08 febbraio 2014

Ricordando Rosario Giacomarra, collega e amico

Questa vecchia foto, fortunosamente recuperata da mia nipote Matilde tra tante cianfrusaglie, mi ritrae in mezzo ad una scolaresca dell'ITCeG di Tione di Trento, in gita nel territorio di Paestum. 
Come nella Recherche di Proust, essa ha dato la stura a tanti ricordi lontani e mi ha richiamato alla mente l'amico e collega esemplare Rosario Giacomarra, a destra nella foto. 
Insieme, con molta imprudenza devo dire, avevamo accettato di accompagnare in gita questa classe tutta di ragazze e ci eravamo accampati nella casa di proprietà dei familiari di una delle alunne. 

Con Rosario ci eravamo conosciuti a Tione, ambedue insegnanti presso l'ITC 'Einaudi', lui di tedesco ed io di lettere italiane. Abitavamo all'Hotel Milano con trattamento di pensione completa. Personaggio estroso Rosario, molto preparato, con una cultura profonda non priva di erudizione, nascondeva spesso la sua timidezza e inadeguatezza a rapportarsi con gli altri dietro un atteggiamento scontroso e duro e una parlata incerta e sottotono che mostrava chiarissima la sua origine siciliana. Ogni situazione che viveva lo spingeva a confrontarsi con i suoi autori amati citandoli. Nutriva una forma di allergia per la politica per la quale mostrava un vistoso agnosticismo. Leggeva molto e usava la radio per ascoltare soprattutto le stazioni straniere in onde medie. Conosceva tante lingue antiche e moderne, oltre al Tedesco che era la materia di insegnamento. Le sue conoscenze storiche erano straordinarie e si muovevano agilmente dalla storia antica alla contemporanea. 

Lo ritrovai a Riva del Garda, dopo il mio ritorno dalla Sicilia in Trentino, docente di tedesco al Liceo Maffei. Non era facile mantenere un rapporto d'amicizia con lui; era una spanna sopra gli altri per conoscenza e cultura, dotato del senso dell'umorismo e, talvolta, di un'ironia pungente. Era diventato più irascibile negli ultimi anni: non sopportava la superficialità e l'approssimazione di tanti suoi colleghi; con gli studenti era di un rigore antico, ma poi sapeva comprenderli e giustificarli. Sembrava un uomo d'altri tempi, un apolide, cittadino del mondo. 
Aveva, infine, comprato casa nel centro di Riva del Garda dove mostrava di volersi stabilire definitivamente. E lì, a Riva lo colse il male che lo portò alla morte nella sua Alimena. Spirito libero e indipendente, ha lasciato più poveri quanti lo hanno conosciuto e stimato.

Dalla nota dell'estroso Zanzani traggo la riflessione che condivido in pieno, che accompagna il noto scherzo poetico del caro Rosario sul corpo umano.
Come tutti sanno, pochi giorni orsono a Mario Vargas Llosa è stato assegnato il Nobel per la letteratura. Ma non è di questo straordinario autore che intendo parlare, vi offrirò invece la lettura di una poesia di Rosario Giacomarra che mi è parsa molto bella.   
Rosario Giacomarra è stato uno di quegli italiani geniali che vivono nascosti tra le mille rughe del nostro bizzarro paese e dei quali ci si accorge quando sono già morti. 
Fu quasi un autodidatta, ma parlava latino, greco, francese, inglese, tedesco, spagnolo, olandese, turco e russo, oltre al suo bel dialetto. 
Io non lo conoscevo, però dopo aver letto questa sua poesia sul libriccino che mi hanno regalato gli amici delle Madonie che gli hanno dedicato il concorso letterario "Alimena sotto le stelle", non ho potuto rinunciare a presentarvela. È una lirica folgorante. 
Allorchè fu creato il corpo umano
presentò ciascun organo il suo piano
per diventar del corpo il capitano.
- Trasmetto forza, a tutti dò una mano,
lo stomaco disse, e il corpo è sano:
tocca a me dunque fare il capitano.
- Siam noi, le gambe, chi fa andar lontano
l'intero corpo, siamo noi, e invano
pretende farne ogni altro il capitano.
E quando dopo tutti toccò all'ano
far le proposte esso espose il piano
per diventar di tutti il capitano.
Che gran risata fece il corpo umano!
Allora, irato per il gran baccano:
- Non faccio più lo stronzo, in italiano
l'ano parlò, se non son capitano!
L'intero corpo in uno stato strano
ben presto si trovò: facea l'indiano
ogni organo del corpo e a capitano
per viver tutto il corpo scelse l'ano.
Non serve dunque un fesso sovrumano,
ma ogni fesso è buono, ogni villano
che sappia far lo stronzo è capitano. 
Lo scherzo poetico di Giacomarra spiega molto bene che a volte non è il migliore a comandare.

Leggi anche:
Il ricordo del prof, in ARCHIVIO TRENTINO 

Giacomarra: sempre vivissimo il ricordo di un prof generoso

Alimena sotto le Stelle della Letteratura, dedicato alla memoria del prof. Rosario Giacomarra

E infine:
Un genio italiano, in Cronache dalla campuria a cura di Giovanni Zanzani

6 commenti:

  1. Riporto qui il commosso ricordo di Roberta postato su Fb: Ho avuto il piacere di conoscere anch'io Rosario, davvero una persona particolare e un uomo d'altri tempi. Mi ricorderò sempre il suo 'ciao Robertina' pronunciato con un sorriso appena accennato ed una strizzatina d.occhi dietro quei grandi occhiali dalla montatura scura; quel sorriso arguto sul viso severo di un uomo che nascondeva una sensibilità straordinaria. un saluto a te da quaggiù, Rosario!

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  2. Meraviglioso il tuo ricordo zio! Per la storia di questo speciale collega e di quegli anni, ma soprattutto per il modo il cui l'hai raccontata: dovresti scrivere un libro, un romanzo, qualcosa che metta a disposizione della collettività le tue capacità di fare prosa, oltre che poesia :) un abbraccio!

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  3. Da nipote a nipote: grazie, bellissimo ricordo!
    Rosanna Di Maggio

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  4. Anonimo25.4.14

    Bellissimo ricordo di mio cugino rosario...
    Da Maria Macaluso

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  5. Anonimo25.4.14

    Bellissimo ricordo di mio cugino Rosario...
    Da Maria Macaluso

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  6. Molto commovente il ritratto del prof. Rosario. Credo che ogni persona al mondo lascia una traccia indelebile ed è molto bello che attraverso la memoria del suo collega Vito possa rivivere la sua personalità e la sua cultura anche in coloro che non l'hanno conosciuto.
    Se, anche dopo tanti anni, qualcuno si ricorderà di noi e di come abbiamo speso la nostra vita per far crescere le coscienze e che ci siamo spesi per aiutare gli altri nel diventare grandi, ecco, allora, credo, che sarei felice di essere passata in questa terra.
    Grazie Vito.
    Evelina Maffey

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