So con certezza cosa vorrei dal 2010 ma non lo dico, anche per scaramanzia.
In subordine mi piacerebbe che qualche linguista attento ridesse senso alle parole: molte, in vero, hanno assunto un significato diverso da quello originale, spesso contrario. Mi piacerebbe che qualcuno ci dicesse che non può chiamarsi partito dell'amore quello che da 15 anni fomenta l'odio, la faziosità e la divisione fra gli Italiani; e che, in ogni caso, non abbiamo bisogno di un partito dell'amore (quella dell'amore è una categoria che lascerei all'ambito delle religioni e dei rapporti interpersonali). Sarebbe già tanto che la politica riacquistasse l'uso di termini quali diritto, equità, giustizia, uguaglianza, etica, servizio, solidarietà, accoglienza; e ad essi attribuisse valore e adeguasse i propri progetti.
Torna sempre valida, alla conclusione di un anno, la bella canzone di Lucio Dalla "L'anno che verrà" il cui ascolto voglio riproporre agli amici di questo blog.
Come torna utile ancora riflettere sul Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere, di Giacomo Leopardi, per il quale rinvio al mio post dell'anno scorso, 2008 - Annus Horribilis?
Gli auguri, comunque, sono un dovere perchè esprimono una speranza di novità e cambiamento, senza la quale la vita avrebbe poco senso.
La mia speranza è di sopravvivere all'attuale temperie socio-politica, dominante nel nostro Paese, che produce una realtà rovesciata; di vederne smascherata la pericolosa falsità; di poter assistere al ritorno ad un clima più normale e civile.
È solo la speranza che ci aiuta a vivere e ad aspettare con curiosità l’anno nuovo, facendoci dimenticare tutta la pena di quello trascorso!
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Ti ringrazio, Victor