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Amo riflettere e ragionare su quanto vedo e sento.

Benvenuto nel mio blog

Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
Consiglio, pertanto, di stare alla larga a quanti hanno la testa imbottita di frasi fatte e di pensieri preconfezionati; costoro cerchino altri lidi, altre fonti cui abbeverarsi.

Se vuoi scrivermi, usa il seguente indirizzo: mieidee@gmail.com

30 giugno 2011

Ben venga il referendum contro la porcata calderoliana

Da questo parlamento, da questa maggioranza e dall'attuale governo non possiamo aspettarci più nulla di buono. Ma prima di mandarli definitivamente a casa, è bene che il popolo sovrano cancelli con il referendum la legge porcata che, oltre a dare un premio di maggioranza ad una minoranza espressa col voto, toglie ai cittadini elettori il diritto di indicare le loro preferenze in liste bloccate. Gli eletti dipendono esclusivamente da chi li ha nominati e si considerano totalmente svincolati dal corpo elettorale.
Quello che è successo in questa legislatura e il vergognoso cambio di casacca di molti parlamentari sono anche frutto dell'attuale sistema elettorale.

Esiste nel nostro ordinamento una legge elettorale maggioritaria talmente sconcia che è stata battezzata ‘porcellum’. A proporre un’altra consultazione dopo il successo dei quesiti su acqua, nucleare e legittimo impedimento è Enrico De Mita, professore emerito di Giurisprudenza presso l’Università Cattolica di Milano, che ha lanciato l’appello dalla prima pagina del Sole 24 Ore. Un parere autorevole che si unisce alle voci che in Rete e nella società civile chiedono l’abrogazione della legge elettorale.

L’iniziativa principale è Io Firmo. Riprendiamoci il voto promossa dall’ex senatore Ds Stefano Passigli, del Comitato per il Referendum sulla legge elettorale, che evidenzia i quattro principali difetti del Porcellum: le liste bloccate, il premio di maggioranza, le deroghe alla soglia di sbarramento e l’obbligo di indicazione del candidato premier.

Da settimane Valigia blu e Libertà e Giustizia hanno lanciato l'appello permanente Ridateci la nostra democrazia, per cambiare la legge elettorale. I promotori hanno inviato un messaggio anche a Giorgio Napolitano.

Forse è il momento che il POPOLO SOVRANO si riprenda i propri diritti conculcati impegnandosi nella raccolta delle firme per abrogare il PORCELLUM.

I miei post precedenti sull'argomento:
FIRMA L'APPELLO DI LeG
LEGGE ELETTORALE 'PORCATA'? CAMBIAMOLA!

24 giugno 2011

"Quest'uomo e la cricca di cui s'è circondato hanno trasformato il Paese in un bordello"


Questo è il commento di Corrado Augias ad una lettera pubblicata su la Repubblica di oggi a proposito di Bisignani e intercettazioni. Condivido totalmente sia la lettera che il commento, e quest'ultimo ho il piacere di ripubblicare.


Questa lettera era arrivata quattro giorni fa, talmente giusta l'intuizione che se ne sono subito accorti anche nel PDL: le intercettazioni sono una delle poche vere armi di cui la magistratura disponga in un Paese dove, come sostiene l'accusa, può esistere  ai massimi livelli  "un'associazione per delinquere organizzata e mantenuta in vita allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione". Anche la reazione immediata è stata semplice: bloccare tutto. Nessuno deve sapere che l'astuto Bisignani teme che Berlusconi possa cadere e andare a processo e  "con le regole normali, lo condannano sicuro, finisce la festa per tuttii". Ogni volta che escono verbali d'intercettazione si capisce meglio perché il presidente del Consiglio li tema. Non è la privatezza dei cittadini a preoccuparlo, figurarsi! Un uomo che ha trafficato, insieme a suo fratello, con verbali illecitamente sottratti.
È che l'uomo è circondato da lestofanti, gente rotta a tutto, pregiudicati che continuano a frequentare gli uffici del governo, il suo domicilio pubblico e semi-privato. Che vergogna vedere gente di questa risma frequentare la presidenza del Consiglio dei ministri come se fosse casa sua. Quest'uomo e la cricca di cui s'è circondato hanno trasformato il Paese in un bordello, in senso proprio e nel senso dantescamente figurato. Per questo si vorrebbe impedire in ogni modo che la verità finisca sui giornali. Esattamente per le stesse ragioni è bene che gli italiani che nulla hanno da nascondere continuino a battersi. Per sapere. In uno dei suoi non rari slanci di autocompiacimento, l'astuto Bisignani ha detto  "assumere informazioni è il primo passo del potere".  Di quel  "potere" vorremmo poter usufruire anche noi. (Corrado Augias)

23 giugno 2011

La barca alla deriva riuscirà a galleggiare fino alla primavera del 2013?

Bossi chede l'uscita dall'impegno militare in Libia e l'allontanamento dei profughi, la riduzione delle tasse e i ministeri al Nord; il Presidente Napolitano è determinato a far rispettare gli impegni internazionali con l'ONU e con le potenze europee; il ministro delle Finanze vuole mantenere fede all'impegno con l'Europa per il rientro dal debito entro il 2014, un impegno gravoso di finanza pubblica che non consente l'alleggerimento delle imposte; tutta l'opposizione e una parte della maggioranza, capeggiata da Alemanno e Polverini, fanno pernacchie ai ministeri al Nord con cui la Lega intende camuffare i suoi fallimenti.
I risultati delle amministrative e dei referendum hanno dimostrato platealmente la distanza esistente tra il paese reale e chi lo governa. Berlusconi continua a parlare da 17 anni di riforme, non attuate in tempi di vacche grasse, meno che mai realizzabili oggi, con questi chiari di luna e con una maggioranza raccogliticcia in parlamento, oltretutto dilaniata da profonde divergenze politiche, risultato di interessi diversificati e difficilmente componibili. L'unico collante che li tiene ancora assieme è quello del controllo del potere attraverso l'attività di consorterie che gestiscono affari più o meno loschi e speculazioni all'ombra delle istituzioni.
Gli Italiani, invece, in questa primavera appassionante, hanno voltato decisamente pagina e attendono di potere assestare, prima possibile, il colpo finale al governo del fare, che ha saputo fare soltanto chiacchiere per gli allocchi e salvaguardia di interessi privati e settoriali.
E tuttavia, nella situazione allarmante, sia sul piano sociale che su quello economico, intendono galleggiare fino al 2013, incuranti delle condizioni disastrose in cui lasceranno  il Paese. Se avessero un briciolo di senso di responsabilità, uscirebbero dalla torre che cade in pezzi e proporrebbero un governo di salute pubblica nell'interesse dell'Italia;  o, in alternativa, porterebbero alle elezioni anticipate lasciando al popolo sovrano di decidere del suo futuro.
Ma da gente che ha occupato le istituzioni, spinta esclusivamente da privatissimi interessi, non ci si può aspettare un tale soprassalto di dignità e generosità. Tireranno a campare finché la barca non affonda.
 
