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Amo riflettere e ragionare su quanto vedo e sento.

Benvenuto nel mio blog

Dedicato a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.
Consiglio, pertanto, di stare alla larga a quanti hanno la testa imbottita di frasi fatte e di pensieri preconfezionati; costoro cerchino altri lidi, altre fonti cui abbeverarsi.

Se vuoi scrivermi, usa il seguente indirizzo: mieidee@gmail.com

29 giugno 2009

QUANDO UN MINISTRO DOVREBBE TORNARE A FREQUENTARE CON PROFITTO LA SCUOLA CHE INTENDE RIFORMARE

La notizia è vecchia di un mese ma a me è capitata tra le mani solo adesso e non voglio farmi sfuggire un commento.
Si tratta di una lettera in risposta alla proposta del collega Zaia per l'insegnamento del dialetto veneto nella scuola, inviata dal ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca al Gazzettino e pubblicata in data 20.05.2009

Gentile Direttore,
ho letto attentamente quanto affermato dal Ministro Zaia. Tengo a ribadire che i dialetti sono le base della nostra cultura e che il mio pensiero è stato volutamente travisato. Pensare che il Ministro dell’Istruzione non sia sensibile
(...) ad una parte così rilevante della nostra tradizione è un’accusa che respingo e che non si comprende se non ritenendola dettata da motivi di visibilità elettorale.
Da subito ho attuato provvedimenti per legare la scuola al proprio territorio.
I professori ad esempio devono sempre di più provenire dalla stessa regione nella quale insegna. Le classi inoltre non possono essere composte da più del 30% di stranieri per favorire una migliore integrazione.
Ogni regione devo poter strutturare un sistema educativa in linea con le richieste del mondo del lavoro della zona. Allo stesso modo la spinta verso il futuro e la modernizzazione non può non essere accompagnato dalla valorizzazione della cultura ivi compresa la lingua e il dialetto. Per questo la polemica è distituita di qualsiasi fondamento soprattutto per chi è rivolta ad una persona che abita al confine con il Veneto e che conosce bene l’eccellenza, il valore e la cultura delle persone che lo popolano.
Mariastella Gelmini
La ministra che così si esprime, dovrebbe tornare a frequentare con profitto la scuola dell'obbligo, anche nell'ipotesi che il testo fosse stato prodotto da un collaboratore e da lei soltanto sottoscritto. Non si può parlare di lingua, di dialetto e di cultura sconoscendo le basi grammaticali e sintattiche dell'Italiano. A maggior ragione non si può governare la Scuola e il corpo docente, l'Università e tutto il settore della ricerca quando in un testo di 15 righe si commettono tali e tanti strafalcioni.
Adesso comprendo ancora meglio come mai la succitata ministra abbia dovuto nel 2001 lasciare la sua terra "al confine con il Veneto" e trasferire la propria residenza a Reggio Calabria per superare l'esame di abilitazione a procuratore legale. Ci vuole un'ambizione smodata e una mancanza totale di responsabilità a fare il Ministro, e per di più dell'Istruzione, Università e Ricerca nelle sue condizioni.
Finora mi sono limitato a mettere in rilievo gli strafalcioni grammaticali e sintattici, ma vorrei considerare anche il contenuto e chiederei alla ministra: cosa significa "rivolta ad una persona che abita al confine con il Veneto e che conosce bene l’eccellenza, il valore e la cultura delle persone che lo popolano?". Degli altri italiani che non hanno la "fortuna" di abitare ai confini con la sua regione, cosa conosce?
Cosa significa "la spinta verso il futuro e la modernizzazione non può non essere accompagnato dalla valorizzazione della cultura"? Di quale futuro parla? Di quale modernizzazione? Di quale cultura? Cosa significa "I professori ad esempio devono sempre di più provenire dalla stessa regione nella quale insegna"? Ci spieghi perchè. Per esprimersi così?

P.S.: a proposito di ambizione smodata e mancanza di responsabilità vorrei far sapere alla ministra che all'inizio degli anni '70, giovane insegnante siciliano, inc. a t. i . in una scuola media di una stretta valle del Trentino, come iscritto alla CISL-Scuola e membro del direttivo provinciale di quel sindacato, data la penuria di presidi oltre che d'insegnanti, mi fu offerto l'incarico di presidenza in una scuola della zona. Incarico che rifiutai senza esitazione sostenendo che intendevo imparare a fare l'insegnante prima di imbarcarmi in un compito che consideravo più grande di me, valutando inoltre che avrei avuto sotto la mia direzione vecchi colleghi originari del luogo. Avrei potuto far carriera ma non mi pento delle mie scelte: dedicandomi per decenni al mio modesto lavoro, ho imparato almeno a leggere e scrivere.

Sulla ministra Gelmini, vedi anche il mio post: Quo usque tandem, Silvi, abutere patientia nostra? e il commento di Vittorio Zucconi in “Is OUR CHILDREN learning?”

27 giugno 2009

LETTERA APERTA A CHI RIESCE A DIRE UNA PAROLA DI SAGGEZZA A BERLUSCONI

Sign for LETTERA APERTA A CHI RIESCE A DIRE UNA PAROLA DI SAGGEZZA A BERLUSCONI

Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato portando a 16 il numero delle firme in un solo giorno.
Prego, inoltre, i blogger che aderiscono, di

Scegliere un banner per promuovere questa petizione

e di apporlo nella loro sidebar. Grazie

26 giugno 2009

Firma la petizione su Firmiamo.it

Facendo seguito al mio post del 24 ultimo scorso,

LETTERA APERTA A CHI RIESCE A DIRE UNA PAROLA DI SAGGEZZA A BERLUSCONI

ho pubblicato la petizione su Firmiamo.it

Clicca sul seguente link per apporre la tua firma e diffondine 
il contenuto. Grazie
 http://firmiamo.it/letteraapertadimissioniberlusconi

24 giugno 2009

LETTERA APERTA A CHI RIESCE A DIRE UNA PAROLA DI SAGGEZZA A BERLUSCONI

Sono un cittadino comune, amante del nostro Paese e della buona politica; non sono mai stato berlusconiano per una convinzione antica di incompatibilità dell'uomo Berlusconi con cariche pubbliche. Non vorrei, tuttavia, vivere la demolizione di un personaggio che, nel bene e nel male, ha rappresentato molto nell'Italia contemporanea.
Ogni volta che è successo, abbiamo assistito alla fuga dei servi prezzolati mentre a compiangere le sorti del leader caduto in disgrazia sono rimaste solo le persone per bene che non si erano unite al coro degli adulatori nei trionfi e al vile disprezzo dopo la caduta. Mi vengono in mente i versi dell'Ode "Il Cinque Maggio" che Manzoni dedicò a Napoleone.

