09 febbraio 2010

OLTRE 1000 MORTI SUL LAVORO OGNI ANNO: vergogna tutta italiana

Approfitto della “Proposta di legge di Istituzione del Giorno della memoria delle vittime sul lavoro e altre disposizioni per l'informazione sui problemi della Sicurezza sul lavoro" (sarà presentata presso la Camera dei Deputati nella conferenza stampa organizzata da Articolo21 e dalla Carovana per il Lavoro Sicuro, mercoledì 10 febbraio 2010 alle ore 13.00) per tornare su di un tema scottante cui avevo già dedicato almeno un post nel dicembre del 2008:  Morti sul Lavoro - Pagina nera per l'Italia

I nostri primati in Europa sono purtroppo tutti negativi, spesso scandalosamente negativi, come quello del Paese col maggior numero d’incidenti mortali sul lavoro. Mille funerali, mille dolori inestinguibili e l'incapacità complessiva del Paese di uscire dal tunnel delle morti causate da lavoro. Paola Agnello Modica, segretaria confederale Cgil con responsabilità su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, indica le cause: “precarietà, lavoro nero, forte e deregolato utilizzo di lavoratori migranti, sistema di appalti basato quasi sempre sul prezzo più basso e quasi mai sulla qualità, manutenzioni insufficienti, scarsa attenzione alla salute e all'antinfortunistica considerati, in fondo, costi superflui".

I lavoratori hanno bisogno soprattutto che si torni a parlare del lavoro come valore primario della Società, di superare l'emarginazione culturale a cui sono stati sottoposti in questi anni. I lavoratori morti non sono solo numeri statistici per un bilancio di fine anno, ma persone in carne ossa, con identità, famiglie, vite importanti, uniche e irrepitibili. Vite spezzate, a volte dalla fatalità, ma più spesso dalla mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro.

Questi blog aggiornano l'elenco delle vittime del lavoro:
IL SACRARIO VIRTUALE DEI CADUTI SUL LAVORO
MORTI SUL LAVORO

1328 morti ogni anno, la media dei caduti sul lavoro tra il 2003 e il 2005; 1280 nel 2006, 1140 nel 2008.
Gli infortuni mortali sul lavoro nel 2009 si attestino intorno a 1100; considerata la crisi economica che ha ridotto l'attività lavorativa, non c'è da stare allegri. Sono numeri indegni di un paese civile!

Le morti sui luoghi di lavoro non sono incidenti: dipendono dall' avidità di chi rifiuta di rispettare le norme sulla
sicurezza e dal disprezzo per la vita, la vita degli operai, naturalmente, degli edili, dei braccianti; la vita precaria di chi per tirare avanti è magari costretto a lavorare otto, dieci ore di seguito su di una impalcatura, senza protezioni di sorta o di chi deve manovrare macchine con i sistemi di sicurezza disattivati, per aumentare la produttività.
Dipendono anche dall'incapacità o connivenza di chi dovrebbe approvare leggi più stringenti. e farle rispettare: lo stato.

Un governo e una maggioranza occupati a tempo pieno a scrivere ed approvare leggi che evitino al premier di farsi processare; ministri e parlamentari tuttora intenti a voler dimostrare, anche dopo le sentenze della magistratura, che la morte di Eluana è stato un omicidio, come possono trovare il tempo per intervenire con normative adeguate al fine di ridurre la mortalità sul lavoro?
Sono quelli che, mentre vogliono tenere  artificialmente in vita persone da anni in coma irreversibile lasciando disperate e sole le famiglie coinvolte in tanti casi disperati, non riescono a realizzare quella rete di servizi esterni, prevista dalla legge Basaglia, per provvedere all'assistenza delle persone affette da disturbi mentali.
LEGGE 180
Andare oltre la 180
E i morti sul lavoro?

A proposito testamento biologico e Caso Eluana, vedi anche:
Quanta violenza sul povero corpo di Eluana!
Del testamento biologico e dei "sepolcri imbiancati"

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