Deve essere in un cul de sac per ricercare un faccia a faccia con Di Pietro, il leader dell'opposizione senza se e senza ma! 
Sarebbe interessante sapere cosa si siano detti!

19 giugno 2011

A Pontida la Lega non stacca la spina. Mica scema!


Sembrava davvero ammosciato lo spadone di Alberto da Giussano, a giudicare almeno dalle parole strascicate del Senatur. In un passaggio del suo discorso, il Capo ha detto che parlare è facile, fare è più difficile. Ad un comune ascoltatore restava, tuttavia, difficile capire il senso di un discorso disarticolato e incerto. Il senatur, in sostanza, ha chiesto un fisco più leggero -  anche se si rende conto delle difficoltà finanziarie dello Stato - da attuare grazie al risparmio derivante dall'uscita dalla guerra in Libia e dal taglio della spesa pubblica. Continua a chiedere il trasferimento di quattro ministeri in padania, per il quale avvierà la raccolta delle firme, seguita dalla raccolta-contro capeggiata dai romanisti Polverini e Alemanno. Sembra accontentarsi, infine, di tre o quattro piccoli interventi a favore del popolo del nord.
La base della Lega sembrava, però, più di lotta che di governo, se punteggiava l'intervento di Bossi con cori continui a base di se-ce-ssio-ne! se-ce-ssio-ne! se-ce-ssio-ne! 
 È intervenuto poi  il moderato Maroni che, democristianamente, si è attribuito il merito di tutto il buono prodotto dal governo e, da perfetto ministro degli interni della Repubblica italiana, ha chiuso con le parole d'ordine: Padania libera e indipendente! 

La manfrina, dunque, continuerà con la Lega di governo che batte la Lega di lotta per 1/0.

E il conto lo paghiamo noi, i soliti noti, a qualsiasi latitudine apparteniamo!

18 giugno 2011

Quando un regime dà gli ultimi rantoli. Perché anche i regimi tirano le cuoia!

Mi chiedo spesso quali effetti produrrà nella sua rovinosa caduta questo regime ormai agli sgoccioli. Come si adatterà il sultano di Arcore a vivere lontano dal potere che ha gestito per quasi un ventennio; dove trascorrerà, e con chi, il crepuscolo della sua esistenza. Che ne sarà degli uomini e delle donne che gli hanno tenuto bordone in politica, negli affari e nell'informazione. Sarei curioso di sapere che ne sarà di Fede, di Vespa, di Minzolini, di Cicchitto, di Gasparri, di Alfano, di Verdini, di Brambilla, di Santanchè, di Stracquadanio, di Brunetta, di Bisignani, di ...!
E le sue aziende, che fine faranno? E le sue donne, troveranno un nuovo e diverso finanziatore? 
E quelli che hanno cantato e cantano ancora meno male che Silvio c'è, come cambieranno il testo della loro canzone? E quelli che lo hanno proposto al Nobel per la pace, a quale personaggio rivolgeranno la loro attenzione per la stessa onorificenza? 
È proprio un mondo di cartapesta che si sgretola, lasciando tanti orfani in carne ed ossa che non riusciranno facilmente a darsi pace.
E poi mi piacerebbe immaginare come reagiranno, nel momento fatidico, i milioni di italiani e italiane che hanno riempito le piazze, che hanno esultato per l'esito delle amministrative, dei ballottaggi, dei referendum.  
Tutta una generazione di giovani è vissuta sotto questo regime che sembrava necessario e ineluttabile. Il vaccino - per usare un'espressione del compianto Montanelli - si è tramutato in una cura da cavallo che ha quasi stremato l'intossicato! 
E dire che sarebbe bastato, all'inizio, far valere il principio che impediva, e impedisce tuttora, a un grande concessionario dello Stato di sedere in parlamento, per evitarci tante offese alla nostra democrazia e tanti danni al nostro Paese!

Adesso rimarrà agli storici l'onere di ricostruire le vicende di questi anni e a qualche pignolo curatore di memorie e biografie, quello di raccogliere tutte le panzane extragalattiche e le volgarità da postribolo; le promesse mirabolanti e le marce indietro; le affermazioni sperticate e le frettolose ritrattazioni invereconde; le aggressioni verbali e non, da parte dei centurioni del regime, a tutti i nemici veri o presunti;  tutte le porcate, insomma, che sono state dette, fatte e scritte, perché possano rimanere ai posteri come memoria di un'epoca che non avremmo voluto vivere. 

16 giugno 2011

Se Brunetta è un ministro, io sono Santa Giovanna D'Arco


Alle sue uscite credevamo di essere già abituati; e alla sua sgradevolezza pure. Ma questa volta ha perso decisamente il controllo definendo i precari che volevano interloquire con lui, l’Italia peggiore. Nel video che pubblica successivamente in yutube, rincara la dose e definisce i giovani che lo avevano contestato   signori un po’ attempati che non hanno niente da fare che organizzare agguati. Con giornali compiacenti, pieni di precari
D'altra parte, l'emerito Stracquadanio, per spiegare l'esito del referendum e la contestazione al ministro Brunetta si esprime così: Per forza noi non vinciamo su Internet. Loro hanno un esercito di impiegati pubblici che dalle due alle dieci di sera stanno a casa e non hanno un cazzo da fare, è ovvio che hanno il tempo di montare un casino sulla Rete.