"vergin di servo encomio

e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito

sparir di tanto raggio"


Avrei voluto scrivere una lettera aperta direttamente al premier ma fuori di testa com'è per le ultime vicende che lo chiamano in causa pesantemente, preferisco rivolgermi a quelle persone che gli stanno vicine, agli amici personali fidati (penso a Fedele Confalonieri) a quanti investiti di pubbliche responsabilità (penso a Gianni Letta, al Presidente Fini, al Presidente Schifani, al Presidente Napolitano) hanno il senso della misura e un amore profondo per il nostro paese e per i suoi destini. Al punto in cui è giunta la vicenda che attanaglia la nostra Presidenza del Consiglio, considerato seriamente che questa volta Berlusconi, per quanti sforzi sovrumani faccia, per quanti strumenti possa usare per uscire dall'empasse in cui si è cacciato, non ne verrà a capo senza produrre danni irreparabili alla nostra democrazia e alla nostra civile convivenza, prego caldamente quanti hanno l'opportunità di accedere ad un confronto paritario con il premier (escludo quanti asserviti al suo potere hanno tutto l'interesse di convincerlo e sostenerlo a procedere nella farsa) a fare sentire con voce e argomenti forti l'opportunità di presentare al più presto le dimissioni da un incarico che non può più rivestire, pena il declino irreversibile dell'Italia ad una democrazia solo di facciata e in una condizione economica penosa. Gli argomenti che possono usare li conoscono tutti, molto meglio di me, le leve cui appellarsi sono sotto gli occhi di tutti, le vie d'uscita per l'uomo sono a portata di mano.
Con la sua discesa in campo è riuscito a mettere fuori gioco i comunisti, continua ad essere amato dai suoi fan che stravedono per lui, continua a vincere anche quando si trova personalmente in grave difficoltà, ha però i suoi anni e i suoi personali problemi. Non entro nei particolari che sono a disposizione di chiunque voglia vederli anche se i media italiani (di Stato e non) ne hanno fornito una lettura parziale e interessata.
Se lasciasse la presidenza del consiglio potrebbe curarsi di più dei figli e dei nipoti che lo adorano, potrebbe forse ricostriuire un rapporto sereno con la moglie che potrebbe ritrovare l'uomo che aveva conosciuto, potrebbe godersi serenamente le sue fortune consentendo al paese e al mondo di non vivere quotidianamente un resoconto incredibile che non fa onore all'Italia e alla nostra politica. Anche senza di lui il Paese saprà risollevarsi dalla china e rialzare la testa. Certamente qualche costo personale sarà pagato, più che da lui, dai suoi fedelissimi, ma ne varrà la pena se servirà a salvare il Paese dalla catastrofe.
Sarebbe opportuno che questa destra che ha vinto le elezioni indicasse un sostituto serio e credibile a Berlusconi e che si capisse che in questo stato il paese non può essere governato e ogni ritardo nella ricerca di una soluzione non farebbe che aggravare il problema fino a farlo marcire. E il danno conseguente lo pagheremmo tutti.
Ci sono dei momenti nella vita in cui un uomo, meglio un leader, ha il dovere di guardare oltre i propri personali interessi. Faccia un atto di responsabilità, di generosità, di coraggio. Scelga un degno sostituto, gli Italiani tutti gliene saranno grati, anche quelli della sua parte appena potranno guardare la realtà senza pregiudizi. Non trascini il paese nella sua personale caduta. Ricordi di essere sceso in campo affermando di voler salvare il paese, adesso è per la stessa ragione che deve uscire se riesce a guardare le cose con serenità di giudizio.
L'Italia non ha bisogno di un altro 25 luglio nè di manifestazioni di piazza irresponsabili; il paese ha bisogno di tornare urgentemente al primato della Politica.
Con i più vivi sentimenti di fiducia e di speranza.

21 giugno 2009

FINALE INQUALIFICABILE PER LA SOAP OPERA POLITICA ITALIANA

Beautiful, la soap opera che impazza su Canale 5, ha superato già le 5400 puntate, e non accenna a concludersi: invecchiano e muoiono gli attori, invecchiano gli autori, ma la narrazione continua, in un intrico di vicende che coinvolgono tante casalinghe annoiate trasferendole in un mondo dorato in cui regnano estremizzati sentimenti positivi e negativi presenti nel mondo della realtà.

