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03 gennaio 2010

Il 2010 sarà per l'Italia un anno peggiore di quello andato!


Il Brunetta, appena uscito dall'astinenza festaiola, ha sparato il suo primo petardo del 2010. Intervistato da Libero, il ministro più piccolo dall'unità d'Italia ad oggi, ha dichiarato che è necessario cambiare anche la prima parte della Costituzione, a partire dall'articolo 1: "Stabilire che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla". Brunetta sostiene che la parte valoriale della Costituzione "ignora temi e concetti fondamentali, come quelli del mercato, della concorrenza e del merito". Quando si fanno le cose, occorre farle per bene!
Quell'enunciato iniziale "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione" condiziona effettivamente tutto il testo. Per devastarlo occorre partire da lì, da quella dichiarazione d'intenti che i padri costituenti hanno voluto porre a capo dei Principi fondamentali, quasi a sancire con pochi termini chiari e inequivocabili "repubblica democratica, lavoro, sovranità-popolo, costituzione" le linee-guida cui avrebbe dovuto ispirarsi il legislatore nella sua opera.
Ma essi non potevano immaginare quale involuzione avrebbe avuto la vita politica e civile del paese a partire dallo scorcio finale del secolo scorso.

Non potevano prevedere che un Brunetta qualsiasi e un Bossi (lumbard doc) sarebbero diventati ministri della Repubblica; che una Carfagna e una Gelmini avrebbero guidato, per meriti speciali innominabili, dicasteri importanti. Non potevano minimamente concepire razionalmente che il fondatore del "partito dell'amore" avrebbe oltraggiato, per volontà del popolo, da 15 anni e oltre le leggi, le istituzioni, la stessa struttura civile e sociale della nazione.
Intanto il ministro (minus) di cui sopra si guadagna le prime pagine dei giornali, dei TG e dei blog e, pertanto, è felice; alle contumelie che gli pioveranno addosso  da parte della solita sinistra risponderà con quel sorriso ebete e infingardo che gli si stampa in viso quando la spara grossa. Poi penserà a come sostituire quell'articolo che, riveduto, potrebbe suonare così: "L'Italia è un sultanato costituzionale fondato sulla cortigianeria di nani e ballerine. La sonranità appartiene al "primus super pares" che la esercita con tutti gli strumenti atti a sedurre, lusingare ed ingannare il popolo".
Ma il sultano, ancora convalescente, la sua sulle riforme l'aveva già sparata: "Se Bersani e gli altri continuano a chiedermi di discutere insieme le riforme ma di mettere da parte il ddl sul processo breve, vuol dire che non demordono dal sogno di eliminarmi per vie giudiziarie".
Ma non hanno sempre detto che il processo breve sarà una riforma per i cittadini, per snellire l'attività giudiziaria?

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