Dell'on. ministro Brunetta gustatevi queste altre chicche: 
A sinistra sono tutti dei poveretti, la superiorità dei dirigenti del centrodestra è indiscutibile.
Volevo vincere il premio Nobel, lo avrei vinto, ma ho scelto la politica. 
Questa élite di merda! La sinistra per male vada a morire ammazzaa!
Ovvio: le donne uscivano dall’ufficio per fare la spesa e poi tornavano furtivamente.
Non posso camminare per strada senza che mi dicano: ‘Ministro vada avanti!’

Io lo apprezzo soltanto nelle impareggiabili imitazioni di Crozza delle quali fornisco sotto un esempio.



A chi pensasse di presentare una mozione di sfiducia individuale nei confronti dell'on. ministro, io dico che non serve; sarebbe come considerare all'altezza della situazione tanti altri ministri e personalità di questo governo, a partire dall'uomo di Stato che li ha scelti e nominati. 
Occorre, invece, avere nervi saldi e continuare a denunciare le loro malefatte. Saranno in grado di affossarsi da soli e tutti insieme.

15 giugno 2011

Dopo lo chock dei referendum

Ripresisi dallo shock dei numeri del referendum, è probabile che abbiano finalmente capito che non c'è tempo da perdere per rimediare ai guasti fin qui prodotti nella gestione della cosa pubblica. Hanno capito che i cittadini vogliono contare nelle decisioni che li riguardano e non sopportano di dover tirare la cinghia per sostenere un apparato costosissimo ancorché improduttivo. 
Occorrerebbe ridurre sensibilmente i costi dell'apparato politico intervenendo su: auto blu, numero dei parlamentari, finanziamento pubblico ai partiti, province ecc. Occorrerebbe mettere in soffitta piani come quello del ponte sullo stretto e destinare i fondi alle infrastrutture minori, necessarie soprattutto nelle regioni del sud. Occorrerebbe una più equa redistribuzione del reddito e una revisione delle aliquote fiscali a vantaggio delle piccole imprese e dei redditi medio-bassi. Occorrerebbe un rilancio delle attività produttive, specie quelle connesse alla ricerca e produzione di energia alternativa. Occorrerebbe creare le condizioni per dare un futuro certo e accettabile  alle nuove generazioni. Occorrerebbe, occorrerebbe, occorrerebbe ....!
Ma un governo che ha avuto e mantiene come primo punto all'O.d.G. il chiodo fisso dell'impunità per il premier e non sembra disposto a modificare la sua compagine, può essere in grado di affrontare le urgenze improcrastinabili per i cittadini e per il Paese? 
Io non ci scommetterei, come tanti dei 27 milioni che si sono accodati ai seggi per dire il loro Sì ai quesiti referendari. Si decidano, almeno, a darci una legge elettorale d e c e n t e e poi si vada al voto al più presto.

14 giugno 2011

La spudoratezza senza limiti delle facce di bronzo e da c...

Questo è il governo che ha fatto le leggi e assunto gli impegni sulla partecipazione dei privati alla gestione dell'acqua, sulle centrali all'uranio, sul legittimo impedimento; è il governo che ha costretto il parlamento a discutere da oltre 3 anni di tutti gli scudi giudiziari possibili e immaginabili a favore del suo leader plurindagato e in attesa di giudizio; è il governo che ha impedito l'election day collocando i referendum il 12 e 13 giugno nell'intento di far fallire il raggiungimento del quorum, con un notevole aggravio di spesa; è il governo che ha tentato in extremis tutte le carte per impedire che si tenesse quello sul nucleare, il più atteso dagli Italiani; che ha boicottato in tutti i modi la consultazione popolare, fino a lasciare intendere che era inutile, invitando i cittadini a disertare le urne e andare al mare.
Dopo il risultato clamoroso che vede una straordinaria partecipazione al voto, che si attesta sopra il 57% con i Sì intorno al 95%, cosa farebbe un governo serio e responsabile? Prenderebbe atto del fallimento della sua politica, chiederebbe scusa agli Italiani per il disturbo e toglierebbe l'incomodo.

No, non fanno questo. Loro sostengono il loro diritto-dovere di continuare a governare (si fa per dire). Governare cosa? Come? Per chi? Il premier ha rilasciato una dichiarazione in cui prende atto, graziosamente, del risultato e s'impegna a tenerne conto. Dunque, niente legge sulla privatizzazione dell'acqua, niente centrali nucleari, ma niente leggi ad personam di alcun tipo dopo che i cittadini hanno annullato l'ultimo simulacro di legittimo impedimento che la Corte costituzionale aveva mantenuto in vigore.

Ma non hanno proprio voluto leggere e capire il senso profondo dell'esito referendario? Sarò fazioso ma, a mio modesto avviso, i cittadini hanno voluto dire: ne abbiamo ormai le tasche piene; da questo governo e dalla sua maggioranza non ci aspettiamo più niente di buono per il Paese, perciò sgombrate il campo; iatevenne!

Aggiungi didascalia
Invece, il serafico Capezzone - gli occhi a me - dichiara amabilmente che la consultazione si svolgeva su tre temi precisi, che il governo rispetterà l'esito del referendum ed è legittimato a governare; e si augura che la sinistra non strumentalizzi la consultazione popolare. Onore al povero Quagliariello che, partecpando ad un dibattito da Mentana, ha perso la sua grinta studiatamente garbata non sapendo più dove nascondere la faccia e, arrampicandosi sugli specchi, pensando forse ai suoi trascorsi radicali, ha cominciato inopinatamente a balbettare.