La soap italiana con il cavaliere protagonista, viceversa, sembra giunta invece alle ultime battute: non è immaginabile, infatti, che possa continuare a vivere nuovi e interessanti risvolti comico-drammatici, con la prevedibile, prossima uscita di scena dell'autore-attore che la interpreta da 15 anni in modo perfetto. Sì, da 15 anni, da quando cioè è "sceso in campo" (non alla benignimaniera) perchè, oberato dai debiti, non trovava nel panorama politico del tempo un altro leader carismatico come Craxi, disposto a sostenerlo senza condizioni. Quindi la svolta alla propria vita e un nuovo corso ai suoi media liberandosi di Montanelli al Giornale, indisponibile a rinunciare alla propria autonomia per diventare "primo trombone" del potere nascente; allontanando Paolo Brosio dalla scalinata del tribunale di Milano dove bivaccava, raccogliendo indiscrezioni sugli ultimi strascichi dei processi in corso, gestiti da Di Pietro, la toga più acclamata del momento, che l'"unto del signore" successivamente tentò di cooptare nel suo sistema di potere e, non riuscendo nell'intento, cominciò a criminalizzare nelle sue TV e sui suoi giornali.
Un sistema di potere perfetto, non c'è che dire, basato su alleanze composite di formazioni politiche distanti, disposte a compromessi impossibili, interessate a guadagnare dalla gestione del potere vantaggi consistenti per i rispettivi progetti: con la vecchia destra italiana di nostalgie fasciste (sdoganata all'uopo per lo scontro frontale con il fantasma del comunismo che il crollo del muro di Berlino si era incaricato di demolire e che l'impavido cavaliere, che si era fatto da sè, ha continuato a combattere fino ad oggi, come i mulini a vento di donchisciottesca memoria; con la Lega Nord, quanto di più becero, violento e antidemocratico abbia prodotto il Nord ricco ed egoista, nel tentativo di corrispondere alle richieste di pancia di un'area economicamente avanzata che vuole recingersi come in un giardinetto fiorito cacciando all'esterno, per non vederli, meridionali, extracomunitari, irregolari, rom e quant'altro, inventando il nemico di turno anche quando non esiste; spezzoni consistenti di DC e PSI, partiti demoliti dall'operazione "Mani pulite" e orfani di altre piccole formazioni scomparse che hanno trovato rifugio nel grande assemblement del "cavaliere senza macchia e senza paura".
Tutto questo con il supporto insostituibile delle tre reti televisive di proprietà e dei giornali di famiglia, strumenti impareggiabili di disinformazione di massa e micidiali mezzi di intimidazione e annientamento di ogni oppositore che assumesse visibilità e riconoscimento pubblico.

Così l'uomo delle lunghe "traversate nel deserto" in quasi 10 anni di governo ha potuto vivere su annunci di mirabolanti riforme mai portate a termine; su una serie sterminata di vergognose leggi "ad personam", queste sì, rapidamente approvate nell'arco di poche ore, anche con il Parlamento convocato di notte nel cuore dell'estate; con un'incredibile criminalizzazione di chiunque sembrasse inceppare la sua luminosa ascesa, senza curarsi dei danni irreparabili prodotti alle istituzioni e al paese: di volta in volta nel suo mirino e in quello dei suoi "tromboni" i magistrati, colpevoli di portare alla luce il sistema di corruzione su cui è stato costruito il suo potere economico, i "comunisti", invidiosi del suo successo e determinati a mandarlo sul lastrico, i pochi giornali e giornalisti rimasti ancora a "schiena dritta" che costruiscono "notizie-spazzatura" e gossipare in complotto con i "poteri forti" e con la stampa estera per distruggerlo; adesso anche i giovani che lo contestano ad ogni sua uscita e lo costringono ad ascoltare i loro fischi e pernacchi.

L'impalcatura delle ipocrisie, delle menzogne, delle dichiarazioni e smentite, delle verità nascoste ha retto a lungo, ma arriva il momento in cui cede e s'incrina di fronte all'evidenza. In un paese civile, con un'opinione pubblica libera e un'informazione non piegata e strisciante ai voleri del "signore di Arcore, il disvelamento sarebbe avvenuto in tempi molto più rapidi e senza la denuncia pubblica, puntuale, motivata e accorata di una moglie che si fa portavoce autentico e credibile di uno stato d'animo che avrebbe dovuto essere da tempo presente e diffuso nel paese.

E siamo, ormai e finalmente, alla viglilia del botto, al finale che si prepara paradossalmente nel momento in cui la soap opera aveva fatto il pieno delle adesioni. Siamo ad un 24 luglio da operetta, al naufragio del Titanic che affonda fra canti, balli e danze mentre i "topi avvertiti" fuggono come impazziti e i suonatori continuano con il loro ritornello fatto di "spazzatura", "complotto", "invidia della sinistra" e "poteri forti che remano contro". Fino a toccare punte di comicità involontaria come quella del povero Ghedini "mavalà", parlamentare e avvocato a tempo pieno del premier, che per difenderlo arriva a presentarlo come "utilizzatore ultimo" delle prostitute, neanche d'alto bordo, che s'intrattengono sul suo "letto grande", o come l'impassibile Feltri che arriva a sostenerne l'impotenza per scagionarlo dall'accusa di fare sesso con donne a pagamento.
"...oggi un paese ridotto a un bordello da Berlusconi, finisce per una storia di bordelli..."
La soap opera nostrana è giunta, dunque, alla peggiore conclusione che si potesse immaginare. L'autore-attore che aveva elaborato meticolosamente la sceneggiatura, non è riuscito a scrivere un finale decente. L'uomo che avrebbe voluto "rivoltare l'Italia come un calzino" si trova avvoltolato in una spirale senza uscita dove liberamente s'è cacciato senza l'aiuto di alcuno.

Immaginiamo quale sia in questa fase l'impegno dei collaboratori più vicini come Gianni Letta, nel tentativo disumano di attutire il botto. Sappiamo, invece, come stanno operando i lacchè più accreditati come i Cicchitto, i Bondi, i Ghedini, i Capezzone, i Bonaiuti, i Fede, i Minzolin, solo per citarne alcuni; pochi di questi, tuttavia, si meriteranno l'onore di non accettare la scialuppa di salvataggio e naufragheranno fragorosamente assieme al capitano. Ma i topi, i topi! Ci sono sempre i topi che fiutano il disastro e già saltano sulla zattera che li spinge lontano, alla deriva.

19 giugno 2009

IL REFERENDUM COL CAVALIERE DISARCIONATO?

