per ricordare due veri eroi del nostro tempo, di Adriana Castellucci.
Ormai da diciotto anni tornare a Palermo per me significa non mancare all'appuntamento del 19 luglio: una sorta di rito che sigilla un patto con la memoria collettiva del nostro disgraziato Paese. Rivedo vecchie facce del passato, ne conosco di nuove, recrimino sul numero dei partecipanti, mi entusiasmo comunque nel cogliere gli elementi di discontinuità col passato. Sono stati tre giorni intensi quelli dedicati alla strage di via D'Amelio.
Sabato sera nell'atrio seicentesco di Giurisprudenza c'era una gran ressa, moltissimi seduti per terra: tutti a stringerci attorno a magistrati e giornalisti coraggiosi, ad Antonio Ingroia e Scarpinato, a Sandra Rizza, per fare alcuni nomi. Di nuovo a sperare, di nuovo a voler sapere di più sulle grandi stragi da cui è stata partorita la nostra cosiddetta seconda repubblica, di nuovo a cercare di capire la forza eversiva dei depistaggi. Lo stravolgimento delle Istituzioni.
Oggi pomeriggio c'era tanta gente in corteo a gridare: "Ho un sogno nel cuore: Dell'Utri all'Ucciardone!" Molti giovani del movimento delle Agende rosse venuti da diverse parti d'Italia a scandire: Resistenza! Resistenza! L'Italia è nostra e non di Cosa nostra! A sostare sui luoghi simbolo della più grande lacerazione che il nostro Paese ha subito nella sua storia repubblicana: via D'Amelio, l'albero Falcone di via Notarbartolo. Molta rabbia e commozione che tutti questi anni in attesa della verità e della giustizia non hanno attenuato.
Al termine di un lungo corteo che ha attraversato mezza città c'è stato un momento di sorprendente coinvolgimento: proprio sulla panchina di marmo, dove erano state collocate e poi abbattute due statue raffiguranti Falcone e Borsellino, due attori hanno ridato vita e voce ai due giudici in un serrato e struggente dialogo in cui rabbia, rimpianto, tenerezza si intrecciavano convulsamente a restituirci il senso profondo delle loro vite sacrificate. Per un momento i presenti abbiamo avuto l'illusione di averli lì tra noi. Vivi. Abbiamo lasciato che la forza travolgente della finzione scenica ce li restituisse nella loro fisicità, che violenza e morte almeno per quell'ora potessero esser sconfitte. E che il tempo sospeso fosse ancora fermo a prima del '92 quando ancora era tutto possibile e la guerra dichiarata alla mafia potesse essere vincente.
Sempre più mi convinco della forza visionaria del teatro, della sua capacità eversiva di riportare l'ordine morale.
Ad accompagnarmi in questi giorni c'era un pezzetto di Nuovo Mondo: Alina, Rita, Claudia e Laura. Un germoglio gentile di un'umanità nuova.
Un caro abbraccio per tutti voi. Adriana
Grazie Adriana, per il tuo resoconto toccante.
Speriamo tutti che presto la verità venga alla luce intera!
Ciao. A Palermo c'ero anche io. Anche io c'ho lasciato un pezzetto del mio cuore.
RispondiEliminaMassimiliano Brontini