13 giugno 2011

Oggi l'Italia gli presenta il conto e lo sollecita a fare le valigie

Ventimilioni e passa di vecchi e nuovi coglioni hanno affollato ieri i seggi elettorali per dirgli perentoriamente che è finita. Non sappiamo ancora quanti oggi se ne aggiungeranno, certamente molti di più di quelli che servono per raggiungere il 50% + 1 del quorum. E non sono andati soltanto per smantellare la politica ambientalista ed energetica del governo, per dire cioè che l'acqua è un bene comune su cui non si può lucrare, che il nucleare venga bandito dai nostri piani energetici; sono andati soprattutto per riaffermare il principio costituzionale della legge uguale per tutti, compresi i ministri e il presidente del consiglio. Oggi saranno di più, molti di più, quelli che daranno il benservito a lui e a tutta la cricca che lo ha assecondato e sostenuto non solo in parlamento ma anche nei giornali e nelle tv; a lui e a quanti hanno sempre minimizzato la sua inadeguatezza e giustificato e avallato i colpi micidiali inferti alle regole della convivenza civile e agli organismi istituzionali.
L'Italia onesta, civile e democratica, quel popolo sovrano che da qualche tempo non cita più se non per dire che è senza cervello, oggi finalmente si ribella e gli scrive un verdetto chiaro, puntuale e incontrovertibile. Gli dice che è giunta l'ora di sollevare le chiappe dalla sede istituzionale per troppo tempo improvvidamente occupata. Diversamente non saranno le monetine evocate dalla Santanchè ma tante pasticche di viagra  a subissarlo.
C'è sempre un modo idoneo - anche se odioso - per liquidare i tiranni, specialmente quando non sentono più gli umori del popolo e ne disprezzano i bisogni, le speranze e le attese;  quando, cioè, si ritengono investiti di una superiore missione e pensano di poterlo dominare sempre e comunque (jure divino?).

11 giugno 2011

Al voto, al voto! Per tre e più buone ragioni.

Lui e quanti gli sono vicini hanno sempre sostenuto che la TV non influenza il voto degli italiani, tanto che ( ... la solita tiritera). Adesso, dopo la scoppola alle amministrative, ha il coraggio di dichiarare che il risultato negativo sarebbe stato determinato da Annozero di Santoro. Con due chiari effetti principali: di considerare gli elettori non in grado di intendere e di volere e di attribuire ad un giornalista, per quanto bravo e fazioso, il (de)merito della sua sconfitta. Delle due l'una: o le tv non condizionano - allora occorrerebbe lasciare in pace i Santoro, i Flores, i Fazio, le Dandini, le Gabanelli - oppure condizionano, allora bisognerebbe annullare l'elezione di un personaggio che di canali  televisivi ne possiede tre e ne controlla altri tre quando assume l'incarico di capo del governo.
La verità è che non si può chiedere di capire cosa sia libertà e democrazia ad un autocrate monopolista, oltretutto affetto dalla sindrome di Narciso!

A proposito dei servi liberi e forti di Giuliano Ferrara: i veri servi - Dio li riscatti - non sono né liberi né forti. Sono in una condizione forzata di dipendenza che li rende deboli e assolutamente privi di decisioni autonome. La contraddizione in termini dei servi liberi e forti è applicabile esclusivamente ad una categoria minoritaria del genere umano. A quanti, cioè, avendo la possibilità di essere uomini liberi, autentici e autonomi, si asserviscono per scelta e opportunismo e si credono forti perché pensano di poter dare consigli al padrone che gliene dovrebbe essere grato. A me pare la categoria più abietta di individui perché non si vendono per la pagnotta ma per vivere all'ombra privilegiata del padrone munifico che si sono scelti. Salvo trovarne un altro quando il primo sarà caduto in disgrazia.

Le ragioni per andare domani a votare sono ormai a conoscenza di tutti ma penso che un'altra molti cittadini elettori l'hanno individuata ed è quella di mandare a fondo un governo e una maggioranza parlamentare prima che essi affondino tutto il Paese.

10 giugno 2011

Il ritratto impietoso che The Economist dà dell'Italia e di Berlusconi nell'editoriale di oggi (Traduzione dall'inglese)

L'uomo che ha fregato un intero paese
L'era Berlusconi graverà sull'Italia per gli anni a venire

Silvio Berlusconi ha molto da sorridere. Nei suoi 74 anni, ha creato un impero mediatico che lo ha reso l'uomo più ricco d'Italia. Ha dominato la scena politica dal 1994 e ora è il primo ministro più longevo d'Italia dopo Mussolini. Egli è sopravvissuto a innumerevoli previsioni della sua imminente fine. Eppure, nonostante i suoi successi personali, è stato un disastro come leader nazionale in tre modi.

Due di loro sono ben noti. Il primo è la saga lurida dei suoi "Bunga Bunga" party del sesso, uno dei quali ha prodotto lo spettacolo poco edificante di un primo ministro messo sotto processo a Milano con l'accusa di pagare per fare sesso con una minorenne. Il processo Rubygate non ha infangato solo Berlusconi, ma anche il suo paese.

Tuttavia l'impatto del vergognoso scandalo sessuale sulle prestazioni del signor Berlusconi come uomo politico è stato limitato, per cui questo giornale lo ha in gran parte ignorato. Abbiamo, tuttavia, a lungo protestato per il suo secondo difetto: i suoi imbrogli finanziari. Nel corso degli anni, è stato accusato più di una dozzina di volte per frode, falso in bilancio e corruzione. I suoi difensori sostengono che non è mai stato condannato, ma questo è falso. Diversi casi si sono conclusi con condanne, poi annullate per procedure contorte, o andati in prescrizione, almeno due volte, perché lo stesso onorevole Berlusconi ha cambiato la legge. Ecco perché questo giornale ha affermato nell'aprile del 2001 che era inadatto a governare l'Italia.
Non abbiamo trovato alcun motivo per cambiare questo giudizio. Ma è ormai chiaro che né il sesso né la storia dodgy della dubbia attività imprenditoriale deve essere la ragione principale perché gli italiani guardino indietro su Berlusconi come un disastro. Di gran lunga peggiore è stato il terzo difetto: il suo totale disprezzo per la condizione economica del suo paese. Forse a causa della distrazione per i suoi grovigli legali, ha fallito in quasi nove anni come primo ministro non ponendo rimedio o almeno riconoscendo realmente le gravi carenze economiche dell'Italia. Come risultato, si lascerà dietro di sé un paese in difficoltà.

Una malattia cronica, non una crisi acuta
Tale conclusione cupa potrebbe sorprendere gli studiosi della crisi dell'euro. Grazie alla rigorosa politica di bilancio del ministro delle Finanze di Berlusconi, Giulio Tremonti, l'Italia ha finora sfuggito all'ira dei mercati. L'Irlanda, non l'Italia, è la I nel PIGS (con Portogallo, Grecia e Spagna). L'Italia ha evitato una bolla immobiliare, le banche non vanno in fallimento. L'occupazione ha resistito: il tasso di disoccupazione è dell'8%, rispetto a oltre il 20% in Spagna. Il disavanzo di bilancio nel 2011 sarà al 4% del PIL, contro il 6% in Francia.