Quello che annuncia di votare SI al Referendum ma che non fa campagna per il SI è un cavaliere dimezzato rispetto a quello sceso in campo, lancia in resta alle europee quando, capolista in tutti i collegi, riuscì a perdere 2,2 punti percentuali rispetto alle elezioni politiche. E si capisce perchè si astiene dallo scendere in campo: la Lega, che osteggia questo referendum come il diavolo, potrebbe approfittare della circostanza per mandare a quel paese un premier che comincia a produrre un certo voltastomaco nella sua base popolare.
Il cavaliere, dunque, è ostaggio non solo di tante veline deluse, di tante belle donzelle insoddisfatte, ma anche della Lega che ha già dimostrato di essere in grado di rompere alleanze sancite col sangue.
C'è una cosa, comunque, nella dichiarazione del cavaliere che mi incuriosisce: se decidesse di votare SI a tutt'e tre i quesiti, mi troverei a condividere per la prima volta con lui un voto, il SI al 3° quesito. Ma non credo che lui possa votare contro il proprio interesse, per abolire le candidature multiple. Sono convinto, pertanto, che se andrà a votare darà due SI e un NO mentre io sono orientato a votare due No e un SI.

P.S.: consiglio a tutti di andare a votare per non lasciare alla Lega di contare come suoi i voti non espressi. Mettete una croce sul NO ai primi due quesiti e una sul SI al terzo e sarete sicuri di votare in modo opposto agli interessi del cavaliere.
Rileggete il mio post: A PROPOSITO DEI REFERENDUM

18 giugno 2009

Siamo ormai alle "comiche finali"?

Saremmo ormai alle "comiche finali" per usare un'espressione cara a Fini, se non si trattasse di una situazione veramente drammatica e imbarazzante.
L'Italia è governata da un uomo inadatto, "unfit" dicono i giornali inglesi. In qualsiasi altro paese civile dell'occidente il Caso Mills sarebbe bastato a mettere fuori gioco il personaggio. Ma siamo nell'Italia berlusconizzata e cloroformizzata da un sistema mediatico indecente, sotto il controllo di un uomo che, soltanto per questa ragione, non avrebbe titolo a rivestire il ruolo che ricopre, e siamo costretti ad assistere alla coda indecente del Caso Noemi, ai festini in Villa e in Palazzo, all'ultimo (in ordine di tempo) scandalo targato Patrizia D'Addario, che racconta di aver ottenuto denaro e una candidatura alle elezioni baresi dopo due feste a palazzo Grazioli. Dice di essere stata pagata per andare a Roma e di aver incontrato il premier insieme ad altre ragazze e aggiunge di aver ricevuto solo 1.000 euro dei 2.000 pattuiti "perché non ero rimasta". La seconda volta, invece, si è trattenuta. "Quella sera non c'erano altre ospiti. Abbiamo trovato un buffet di dolci e il solito pianista. Quando mi ha visto Berlusconi si è subito ricordato del progetto edilizio che volevo realizzare". "Poi mi ha chiesto di rimanere", racconta. Per dimostrarlo: "Ho le registrazioni dei due incontri".

Siamo nell'Italia in cui l'on. Ghedini, parlamentare e avvocato a tempo pieno al servizio del cavaliere di Arcore, può affermare a proposito di quest'ultimo caso "ancorché fossero vere le indicazioni di questa ragazza, il premier sarebbe l’utilizzatore finale e quindi mai penalmente perseguibile" come se il punto fosse questo soltanto. Donne-oggetto, dunque, per il premier-utilizzarore, come la povera Eluana, "possibile contenitore di figli".
Ma il punto è un altro, come sostiene Concita de Gregorio sull'Unità "Il punto è la debolezza e la ricattabilità di un uomo potentissimo al centro di un sistema di favori femminili dai confini sterminati, perciò incontrollabile. Le ragazze 'utilizzate' sono centinaia. Migliaia gli amici, genitori, parenti. Tutti sanno. Chiunque può in ogni momento avanzare e pretendere: ricattare. La rete di avvocati del premier non basta a difenderlo. I suoi collaboratori sono sgomenti, ora anche spaventati. Ci sono delle regole di affidabilità che qui vengono meno: i governi dei Paesi vicini sono in allarme. 'Gli alleati preoccupati', scriveva il Times. Gianni Letta è sotto attacco. Disapprova e la disapprovazione gli si ritorce contro: lo accusano - i falchi del Pdl - di non assicurare a sufficienza la protezione del capo del governo. È impossibile proteggerlo da se stesso, tuttavia."

Quando avrà termine questa storia, che preoccupa seriamente anche i nostri partners stranieri, non è dato sapere al momento. Gli italiani sono lenti a scendere dal carro del vincitore salvo, poi, mettersi in prima fila quando il botto sarà assordante e, come per miracolo, i sordi udranno e i ciechi riacquisteranno la vista. Allora dalle macerie apparirà chiara a tutti tutta la verità.

Ma certo alcune domande alla Di Pietro possiamo farcele:
Perché l’Antitrust non è intervenuta in occasione dell’invito-monito del Presidente del Consiglio "a non dare soldi ai media che cantano il pessimismo", da intendersi come "ostacolo nell’attività di propaganda"?
Perché le aziende di Stato e le maggiori imprese italiane hanno improvvisamente dirottato i loro investimenti pubblicitari sulle reti Mediaset, nonostante gli indici d’ascolto premino le reti di Stato?
Che mezzi di convincimento ha usato Silvio Berlusconi in veste di Presidente del Consiglio nei confronti di amministratori e azionisti di queste “new Parmalat”?
Perché nessuno parla più del rispetto della sentenza della Corte di giustizia europea nell’assegnazione delle frequenze televisive abusivamente occupate da Emilio Fede a Europa7?

Leggi dal Corriere: Inchiesta di Bari e intercettazioni: Un imprenditore pugliese al telefono parla di feste con le ragazze dal premier

In questo video la notizia data con dovizia di particolari da una TV privata di Bari, come viene edulcorata dal TG1 e TG2 del servizio pubblico pagato dagli Italiani:



Leggi anche i miei post del 19 e 29 aprile 2009:

Quo usque tandem, Silvi, abutere patientia nostra?

A QUELLI CHE IL CANONE RAI - SERVIZIO PUBBLICO ...

17 giugno 2009

A PROPOSITO DEI REFERENDUM ...

