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28 novembre 2008

Ponte sullo stretto. Ne vale la pena?

Alla vigilia della riunione del Cipe emergono nuovi dubbi sull'iter e sulla fattibilità. E i soldi già stanziati potrebbero finire altrove

Ponte: impossibile fare espropri, i tempi si allungano ancora.

Nonostante le garanzie del governo e le speranze di Cuffaro e Lombardo, la Grande Opera non ha ancora un progetto definitivo.

Ponte, impossibile fare espropri i tempi si allungano ancoraREGGIO CALABRIA - Il sogno del Ponte sullo Stretto di Messina passa per la riunione del Cipe in programma domani. E non è solo una questione di soldi. L'amministratore delegato della "Stretto", Pietro Ciucci, ma soprattutto il General Contractor, vincitore dell'appalto per la progettazione e la realizzazione della megaopera, aspettano i finanziamenti necessari per far ripartire l'iter e, ancor di più, garanzie dal Governo affinché questo non venga più bloccato.

Sono un siciliano che pensa, e se i tempi per la realizzazione di questo "mostro" si allungano, non può che farmi piacere. A voler prescindere dall'impatto ambientale, dai rilevantissimi problemi tecnici e dai costi che l'opera comporta, rilevo quanto segue:
  • la Sicilia e la Calabria sono tra le regioni più carenti d'infrastrutture (strade, ferrovie, porti, per non parlare di scuole e ospedali). In epoca di alta velocità i collegamenti ferroviari in Sicilia sono da terzo mondo. La tratta Agrigento-Catania non elettrificata, binario unico (minimo 4 ore di percorrenza) penso sia conosciuta soltanto dal personale viaggiante e di servizio nelle stazioni e da qualche turista non organizzato;
  • la rete stradale interprovinciale e intercomunale che convoglia, oltre a quello locale, tutto il traffico pesante è da ristrutturare totalmente (nella tratta Agrigento-Trapani della statale 115, che ci ostiniamo a definire strada a scorrimento veloce, se capiti dietro una colonna di mezzi pesanti, sei costretto ad andare alla loro velocità, spesso fino a destinazione;
  • la Calabria si trova nella medesima situazione: la SA-RC è un cantiere aperto e non s'intravede la conclusione dell'opera.
  • in tale contesto, il ponte sullo stretto, sempre che sia fattibile, rappresenterebbe un punto di accelerazione del traffico fra la Sicilia e il "continente", insostenibile dalle attuali reti viarie e ferroviarie; insomma un collo di bottiglia rigonfiato.
Di ben altro avrebbe bisogno il nostro Sud e con costi forse più sostenibili. Questo le persone di buon senso lo sanno, solo i politici non vogliono capirlo. Certamente non occorre che vengano progettate opere faraoniche a vantaggio di imprese controllate dalla mafia.

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