L'uomo del fare, quello del ghe pensi mi, il grande riformatore che da 16 anni ci racconta di voler rivoltare l'Italia come un calzino, che ha ottenuto, solo due anni e mezzo fa, la più ampia maggioranza mai avuta da un governo della Repubblica per governare un Paese dissestato anche grazie ai suoi precedenti governi, a metà legislatura si ritrova in una morsa stringente, in una tenaglia soffocante fra i diktat di una Lega padrona, quella, per capirci, dei porci romani e della scuola di Adro addobbata con i suoi simboli e una nuova forza, quella di FL che nasce dalle stesse viscere del PDL in seguito alla cacciata dal partito proprietario della parte di AN che il signore di Arcore non è riuscito a piegare totalmente ai suoi voleri. L'uomo che ieri ha raccontato in aula di avere un'indole aperta al confronto non è riuscito a confrontarsi e trattare con una parte dei suoi e ha mirato all'autosufficienza pensando di eliminare, così, ogni dissidenza interna. Adesso si ritrova con una maggioranza numerica superiore a quella di inizio legislatura ma con le mani legate dalla necessità di concordare con tre forze non allineate e contrastanti della stessa maggioranza la realizzazione del fantomatico programma.
E questo non per colpa di un destino cinico e baro ma solo per la presunzione di poter tutto ottenere e comprare come al mercato mediatico in cui è padrone assoluto e indiscusso.
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Questo è l'uomo del fare, dall'indole aperta al confronto a cui gli Italiani hanno, ancora una volta, affidato il governo del Paese.
Questo è il quadro, incredibile ma vero, della debacle!