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26 aprile 2011

Gli sfregi più odiosi al 25 Aprile degli Italiani

Questa agghiacciante scritta comparsa al quartiere Pigneto di Roma, ricalcante il disgustoso Arbeit macht frei posto all'ingresso di Auschwitz e degli altri campi di concentramento nazisti.

Nel 66° anniversario della Liberazione qualcuno inneggia ancora alla crudeltà e alla barbarie dei campi di concentramento nazisti, nei quali i lavori forzati, la condizione di privazione inumana dei prigionieri e non ultimo il destino finale di morte, stridevano con grottesca ironia rispetto all'apparente candore etico del motto.

 
E l'assenza assordante del Presidente del Consiglio alle celebrazioni del 25 Aprile. 

Ha giurato fedeltà alla Repubblica e alla sua Costituzione, 
frutto della lotta antifascista e della Liberazione. 

Ma, evidentemente, ha preferito fare Pasquetta!



Perché qualche forsennato ricordi!
Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.
(Elie Wiesel, da La notte)

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
   Che lavora nel fango
   Che non conosce pace
   Che lotta per mezzo pane
   Che muore per un sì o per un no.
   Considerate se questa è una donna,
   Senza capelli e senza nome
   Senza più forza di ricordare
   Vuoti gli occhi e freddo il grembo
   Come una rana d’inverno.



Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
 
   O vi si sfaccia la casa,
   La malattia vi impedisca,
   I vostri nati torcano il viso da voi.

(Primo Levi, da Se questo è un uomo, Einaudi, Torino)



P.S.: l'autore dell'insegna rivela il suo intento. Se fosse come dice lui, lo sfregio più odioso, perché consapevole, sarebbe solo uno, quello del premier.

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