Eppure questi numeri rassicuranti sono ingannevoli. La malattia economica dell'Italia non è di tipo acuto, ma una malattia cronica che rode lentamente in vitalità. Quando le economie europee si comprimono, quella italiana si restringe di più; quando crescono, cresce di meno. Secondo il nostro rapporto speciale in tema di punti, solo in Zimbabwe e Haiti la crescita del PIL era minore che in Italia nel decennio fino al 2010. Il PIL pro capite in Italia è sceso realmente. La mancanza di crescita significa che, nonostante Tremonti, il debito pubblico è ancora al 120% del PIL, il terzo più grande del mondo industriale avanzato. Ciò è tanto più preoccupante dato il rapido invecchiamento della popolazione in Italia.

Un quarto dei giovani, molto di più in alcune zone del sud depresse, sono senza lavoro. Il tasso di partecipazione femminile nella forza lavoro è del 46%, il più basso in Europa occidentale. Un mix di bassa produttività e alti salari sta erodendo la competitività: mentre la produttività è aumentata di un quinto in America e un decimo nella Gran Bretagna nel decennio fino al 2010, in Italia è sceso del 5%. L'Italia è ottantesima nell'indice "Doing Business" della Banca Mondiale, sotto la Bielorussia e la Mongolia, e quarantottesima nella classifica della competitività del World Economic Forum, dietro l'Indonesia e Barbados.

Il governatore uscente della Banca d'Italia, Mario Draghi, ha fatto di recente il punto sulla situazione economica in un incisivo discorso d'addio (prima di prendere in mano le redini della Banca centrale europea). Ha insistito sul fatto che l'economia ha disperatamente bisogno di grandi riforme strutturali. Ha individuato la produttività stagnante e attaccato le politiche del governo che "non riescono ad incoraggiare, e spesso ostacolano, lo sviluppo [in Italia]", come i ritardi nel sistema della giustizia civile, la povertà delle università, la mancanza di concorrenza nei servizi pubblici e privati, il doppio mercato del lavoro con insiders protetti e outsider esposti e le poche grandi imprese.

Tutte queste cose stanno iniziando ad influenzare la giustamente acclamata qualità della vita d'Italia. Le infrastrutture sono sempre più logore. I servizi pubblici sono lenti. L'ambiente è in sofferenza. I redditi reali sono, nel migliore dei casi, stagnanti. I giovani italiani più ambiziosi abbandonano il loro paese in massa, lasciando il potere nelle mani di un anziano e out-of Elite-touch. Pochi europei disprezzano i loro politici viziati tanto quanto fanno gli italiani.

Eppur SI Muove
Quando questo giornale ha denunciato per la prima volta Berlusconi, molti imprenditori italiani hanno risposto che solo la sua maliziosa facciatosta imprenditoriale poteva offrire qualche possibilità di modernizzare l'economia. Ora nessuno lo sostiene più. Invece essi offrono la scusa che la colpa non è sua, ma è del loro paese irriformabile.

Eppure l'idea che il cambiamento sia impossibile, non è solo disfattista, ma anche sbagliata. Nella metà degli anni '90 successivi governi italiani, preoccupati di non essere lasciati fuori dall'euro, spinsero attraverso alcune importanti riforme. Anche Berlusconi ha di tanto in tanto fatto passare alcune misure di liberalizzazione negli intervalli dello scontro con i magistrati: nel 2003 la legge Biagi sul mercato del lavoro riducendo la burocrazia e aumentando l'occupazione, e molti economisti hanno lodato in Italia la riforma delle pensioni. Avrebbe potuto fare molto di più se avesse usato il suo vasto potere e popolarità per fare qualcosa di diverso dal tutelare i propri interessi. L'imprenditoria italiana pagherà a caro prezzo per i suoi piaceri.

La crisi dell'euro sta obbligando Grecia, Portogallo e Spagna a far passare riforme straordinarie in mezzo alla protesta popolare. A breve termine, questo farà male, nel lungo periodo,  dovrebbe dare nuovo slancio alle economie periferiche. Alcune sono anche suscettibili di ridurre il loro indebitamento grazie alla ristrutturazione. Un'Italia non riformata e stagnante, con un debito pubblico fermo al oltre il 120% del PIL, potrebbe trovarsi esposta come il più grande fanalino di coda nell'euro. Il colpevole? Berlusconi, che continuerà senza dubbio a sorridere ancora.

Fonte: The Economist

Niente di nuovo sotto il sole: gli Italiani da qualche tempo sono sufficientemente informati, compresi i più refrettari alla conoscenza della verità. Fa, tuttavia, una certa impressione leggere ciò che sappiamo nella cruda essenzialità di un testo in lingua inglese. 

09 giugno 2011

Adunata dei Liberi Servi Devoti al capezzale del Monarca morente

Davanti alla sagoma di un Berlusconi ridente e ancora stempiato si sono adunati ieri al Cinema Capranica di Roma i liberi servi devoti del sovrano di Arcore.
Officiante: il Gran Maggiordomo e Primo Palafreniere, Giuliano Ferrara.
Co-celebranti: i Turiferari, Damigelle di corte e Lacchè, Feltri, Belpietro, Sallusti, Sechi, Mussolini, Santanché. 
Funzione: spronare il sultano depresso e afflitto a rinverdire gli allori di un tempo cantandone le lodi perché si rianimi e riacquisti il vigore del tempo che fu. 
Gli si chiede che torni bello e pimpante quale appare nella sagoma; che torni al programma e allo spirito del '94, come se 17 anni di vane promesse - dal meno tasse per tutti alla riforma della giustizia, dal milione di posti di lavoro alla sburocratizzazione dei servizi e liberazione delle imprese da lacci e laccioli  - fossero stati dimenticati dai cittadini allocchi.

