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15 dicembre 2008

ATTACCO A COLPI DI SCARPE CONTRO GEORGE W.BUSH A BAGHDAD.





Non poteva finire peggio la visita di commiato di Bush in Iraq. Durante la conferenza stampa, un giornalista iracheno, immediatamente fermato dai servizi di sicurezza, si è tolto repentinamente le scarpe e le ha lanciato contro Bush dicendo: «Questo è il tuo bacio d'addio, cane». I tiri erano ben diretti e intesi a colpire alla testa, ma Bush li ha schivati con incredibile tempismo. «So solo che erano di taglia 44 e mezzo» ha poi commentato il presidente Usa con i giornalisti.
Questo è l'atto che segna in modo emblematico la fallimentare presidenza di George W. Bush.

Meditate gentes, meditate!


IL GIGANTE MALATO
Appena eletto, nel 2001, il presidente Bush jr. taglia i fondi per il controspionaggio e dopo qualche mese le Torri Gemelle subiscono un attentato in cui perdono la vita 3000 persone; nel 2002 (appoggiato dalle potenze occidentali) ordina l’invasione dell’Afghanistan, affermando che il regime talebano collabora con i terroristi islamici; nel 2003 sostiene che Saddam Hussein possiede armi di distruzione di massa e ordina l’invasione dell’Iraq. I primi sei anni di guerra al terrore sono costati oltre 1000 miliardi di dollari. I militari americani morti sono circa 4000, le vittime locali almeno 400.000.
Per quanto riguarda l’economia, ha autorizzato pesanti tagli di bilancio che hanno influito negativamente su scuola, lavoro, salute, ambiente, sicurezza. Per rimettere in moto la crescita, sono state tagliate le tasse, favorendo però i ceti ricchi, e alle fasce disagiate sono stati concessi mutui facili che si sono rivelati una truffa colossale. Il taglio dei fondi ha impedito anche di soccorrere efficacemente gli abitanti di New Orleans, devastata dall’uragano Catherina. La crescita abnorme dei derivati finanziari e la bolla edilizia hanno portato prima alla crisi dei sub-prime, poi alla crisi finanziaria, ora alla crisi borsistica e a breve alla recessione. Inutile ricordare che una crisi negli USA prelude ad una crisi mondiale.
Sul piano interno, la crisi economica è frutto del drenaggio di ricchezza dai poveri, che sono aumentati, verso i ricchi, che si sono ulteriormente arricchiti. La tensione sociale che ne segue porta la maggior parte degli statunitensi ad essere insoddisfatti e timorosi verso il futuro. Da qui la spinta verso il cambiamento. Anche perché con il tempo, quella guerra che era apparsa giusta, si è poi rivelata una strage senza fine.
Sul piano internazionale i goffi tentativi di rispondere alla cieca ad un attacco, che addirittura era stato previsto dai servizi segreti, hanno portato ad un raffreddamento dei rapporti con le altre potenze del mondo. Gli alleati hanno prontamente inviato truppe quando richiesto, ma l’illusione di una guerra-lampo si è dissolta quando le soluzioni politiche ai conflitti non hanno potuto evitare i continui attacchi suicidi alle postazioni militari. Quella che doveva essere una liberazione, in realtà è un’occupazione straniera con tutte le inevitabili tragedie e corruzioni. Le immagini di militari morti e decapitati, ha aperto gli occhi agli americani che si sono sentiti raggirati quando hanno scoperto che non erano i benvenuti, visto che nessuno li aveva chiamati. Soprattutto quando scopri che tuo figlio è andato a morire in una terra lontana inutilmente.
Così tra un debito pubblico astronomico, un prestigio indebolito, un’egemonia economica insidiata da Cina e India, per il neo-presidente si prospettano anni per niente felici. Se sarà capace di far fronte a tutti questi problemi, dimostrerà che gli americani hanno scelto davvero l’uomo del cambiamento. Altrimenti si preannuncia un periodo di instabilità che potrebbe far allargare il fronte bellico.
Auguri presidente Obama. Il mondo si aspetta molto da Lei.


Prodotto da
Katone, giovane studente di economia e commercio a Roma,
Tratto e rielaborato da:
Il gigante malatoIl Corriere di Zeugidi

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