corso degli ultimi vent'anni hanno visto imputato il premier, con conseguente modifica del nostro sistema giustizia. Oggi si parla delle tangenti Guardia di Finanza, correva il 1994.

Colpisce l'analisi attenta dei fatti della malapolitica e l'accostamento stridente di questi con i problemi  quotidiani delle persone normali, oscurati totalmente dai media.
Impressionante è poi il numero di commenti (centinaia) che si possono dividere in 3 categorie:
1) Quelli che condividono (la grande maggioranza) il punto di vista della giornalista e la incitano a continuare l'impegno anche in nome e per conto loro che sono senza voce
2) Quelli che appaiono delusi e spesso offesi da un'opposizione, in particolare il PD (o una parte di esso), che appare prona e inerme di fronte alla carica forsennata di una destra indecente
3) La minoranza, infine, dei soliti provocatori che, in modo spesso osceno, fanno l'elogio acritico del manovratore, accusano gli altri di tutti i misfatti, consigliano di attendere il compimento dell'opera.

Tra i frequentatori del sito c'è Antonella che in una mail mi scrive:
Concita riesce ancora a scrivere, a parlare. Io no. Tutto questo parlare a cosa serve?  Dentro ho ormai solo il vuoto. Tempo fa l'avevo detto: non è più tempo di parole. Ma nessuno fa niente. Parliamo, parliamo... parliamo, parliamo...
Cosa importa quanti soldi lo Stato perde con questo cosiddetto processo breve? Li perde anche con lo scudo fiscale, con le norme pro evasori, con il ponte sullo Stretto, con la Tav, le centrali nucleari, le tangenti, i mega stipendi e le mega pensioni, eterni, a quella che ormai è una moltitudine, con i carrozzoni che servono a rubare e a far sì che amici degli amici guadagnino stipendi da favola, altri con il risparmio ottenuto non pagando la contingenza... con le proprietà pubbliche vendute, con mille sconci di ogni giorno.
E noi parliamo, parliamo. Ci arrabbiamo, non riusciamo più a vivere dignitosamente da molto tempo. Molti giovani sono rovinati e gli abbiamo scippato il futuro, li abbiamo spenti, traditi, uccisi a volte, per far guadagnare bar, pizzerie, discoteche e spacciatori. Li abbiamo resi egoisti, insensibili. Abbiamo tradito ogni ideale, ogni principio. Siamo tutti Caino. Lasciamo che la violenza, la disonestà, l'arroganza, l'illegalità imperino. E parliamo, parliamo. Non è finita qui, e già siamo nel baratro. Ma parliamo.
Basta, non ho più voglia di parlare.

Questo di Antonella è uno stato d'animo assai diffuso dinanzi allo sconcio, agli esempi e alle parole (l'ultima dell'uomo dell'amore 'giudici = plotoni di esecuzione') che vengono dagli uomini alla guida di questo sventurato paese.

Cosa vedremo e sentiremo ancora? 

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