Gli Italiani finalmente hanno capito che il Cavaliere dell'etere scese in campo, or son 17 anni, perché nello sfascio della I Repubblica rimase privo del referente politico che potesse continuare a rappresentare al governo e in parlamento i suoi preponderanti interessi economici e non. Con la forza delle sue TV e di tanta stampa amica impose agli Italiani un partito e un sogno, e ottenne il gradimento agognato.

Dopo 17 anni in cui il Paese ha fatto solo passi indietro mentre il governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene - sempre più abborracciati - sono rimasti appesi ai problemi giudiziari e all'enorme conflitto di interessi del leader, gli si chiede di tornare allo spirito del '94, quando aveva ancora i suoi capelli naturali sebbene il cranio mostrasse i segni di una calvizie avanzante, e forse non aveva ancora il culo flaccido.

Giuliano Ferrara ha sostenuto con passione che, dopo la debacle delle amministrative, serva anche al PDL il ricorso alle primarie sostituendo l'autocrazia con la democrazia, nel partito e nel movimento. D'altra parte la Santanché attribuisce la pesante sconfitta al fatto che Berlusconi non è più quello di un tempo, ha smesso di fare Berlusconi. Sallusti rincara affermando che ha dato retta troppo agli altri, quando per sua natura Berlusconi è un monarca, al di sopra del partito. Anche Belpietro mostra grande scetticismo sulle primarie e conclude che il tacchino non si precipita volontariamente nella pentola.

Le parole di tutti cercano una giustificazione alla sconfitta e una via d'uscita dall'impasse ma i volti da funerale tradiscono una depressione diffusa. Al punto che Feltri, con la sua faccia naturalmente funerea da vero jettatore, considera questa depressione tra gli esponenti della maggioranza prematura avvertendo che prima di celebrare il funerale bisogna aspettare la salma. E per rimanere in tema funerario aggiunge: se l'avversario è Bersani e noi nel 2013 perdiamo le elezioni io mi sparo. 
Ma non voleva suicidarsi anche Mastella se De Magistris fosse diventato sindaco di Napoli? Coraggio Feltri, l'ex ministro è ancora vivo e vegeto.



Chissà che il funerale di un monarca senza corona, ma con tanti soldi da poter comprare quasi tutto quello che vuole, non giunga proprio con il Referendum del 12 e 13 giugno! Sarebbe una vera valanga in grado di portarlo a fondo, assieme a tutti i responsabili e i liberi servi devoti che lo circondano.
Allora si potrebbe avviare la fase di ricostruzione, su basi veramente democratiche, di un Paese devastato e annichilito da troppi anni di malgoverno e di corruzione.

08 giugno 2011

La RAI si mutila e perde pezzi a favore della concorrenza


Il divorzio da Santoro appare come un atto di masochismo autolesionistico ingiustificato e incomprensibile.  (Guarda il video)

L'analisi di Ezio Mauro sulle scelte del servizio pubblico è illuminante e consiglio a tutti di ascoltarla in questo video. 
Il direttore di Repubblica parla anche della scarsa informazione riguardo al referendum e coglie la mobilitazione giovanile su internet che svolge un ruolo di supplenza rispetto a tv e giornali. Individua i giovani come nuovi opinion leaders, impegnati in questa fase a convincere i genitori, le persone che li circondano ad andare alle urne.




Voglio, però, aggiungere una testimonianza personale in proposito. La mia mamma che ha 89 anni, molti acciacchi, una cultura medio-bassa e un rapporto stretto con la tv, saputo della liquidazione di Santoro e di Annozero ha commentato: finalmente c'è riuscito! Ma la RAI è pure sua o di noi tutti che paghiamo il canone?
E quando le ho chiesto se pensava di andare a votare per il referendum, mi ha risposto così: ho sentito in televisione che Napolitano va a votare mentre molti amici di Berlusconi non vanno, due buone ragioni perché io vada. Se mi accompagni al seggio bene, diversamente mi faccio accompagnare da un vicino o da un parente


Ciò mi fa credere che il quorum potrà essere raggiunto anche grazie all'impegno di tante mamme anziane e nonne che vorranno sentirsi vive facendo fino in fondo il loro dovere civico.

07 giugno 2011

Santoro va a La7 e Napolitano a votare

Ai cronisti che, al termine del convegno Cavour e l’Unità italiana, gli chiedevano se domenica si sarebbe recato alle urne, Napolitano ha risposto: Io sono un elettore che fa sempre il suo dovere.
A differenza di Paniz, e di altri membri del suo partito cui si devono le famigerate leggi ad personam, che ieri sera all'Infedele ha dichiarato soavemente di non votare al referendum, cioè di astenersi, con la motivazione sublime di non volersi trovare in conflitto di interessi, avendo votato in parlamento quelle leggi che sono adesso sotto il giudizio popolare. Vorrei vederla la sua attenzione al conflitto di interessi se il quorum anziché al 50 fosse fissato al 25% degli aventi diritto al voto!

Quando si dice conflitto di interessi! Grazie on. Paniz, per la sua onestà intellettuale!
Noi che non ci troviamo mai in conflitto d'interessi, specialmente quando si tratta di compiere il nostro dovere, andremo in massa a votare, anche per lei. Non ne dubiti.

L'uscita agevolata di Santoro dalla RAI ha tolto qualche pensiero al premier ma la calda accoglienza del reprobo a La7 lo infastidisce enormemente. In ogno caso, è stato un buon affare: 
se il premier piange con un occhio, 
il proprietario di Mediaset è contento. 
Smantellare ciò che in RAI produce profitti 
è sempre un buon investimento.
Quando si dice conflitto di interessi!

04 giugno 2011

La Giornata mondiale dell'Ambiente fa rima con i nostri SÌ al Referendum

Mi permetto di ascrivere alle manifestazioni a livello mondiale, intese a favorire un sano rapporto tra uomo e ambiente, l'impegno di milioni di Italiani che nei giorni 12 e 13 giugno si recheranno alle urne per dire il loro per fermare il Nucleare e per l'Acqua Bene Comune. Se poi vorranno anche riaffermare che la Legge è uguale per tutti, come sancito dalla nostra Costituzione, non guasta!