... sono stato per molto tempo indeciso se andare o no a votare.
Dopo aver letto attentamente il post di L'ALTRASCIACCA sull'argomento (che mi permetto di ripubblicare e consiglio di leggere perchè ne vale la pena)
ho deciso che andrò a votare NO AI PRIMI DUE QUESITI E SÌ AL TERZO.
Andrò dunque a votare per non far scadere l'importanza di uno strumento di democrazia diretta come il referendum, per evitare che il mio NONVOTO possa essere letto come accettazione della legge elettorale "porcata" che va al più presto modificata, almeno per ciò che riguarda l'espressione
delle preferenze (preferenze presenti persino nel listone unico di fascista memoria).

I REFERENDUM DEL 21 E 22 GIUGNO 2009 - L’ALTRASCIACCA VOTERA’ COSI’

Domenica 21 e lunedì 22 giugno gli elettori italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su un referendum abrogativo.

Il referendum abrogativo, previsto dall’articolo 75 della Costituzione, è uno strumento di democrazia diretta, ossia uno strumento attraverso il quale il popolo è chiamato a esprimersi, mediante un SÌ o un NO, direttamente e senza la mediazione dei propri rappresentanti in parlamento, su alcune questioni di interesse nazionale. Il referendum abrogativo, in particolare, ha come obiettivo l’abrogazione, totale o parziale, di una legge vigente. Tale abrogazione si verifica nel caso in cui la maggioranza dei votanti si esprima per il sì, in caso contrario la legge rimane in vigore.
Affinché un referendum abrogativo sia valido è necessario che esso raggiunga il cosiddetto quorum, ossia è necessario che si rechi a votare almeno la metà più uno degli aventi diritto al voto (ossia dei cittadini di età superiore ai 18 anni in possesso dei diritti politici). In caso contrario, il referendum è invalidato, e, anche se la maggioranza dei votanti si esprime a favore del SI, la legge oggetto del referendum rimane in vigore.

Il referendum su cui gli elettori saranno chiamati a esprimersi nei giorni 21 e 22 giugno ha a oggetto la legge elettorale di Camera e Senato, ossia la legge che detta le regole per l’elezione di deputati e senatori. Tale referendum mira ad abrogarne alcune parti.
Più precisamente sono tre i quesiti che verranno sottoposti agli elettori e tre le schede che verranno loro consegnate quando si recheranno al seggio.

La PRIMA scheda, di colore VIOLA, propone di abrogare la possibilità, per i partiti che concorrono all’elezione della Camera dei Deputati, di formare coalizioni, e, di conseguenza, propone di abrogare la possibilità di attribuire il premio di maggioranza a coalizioni di partiti.
La SECONDA scheda, di colore BEIGE, propone, parallelamente, di abrogare la possibilità, per i partiti che concorrono all’elezione del Senato, di formare coalizioni, e, di conseguenza, propone di abrogare la possibilità di attribuire il premio di maggioranza a coalizioni di partiti.

Vediamo di capire cosa è il premio di maggioranza.
In base alla legge elettorale attualmente vigente, il partito o la coalizione che ottiene la maggioranza dei voti, anche uno solo in più rispetto agli altri, ha diritto al cosiddetto premio di maggioranza, ossia ha diritto a occupare il 55% dei seggi della Camera dei Deputati (o del Senato). Di conseguenza, i partiti e le coalizioni che ottengono un numero inferiore di voti, possono dividersi fra loro soltanto il rimanente 45% dei seggi della Camera dei Deputati (o del Senato).
Si tratta, in pratica, di uno strumento che attribuisce al partito o alla coalizione di partiti vincente un numero di seggi superiore rispetto a quello che gli spetterebbe in base al numero di voti ricevuti. Grazie al premio di maggioranza, infatti, un partito o una coalizione che riceve più voti rispetto agli altri, anche uno solo in più, ha diritto al 55% dei seggi alla Camera dei Deputati (o del Senato) anche se ha ottenuto una percentuale inferiore di voti, ad esempio il 30%.
In pratica è come se un certo numero di persone, supponiamo quattro, dovessero dividersi una torta in base all’esito di una votazione. Supponiamo che tre di esse ricevano un voto a testa e la quarta ne riceva due. Se non ci fosse alcun premio di maggioranza, a ciascuna delle persone che hanno ricevuto un voto spetterebbe il 20% della torta, mentre a quella che ne ha ricevuto due spetterebbe il 40%. Invece, grazie al premio di maggioranza, la persona che ha ricevuto due voti avrebbe diritto al 55% della torta, mentre i tre che hanno ricevuto un voto dovrebbero spartirsi il restante 45%, ossia riceverebbero ciascuno il 15% della torta. Si creerebbe, pertanto, una sproporzione tra il numero di voti ricevuti e la quantità di torta a cui si avrebbe diritto.

Il premio di maggioranza, quindi, è già di per sé un meccanismo iniquo, in quanto ha l’effetto di falsare il rapporto di proporzionalità tra voti ricevuti e seggi occupati in Parlamento, sacrificando la rappresentatività delle minoranze in nome della stabilità del governo. Tuttavia, il fatto che tale premio, in base alla legge attuale, possa essere attribuito a delle coalizioni di partiti fa sì che lo scarto tra i voti ricevuti e i seggi occupati non sia eccessivo e, soprattutto, evita che un solo partito politico possa prendere il sopravvento e possa decidere di governare senza tenere conto del punto di vista di altri partiti politici e delle minoranze in particolare.
Una vittoria dei sì al primo e al secondo quesito, di conseguenza, sarebbe piuttosto pericolosa per una democrazia rappresentativa come la nostra. L’abrogazione della possibilità per i partiti di formare coalizioni e l’attribuzione del premio di maggioranza a un solo partito legittimerebbe, infatti, una rilevante sproporzione tra il numero di voti ricevuti dal partito vincente e il numero di seggi occupati in Parlamento. Con la conseguenza che un partito minoritario, per il fatto di avere ricevuto anche un solo voto in più rispetto agli altri, avrebbe in Parlamento la maggioranza assoluta, maggioranza che gli consentirebbe di agire in modo sostanzialmente indisturbato.

