22 febbraio 2011

UOMINI, DONNE E POTERE DEL BELLO di Paola Mauri

Da qualche tempo questo blog si ingentilisce col contributo gradito di una voce femminile, quella di Paola Mauri. Essa ha il grande merito di cogliere spunti diversi dalla realtà e di farci riflettere su temi di vera attualità ma con il distacco di chi guarda ad essi come da un altro mondo o da un'epoca lontana. L'effetto che si ottiene è di apparente straniamento ma la messa a fuoco che ne consegue aiuta a riconsiderare i fatti di cronaca affrancati dall'urgenza del quotidiano, collocati in una prospettiva di più ampio respiro. Il mio blog, spesso politicamente scorretto, ne ricava una qualità  nuova e un equilibrio più armonico. 
Oggi la riflessione di Paola trae lo spunto dalla dura presa di posizione delle donne contro un potere che le usa in modo strumentale e poi, spesso, le getta dopo averle spremute. Ma è solo il potere ad usarle? O sono anche le donne, quando ne hanno la possibilità a servirsene?

Abbiamo capito forte e chiaro che la bellezza è un potere da usare. E per essere netti e senza fronzoli non è che ciò non fosse noto da tempo immemore. Mi viene proprio da dire che messa così piatta, senza un briciolo di ghirigori, viene un coccolone.
Contrapporsi non è esatto, non va bene; vorrei essere in grado di trovare parole misurate, e mi sfugge continuamente il filo, perché non provo meraviglia ma disagio, per quella parte di universo mondo che viene esclusa d’ufficio da chi ingordo, come davanti ad un babà, decide di prendersi l’oggetto più raro, più rispondente a canoni precisi, più …
Questa leggenda metropolitana, spacciata per verità assoluta, non è più concepibile e ognuno è padrone di sostenerla, ma credo in separata sede, e non facendone una filosofia da imporsi più o meno a tutti i costi.
Il cervello va esercitato e l’esercizio ne facilita la funzione. E allora è tutto vero o meglio tutto può essere vero e i gusti sono gusti, ma lasciamo a tutti uno spazio e la possibilità di arrivare dove chi bella come il sole ambisce di arrivare, perché destinata, dalla nascita, ad essere l’ape regina.
È vero che non si può cambiare il mondo che per secoli è stato dominato dall’uomo che disponeva a suo piacimento delle donne, ma di fattori “ci”, “di”, “e”, “effe”, “gi”, ormai ce ne sono tanti in giro, peraltro tutti uguali, ben fatti, ben messi, che la monotonia è in agguato e un po’ di sano difetto andrebbe a ristabilire l’armonia. E l’armonia è un insieme di fattori che con l’omogeneità non ha nulla a che fare. Forse bisognerebbe rieducare “lo sguardo” di chi appunto guarda, per fargli scoprire “il bello”.
Guardare è saper cogliere, saper vedere, saper interpretare, andare oltre.
Il brutto non sarà mai tale agli occhi di chi sa guardare. Il bello non sarà mai bello se quell’oltre è tenebroso, mistificato.
Con le parole si può giocare, con il cuore no. E allora tutto quel che si dice, che si spaccia, che si mercifica con un pacco dono ben confezionato, è l’apparenza di una realtà che tutti vogliono copiare ma che dura per il tempo di un gioco, con un giocattolo che, alla fine, non regge perché quando è smontato, poi non si ricompone più. E da bambini di questi giochi, ne abbiamo fatti tanti. Abbiamo copiato i giochi degli altri e abbiamo voluto i giochi degli altri. Credo sia l’odierno  principio del marketing e della pubblicità.
È stato applicato agli esseri umani ed è comprensibile che la perfezione sia ammiccante e ancor più desiderabile, ma c’è un meccanismo che prima o poi si inceppa in questa meravigliosa panoramica. Buon pro gli faccia quindi, a tutti quelli che ne escono soddisfatti e rifocillati. Tanto per chi la pensa diversamente è sempre buono l’argomento “invidia”. 
Le “cozze”, per intendere, con tale termine, donne brutte, si sprecano pure in una pubblicità, secondo me vergognosa, di una macchina di produzione italiana, il cui spot viene trasmesso in questi giorni. Alla fine, quindi, tutto rimarrà uguale o tutto cambierà per rimanere immobile nei secoli. Il potere sarà sempre associato al bello ed il brutto al brutto, cioè al nulla.
Anche se il brutto anatroccolo può riservarci ancora delle sorprese. Ed è bello crederci. PAOLA MAURI

Altri contributi di Paola Mauri possono essere rintracciati ai seguenti indirizzi:

Ricordo quando a scuola ci facevano cantare l’Inno di Mameli


Riprendo la mia capretta e vado per i monti


Haiu ragiuni e m'a mangiu squarata

 

P.S.: approfitto per invitare altre amiche e amici che volessero esprimere il loro punto di vista a commentare i post con i loro messaggi o inviando i loro testi e chiedendo che vengano pubblicati.
Mi rivolgo, come scritto in sommario, a quei pochi che non hanno perso, nella babele generale, la capacità e la voglia di riflettere e ragionare.

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