La Giornata mondiale dell'Ambiente, è l'evento annuale che celebra a livello globale le azioni a favore dell'ambiente. L'attività del WED si svolge nel corso dell'intero anno ma raggiunge il culmine il 5 giugno, coinvolgendo persone in tutto il pianeta.
Quest'anno, il 5 giugno, l'ospite della giornata Mondiale dell'Ambiente è l'India, uno dei paesi a più rapida crescita economica del mondo.
Il tema scelto dal WED di quest'anno è: Foreste: la Natura al vostro servizio, che mette in risalto il legame intrinseco tra la qualità della vita e la salute delle foreste e dei loro ecosistemi.

Nell'anno internazionale a loro dedicato, le foreste sono il tema della Giornata mondiale dell'Ambiente. Dalla Sicilia al Trentino, dal Vesuvio alla Toscana, una fotogalleria su alcune delle più belle foreste italiane.

Occhi puntati sulle foreste tropicali
Nel contesto dell’Anno Internazionale delle Foreste è dedicata proprio a questi habitat la Giornata per l’Ambiente che l’ONU celebra ogni anno: con l’occasione il WWF punta l’attenzione su quelli che sono considerati ambienti ancora ‘in bilico’. È infatti in uno dei paesi che conserva una ricchezza straordinaria di biodiversità, il Congo, che si è appena chiuso ieri sera il Summit sulle foreste tropicali. Oltre 500 delegati si sono incontrati a Brazzaville, rappresentanti di circa 30 paesi che racchiudono i tre principali bacini di foreste tropicali (Congo, Amazzonia e Borneo Mekong) e altri Paesi e/o sub-regioni e partner per lo sviluppo; l’Italia è uno dei paesi partner.
Il WWF realizza ogni anno più di 300 progetti di conservazione dedicati alle foreste, in 65 paesi del mondo. Conservare gli ecosistemi forestali vuol dire salvare una biodiversità straordinaria e garantire la vita delle comunità locali.
L'ONU ha proclamato il 2011 Anno Internazionale delle Foreste con l'obiettivo di sensibilizzare e favorire un'azione globale per la gestione, conservazione e sviluppo sostenibile delle foreste di tutto il mondo.

Italia: Patrimonio Mondiale dell'Umanità
Il Paese vanta il maggior numero di Siti UNESCO a livello mondiale.

Carlo Rubbia, Premio Nobel per la Fisica: Nè petrolio, nè carbone. L'energia del futuro sarà il sole.

L'Italia dovrebbe essere l'Arabia Saudita dell'energia rinnovabile. Nessun Paese europeo ha le vostre risorse: il sole, la forza del mare, il vento, le montagne. Eppure molti altri Stati, dalla Germania ai paesi scandinavi, sono più avanti. (Jeremy Rifkin) 



Mi permetto di ascrivere alle manifestazioni a livello mondiale, intese a favorire un sano rapporto tra uomo e ambiente, l'impegno di milioni di Italiani che nei giorni 12 e 13 giugno si recheranno alle urne per dire il loro SÌ per fermare il Nucleare e per l'Acqua Bene Comune. Se poi vorranno anche riaffermare che la Legge è uguale per tutti, come sancito dalla nostra Costituzione, non guasta! 

03 giugno 2011

Dateci uno straccio di legge elettorale degna di un Paese civile e democratico

Mi rivolgo a tutte le persone pensanti e ragionevoli presenti in parlamento perché trovino la maniera di cambiare la legge elettorale evitandoci l'umiliazione di tornare al voto con la calderoliana porcata.

Il premier, ogni volta che si affronta l'argomento in pubblico, ripete come un mantra che la legge elettorale funziona benissimo e che non va assolutamente cambiata. 
Noi comprendiamo perfettamente le ragioni del suo giudizio ma non possiamo condividerle.
Quando ne parlano nei dibattiti i suoi uomini più fidati, sostengono che altre sono le urgenze e i bisogni dei cittadini (ma perché non si impegnano - mi chiedo - a dare risposte concrete a tali urgenze?) che non avrebbero minimamente interesse a cambiare la legge elettorale.

Oltretutto, andare ancora al voto con la legge in vigore produrrebbe maggioranze diverse fra camera e senato, non solo per il diverso meccanismo di attribuzione dei seggi nelle due camere ma anche per la presenza alle elezioni del terzo polo.

Tutti i cittadini consapevoli, compresi quelli che si rifiutano di andare a votare con il porcellum, sanno che i guasti che essa produce sono essenzialmente tre:
  • toglie all'elettore il diritto di scegliere e votare il proprio candidato (preferenza);
  • elimina del tutto il rapporto fra cittadini ed eletti rafforzando enormemente la dipendenza di questi ultimi dal vertice del partito che li ha indicati in lista in posizione vincente (dunque nominati);
  • garantisce il 55% dei seggi della Camera dei deputati allo schieramento che ottiene il maggior numero di voti; con un calcolo diverso, al livello regionale per il senato. Il rimanente 45% dei seggi viene suddiviso tra le altre coalizioni e liste singole. 
Stante il fatto che alle prossime elezioni saranno presenti almeno tre coalizioni, quella che otterrà, mettiamo, il 35% di consensi si vedrà assegnare la maggioranza in parlamento con il 55% dei seggi; mentre le altre 2, mettiamo con il 34% e 31%, dovranno dividersi proporzionalmente il rimanente 45% dei seggi.
Una vera porcata, no?

Mai più alle urne con questa legge:
Firma l'appello di Libertà e Giustizia
Ridateci la nostra democrazia:
Firma l'appello a Napolitano 




Luciana Littizzetto - LA LEGGE ELETTORALE


Intanto facciamo in modo che i referendum raggiungano il quorum! 

02 giugno 2011

Lui non cambia, non può cambiare! E gli Italiani lo mollano.