In più, la vittoria dei sì provocherebbe, indirettamente, anche un innalzamento delle soglie di sbarramento, ossia della percentuale minima di voti che un partito deve ottenere per avere dei seggi in Parlamento. Con la conseguenza che le minoranze rischierebbero di non avere alcuna rappresentanza parlamentare.

In base alla legge attuale la soglia di sbarramento prevista per la Camera dei Deputati è del 2%, qualora il partito faccia parte di una coalizione, del 4% qualora questo si presenti da solo alle elezioni. La vittoria dei sì al primo quesito, abolendo la possibilità di formare coalizioni, innalzerebbe al 4% tale soglia di sbarramento.
Un analogo discorso può farsi per il Senato. Attualmente la soglia di sbarramento prevista è del 3%, nel caso in cui il partito fa parte di una coalizione, dell’8% qualora questo si presenti da solo alle elezioni. La vittoria dei sì al secondo quesito, abolendo la possibilità di formare coalizioni, innalzerebbe all’8% tale soglia di sbarramento, lasciando ampie fasce della popolazione senza alcuna rappresentanza parlamentare.

La TERZA scheda, di colore VERDE, infine, di abrogare le cosiddette candidature multiple, ossia la possibilità, per una persona, di candidarsi contemporaneamente in più circoscrizioni.
In base all’attuale normativa, infatti, una persona può candidarsi contemporaneamente in più circoscrizioni, ossia in varie parti del nostro Paese, anche se poi, in caso di elezione in più circoscrizioni, sarà uno soltanto il seggio che potrà andare a occupare.
La candidatura multipla, oltre a essere uno specchietto per le allodole, ossia uno stratagemma attraverso cui la notorietà di un candidato viene sfruttata per attirare un maggior numero di voti a favore del partito a cui appartiene, è anche uno strumento che attribuisce un enorme potere a tale candidato e al suo partito. Questi, infatti, optando per uno dei vari seggi ottenuti, permette che i primi dei candidati “non eletti” del proprio partito in quella circoscrizione gli subentrino nel seggio al quale rinunzia. Egli così, di fatto, dispone del destino degli altri candidati la cui elezione dipende dalla propria scelta. Se sceglie per sé il seggio “A” favorisce l’elezione del primo dei non eletti nella circoscrizione “B”; se sceglie il seggio “B” favorisce il primo dei non eletti nella circoscrizione “A”.

Nell’attuale legislatura, questo fenomeno, di vaste proporzioni, coinvolge circa 1/3 dei parlamentari. È inevitabile che il metodo delle candidature multiple favorisca atteggiamenti di sudditanza e di subordinazione da parte dei candidati meno forti nei confronti di quelli dotati di maggior peso politico.

La vittoria dei sì al terzo quesito e, conseguentemente, l’abrogazione delle candidature multiple, servirebbe, pertanto, a limitare l’ingerenza dei partiti nella scelta dei parlamentari, e avrebbe come effetto quello di accrescere, sia pur in presenza di una legge elettorale iniqua che non consente di esprimere preferenze, il potere dell’elettore di scegliere il candidato da cui intende farsi rappresentare in parlamento.

L’ALTRASCIACCA, pertanto, voterà NO al PRIMO QUESITO (VIOLA) e al SECONDO QUESITO (BEIGE) e barrerà il SI solamente sul TERZO QUESITO (VERDE). Qualora, decideste di andare a votare, fate come noi!




In attesa di una improcrastinabile riforma della legge elettorale possiamo, intanto, cominciare a togliere dalla legge-porcata le candidature multiple
VOTANDO SÌ SULLA TERZA SCHEDA DI COLORE VERDE.

16 giugno 2009

Tutti i misteri insoluti del Noemigate ...

... li spiega "Lost in Berlusconi"

Come spiegare tutti i misteri del Noemigate? Rispondendo alle domande della stampa? No. Troppo semplice. Meglio ingaggiare un team di sceneggiatori esperti a risolvere i misteri con spiegazioni più fantasiose possibili. E chi meglio degli sceneggiatori di Lost, la serie tv americana di culto?



"Gelmini bocciata" a Milano

Contestata la ministra Mariastella Gelmini, costretta ad abbandonare il tavolo dove era seduta per la presentazione del libro sulla scuola "Cinque in condotta" assieme all'autore Mario Giordano e a Fedele Confalonieri nella sede Mondadori in piazza Duomo a Milano. Nel blitz docenti e genitori di Rete scuole, al grido di "Buffoni" e "Gelmini bocciata", hanno alzato i toni fino a che il ministro e i relatori si sono visti costretti ad abbandonare la sala.

Ci sono stati attimi di tensione anche tra i presenti in sala, fra chi rivendicava il diritto ad ascoltare e i manifestanti. Quelli di Rete scuole e Assemblea delle scuole del Milanese hanno distribuito il fac-simile di una pagella per il ministro con elencati tutti i tagli e i cambiamenti materia per materia e il giudizio finale: "Mariastella Gelmini non è stata ammessa alla seconda classe primaria". Invano il direttore del Giornale, Mario Giordano, ha provato a richiamare tutti a un "confronto democratico", così come il ministro. Confalonieri (vecchio volpone) è rimasto invece impassibile (lui sì che comprende: il clima nel paese è cambiato, in modo irreversibile).

15 giugno 2009

10 cose da ricordare a Obama che incontra Berlusconi il 15 giugno

+ Dieci (nuove) domande a Berlusconi in coda a quelle di Repubblica
1) Berlusconi è stato membro della P2, una loggia massonica che aveva come obiettivo la conquista del potere attraverso il controllo dell'informazione e della giustizia

2) Berlusconi è proprietario delle tre principali tv private e di un impero commerciale tale da configurarlo come il campione del conflitto di interessi nel mondo

3) Il giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia, due mesi prima di morire rilasciò un’intervista a dei giornalisti francesi, accennando più di una volta ai rapporti di Berlusconi e Marcello Dell’Utri (suo braccio destro) con la mafia.

