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26 settembre 2011

Come uscire dal baratro

Con il crollo di Berlusconi, anche se pilotato, andranno al macero tutto il suo establishment, le  bande e le cricche che lo hanno sostenuto e, prevedibilmente, le vecchie burocrazie dei partiti che, pur stando all'opposizione, sono vissute alla sua ombra sorreggendolo.
L'uomo politico è finito assieme al suo sogno diventato ormai un incubo per la stragrande maggioranza degli italiani. Il miglior presidente del consiglio degli ultimi 150 anni, che solo tre anni fa aveva conquistato - con la legge elettorale bastarda ancora in vigore - una maggioranza straripante in Parlamento, chiude ignominiosamente la sua ventennale occupazione della cosa pubblica con tre frasi emblematiche: "Non mi dimetto, se mi vogliono sfiduciare lo facciano con un voto in Parlamento", "A tempo perso faccio il primo ministro" e "Poi ce le prestiamo, la patonza deve girare". E tutto questo mentre i mercati attaccano violentemente l'Italia, la borsa va a picco, lo spread distrugge - come in una tela di Penelope - i provvedimenti lacrrime e sangue che le manovre a ciclo continuo vanno approntando.

Basta! Non si parli più di lui e degli Scilipoti che lo sorreggono. Il crollo è già avvenuto, prima che in Parlamento, nel Paese. Manca soltanto che venga certificato in modo chiaro e definitivo.
Occorre, invece, pensare subito al dopo, quando sarà sotto gli occhi di tutti la profondità del guasto prodotto in questi anni di mancanza di progettualità, di assenza di politica economica ed industriale, di forsennato e rampante assalto allo Stato e alle sue Istituzioni. Occorre pensare da subito alle persone nuove, pulite, oneste e rispettose delle leggi e del sistema democratico che potranno operare con tutte le loro forze per farci uscire dalle macerie e avviare la ricostruzione politica, sociale e morale di un Paese portato sull'orlo della bancarotta e diventato zimbello del mondo. Occorre pensare ad un programma di risanamento largamente condiviso e ad una squadra di personalità capaci, competenti e moralmente inappuntabili che si mettano al servizio di un compito immane e meritorio. Anche nel Paese devastato dal berlusconismo non mancano tali personalità ma occorre individuarle, portarle in campo e convincerle a provarci. L'Italia merita di tornare ad essere nel consesso mondiale una nazione degna di fiducia e rispetto come negli anni migliori della sua Storia. Occorre che tutti ci disponiamo ad accettare i sacrifici che ci verranno imposti perché si possa uscire dal baratro in cui ci hanno portati, come dopo una lunga guerra durata troppi anni.

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