Richiama Feltri al Giornale al posto del Sallusti, corresponsabile con i Lassini e le Santanchè della débâcle di Milano. Entra così in rotta di collisione con il deputato Antonio Angelucci, editore di Libero, pronto a passare al gruppo misto o, addirittura, all'UDC.
S'inventa la carica di segretario politico del PDL e la affida ad Alfano, lasciandogli però a fianco i tre pilastri della sconfitta: Bondi, Verdini, La Russa.
Non riconosce minimamente le sue colpe e responsabilità come:
  • avere tradito le attese dei suoi elettori con riforme sempre annunciate e mai realizzate; 
  • avere sfruttato il potere istituzionale per evitare i suoi processi con leggi ad personam;
  • avere favorito, utilizzando il potere politico, le sue aziende e i suoi interessi;
  • avere sottovalutato la crisi e le richieste provenienti dal mondo del lavoro e delle imprese;
  • avere trasformato le elezioni amministrative e i ballottaggi in un referendum su di sè e la sua politica, con accuse volgari e infamanti non solo nei confronti dei candidati dell'opposizione ma anche dei cittadini che avessero deciso di votarli .
Dopo avere utilizzato i suoi giornali, le sue Tv e quelle pubbliche come meglio ha creduto, guadagnando multe da AGCOM a Tg1, Tg4, Tg2, Tg5 e Studio aperto per le sue comparsate senza regole, scarica spudoratamente la responsabilità della sconfitta sui media. 
Una delle cause per cui il centrodestra ha perso le elezioni sarebbe stata, a detta di Berlusconi, la serie di trasmissioni tv della Rai come Annozero; trasmissioni micidiali che hanno dato una visione distorta della realtà di Milano e delle città in cui si votava. E aggiunge: ci impegneremo in Parlamento affinché questo non possa più accadere.
Ci vuole coraggio e una gran faccia di bronzo!


P.s.: Juan Carlos è un amico storico dell'Italia e quindi ci sarà passato sopra, ma sul palco delle autorità c'è stato uno strappo al protocollo quando il premier ha agganciato il re di Spagna toccandolo. Chissà, forse avrà tentato di raccontare anche a lui la barzelletta della dittatura dei giudici di sinistra.  
Napolitano ha dovuto redarguirlo ricordandogli che re e regine non si possono toccare, né si può stringere loro la mano a meno che non siano essi a porgerla. 

UN 2 GIUGNO DA NON DIMENTICARE

65 anni fa, come oggi, si tenne il referendum istituzionale con il quale gli italiani vennero chiamati alle urne per esprimersi su quale forma di governo, monarchia o repubblica, dare al Paese dopo la caduta del fascismo. 
In concomitanza con il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, alle celebrazioni della Festa Nazionale della Repubblica quest'anno parteciperanno numerosi Capi di Stato, di governo e di istituzioni internazionali.

Questa ricorrenza cade dopo solo tre giorni dai risultati dei ballottaggi delle amministrative che hanno visto il centro sinistra ottenere una vittoria schiacciante sul partito del premier e sulla Lega sua alleata. Immagino con quale stato d'animo gli esponenti di questi due partiti parteciperanno alle manifestazioni indette per le odierne celebrazioni!
Ma c'è di più! Ieri la Corte di Cassazione ha deciso di ammettere al referendum anche il quesito sul nucleare che il governo aveva tentato di scippare con un intervento maldestro e truffaldino. Pertanto, tra dieci giorni, i seggi saranno riaperti in tutta Italia perché i cittadini possano esprimersi su Nucleare, Acqua, Legittimo Impedimento. Una straordinaria occasione per riappropriarsi di quella Sovranità Popolare che ci appartiene e che va reclamata e fatta valere ogni volta che ce n'è data la possibilità, non solo per affidare una delega a qualcuno.

Immagino che tutti i movimenti attivi nel Paese per sostenere tre diritti essenziali - acqua bene comune, rifiuto del nucleare, legge uguale per tutti - approfitteranno del ponte festivo, coincidente con l'odierna Festa della Repubblica, per sensibilizzare i cittadini e svolgere una funzione di supplenza nei confronti di tanti media asserviti alle logiche di potere.



Festa della Repubblica
Sito del Quirinale
La festa internazionale di Napolitano

Il mio voto ai referendum di Margherita Hack

01 giugno 2011

Con gli auguri di buon lavoro a Massimo Zedda

Sia al primo turno che al ballottaggio di queste amministrative, l'attenzione dei media è stata monopolizzata dai risultati di Milano e Napoli, e giustamente, avendoli il premier indicati come test politico significativo della tenuta del governo e della sua maggioranza. L'esito, come sappiamo, ha rappresentato una sberlona, per usare l'espressione di Maroni, che ha prodotto nuovi assetti amministrativi nelle due metropoli e annuncia scosse importanti anche sul piano nazionale.

Voglio oggi parlare di un risultato notevole che è rimasto sotto traccia: la splendida vittoria a Cagliari di Massimo Zedda, il giovane candidato di Sel che, dopo aver trionfato nelle primarie sul senatore Antonello Cabras del PD, si è imposto come candidato a sindaco di tutto il centro-sinistra sbaragliando al ballottaggio Massimo Fantola del Pdl con il 59% contro il 41.
 
Quete le parole a caldo del neo sindaco che, con i suoi 35 anni diventa il più giovane sindaco di un capoluogo di regione: Il mio è un bel risultato, ringrazio tutti, anche quelli che non mi hanno votato. Sarò il sindaco di tutti. Frequento la politica fin da piccolo, ma non sono considerato un potente. Sono un volto nuovo, e non un uomo d’apparato.

Ecco le carte vincenti: un volto nuovo, e non un uomo d’apparato. Un giovane serio ed equilibrato con idee in testa e un programma concreto da attuare dimostra a Cagliari che la sinistra non fa paura quando si presenta con candidati validi e integri, specie dopo un ventennio di cattiva gestione amministrativa.

Anche Cagliari, tradizionalmente di destra, ha deciso dunque di affidarsi a un politico veramente nuovo, capace di portare nuove idee e un nuovo clima in una città in crisi.

Propongo qui il video integrale dell'apertura della campagna elettorale di SEL per Massimo Zedda all'Hotel Mediterraneo di Cagliari con il coinvolgimento di più di mille persone.
Un modo per farsi un'idea di come la buona  politica può tornare ad essere uno strumento concreto per la risoluzione di problemi coinvolgendo e appassionando i giovani, le donne, gli anziani, i lavoratori.


Il sito di Massimo Zedda
Cagliari, trionfo di Zedda: Governerò per tutti
Un sogno si avvera: Massimo Zedda è il nuovo Sindaco di Cagliari
Leggi anche: Missione compiuta di Concita De Gregorio

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