4) Sotto i governi Berlusconi sono state approvate numerose leggi ad personam per alleggerire la posizione processuale di Berlusconi stesso. L'ultima, il Lodo Alfano, sospende i procedimenti penali a carico del Presidente del Consiglio per tutta la durata del suo mandato, e costituisce un unicum nel panorama legislativo europeo.

5) I quotidiani stranieri (non certo di sinistra) sono costantemente indignati dal comportamento e dalle frasi di Berlusconi. Celebri le sue "battute" su Obama abbronzato e "la superiorità della civiltà occidentale".

6) Berlusconi è stato un grande estimatore del suo predecessore: "La storia - ha affermato il premier - dirà che George W. Bush è stato un grande, grandissimo presidente degli Stati Uniti". Berlusconi ha definito Bush "un uomo di grandi principi, grandi ideali, grande visione, ma soprattutto uno che ha il coraggio di perseguire questa visione".

7) Il governo Berlusconi, piuttosto che incentivare l'uso delle energie alternative ha reintrodotto il nucleare facendo carta straccia del referendum del 1987 con cui gli italiani lo bocciarono.

8) "L'Italia non è un paese multiculturale" ha affermato recentemente il premier, ed il governo italiano sta procedendo a espulsioni di massa.

9) Mentre lei ha pubblicamente lodato i giornali perchè sono un cane da guardia del potere non c'è giorno che Berlusconi non sferri attacchi contro la stampa

10) "Basta. Non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni". "Ho cercato di aiutare mio marito come si farebbe come una persona che non sta bene" Sono le affermazioni della moglie del premier Veronica Lario alla luce delle recenti rivelazioni relative agli incontri del marito nella sua villa privata (incontri che sono stati immortalati e che stanno facendo il giro del mondo).

10 giugno 2009

UNA FALLA NEL PDL - MA CHI SALVA IL PD?

Che si sia aperta una falla nel PDL non c'è dubbio, e i voti della Lega non possono colmarla perchè il popolo leghista non s'identifica con Berlusconi; e se il vertice tratta e governa con lui, la base lo manderebbe sicuramente a quel paese. Pertanto è chiaro che Berlusconi deve fare scelte politiche che siano in linea con i desiderata della Lega (come già ha fatto con la retromarcia sul referendum) diversamente rischia la crisi; ma così facendo, scontenta una parte consistente del PDL. I mesi prossimi, pertanto, apriranno una fase decisiva per verificare la tenuta della compagine di governo.
Per quanto riguarda il PD, i risultati elettorali dimostrano che dove è stato possibile avviare dei cambiamenti radicali e la base ha avuto modo di contare, i risultati sono stati notevoli mettendo in crisi la vecchia oligarchia e riuscendo a vincere anche sul premier, come ha saputo fare Debora Serracchiani nel suo Friuli, Simona Caselli a Parma, Francesca Balzani a Genova.
Il PD avrà, dunque, un futuro se il vertice avrà il coraggio di aprirsi alla base e ai territori, se saprà rinnovarsi profondamente attingendo nuova linfa tra i giovani e liberandosi delle vecchie cariatidi. Solo le nuove generazioni saranno in grado, se avranno spazi adeguati, di vivere il PD come nuova identità, liberata dalla vecchia politica e dalle incrostazioni dei vecchi partiti di provenienza. L'altra cosa da fare immediatamente è quella d'impegnarsi coraggiosamente con chi ci sta per rinnovare la legge elettorale "porcata" e ridare ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti all'interno di liste costituite attraverso primarie vere.
Che dire poi dei partiti a sinistra del PD? Bisogna proprio essere ottusi a continuare nella scelta suicida di dividersi per contarsi e poi non contare! Occorre che il PD non rinunci a svolgere una politica sociale seria guardando alle classi più povere e al mondo del lavoro con proposte coerenti e precise, in modo da attrarre i votanti di sinistra delusi dai loro partiti. Dal bipolarismo penso sia difficile e improbabile tornare indietro. La partita che si apre per il PD è importante e va giocata tutta a sinistra, con una politica rinnovata nei metodi, nei contenuti e negli uomini, che privilegi i lavoratori e gli ultimi e che guardi seriamente al mezzogiorno.

09 giugno 2009

ELEZIONI: qualche segnale di novità

I risultati delle elezioni europee ci dicono alcune cose interessanti:
il Berlusca non ha sfondato, si ferma al 35%, la Lega e Di Pietro ottengono un risultato notevole che porteranno presto all'incasso, il PD cala ma tiene.
Il cosiddetto "popolo della libertà" entra forse in una fase critica; il PD con il suo 26,3% potrebbe diventare il riferimento importante di una nuova e decisa opposizione. Da considerare, infine, che il 45, 6% degli italiani che hanno votato PDL e Lega sono una rilevante minoranza rispetto al resto dell'Italia che nei sondaggi del cavaliere appariva pienamente berlusconizzata. C'è da attendersi la fase calante nella luna di miele del cavaliere con gli italiani; i sintomi ci sono tutti. Sembra davvero che gli italiani comincino ad aprire gli occhi ma occorre che si formi una forte opposizione che sappia fornire una credibile alternativa di governo. I mesi prossimi ci diranno come evolverà la situazione.
In ogni caso, sono soddisfatto perchè a Sciacca, mia città di residenza, Vito Bono che capeggiava una compagine di centro-sinistra è riuscito ad imporsi al primo turno con oltre il 50% dei consensi su Turturici, sindaco uscente del PDL, e per la bella affermazione di Mariolina Bono in città come candidata del PD alle europee.

05 giugno 2009

UN VOTO UTILE PER L'EUROPA E PER L'ITALIA

E domani si vota. Io dico che si dovrebbe andare a votare da parte di tutti, anche dei più scettici che hanno perso la speranza in un cambiamento. Contestare l'operato dei politici rinunciando ad esprimere il proprio voto equivale a darsi un pugno nello stomaco per far dispetto a chi ci rappresenta male!
Occorre fare una scelta pensata perchè questa volta non si tratta solo di mandare i nostri rappresentanti in Europa ma anche di dare un segnale a chi ci governa in Italia. Perchè capisca che non può continuare a fare il bello e il cattivo tempo come se fosse al comando di un'azienda privata; perchè impari a rispettare le regole e i limiti che un sistema complesso impone; perchè impari a rispettare i cittadini (anche quelli che non lo votano, che non sono "coglioni") e gli altri poteri istituzionali (che non sono intralci alla sua mirabile ascesa). Perchè impari a governare e non fare solo chiacchiere vuote, per smentire domani ciò che oggi afferma.
Occorre pensare bene a dare questo voto, scegliendo tra uomini e partiti, quelli che esprimono al meglio una volontà di cambiamento e di ripristino della legalità.

02 giugno 2009

L'ITALIA - 2.6.'46 - 2.6.'09

"Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nei carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione"
(Piero Calamandrei)










"L'Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa la affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore"
(Umberto Terracini, presidente dell'Assemblea costituente)



Nella data odierna, 63 anni fa, si tenne il referendum con il quale gli Italiani scelsero la Repubblica come forma di governo. Nella stessa data si votò per l'elezione dei deputati all'Assemblea Costituente, con il compito di redigere la nuova carta costituzionale. Per la prima volta in Italia si votò a suffragio universale: anche le donne andarono alle urne.
La Festa della Repubblica è l’occasione per rivisitare i simboli della nostra Patria e per riflettere sulle attuali, miserevoli condizioni del nostro paese e della sua democrazia.

L'emblema della Repubblica è costituito da quattro elementi: la stella, la ruota dentata, un ramo di ulivo a sinistra e uno di quercia a destra. La stella compare come attributo dell’Italia sin dal Cinquecento, il ramo d'ulivo indica la volontà di pace della Nazione, il ramo di quercia indica la forza e la dignità del popolo italiano, la ruota dentata d’acciaio è il simbolo dell’attività lavorativa e traduce l'articolo 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.

Lo spirito e la passione civile animarono i padri costituenti, il sentimento di speranza, di fiducia e di attesa di tempi migliori sostenne quanti si accingevano a ricostruire un paese devastato dalla tragedia della guerra, consigliando di soprassedere rispetto alle diverse impostazioni ideologiche e culturali per coltivare ciò che univa nell'interesse comune.

Se confrontiamo quella temperie con il clima dei nostri giorni, con lo stile degli attuali governanti, con le continue forzature istituzionali, con la cura di meschini interessi di bottega, con gli egoismi più malsani, con gli scandali da operetta che ci avviluppano, c'è solo da temere il peggio; ma non possiamo abbandonare del tutto la speranza che gli Italiani sappiano trovare in sè, come hanno saputo fare in altri momenti difficili, la capacità di reagire e la forza di cambiare decisamente.

01 giugno 2009

SONDAGGIO: NON SO SE ADESSO E' IN TESTA ...


... MA DI SICURO E' ANCORA SULLE PALLE














I RISULTATI DEI MIEI SONDAGGI DI MAGGIO

Papi dovrebbe andare a:


cacciar piccioni 0


pulire androni 2


convincere cialtroni 0


annusar bidoni 0


baciare alberoni 0


sgozzar capponi 0


respinger barconi 2


allevar buffoni 2


riprodurre ormoni 0


cantar canzoni 0


derubar accattoni 0


fuori dai coglioni 7


Voti fino a ora: 13

Sondaggio chiuso

Questo era un sandaggio scherzoso e orientato

Su 13 votanti voti per la risposta attesa 7

voti diversi ma indicativi 2 + 2 + 2 = 6

Dai risultati si evince che tra i miei lettori, 13 hanno partecipato al sondaggio offrendo rispste pertinenti. Questo dato, anche se insignificante sul piano statistico, dimostra che c'è ancora gente che non ha portato il cervello all'ammasso.


Divorzio Veronica - Silvio

è un fatto pubblico 15


è un fatto privato 0


Veronica è più credibile 11


Silvio è più credibile 0


causato dalle donne 6

intorno al premier


causato da Noemi 3


ho altro a cui pensare 2


Voti fino a ora: 21

Sondaggio chiuso

Questo era un sandaggio serio

Quelli che hanno partecipato al sondaggio, hanno considerato pubblico il fatto e credibile Veronica attribuendo la causa "alle donne intorno al premier" (6) e "a Noemi" (2). Solo 2 hanno scelto la risposta "ho altro a cui pensare".

Dai risultati si evince che tra i miei lettori, quelli che hanno partecipato al sondaggio hanno fornito rispste pertinenti. Questo dato, anche se insignificante sul piano statistico, dimostra che c'è ancora gente che non ha portato il cervello all'ammasso.


Il tuo voto per l'Europa:

Destra Sociale 0 (0%)


IDV 7 (14%)


L'Autonomia 0 (0%)


Lega Nord 2 (4%)


PD 24 (50%)


PDL 4 (8%)


Rifondazione C.I. 4 (8%)


Sinistra e Libertà 3 (6%)


U.D.C. 3 (6%)


altri 1 (2%)


Voti fino a ora: 48

Sondaggio chiuso

Questo era un sandaggio serio

Dei 48 lrttori che hanno partecipato al sondaggio, 24 (50%) hanno votato PD, 7 (14%) IDV, 4 (8%) PDL, 4 (8%) Rif.C.I., 3 (6%) U.D.C., 3 (6%) Sin. e Lib., 2 (4%) Lega Nord, 1 (2%) altro.

Dai risultati si evince che tra i miei lettori, 48 hanno partecipato al sondaggio; di questi, 41 (78%) hanno indicato complessivamente partiti dell'opposizione, mentre solo 6 (12%) partiti della maggioranza al governo. Questo dato, anche se insignificante sul piano statistico, dimostra che c'è ancora gente che non ha portato il cervello all'ammasso.

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